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da rospino » venerdì 20 marzo 2015, 10:39
Vi posto un articolo uscito oggi su "La Nazione" di Pisa. Credo che sia interessante perché anche qui si parla di persone residenti e non residenti. Se a qualcuno viene in mente qualche ulteriore spunto di riflessione, nel leggerlo, vi pregherei di segnalarmelo. (Ho tolto nome e cognome della persona, anche se sul giornale sono riportati per esteso, ma ho provato a "googlare" e non ho trovato notizie sull'argomento, quindi credo che sia meglio così). Di certo la pubblicità data a questa notizia mi spinge a intraprendere a breve nuovi passi per rendere ancor più visibile la situazione: non credo assolutamente che le spiegazioni dei medici dell'AOUP siano sufficienti a spiegare questa (effettiva) discriminazione per i non residenti nella ASL di Pisa (se un farmaco viene distribuito a Firenze o a Prato non cambia niente, per il sistema sanitario regionale), visto che per quanto riguarda la distribuzione dei farmaci antiretrovirali sta succedendo quel che è capitato a questo signore. Chiaramente il caso del Sovaldi ha tutta una sua peculiarità, ma qui la questione centrale è proprio la discriminazione tra residenti e non residenti.
A. potrà guariredall'epatite C. Sconfitta la burocrazia
Non lo curavano perché non era residente a Pisa
UNA STORIA a lieto fine. A.R., il 62enne trapiantato di fegato cui la burocrazia aveva negato la possibilità di guarire dall'epatite C grazie a un farmaco rivoluzionario, ce l'ha fatta. Ieri ha iniziato la terapia con le pillole Sovaldi. Quelle costosissime pillole in distribuzione in Italia da poco più di un mese capaci di guarire i pazienti con epatite cronica C, cirrosi, fibrosi grave. Il signor R., appresa dalla stampa la notizia di questa nuova cura, aveva chiesto informazioni al Centro Trapianti dell'Ospedale Cisanello, dove aveva da poco subìto un trapianto di fegato. Ma qui, nonstante il suo caso rientrasse fra quelli giudicati idonei all'assegnazione del farmaco, aveva trovato nella burocrazia un odioso ostacolo. Secondo le direttive regionali, il Sovaldi sarebbe stato prescrivibile soltanto ai pazienti residenti nelle Asl di riferimento. E R., pratese, non ne avrebbe avuto diritto. Ma la burocrazia, nel frattempo si è sbloccata e ora anche il signor R.è rientrato nella terapia e ieri ha iniziato la cura. Gioisce e spera. ADESSO, il 62enne rientra nel numero dei pazienti cui l'Asl 5 di Pisa ha assegnato le confezioni del costosissimo Sovaldi. Il direttore della Asl 5, Rocco Damone, riferiva poche settimane fa: «Il farmaco Sovaldi è prescrivibile soltanto nei centri autorizzati dalla Regione Toscana. A Pisa sono le unità operative di Epatologia, Malattie infettive, Gastroenterologia e il Centro trapianti. Esistono precise categorie di pazienti ai quali questo farmaco può essere prescritto e non c'è nessuna 'discriminazione' per residenza. Da febbraio abbiamo già assegnato 8 confezioni da 13.500 euro l'una a 8 pazienti, 4 della Usl pisana, 3 di altre città toscane e uno di altra regione per una spesa complessiva anticipata dalla Regione di 108mila euro». Sono sei le categorie di pazienti ammalati di epatite C che possono beneficiare delle pillole di Sovaldi. E guarire. Le elenca la professoressa Maurizia Brunetto, responsabile dell'Unità operativa di Epatologia dell'Aoup: «Sulla base dei restrittivi criteri elaborati dall'Aifa, rietrano nell'assegnazione del farmaco i pazienti affetti da epatite cronica C, cirrosi, fibrosi grave, quelli con tumore trattato, trapiantati di fegato con recidiva e trapiantati di altro organo».