Dora ha scritto: ↑martedì 8 febbraio 2022, 16:00
Dal CROI 2022 in partenza la settimana prossima, una grande notizia:
Dora ha scritto: ↑domenica 6 febbraio 2022, 7:14
Dalla
Oral Abstract Session-5 HIV RESERVOIRS AND CURE STRATEGIES, la notizia che c'è una terza persona guarita mediante trapianto di staminali CCR5 negative, questa volta una donna:
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HIV-1 REMISSION WITH CCR5Δ32Δ32 HAPLO-CORD TRANSPLANT IN A US WOMAN: IMPAACT P1107
Di questa donna - arruolata nel trial
IMPAACT P1107 (Effects of Cord Blood Transplantation With CCR5Δ32 Donor Cells on HIV Persistence) - abbiamo cominciato a sentir parlare nel 2018, quando il suo caso fu presentato a un congresso di ematologia e il relativo poster pubblicato su
Blood:
CCR5 delta32 Cord & Haploidentical Grafts: Allogeneic Stem Cell Transplant for HIV+ /AML Patient: A Case Report from the Impaact P1107 Observational Study
Vediamo quel poster nei dettagli e la settimana prossima vedremo che cosa effettivamente confermeranno i ricercatori al CROI.
Viene presentato il caso di un trapianto di staminali in una donna con HIV e concomitante leucemia mieloide acuta. Si tratta però di un trapianto un poco diverso rispetto a quelli subiti dal Berlin e dal London Patient, perché in questo caso la donna ha ricevuto due tipi di staminali (
haplo-cord): in parte cellule CD34 ricavate dal sangue periferico e aploidentiche, cioè da un donatore che era compatibile soltanto a metà, in parte cellule staminali CCR5Δ32 ricavate dal sangue di un cordone ombelicale e compatibili per 5 HLA su 8.
Questo è un aspetto molto interessante, perché potrebbe allargare il numero di potenziali trapiantati anche a persone per le quali non si trovino donatori completamente compatibili (le staminali che si ricavano dai cordoni ombelicali sono, come è ovvio, poche, insufficienti per trapianti in adulti).
La donna, una afro-americana di 60 anni, è stata diagnosticata HIV positiva nel 2013 e ha iniziato subito un regime di cART composto da tenofovir, emtricitabina e raltegravir. La sua viremia prima della terapia era arrivata a 1 milione di copie/ml, i suoi CD4 erano 980 e la sua infezione era relativamente asintomatica.
Nel marzo 2017 le è stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta e la cART è stata cambiata in una combinazione di abacavir, lamivudina e dolutegravir. Dopo un ciclo di induzione di chemioterapia standard (idarubicina + citarabina) seguito da un ciclo di consolidamento (citarabina ad alte dosi - HyDAC), la leucemia era in remissione e nell'agosto 2017 si è deciso di farle un trapianto.
La terapia di condizionamento è stata fludarabina + melfalan + Total Body Irradiation + profilassi immunosoppressiva contro la Graft vs Host Disease (GvHD) a base di anticorpi monoclonali, mofetil micofenolato e tacrolimus.
A 10 e 16 giorni dal trapianto neutrofili e piastrine avevano attecchito e il 16 giorno la donna è stata dimessa.
Due mesi dopo il trapianto si è riattivato il CMV, invece non si è riattivato l'EBV e non c'è stata GvHD (
questo è un aspetto molto interessante e spero che al CROI se ne discuterà, perché nei due casi di persone che hanno eradicato il virus dopo trapianto di staminali difettive la Graft c'è stata, eccome, e si è supposto un suo effetto non solo contro la leucemia, ma anche contro il virus residuo eventualmente rimasto dopo il condizionamento).
La viremia di HIV è rimasta irrilevabile e il regime di cART dopo il trapianto è stato lo stesso di prima dell'intervento.
A 6 mesi dal trapianto la leucemia era in remissione e tale è rimasta fino al 2018, circa 1 anno dopo il trapianto, quando il caso è stato reso pubblico.
Il chimerismo si è progressivamente assestato sul 100% delle cellule.
La ripresa di CD4, CD8, NK e CD19 ha raggiunto livelli di normalità.
A un anno dal trapianto la donna aveva ripreso la sua vita normale.
Prima del trapianto è stato misurato il reservoir latente di HIV, mentre la viremia nel sangue è rimasta costantemente a livelli irrilevabili.
Il poster del 2018 si conclude qui. Dal titolo del lavoro presentato al prossimo CROI si può ipotizzare che da allora - e sono passati quasi 4 anni - la donna abbia sospeso la cART e non si sia avuto rebound della viremia. Nel titolo si parla di
remissione, forse 4 anni non sono sufficienti a pronunciare la parola
cura, men che meno
eradicazione; oppure ci sono ancora rilevabili tracce di DNA che si teme possano essere ancora capaci di replicazione. In ogni caso, fra pochi giorni ne sapremo di più.