Hiv altera capacita' riconoscere emozioni in volto altrui

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Hiv altera capacita' riconoscere emozioni in volto altrui

Messaggio da Puzzle » mercoledì 27 febbraio 2013, 17:26

(AGI) - Roma, 27 feb. - Il virus dell'Aids compromette la capacita' dei pazienti/delle persone con Hiv di riconoscere le emozioni sul volto degli altri, in particolare le espressioni facciali che rivelano paura e felicita'. E' quanto ha scoperto un team di ricercatori dell'Universita' Cattolica di Roma. Il lavoro, pubblicato sulla rivista open access "BMC Psychology", e' stato condotto dalla dottoressa Eleonora Baldonero, dottoranda presso l'Istituto di Clinica delle Malattie Infettive dell'Universita' Cattolica di Roma.

La ricerca e' stata coordinata dalla professoressa Maria Caterina Silveri, responsabile dell'Ambulatorio Clinica della Memoria - Unita' Operativa Day Hospital Geriatria dell'Universita' Cattolica - Policlinico A. Gemelli di Roma. I ricercatori hanno visto che queste defaillance nel naturale sistema di riconoscimento delle emozioni altrui - importantissima capacita' umana che consente di provare empatia, ovvero di mettersi nei panni degli altri e capirne le intenzioni - vanno di pari passo con altri problemi spesso lamentati dai sieropositivi, come i deficit di memoria a breve termine e piu' generali disturbi cognitivi. Cio' suggerisce che esiste una relazione tra la capacita' di riconoscere le espressioni facciali e altre abilita' cognitive, che dipendono dall'attivita' di strutture cerebrali complesse come l'amigdala (che e' un'area importante per l'emotivita', dove nasce ad esempio la sensazione della paura alla base della percezione dei pericoli). "L'aspettativa di vita delle persone con Hiv/Aids e' notevolmente aumentata negli ultimi anni grazie alle nuove terapie antiretrovirali, con la conseguente necessita' di affrontare alcuni aspetti che riguardano la loro qualita' della vita, come le problematiche di tipo neurocomportamentale, che noi abbiamo analizzato nel nostro lavoro per quel che attiene l'emotivita'", spiega la dottoressa Baldonero.
"Abbiamo utilizzato per questo un test che consiste nel chiedere ai soggetti coinvolti nella ricerca di riconoscere le emozioni che venivano espresse attraverso il volto di attori in fotografia (test di Ekman)", spiega la professoressa Silveri.

Gli esperti hanno confrontato un gruppo di pazienti sieropositivi con un gruppo di soggetti sani di controllo, e osservato che i primi avevano difficolta' a riconoscere la paura "dipinta" sul volto altrui; in genere questa difficolta', spiega la dottoressa Baldonero, si accompagna a un deficit della memoria a breve termine, segno che le due funzioni sono in qualche maniera correlate. Inoltre, tra i soggetti sieropositivi, quelli che erano cognitivamente piu' compromessi nella capacita' di prendere decisioni e nell' apprendimento, presentavano una selettiva difficolta' nel riconoscimento dell'emozione "felicita'". "I nostri risultati - precisa la professoressa Silveri - hanno indicato che i soggetti Hiv-positivi erano in grado di riconoscere alcune espressioni del volto, ma la maggior parte di loro non riconosceva l'espressione facciale della paura. Questo risultato non trova al momento un'adeguata spiegazione", continua Silveri. Si puo' ipotizzare che questo mancato riconoscimento possa essere legato a tratti personali e psicologici individuali dei soggetti coinvolti nella ricerca, ma la frequenza con cui il fenomeno si osserva nei sieropositivi e' troppo elevata per essere riconducibile unicamente al caso. Piu' verosimile e' che si tratti di un'alterazione asintomatica che non si manifesta nella vita quotidiana, ma che emerge soltanto attraverso test specifici. Del resto, una serie di studi in letteratura ha indicato che altri disturbi neurocognitivi (lievi deficit di memoria e attenzione) sono evidenziabili nel 30-40% di soggetti Hiv-positivi solo attraverso test neuropsicologici, non essendo riconosciuti ne' dal soggetto, ne' dalle persone che quotidianamente si relazionano con lui". "Il quesito aperto, a cui oggi non siamo in grado di dare una spiegazione, e' se questa alterazione della emotivita' da noi evidenziata, come pure le alterazioni asintomatiche neurocognitive gia' note, possano o meno evolvere in forma piu' evidente di disturbo via via che i soggetti invecchiano", sottolinea Baldonero. "Il messaggio che ci sentiamo di dare alla comunita' scientifica e' quello di considerare nei soggetti Hiv-positivi l'opportunita' di monitorare sia gli aspetti neurocognitivi sia quelli piu' propriamente emozionali", concludono le autrici del lavoro.

http://www.agi.it/research-e-sviluppo/n ... lto_altrui