Contro GcMAF e Ruggiero, parla la medicina ufficiale
Inviato: mercoledì 19 ottobre 2011, 15:00
Nota del 29/11/2013
Mi spiace (e anche molto mi annoia) dover tornare su una questione che dovrebbe essere ormai da tempo archiviata, ma poiché dalla solita pagina facebook dei negazionisti italiani dell'HIV/AIDS sta partendo il solito delirio contro chi la pensa diversamente da loro, riprendo questo vecchio thread per ricordare a tutti che di validato secondo gli standard del metodo scientifico nell'uso della proteina GcMAF - in nessuna delle sue formulazioni, che siano iniezioni, probiotici, o altro - nell'infezione da HIV non risulta esserci NULLA. Molte sono, invece, le perplessità e le critiche espresse dalla comunità scientifica.
Per limitarci a quella italiana, oltre al breve testo di Claudia Balotta e Francesco Simonetti di critica a Yamamoto e Ruggiero da cui questa discussione ha avuto inizio, vi ricordo l'articolo che il Professor Guido Poli scrisse un anno e mezzo fa dietro richiesta del Professor Carosi e della SIMIT (Società Italiana di malattie Infettive e Tropicali) e che costituisce la posizione ufficiale della SIMIT.
Potete leggerlo in italiano nel thread
Mentre l'originale in inglese può essere letto nel thread
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Una presa di posizione ufficiale inequivocabile sul Gc MAF, Yamamoto, Ruggiero e tutto ciò che gli sta intorno.
GcMAF: la realtà dietro le false speranze
di CLAUDIA BALOTTA E FRANCESCO SIMONETTI, OSPEDALE “L. SACCO”, UNIVERSITÀ DI MILANO
Se non fossero presenti elementi di elevatissima pericolosità assumeremmo le informazioni relative al GcMAF come l’ennesimo tormentone che ciclicamente sostiene che un nuovo preparato è la cura dell’AIDS. Se la sperimentazione su persone HIV positive, senza alcun trial clinico preliminare, non mettesse fortemente a rischio la salute di queste persone, che interrompono la terapia antiretrovirale per assumere GcMAF, considereremmo questo argomento come l’ennesima inverosimile promessa.
Se tutto questo non fosse portato avanti, alimentato e sostenuto in collegamento con le mai spente teorie “negazioniste” che affermano che HIV non causa l’AIDS, aspetteremmo che anche questa “moda” passi esaurendosi autonomamente.
In realtà, riteniamo necessario intervenire su questo argomento con gli elementi di conoscenza disponibili per valutare GcMAF e il suo uso in vivo.
IL LAVORO DI YAMAMOTO
Sulla base di esperimenti in vitro, un gruppo giapponese guidato da Nobuto Yamamoto, pubblicando diversi lavori scientifici mai confermati da altri gruppi di ricerca, ha proposto che un enzima, chiamato nagalasi (il cui nome scientifico è alpha-Nacetylgalactoseaminidasi), presente nel sangue dei soggetti HIV positivi, inattivi il MAF (Macrophage Activating Factor). La riduzione dell’attività della nagalasi sarebbe la dimostrazione dell’attività di GcMAF nei pazienti con HIV.
Nei lavori pubblicati, il gruppo sostiene che GcMAF potrebbe curare l’infezione.
In particolare, nel lavoro del 2009 pubblicato su Journal of Medical Virology dichiarano di aver arruolato e trattato 15 pazienti (con infezione da HIV ma senza immunosoppressione grave) con 100 ng di GcMAF per via intramuscolare, una volta alla settimana per 6-18 settimane. Nel lavoro viene riportata una riduzione della viremia sotto le 400 copie/ml (misurata con un saggio poco sensibile di vecchia generazione) solo in 5 pazienti a 6 settimane.
Per i rimanenti 10 pazienti si riportano solo i dati delle conte dei CD4, che raddoppierebbero, e dei CD8 che diminuirebbero con normalizzazione del rapporto CD4/CD8. Utilizzando un test non validato, denominato Nagalase Activity, gli autori sostengono di aver eradicato HIV (‘A reduction inserum Nagalase activity to 0.68 nmol/min/mg or less in patient during GcMAF therapy serves as demonstration that HIV infection has been eradicated’, Yamamoto N et al. 2009, Journal of Medical Virology 81:16–26). Inoltre, senza fornire alcun dato viro-immunologico di follow-up, gli autori sostengono che questi risultati vengono mantenuti dopo 7 anni e che la terapia non ha mostrato effetti collaterali.
CONSIDERAZIONI
In primo luogo, in tutti gli ambiti della ricerca scientifica i dati ottenuti devono poter essere replicati da altri ricercatori indipendenti con le stesse metodologie e devono fornire risultati sovrapponibili: questo per GcMAF non è ancora avvenuto. Un gruppo italiano, che fa riferimento allo stesso network di Yamamoto e alle stesse teorie “negazioniste”, ha prodotto degli studi su questo e ha presentato dati a ICAR2011 e IAS 2011: in questi poster ci si limita a valutare il ruolo antitumorale di GcMAF su linee cellulari e con sistemi di rilevazione dell’attività del composto ben lontani da quelli attualmente utilizzati dalle nuove frontiere della ricerca infettivologica e oncologica.
Per esempio, la dimostrazione dell’attività antitumorale viene condotta con saggi in vitro di alta variabilità, difficile riproducibilità e tutt’altro che conclusivi. In “appendice” vengono riportati casi clinici aneddotici di pazienti HIV positivi, molto scarsamente documentati dal punto di vista medico, privi di quei criteri rigorosi che devono essere utilizzati nelle sperimentazioni di nuovi ipotetici farmaci (conduzione degli studi dalla fase 1 su cellule alla fase 4 nell’uomo).
PRECAUZIONI E PREOCCUPAZIONI
In aggiunta, riportiamo alcune valutazioni di Richard Jefferys, Coordinatore del ‘Michael Palm’ Basic Science, Vaccines & Prevention Project, Treatment Action Group:
Inoltre, per l’ambito scientifico di ricerca sull’HIV è fonte di grave preoccupazione che la “ricerca” di Yamamoto sia ora promossa solo in un network dei cosiddetti gruppi negazionisti, ovvero coloro che continuano a sostenere che HIV non sia la causa dell’AIDS.
Il loro messaggio senza dimostrazioni scientifiche condivise comporta che un certo numero di pazienti interrompano la terapia antiretrovirale e acquistino ad alto prezzo (€ 100 per dose, più spedizione) un composto la cui attività non è dimostrata, che consiste in uno yogurt putativamente contenente GcMAF (da loro definito probiotic preparation putatively containig GcMAF).
In conclusione, anche se GcMAF è una sostanza reale, le cui proprietà sono state solo in parte identificate, non abbiamo alcuna evidenza provata che abbia un effetto terapeutico né per la cura dei tumori né nell’infezione da HIV. È legittimo, di conseguenza, che i ricercatori la valutino in studi controllati ma è molto pericoloso che se ne incoraggi l’acquisto e l’uso personale incontrollato.
Da ANLAIDS NOTIZIE, n. 31, ottobre 2011, pp. 13-14
Mi spiace (e anche molto mi annoia) dover tornare su una questione che dovrebbe essere ormai da tempo archiviata, ma poiché dalla solita pagina facebook dei negazionisti italiani dell'HIV/AIDS sta partendo il solito delirio contro chi la pensa diversamente da loro, riprendo questo vecchio thread per ricordare a tutti che di validato secondo gli standard del metodo scientifico nell'uso della proteina GcMAF - in nessuna delle sue formulazioni, che siano iniezioni, probiotici, o altro - nell'infezione da HIV non risulta esserci NULLA. Molte sono, invece, le perplessità e le critiche espresse dalla comunità scientifica.
Per limitarci a quella italiana, oltre al breve testo di Claudia Balotta e Francesco Simonetti di critica a Yamamoto e Ruggiero da cui questa discussione ha avuto inizio, vi ricordo l'articolo che il Professor Guido Poli scrisse un anno e mezzo fa dietro richiesta del Professor Carosi e della SIMIT (Società Italiana di malattie Infettive e Tropicali) e che costituisce la posizione ufficiale della SIMIT.
Potete leggerlo in italiano nel thread
Mentre l'originale in inglese può essere letto nel thread
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Una presa di posizione ufficiale inequivocabile sul Gc MAF, Yamamoto, Ruggiero e tutto ciò che gli sta intorno.
GcMAF: la realtà dietro le false speranze
di CLAUDIA BALOTTA E FRANCESCO SIMONETTI, OSPEDALE “L. SACCO”, UNIVERSITÀ DI MILANO
Se non fossero presenti elementi di elevatissima pericolosità assumeremmo le informazioni relative al GcMAF come l’ennesimo tormentone che ciclicamente sostiene che un nuovo preparato è la cura dell’AIDS. Se la sperimentazione su persone HIV positive, senza alcun trial clinico preliminare, non mettesse fortemente a rischio la salute di queste persone, che interrompono la terapia antiretrovirale per assumere GcMAF, considereremmo questo argomento come l’ennesima inverosimile promessa.
Se tutto questo non fosse portato avanti, alimentato e sostenuto in collegamento con le mai spente teorie “negazioniste” che affermano che HIV non causa l’AIDS, aspetteremmo che anche questa “moda” passi esaurendosi autonomamente.
In realtà, riteniamo necessario intervenire su questo argomento con gli elementi di conoscenza disponibili per valutare GcMAF e il suo uso in vivo.
IL LAVORO DI YAMAMOTO
Sulla base di esperimenti in vitro, un gruppo giapponese guidato da Nobuto Yamamoto, pubblicando diversi lavori scientifici mai confermati da altri gruppi di ricerca, ha proposto che un enzima, chiamato nagalasi (il cui nome scientifico è alpha-Nacetylgalactoseaminidasi), presente nel sangue dei soggetti HIV positivi, inattivi il MAF (Macrophage Activating Factor). La riduzione dell’attività della nagalasi sarebbe la dimostrazione dell’attività di GcMAF nei pazienti con HIV.
Nei lavori pubblicati, il gruppo sostiene che GcMAF potrebbe curare l’infezione.
In particolare, nel lavoro del 2009 pubblicato su Journal of Medical Virology dichiarano di aver arruolato e trattato 15 pazienti (con infezione da HIV ma senza immunosoppressione grave) con 100 ng di GcMAF per via intramuscolare, una volta alla settimana per 6-18 settimane. Nel lavoro viene riportata una riduzione della viremia sotto le 400 copie/ml (misurata con un saggio poco sensibile di vecchia generazione) solo in 5 pazienti a 6 settimane.
Per i rimanenti 10 pazienti si riportano solo i dati delle conte dei CD4, che raddoppierebbero, e dei CD8 che diminuirebbero con normalizzazione del rapporto CD4/CD8. Utilizzando un test non validato, denominato Nagalase Activity, gli autori sostengono di aver eradicato HIV (‘A reduction inserum Nagalase activity to 0.68 nmol/min/mg or less in patient during GcMAF therapy serves as demonstration that HIV infection has been eradicated’, Yamamoto N et al. 2009, Journal of Medical Virology 81:16–26). Inoltre, senza fornire alcun dato viro-immunologico di follow-up, gli autori sostengono che questi risultati vengono mantenuti dopo 7 anni e che la terapia non ha mostrato effetti collaterali.
CONSIDERAZIONI
In primo luogo, in tutti gli ambiti della ricerca scientifica i dati ottenuti devono poter essere replicati da altri ricercatori indipendenti con le stesse metodologie e devono fornire risultati sovrapponibili: questo per GcMAF non è ancora avvenuto. Un gruppo italiano, che fa riferimento allo stesso network di Yamamoto e alle stesse teorie “negazioniste”, ha prodotto degli studi su questo e ha presentato dati a ICAR2011 e IAS 2011: in questi poster ci si limita a valutare il ruolo antitumorale di GcMAF su linee cellulari e con sistemi di rilevazione dell’attività del composto ben lontani da quelli attualmente utilizzati dalle nuove frontiere della ricerca infettivologica e oncologica.
Per esempio, la dimostrazione dell’attività antitumorale viene condotta con saggi in vitro di alta variabilità, difficile riproducibilità e tutt’altro che conclusivi. In “appendice” vengono riportati casi clinici aneddotici di pazienti HIV positivi, molto scarsamente documentati dal punto di vista medico, privi di quei criteri rigorosi che devono essere utilizzati nelle sperimentazioni di nuovi ipotetici farmaci (conduzione degli studi dalla fase 1 su cellule alla fase 4 nell’uomo).
PRECAUZIONI E PREOCCUPAZIONI
In aggiunta, riportiamo alcune valutazioni di Richard Jefferys, Coordinatore del ‘Michael Palm’ Basic Science, Vaccines & Prevention Project, Treatment Action Group:
- • l’ente regolatorio della sperimentazione, indicato da Yamamoto nel lavoro (IRB), non è registrato in giappone;
• l’istituto della ricerca (Socrates Institute for Therapeutic Immunology) non ha personale, non ha un indirizzo, non ha un sito web ufficiale;
• non si conosce la provenienza dei pazienti trattati: secondo alcuni siti sono pazienti giapponesi, secondo altri sono americani, sud africani e asiatici del sud, seguiti da medici diversi, non raggiungibili per conoscere le loro valutazioni;
• i lavori pubblicati da Yamamoto sono altamente autoreferenziali: ben 27 delle 52 pubblicazioni citate sono di Yamamoto stesso o suoi familiari.
Inoltre, per l’ambito scientifico di ricerca sull’HIV è fonte di grave preoccupazione che la “ricerca” di Yamamoto sia ora promossa solo in un network dei cosiddetti gruppi negazionisti, ovvero coloro che continuano a sostenere che HIV non sia la causa dell’AIDS.
Il loro messaggio senza dimostrazioni scientifiche condivise comporta che un certo numero di pazienti interrompano la terapia antiretrovirale e acquistino ad alto prezzo (€ 100 per dose, più spedizione) un composto la cui attività non è dimostrata, che consiste in uno yogurt putativamente contenente GcMAF (da loro definito probiotic preparation putatively containig GcMAF).
In conclusione, anche se GcMAF è una sostanza reale, le cui proprietà sono state solo in parte identificate, non abbiamo alcuna evidenza provata che abbia un effetto terapeutico né per la cura dei tumori né nell’infezione da HIV. È legittimo, di conseguenza, che i ricercatori la valutino in studi controllati ma è molto pericoloso che se ne incoraggi l’acquisto e l’uso personale incontrollato.
Da ANLAIDS NOTIZIE, n. 31, ottobre 2011, pp. 13-14