2021-2022 dieci anni dopo la "lettera del gruppo HIV forum" sullo yoghurt del prof. Ruggiero

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2021-2022 dieci anni dopo la "lettera del gruppo HIV forum" sullo yoghurt del prof. Ruggiero

Messaggio da HIVforum.info » lunedì 7 febbraio 2022, 23:06

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Questo è anno di celebrazione, e questa celebrazione ha un sapore particolare, perché richiama tante emozioni e tante memorie.

Sono passati dieci anni da quando da queste pagine osammo qualcosa che nessuno aveva mai pensato di fare prima: chiedere a un “Magnifico Rettore”, il professor Alberto Tesi dell’Università di Firenze, se non fosse ora di smetterla con il negazionismo dell’HIV pubblicato da una rivista edita da quell’Università e con la falsa scienza insegnata nelle sue aule. C’erano gli articoli negazionisti, un professore negazionista (Marco Ruggiero), persino le tesi di laurea negazioniste presentate davanti a una commissione di laurea senza che nessuno si levasse per bastonare candidato, relatore e controrelatore!
Non era solo “folclore accademico”: lo stesso (ora ex) professore negazionista aveva una (fiorente?) attività commerciale di yoghurt che presentava come “rafforzatore del sistema immunitario”, in grado di consentire all’organismo di avere ragione del virus senza l’uso dei farmaci antiretrovirali, che indicava come la vera causa dell’AIDS.
Questo andazzo era oramai ben stabile a Firenze, e nessuno faceva nulla, neppure una voce si levava tra i “colleghi” del (grazie a Dio ex) professore per chiedere conto di questa vergogna.

Facemmo una cosa semplice: una lettera al Rettore Tesi, segnalando con dovizia di prove quali porcherie avvenissero nel suo Ateneo.
Siccome “siamo buoni, ma non scemi”, prendemmo qualche precauzione e spedimmo la stessa lettera a chiunque potesse riceverla: docenti di quella Università, medici infettivologi, l’Istituto Superiore di Sanità, i membri della Commissione Nazionale AIDS, i politici della Commissione Igiene e Sanità e della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale del Senato della Repubblica e della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, le associazioni dedicate all’HIV/AIDS, gli organi di stampa e i principali siti italiani ed esteri dedicati all’infezione da HIV.
In poche ore ricevemmo molte manifestazioni di convinto sostegno, dagli amici della comunità dell’HIV, le associazioni, molti infettivologi, anche qualche professore dell’Università di Firenze non propriamente voglioso di essere associato a certe schifezze. Tra le risposte che ricordiamo con più emozione quelle del professor Massimo Galli e del professor Silvio Garattini.

Non è stata una cosa facile, non avremmo immaginato che questa scelta, condivisa da tanti, avrebbe provocato così tante lacerazioni: di fronte agli strepiti e alle minacce di Marco Ruggiero alcuni sono stati catturati dalla paura e sono successe cose veramente deplorevoli.
C’erano, e forse si trovano ancora in rete, pagine disgustose piene di insulti, insinuazioni, minacce fisiche in particolare rivolte a Dora: leggerle era tremendo perché ti sembrava che ci fossero solo quelle. Poi però, per fortuna, c’erano i siti delle associazioni, i siti internazionali di debunking, il blog di Nature a dire che non eravamo soli.

Il forum è sopravvissuto a questa prova ma, soprattutto, la nostra battaglia è stata vinta.
Nonostante ogni tentativo di silenziare la cosa, l’Università di Firenze ha dovuto censurare la condotta di Ruggiero, e questo nei mesi successivi ha lasciato l’università e l’Italia per avviare una brillante carriera di promoter di creme scioglipancia e “balsami per tutti i mali” in giro per il mondo, il più possibile lontano dall’Europa.

Dopo dieci anni, questa battaglia è ancora qualcosa che ci fa sentire che abbiamo fatto il nostro dovere: abbiamo difeso la verità delle nostre vite e di quelle di chi è stato spazzato via da questo virus, la verità del nostro dolore e quella della nostra esperienza di riconquista della vita, contro figuri che giocavano a fare i Galileo incompresi o che semplicemente lucravano e cercano ancora oggi di lucrare sulla disperazione di chi non riesce ad accettare una diagnosi. A volte, anche scrivere una lettera, saperla diffondere e sostenere anche per molto tempo senza tentennamenti, può fare la differenza.


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