No, la pipì non cura l'HIV
Inviato: venerdì 3 novembre 2017, 8:10
NO, LA PIPÌ NON CURA L'HIV. E NON È VERO CHE QUEL CHE VIENE DALLA NATURA È TUTTO BUONO E BELLO.
Sembra impossibile, a più di 20 anni dall'introduzione della terapia antiretrovirale combinata, che ci sia ancora qualcuno che casca nelle baggianate di negazionisti, pseudoscienziati, naturopati e venditori di illusioni.
Invece accade ancora e una storia molto triste, che non arriva da uno sperduto villaggio dell'Africa centrale, ma da Lewes, capitale dell'East Sussex, ridente contea inglese, ce lo rammenta.
In breve, le cose raccontate ieri da giornali e tabloid britannici sembra siano andate così: un ragazzo di 27 anni originario di Edinburgo, che fa il parrucchiere a Brighton e descrive sé stesso su Grindr e su Instagram come un "hippie vegano", che crede "nell'amore, nella luce e nella positività", nel 2015 scopre di avere l'HIV.
È sempre stato sano nella sua vita, ha sempre cercato di trattare bene il suo corpo e di non usare troppi farmaci, perché pensa che le medicine facciano più male che bene. Non si fida dei medici, pensa che siano tutti incompetenti o corrotti.
Su YouTube ha visto molti video sulle medicine alternative e si è convinto che tutto possa essere controllato e risolto da uno stile di vita aderente alla Natura. "Perché le persone farebbero quei video se non ci fosse qualcosa di vero?"
È abituato ad usare rimedi come l'olio di origano o l'olio di cocco per i piccoli mali che talvolta lo colpiscono. Ma quando gli viene la gonorrea gli antibiotici li prende.
Appena riceve la diagnosi, come tutti va in rete e scopre una conferma alle sue paure: scopre che gli antiretrovirali fanno malissimo, rovinano il corpo, causano l'AIDS e ti portano alla morte prima del virus. C'è però un modo semplice e poco costoso per trattare l'infezione: basta affidarsi alla natura, che come tutti sappiamo ci ama e ci nutre, e seguire poche, semplici, regole quotidiane.
E così il ragazzo - Daryll si chiama - comincia religiosamente a bersi ogni mattina appena sveglio e poi a più riprese durante il giorno la sua propria pipì.
Sta bene, non accusa alcun sintomo dell'infezione, e si convince che l'urinoterapia l'abbia guarito.
Non fa test, non controlla neppure la viremia, non ritiene di averne bisogno: la pipì l'ha salvato.
Non lo racconta in giro, specialmente ai medici di cui non si fida, però, perché raccontare di bere la propria urina pare quasi un tabù.
Ha molti incontri sessuali, se capita che gli chiedano dell'HIV dice di essere "pulito". D'altra parte, è convinto di essere guarito. Il condom è un optional.
Oggi 10 persone lo accusano di aver loro trasmesso l'HIV, o almeno di averci provato. A qualcuno pare abbia anche mandato messaggi che non si sa se siano cinici o noncuranti: "è possibile che tu abbia la febbre perché io ho l'HIV, LOL. Oops!"
È cominciato il processo e durerà 6 settimane. Quei messaggi sarebbero la prova della premeditazione.
Eppure l'immagine di Daryll che emerge dagli articoli che ho letto non è quella di un mostro che scientemente fa del male ad altri per vendicarsi della propria sorte avversa, né di un pazzo invasato e fanatico sul genere della Brigliadori.
È quella dello stupidino della porta accanto. E questa è la cosa che mi inquieta di più in tutta questa storia.