La proliferazione omeostatica non riattiva bene il reservoir

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Dora
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La proliferazione omeostatica non riattiva bene il reservoir

Messaggio da Dora » venerdì 7 ottobre 2011, 10:19

Un articolo uscito ieri su PloS PATHOGENS riapre la discussione sul ruolo dell’interleuchina 7 nella riattivazione dei CD4 memoria latentemente infetti.
Si tratta di un lavoro di Alberto Bosque, Vicente Planelles e altri della University of Utah - Homeostatic Proliferation Fails to Efficiently Reactivate HIV-1 Latently Infected Central Memory CD4+ T Cells – in cui si dimostra che la proliferazione omeostatica, indotta in vitro da una combinazione di IL-2 e IL-7, riesce, sì, a riattivare parzialmente il virus latente, ma NON a diminuire la dimensione del reservoir. Inoltre, si dimostra che le cellule latentemente infette sono in grado di proliferare omeostaticamente in assenza di riattivazione virale o di differenziazione cellulare. In sostanza: LA STIMOLAZIONE CON IL-2 + IL-7 PUÒ FARE UN GRAN DANNO, FAVORENDO LA CONSERVAZIONE DEL RESERVOIR LATENTE.
C’è però forse la possibilità di riattivare in coltura l’HIV latente nelle cellule memoria centrale stimolandolo con anticorpi anti-CD3 e anti-CD28: questi avrebbero portato alla distruzione delle cellule infette grazie alla morte cellulare indotta dal virus.


Dell’articolo riporto per esteso l’Introduzione, perché spiega molto bene la questione da cui Bosque e Planelles sono partiti, e poi una sintesi dei Risultati e della Discussione.

****************************************************************

L’esistenza di reservoir latenti di cellule infettate dall’HIV costituisce uno dei maggiori impedimenti all’eradicazione. I reservoir sono piccoli, ma hanno una durata assai lunga e, se è vero che l’infezione latente si associa a livelli non rilevabili di espressione genetica del virus, è però anche vero che, una volta riattivato, il virus che era latente entra in uno stato di replicazione attiva, in cui è perfettamente in grado di diffondersi.
Non sono ancora del tutto chiari gli stimoli fisiologici che scatenano o impediscono la riattivazione virale nelle cellule latentemente infette, anche se si ritiene che si debba verificare una stimolazione antigenica in una situazione di generale infiammazione. Si ritiene inoltre che, per arrivare all'eradicazione, sia necessaria una combinazione di antiretrovirali e di farmaci che riattivino il virus latente. Due le limitazioni attuali: 1) non sappiamo quali farmaci siano capaci di risvegliare il virus dalla latenza senza essere troppo tossici per il paziente; 2) non abbiamo una comprensione completa dei fattori cellulari e virali che determinano l’instaurarsi della latenza e il processo di riattivazione.

La memoria è una caratteristica del sistema immunitario acquisito, che dipende dall’espansione clonale e dalla differenziazione dei linfociti antigene-specifici che durano per tutta la vita. I linfociti T memoria, infatti, nascono dall’attivazione e differenziazione dei linfociti T naive e assolvono a due funzioni complementari, svolte da due sottogruppi cellulari: 1) i linfociti T memoria effettori(Tem) migrano verso i tessuti infiammati e subito svolgono la loro funzione; 2) i linfociti T memoria centrale (Tcm), invece, si dirigono verso gli organi linfatici secondari e, in risposta a una stimolazione antigenica, proliferano e si differenziano in Tem.
Nei CD4 memoria, poi, c’è un’ulteriore suddivisione, perché i CD4 memoria effettori si dividono in diversi tipi di linfociti T helper (per esempio: Th1, Th2, Th17), caratterizzati dall’espressione di particolari recettori delle chemochine e dalla produzione di particolari citochine (per esempio: IFN-gamma, IL-4, IL-17).
La proliferazione dei linfociti T memoria può essere innescata da una stimolazione antigenica, oppure dalle citochine. In questo caso, si parla di PROLIFERAZIONE OMEOSTATICA. Attraverso la proliferazione omeostatica, il sistema immunitario può mantenere un numero normale di linfociti T e correggere gli eccessi o le carenze del serbatoio delle cellule memoria. La proliferazione omeostatica è governata da certe citochine, appunto in assenza di stimolazione da parte di antigeni: nel caso dei CD4 memoria è l’IL-7 la citochina chiave che governa l’omeostasi (anche se ultimamente si è parlato anche dell'IL-15).

Alcuni lavori (in particolare quelli di Siliciano) hanno portato a ipotizzare che – in vivo – i CD4 memoria quiescenti costituiscano un reservoir virale che ha una durata lunghissima e che decade in tempi che possono andare da mesi ad addirittura anni. Più di recente, il lavoro di Chomont ha fornito ulteriori prove all’ipotesi che i CD4 memoria centrale e i CD4 memoria transitoria siano il principale reservoir in vivo dell'HIV. Chomont ha anche ipotizzato che le cellule di questo reservoir latente possano subire una proliferazione omeostatica e che questo porti al mantenimento o addirittura all’espansione del reservoir latente.
Il problema è che questa ipotesi non può essere testata su cellule tratte da pazienti, perché di cellule che portano l’infezione latente ce ne sono pochissime. Quindi Bosque e Planelles hanno usato un modello di latenza sui Tcm in coltura per capire l’effetto della proliferazione omeostatica delle cellule latentemente infette.

I risultati in estrema sintesi:
  • 1. La proliferazione omeostatica dei linfociti T memoria centrale avviene innescando il ciclo di divisione della cellula, tuttavia in assenza di differenziazione della cellula stessa. È stata confermata la capacità dei CD4 memoria centrale di proliferare in senso omeostatico in risposta a stimolazione con IL-2 più IL-7, in un modo che però non consente di distinguere fra le cellule sane e quelle latentemente infette. Si è dunque visto che entrare in questo modo nel ciclo di divisione della cellula non influenza - né in senso positivo, né in senso negativo – se il virus latente sarà riattivato mediante trattamento con IL-2 più IL-7.

    2. A ciò si aggiunga che i Tcm latentemente infetti messi a coltura passano attraverso la proliferazione omeostatica anche senza che il virus si riattivi. Si è visto, infatti, che la proliferazione delle cellule infette in risposta a stimolazione con IL-2 più IL-7 si accompagna con una riattivazione virale inefficace, a causa della quale molte cellule rimangono infette in modo latente e possono essere riattivate in seguito mediante stimolazione antigenica. Cioè: se si stimolano i Tcm in coltura con degli antigeni (in particolare, se li si espongono ad anticorpi anti-CD3/anti CD28), si arriva a distruggere il reservoir latente – cosa che NON si riesce a fare mediante proliferazione omeostatica.
Che cosa concludono Bosque e Planelles? Che anche se i segnali di proliferazione omeostatica sono capaci di indurre una parziale riattivazione del virus latente nei CD4 memoria centrale, LA PROLIFERAZIONE DELLE CELLULE PUÒ ANNULLARE I POSSIBILI BENEFICI DELL’IL-7 COME SOSTANZA “ANTI-LATENZA”.
Dal momento che i CD4 memoria latentemente infetti non esprimono degli antigeni virali che possano essere rilevati all’esterno, non si può pensare che la proliferazione omeostatica avvenga in modo diverso nelle cellule infette e in quelle non infette. E infatti Bosque e Planelles non hanno trovato delle differenze statisticamente significative.
Di qui hanno ipotizzato che la normale capacità di proliferare delle cellule latentemente infette sia un fattore importante del mantenimento del reservoir nel tempo. Inoltre, questo indicherebbe che LO STATO DI QUIESCENZA NON SIA UN PREREQUISITO INDISPENSABILE PER L’INSTAURARSI DELLA LATENZA (a questo proposito, ricordano il fatto ben noto che certe linee cellulari rese immortali possono ospitare virus latente per un tempo indefinito e che questo virus può essere riattivato in qualsiasi momento). Questo significa che LO STATO DI DIVISIONE CELLULARE PUÒ ESSERE INDIPENDENTE DALLA LATENZA.

Usando i Tcm messi a coltura, Bosque e Planelles sono riusciti a dar conto del grande effetto che la stimolazione antigenica ha sulla dimensione del reservoir latente e ritengono che i loro risultati indichino che LA STIMOLAZIONE ANTIGENICA PUÒ DISTRUGGERE IL RESERVOIR LATENTE, RIATTIVANDO IL VIRUS E FACENDO QUELLO CHE L’IL-2 E L’IL-7 SONO TROPPO DEBOLI PER FARE.

Concludono con un ammonimento a STARE BENE ATTENTI A CHE I FARMACI TESTATI CONTRO LA LATENZA NON ABBIANO ANCHE L’EFFETTO INDESIDERATO DI INDURRE UNA PROLIFERAZIONE CELLULARE IN PRESENZA DI UNA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS INCOMPLETA.


Speriamo che chi sta conducendo i trial sull’IL-7 come sostanza “eradicante” faccia tesoro di questo ammonimento.



Leon
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Re: La proliferazione omeostatica non riattiva bene il reser

Messaggio da Leon » sabato 8 ottobre 2011, 10:35

Alcuni elementi riguardanti l'IL-7 di per sé (sui miscugli con la 2 non sono informato):

1) che l'IL-7 induce la proliferazione omeostatica dei central memory si sapeva già, tant'è vero che gli "allegri canadesi", nel loro famoso articolo dell'"eradication summer", avevano proposto di dare sostanze *ANTI-IL-7* proprio per ridurre il reservoir dei central memory latentemente infetti (anzi, avevano anche annunciato che quell'autunno stesso sarebbero partiti con le sperimentazioni cliniche mentre, ovviamente, non si è visto assolutamente nulla - niente di stupefacente, considerato che non sono stati ribattezzati "allegri" per caso)

2) che la proliferazione omeostatica di cui sopra NON comportasse attivazione, e quindi spurgo, era pure cosa nota, e infatti quando, a sorpresa, ci siamo visti piovere tutti i vari studi "ERAMUNE" non abbiamo più capito niente, dato che questi DAVANO l'IL-7, anziché antagonizzarla (anche se poi Chomont o non so più quale altro degli "allegri", essendo riuscito a infilarsi ANCHE in queste cazzate di trial, se l'era "cavata" dicendo che bisognava trovare un non meglio precisato "giusto mezzo" - ma LOL! :lol: )

3) nonostante tutte queste contraddizioni in termini e questa inutilità, se non dannosità, dell'IL-7 già a livello di razionale, e se non è cambiato qualcosa, le sperimentazioni di cui sopra (abbastanza alla dottor Mengele, direi) continuano, come se dare delle interleuchine, di cui sanno poco più di un cacchio e che non sono certo delle sostanzine con effetti da nulla, fosse la cosa più tranquilla di questo mondo, mentre la Cannon fosse una brutta strega cattiva da tenere eternamente in gabbia insieme ai suoi topolini perché altrimenti metterebbe a chissà quale rischio la "salute" di quattro gatti già semi-spacciati.

...E continuano pure le riscoperte dell'acqua calda, a giudicare da questo articolo:

4) "LO STATO DI QUIESCENZA NON E' UN PREREQUISITO INDISPENSABILE PER L’INSTAURARSI DELLA LATENZA"
L'espressione non è chiarissima ma, qualunque cosa intendessero dire, la si sapeva già. Intendo che già si sapeva sia che l'infezione latente può interessare cellule (suscettibili, naturalmente) in qualunque stato, sia, come ripeto, che la proliferazione omeostatica NON comporta attivazione e, quindi, spurgo.

5) "Se si stimolano i Tcm in coltura con degli antigeni (in particolare, se li si espongono ad anticorpi anti-CD3/anti CD28), si arriva a distruggere il reservoir latente"
Bella scoperta anche questa; peccato che, così facendo, si scatena una tempesta di citochine che distrugge anche il paziente! Quello su cui tutti coloro che si occupano (seriamente) di eradicazione, e Siliciano in testa, si stanno spaccando la testa è come stimolare la trascrizione del provirus, e quindi lo "spurgo", SENZA attivare la cellula che lo ospita, appunto per evitare di far fuori, insieme a UN reservoir, anche il paziente!!!

Sottolineo UN reservoir (e qui il limite di 60 battute per i titoli ti ha giocato contro), perché tutta questa storia riguarda, che si sappia, SOLO il reservoir dei T central memory latentemente infetti, che sicuramente è il più noto perché è quello studiato da più tempo, ma che non è detto che sia l'unico. Anzi, mi sbilancerei proprio affermando che NON è l'unico, perché, anche trascurando la novità della saliva con quel virus che non si sa da dove arriva (altri tipi cellulari-reservoir???), francamente non metterei più in dubbio le scoperte e le sperimentazioni della Collins e darei per assodato che ALMENO il reservoir delle staminali ematopoietiche (piccolezze!) ESISTE. Esiste e non funziona certo come quello dei T central memory in quanto, se non mi sbaglio, se ne impippa sia dell'interluchina 7 sia, credo proprio, addirittura degli anti-CD3 (anche se adesso non ricordo che cosa avesse usato di preciso la Collins per spingere queste cellule a differenziarsi in direzione mieloide e a sputar fuori il virus). Forse, si potrebbe usare un bell'anti-CD34, così si fa secco il paziente sul colpo e lo si eradica (dall'esistenza e quindi da tutti i mali, i dolori e le rogne che questa comporta).

Morale: desidererei la tua opinione e quella di tutti gli altri che leggono, ma a me sembra che, da che sei qui, cioè, mi pare, circa dai tempi dell'"eradication summer", l'obiettivo dell'eradicazione si sia allontanato (e non poco, grazie a scopertine tipo quella della Collins e ai sistematici fallimenti di tentativi vari in vitro o anche su animali - dei brillanti risultati delle "intensificazioni" preferirei non parlare nemmeno) e non avvicinato.



Dora
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Re: La proliferazione omeostatica non riattiva bene il reser

Messaggio da Dora » domenica 9 ottobre 2011, 20:54

Leon ha scritto:Alcuni elementi riguardanti l'IL-7 di per sé (…)
Ho raccontato per esteso l’Introduzione dell’articolo di Bosque e Planelles per chi non avesse seguito gli ultimi due anni di discussioni nel forum, proprio perché vengono riassunti in modo chiaro alcuni degli aspetti della questione “proliferazione omeostatica & IL-7”. Le considerazioni che hai aggiunto mi sembra che aiutino a definire ancora meglio la questione e certamente non vengono negate dai due ricercatori.

Quello che di nuovo loro spiegano di avere fatto è utilizzare un modello ex vivo dei CD4 memoria centrale che hanno descritto in un lavoro precedente (Studies of HIV-1 latency in an ex-vivo model that uses primary central memory T cells) per affrontare alcune delle questioni ancora aperte nel paradigma che descrive la latenza e la riattivazione dell’HIV e, in particolare, che tipo di effetti la proliferazione omeostatica indotta dall’IL-7 abbia sulle dimensioni e il comportamento del reservoir latente presente nei CD4 memoria.

Non mi è parso il caso di entrare nei dettagli degli esperimenti, che sono comunque tutti disponibili nel full text dell’articolo linkato, ma quello che desidero aggiungere è che Bosque e Planelles ricordano che studi precedenti al loro (fra cui uno di Margolis del 2004 e uno di Zack del 2002) avevano già dimostrato che la stimolazione con IL-7, da sola o in combinazione con IL-2, può indurre la riattivazione dell’HIV in cellule quiescenti latentemente infette isolate da malati e nei timociti ricavati da un modello di latenza in topi SCID-hu (per sapere che cos’è, cfr. [STUDI]Cannon_trapianto staminali umane rese CCR5- in topi 2). Non avevano però analizzato gli effetti della proliferazione omeostatica sulla dimensione del reservoir dei Tcm. Che è quello che hanno fatto loro, dimostrando che anche se è vero che si produce una parziale riattivazione del virus, si ha però anche una proliferazione dei Tcm, che può vanificare l’effetto anti-latenza dell’IL-7.

Mi sembra che qui stia un bel problema per quelli che stanno facendo delle sperimentazioni cliniche (segnatamente ERAMUNE 01 e 02). Ce lo immaginavamo, però questo ultimo lavoro gli dà una botta sperimentale non da poco.
E poi, oltre all'inefficacia, credi che l'IL-7 possa fare dei veri danni?
tutta questa storia riguarda, che si sappia, SOLO il reservoir dei T central memory latentemente infetti, che sicuramente è il più noto perché è quello studiato da più tempo, ma che non è detto che sia l'unico.
Il fatto che tutti si preoccupino solo dei CD4 memoria per me è un mistero. L’unica spiegazione che sono riuscita a cogliere è che si tratta del reservoir più esteso, ma non mi sembra che stia tanto in piedi, dal momento che bastano pochi virioni risvegliati per reinnescare l’infezione.
Tu riesci a capire perché gli altri reservoir siano così sottovalutati?
Fra l’altro, hai visto che sembra che ci sia pure un reservoir nelle lacrime (L’HIV nelle lacrime nonostante la HAART. Un nuovo reservoir?)? Ogni momento ne salta fuori uno nuovo e tutti si affrettano a dire “ma è piccolo”. Che devo dirti? Speriamo che sia piccolo, fragile e facilmente annientabile.
Morale: desidererei la tua opinione e quella di tutti gli altri che leggono, ma a me sembra che, da che sei qui, cioè, mi pare, circa dai tempi dell'"eradication summer", l'obiettivo dell'eradicazione si sia allontanato (e non poco, grazie a scopertine tipo quella della Collins e ai sistematici fallimenti di tentativi vari in vitro o anche su animali - dei brillanti risultati delle "intensificazioni" preferirei non parlare nemmeno) e non avvicinato.
E’ ben quello che ci dicevamo l’altro giorno, discutendo dei CD4 sangamizzati. L’”eradication summer” sembra sempre più simile ad una “primavera araba”. Al momento, per quanto ne so, in fase clinica – a parte le varie intensificazioni - ci sono soltanto i trial sull’IL-7, quello sul SAHA (più uno ancora misteriosamente attivo sull’acido valproico), quello sul disulfiran/antabuse. In compenso, da un anno a questa parte non fanno altro che uscire inviti alla cautela, da quello della Clements riguardo al reservoir cerebrale (Trial su HDACi per eradicazione_Lewin/Margolis vs Clements), a quello di Sahu e Cloyd riguardo all’inattività degli HDACi sui CD4 primari (Trial su HDACi per eradicazione_Lewin/Margolis vs Clements 2), a quest’ultimo sull’IL-7.

Di novità da Siliciano non ne arrivano da un po’ (ho letto che anche nel laboratorio di Planelles in mezzo ai mormoni stanno testando un’intera batteria di sostanze anti-latenza, proprio usando quel modello di CD4 memoria latentemente infetti di cui ho parlato prima); la Hazuda più che il SAHA non ha tirato fuori; gli “allegri canadesi” hanno ora la nuova carta dell’IL-15 (ne hanno parlato allo IAS a luglio, ma la ragazzina che ha tenuto la presentazione mi stava così antipatica con il suo impacciato anglofrancese, che ho rimandato e rimandato … e finito per non scriverne nulla). Direi che non c’è da stupirsi se stiamo dedicando tanta attenzione alla terapia genica (a proposito, c’è un nuovissimo lavoro sulla distruzione del CCR5 nelle staminali trapiantate in topi, con un metodo che pare sia più sicuro delle ZFN; ma non l’ho ancora letto, spero di parlarne nei prossimi giorni).

Insomma, io sto aspettando il seminario sull’isola dei pirati con molta più impazienza dell’ultima volta.



skydrake
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Re: La proliferazione omeostatica non riattiva bene il reser

Messaggio da skydrake » domenica 9 ottobre 2011, 21:33

un nuovissimo lavoro sulla distruzione del CCR5 nelle staminali trapiantate in topi, con un metodo che pare sia più sicuro delle ZFN
Per più sicuro si intende meno rischio di indurre gravi mutazioni (es. tumori)? Questo aspetto non è poi stato chiarito dagli studi della Sangamo (o se c'è, mi è sfuggito)



Dora
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Re: La proliferazione omeostatica non riattiva bene il reser

Messaggio da Dora » domenica 9 ottobre 2011, 22:40

skydrake ha scritto:
un nuovissimo lavoro sulla distruzione del CCR5 nelle staminali trapiantate in topi, con un metodo che pare sia più sicuro delle ZFN
Per più sicuro si intende meno rischio di indurre gravi mutazioni (es. tumori)? Questo aspetto non è poi stato chiarito dagli studi della Sangamo (o se c'è, mi è sfuggito)
Sì, la preoccupazione nel lungo periodo per queste manipolazioni è la mutagenesi, che può causare soprattutto leucemie. Comunque quel lavoro conto di leggerlo domani e allora sarò più precisa.
Quanto a Sangamo, non è del tutto vero che non è stato chiarito: anzitutto, come detto, i pazienti che hanno ricevuto i CD4 modificati saranno seguiti molto a lungo proprio per accertarsi che non si verifichino mutazioni pericolose. In secondo luogo, quando Sangamo ha presentato i risultati parziali della fase I al CROI a febbraio, si era parlato a lungo della maggior sicurezza data dal vettore da loro utilizzato per portare le ZFN dentro i CD4. Si tratta di un rinovirus che NON si integra nel genoma, cioè fa quel che deve (porta le nucleasi a dita di zinco fino al gene che codifica per il CCR5, così che lo possano "tagliare via") e poi si dissolve. Stando a quel che ho letto in quei giorni, pare che questo renda la procedura più sicura proprio perché non dovrebbe causare mutagenesi (da qualche parte nel vecchio thread Sangamo, o Sangamo al CROI, o un altra discussione sul CROI - ora non ricordo, trovi un mio messaggio su questo).
Il resto ... alla prossima puntata.



Dora
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Re: La proliferazione omeostatica non riattiva bene il reser

Messaggio da Dora » martedì 5 marzo 2013, 2:05

Per quei due o tre che ancora si ostinano a vivere nel mondo delle fiabe, arriva dal CROI una notizia INATTESA E SCONVOLGENTE:

[important]PER L'ERADICAZIONE, L'INTERLEUCHINA-7 NON FA UNA CIPPA! Anzi ...[/important]


Impact of Interleukin-7 and Raltegravir + Maraviroc Intensification on Total HIV DNA Reservoir: Results from ERAMUNE 01 - Paper #170aLB

Christine Katlama*1, S Lambert2, L Assoumou3, L Papagno4, F Lecardonnel4, G Tambussi5, B Clotet6, M Youle7, D Costagliola3, B Autran8, and ERAMUNE-01 Study Group

1Hosp Pitie-Salpetriere, Paris, France; 2Lab of Virology, Univ Pierre et Marie Curie Paris 6, INSERM U943, France; 3Univ Pierre et Marie Curie Paris 6, INSERM U943, France; 4ORVACS with the support of the Bettencourt-Schueller Fndn; 5San Raffaele Hosp, Milan, Italy; 6Hosp Univ Germans Trias i Pujol, Fndn irsiCaixa, Badalona, Spain; 7Royal Free Hosp NHS Trust, London, UK; and 8Lab of Cellular and Tissular Immunology, Univ Pierre et Marie Curie Paris 6, INSERM U945, France


Background: Potential strategies aiming at purging the HIV reservoirs such as interleukin-7 (IL-7) shown to reactivate latent HIV in CD4 lymphocytes combined with dual intensification with integrase and CCR5 inhibitors deserve clinical investigation.

Methods: ERAMUNE-01 was a randomized, non-comparative screening trial. cART-treated patients with plasma HIV RNA <50 copies/mL, CD4 >350/mm3, and HIV DNA between 10 to 1000 copies/106 peripheral blood mononuclear cells [PBMC]) were randomized 1:1 after 8 weeks of raltegravir + maraviroc (RAL/MVC) intensification to receive 3 injections of r-hIL-7 at W8-W9-W10 (RAL/MVC/IL7 arm) or to maintain intensification alone (RAL/MVC arm). As in oncology phase 2 trials, at least one response, defined as a decrease in HIV-DNA >0.5 logs at eeek 56, should be observed out of 14 evaluable patients for the intervention to be further considered.

Results: A total of 29 patients were enrolled (15 in RAL/MVC/IL7 and 14 in RAL/MVC arms). They had a median 615 CD4 cells/mm3, 348 HIV DNA copies/106 PBMC and viral suppression duration of 2.3 years. No decrease in HIV reservoir was observed in any patient. No change in HIV DNA occurred in the RAL/MVC arm along the 56 weeks. In contrast, the mean cell-associated HIV DNA/106 PBMC increased transiently at week 12, after IL-7 injections, (Δ week 12-day 0 = 532 copies, p = 0.001), but did not differ from baseline value at week 56 (Δ week 56-day 0 = 161 copies, p = 0.088). The estimated HIV DNA copies/106 CD4 cells levels followed the same dynamics, though less pronounced, while the mean HIV DNA copies/mL whole blood remained higher both at week 12 (Δ week 12-day 0 = 5194 copies/mL, p = 0.002) and week 56 (Δ week 56-day 0 = 1446 copies/mL, p = 0.001). These HIV DNA dynamics paralleled the 3.5-fold increase in CD4 cells (day 0: 606 cells/mm3, week 12: 2127 cells/mm3, p = 0.001) that remained significantly higher at week 56 (975 cells/mm3, p = 0.001). This change in CD4 count consisted in a durable increase in the proportion of central memory cells (TCM, Δ week 56-day 0=6.5%, p = 0.001) while other subsets remained stable or decreased. Nonetheless, contrasting with the overall increase in CD4 and CD8 counts, both CD4 and CD8 cell activation and immune-senescence markers decreased.

Conclusions: Intensification with MVC + RAL with or without IL-7 was not able to decrease the total HIV DNA reservoir in peripheral blood cells. Whether the massive CD4 cell proliferation induced by IL-7 could have masked the reactivation of HIV transcription from some latently infected cells targeted by IL-7 is currently further investigated.



Dora
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Re: La proliferazione omeostatica non riattiva bene il reser

Messaggio da Dora » sabato 13 luglio 2013, 9:33

AGGIORNAMENTO SULL'INTERLEUCHINA-7: non soltanto il trial Eramune 01 - i cui risultati sono stati portati a marzo al CROI e sono sintetizzati nel post precedente - ha dimostrato che non c'è stata diminuzione del reservoir dell'HIV nei 29 partecipanti e che la somministrazione di IL-7 ha sì aumentato il numero dei CD4 e dei CD8 come ci si aspettava, ma ha anche aumentato la quantità di HIV DNA, presumibilmente spingendo i CD4 latentemente infetti a proliferare, ma arriva ora un lavoro di Chomont a dare il colpo di grazia (speriamo definitivo) all'IL-7 come candidato all'eradicazione.
Anzi, Chomont dimostra che l'IL-7 non solo non distrugge la latenza virale, ma addirittura porta a un aumento del 70% dei CD4 che contengono DNA provirale integrato a un mese dalla somministrazione.
Peggio di così non credo potesse andare.
E con questo si risponde alla domanda ingenua che facevo a Leon ormai un paio d'anni fa:

Dora ha scritto:E poi, oltre all'inefficacia, credi che l'IL-7 possa fare dei veri danni?
RISPOSTA: SÌ.
Forse potrà dare qualche beneficio agli immunologic non responders, aiutandoli a ricostituire un pool di CD4 che li preservino dai pericoli insiti in numeri di CD4 troppo bassi. Ma solo perché gli INR saranno disposti a trascurare i contemporanei aumenti di HIV DNA. Ci sono due trial di Cyteris sulla somministrazione di IL-7 a INR dei quali si attendono i risultati e sono l'INSPIRE e l'INSPIRE 2.
Per il resto, "IL-7 does not represent a suitable candidate therapeutic strategy for HIV eradication"


Vediamo molto brevemente l'articolo, uscito su Blood a fine maggio (ma se non se ne accorgevano Levin e Mascolini tre giorni fa, a me era proprio sfuggito): Interleukin-7 promotes HIV persistence during antiretroviral therapy.
Il trial di cui si parla è Safety of Interleukin-7 in HIV Infected People Currently Taking Anti-HIV Drugs (AIDS Clinical Trials Group protocol 5214).

Si è visto che la somministrazione di IL-7 a persone con viremia soppressa dalla ART migliora l’equilibrio omeostatico dei linfociti T, portando a un significativo aumento dei CD4. E questo è il beneficio in termini immunologici.

Il trial di cui si parla in questo articolo aveva invece lo scopo di indagare l’impatto dell’IL-7 sul reservoir, perché questa citochina è stata proposta (da Chomont stesso – e sarebbe stato carino se l’avesse ricordato …) come sostanza eradicante, in quanto nei topi aveva riattivato la produzione virale in cellule latentemente infette. Tuttavia, la ricerca in vitro di Bosque e Planelles che ha dato inizio a questo thread aveva già fatto capire che l’IL-7 era in grado di fare ben poco.

Qui sono state quindi prelevate cellule latentemente infette da pazienti in ART soppressiva per vedere se l’IL-7 aveva un qualche impatto sulla latenza virale e misurarne gli eventuali effetti sulle dimensioni e la diversità genetica del reservoir quando somministrata in vivo.

Quel che si è visto è che L’IL-7 HA AUMENTATO LA PRODUZIONE DI VIRUS NELLE CELLULE PRODUTTIVAMENTE INFETTE, MENTRE AL VIRUS LATENTE NEI CD4 QUIESCENTI NON HA FATTO NEPPURE IL SOLLETICO.

Risultato: RAPIDA PROLIFERAZIONE DI CD4 MEMORIA E AUMENTO DEL 70% NEL NUMERO ASSOLUTO DI CD4 CIRCOLANTI CHE OSPITAVANO IN SÉ DNA VIRALE INTEGRATO A 4 SETTIMANE DALL’INIZIO DELLA SOMMINISTRAZIONE DI IL-7.
IN SOSTANZA, L’IL-7 HA FATTO AUMENTARE E NON DIMINUIRE IL SERBATOIO DI CD4 LATENTEMENTE INFETTI E HA MANTENUTO LA DIVERSITÀ GENETICA DELLE QUASISPECIE VIRALI IN VIVO.

E non è tutto: la viremia di basso livello che si è rilevata nei pazienti con viremia soppressa dalla ART e che è stata indotta dall’IL-7 è probabile che significhi un’induzione transitoria di virus da un serbatoio preesistente di cellule produttivamente infette, piuttosto che dalla riattivazione di quasispecie silenti. Ciò suggerisce che LA TERAPIA CON IL-7 POSSA AUMENTARE I BASSI LIVELLI DI PRODUZIONE VIRALE NEI SANTUARI ANATOMICI COME IL TRATTO INTESTINALE, IN CUI SI POSSONO RILEVARE CELLULE PRODUTTIVAMENTE INFETTE DURANTE LA TERAPIA ANTIRETROVIRALE. E CHE QUESTO, A SUA VOLTA, SIA CAUSA DI INFIAMMAZIONE RESIDUA E PERSISTENZA DELL’HIV.

Conclusioni:

  • our results indicate that IL-7 promotes the mechanisms of HIV persistence during ART by enhancing residual levels of viral production and inducing proliferation of latently infected cells, and suggest that IL-7 does not represent a suitable candidate therapeutic strategy for HIV eradication.


Pare che tutto questo a Chomont non basti, però, perché si propone di dare più alte dosi di IL-7 a un gruppo più numeroso di pazienti, nonostante questi risultati e quelli di un altro studio pubblicato da Imamichi tre anni fa sembrino proprio-proprio suggerire che questa citochina induca un’esplosione virale (viral burst – scrive) anzitutto amplificando del virus che era presente già da prima, piuttosto che inducendone la produzione da un reservoir silente.




[Quanto darei, a questo punto, per poter leggere una delle mitiche esplosioni di insulti di Leon nei confronti degli allegri canadesi …]



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