2012 [2014]_Il punto su reservoir, latenza ed eradicazione

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Dora
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2012 [2014]_Il punto su reservoir, latenza ed eradicazione

Messaggio da Dora » sabato 28 gennaio 2012, 16:45

Nel numero di gennaio di Current HIV/AIDS Reports esce un articolo di Sharon Lewin e due collaboratrici della Monash University di Melbourne, che fornisce una sintesi molto chiara su dove siamo oggi con la comprensione dei reservoirs, della latenza e delle strategie per eradicare l’HIV risvegliandolo dallo stato di latenza.
Per gli abituali frequentatori di Verso una cura e della vecchia sezione, Verso l’eradicazione, probabilmente di nuovo c’è ben poco. Ma si tratta di un articolo semplice e abbastanza esaustivo, quindi spero possa essere di qualche utilità per i nuovi arrivati.
Poiché l'articolo è piuttosto lungo, lo spezzo in tre messaggi successivi



HIV Reservoirs and Strategies for Eradication

INTRODUZIONE

La morbilità e la mortalità dell’infezione da HIV sono state ridotte in modo sostanziale dalla terapia antiretrovirale combinata (cART); ma la terapia deve essere presa a vita e, se viene sospesa, il virus ha un rapido rebound in tutti i pazienti. L’annuncio che un paziente con HIV era guarito dopo un trapianto di midollo osseo da un donatore che presentava la delezione di 32 coppie di basi nel gene CCR5, che codifica per il co-recettore dell’HIV, ha rinnovato la speranza di una possibilità di cura dell’infezione.
Esistono diversi ostacoli scientifici da superare prima di trovare una cura per l’HIV e – ciò che conta – di trovare una cura accessibile anche ai malati dei Paesi poveri.
Questa review è dedicata agli sviluppi che la nostra comprensione di dove persista il virus nei pazienti in HAART e come si stabilisca e si mantenga la latenza ha avuto di recente, nonché alle strategie cliniche per l’eliminazione delle cellule latentemente infette.

DOV’È IL VIRUS NEI PAZIENTI IN HAART?

LINFOCITI T MEMORIA

La persistenza di CD4 memoria quiescenti latentemente infetti nel sangue e nel tessuto linfoide dei pazienti in HAART è stata documentata più di 15 anni or sono. Più di recente, sia i CD4 memoria centrale (definiti come CD45RA- CCR7+ CD27+), sia i CD4 memoria transitoria (CD45RA- CCR7- CD27+) sono stati identificati come il maggior serbatoio di cellule infette, che persistono nel sangue dei pazienti HIV+ in terapia soppressiva.
La latenza è stata dimostrata anche in altri sottogruppi di linfociti T e altri tipi di cellule, ed è importante caratterizzarla bene, perché i meccanismi che portano alla persistenza dell’HIV in queste cellule e alla sua eliminazione da esse potrebbero essere differenti.

LINFOCITI T NAÏVE

Il DNA virale persiste nei CD4 naïve in pazienti in HAART soppressiva, anche se la frequenza dell’infezione è di circa 1-2 log inferiore rispetto a quella dei CD4 memoria. Noi ed altri abbiamo dimostrato che la concentrazione di HIV DNA era simile nei CD4 naïve CD31+ (arricchiti da cellule passate di recente dal timo) e nei CD4 naïve CD31- (cellule naïve che hanno subito una proliferazione omeostatica), sia prima sia dopo la HAART.
Il numero assoluto di CD4 naïve infetti (espresso come copie di HIV DNA per ml di sangue), in realtà, aumenta in seguito alla HAART, e ciò fa pensare che, in una situazione di proliferazione cellulare, il reservoir dei linfociti T naïve infetti possa espandersi nel corso del tempo.

CELLULE PROGENITRICI EMATOPOIETICHE

Esiste ora la prova che l’HIV può persistere nelle cellule progenitrici ematopoietiche (HPC) CD34+. In un piccolo studio su 9 pazienti in HAART soppressiva, è stato trovato HIV DNA integrato nelle progenitrici CD34+ di circa il 40% dei pazienti.
Anche se l’infezione delle progenitrici in vitro ha mostrato che la replicazione attiva del virus era citotossica, si è visto che poteva instaurarsi un’infezione latente in queste cellule, che hanno una durata lunghissima. Ex vivo, le staminali ematopoietiche, che sono il sottogruppo delle HPC che ha vita più lunga, possono essere infettate da un HIV che usa il co-recettore CXCR4, oppure da un virus dual-tropico.
Servono altre ricerche per capire come si stabilisca la latenza in queste cellule, se le HPC latentemente infette ospitino un virus capace di infettare e se queste cellule siano una fonte di rebound virale nel momento in cui i pazienti sospendono la terapia.

ASTROCITI

Si è visto che – in vitro – l’infezione di linee cellulari di astrociti e di astrociti primari comporta sì integrazione del virus, ma anche una sua produzione molto limitata. È stato trovato dell’HIV DNA integrato in astrociti prelevati dal cervello di pazienti HIV+, e questo è stato associato alla demenza HIV-correlata. Dal momento, però, che questi studi sono stati fatti in pazienti viremici, servono studi sugli astrociti di pazienti con viremia soppressa dalla HAART.


I RESERVOIR ANATOMICI

IL TRATTO GASTROINTESTINALE (GI)

Il tratto gastrointestinale è un reservoir importante di cellule infette nei pazienti in terapia: le concentrazioni di HIV DNA e di HIV RNA non processato [unspliced (US) HIV RNA – cioè non ancora trascritto] associato alle cellule sono di quasi 5-10 volte più alte che nelle cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC). La distribuzione del DNA e dell’RNA virale è diversa nel tratto gastrointestinale: le maggiori concentrazioni di HIV DNA si trovano nel retto e quelle di HIV RNA nell’ileo.
Se si è aggiunto il raltegravir a pazienti in HAART soppressiva, si è ottenuta una diminuzione non significativa dell’HIV RNA non processato nell’ileo, forse compatibile con una replicazione attiva in quel punto dell’intestino. Servono studi randomizzati di intensificazione della terapia più ampi per confermare questi risultati.
Uno studio recente su tre pazienti che hanno iniziato la HAART durante l’infezione acuta ha mostrato che, a seguito di un’interruzione della terapia, non c’era una relazione filogenetica fra le sequenze di HIV RNA derivate dal rebound del virus e l’HIV DNA trovato nel tratto gastrointestinale. Questo fa ipotizzare che il tratto gastrointestinale NON sia una fonte primaria di rebound della viremia quando si sospende la HAART. Ciò tuttavia non esclude la possibilità che una più piccola popolazione presente nell’intestino contribuisca al rebound viremico.

IL SISTEMA NERVOSO CENTRALE (CNS)

Il sistema nervoso centrale, con le sue cellule così particolari e dalla vita così lunga, costituisce un reservoir persistente per l’HIV nei pazienti in terapia, poiché la barriera ematoencefalica limita l’accesso dei farmaci antiretrovirali e delle cellule immunitarie HIV-specifiche. Astrociti latentemente infetti e monociti infetti da HIV sono entrambi possibili reservoir virali nel cervello e si è dimostrato che c’è un basso livello di HIV RNA nel fluido cerebrospinale di addirittura il 10% di pazienti con viremia soppressa dalla HAART.
Mancano, tuttavia, degli studi sistematici sulla persistenza dell’HIV nel sistema nervoso centrale di pazienti in terapia.

IL TESSUTO LINFATICO

I CD4 quiescenti che contengono HIV DNA integrato circolano attraverso il sangue e i linfonodi, rendendo il tessuto linfatico un importante, anche se poco studiato, reservoir nei pazienti in HAART. Inoltre, le cellule dendritiche (DC) follicolari, o altre cellule mieloidi che risiedono in centri germinali, possono costituire una fonte stabile di virus capace di replicarsi. Le interazioni fra cellule dendritiche e linfociti T possono contribuire a una continua suscettibilità all’infezione dei linfociti T quiescenti.

IL TRATTO GENITO-URINARIO

L’HIV RNA è stato trovato nello sperma dell’8-10% degli uomini e nelle secrezioni genitali del 54% delle donne con viremia soppressa dalla HAART: ciò fa ipotizzare che esista un reservoir nel tratto genitale, anche se l’origine precisa di questo virus non è chiara.
Come accade nel sistema nervoso centrale, la penetrazione della HAART nel tratto genitale è limitata e nel tratto genito-urinario maschile, soprattutto nei testicoli, anche la barriera fra sangue e testicoli limita l’entrata delle cellule immunitarie.
Studi in vitro hanno dimostrato che il tessuto testicolare umano può sostenere un’infezione produttiva, ma non si sa se cellule infettate da HIV persistano nei testicoli di pazienti in HAART.

I MODELLI DEI PRIMATI NON UMANI

I macachi infetti da SIV (virus dell’immunodeficienza delle scimmie) o da SIV che contiene la trascrittasi inversa dell’HIV (RT-SHIV) ci offrono la possibilità di studiare la distribuzione dell’infezione persistente nei reservoir anatomici durante la HAART soppressiva.
Un piccolo studio su macachi rhesus infettati da RT-SHIV e trattati con HAART per 48 settimane ha identificato la milza, i linfonodi e il tratto gastrointestinale come i principali reservoir di DNA e RNA virale. Da notare che nel cervello e nel midollo spinale si son trovate soltanto tracce di DNA e di RNA del virus, forse a causa del neurotropismo limitato dell’RT-SHIV usato in questo studio.
Altri studi, che hanno usato l’SIV in macachi nemestrina hanno dimostrato che il virus persiste nel sistema nervoso centrale anche dopo 48 settimane di HAART soppressiva .
Un altro modello, sempre sulle stesse scimmie, ha usato una combinazione di un virus molto virulento a livello neurale (l’SIV/17E-Fr) con un virus immunosoppressivo (l’SIV-Delta B670) e ha somministrato una terapia basata su 4 antiretrovirali. Con un decadimento del virus nel sangue e con cellule latentemente infette simile a quelle dei pazienti umani con HIV, si è avuta una prova inequivocabile della persistenza virale nel sistema nervoso centrale.
Mentre gli studi sui primati non umani forniscono informazioni che non possono essere ottenute dai pazienti umani, è possibile che la localizzazione dei reservoir anatomici sia specifica dei macachi, oppure del tipo di virus che li infetta. Servono dunque delle ricerche sia sui macachi SIV+, sia sugli uomini HIV+, per capire meglio i reservoir anatomici durante la HAART.


LA VIREMIA PLASMATICA DI BASSO LIVELLO

Se si usa un test per rilevare l’HIV RNA nel plasma abbastanza sensibile da trovare 1 copia di virus per ml di sangue, si vede che l’80% dei pazienti con viremia soppressa dalla HAART presenta una viremia plasmatica intermittente di basso livello.
Si ritiene che l’HIV RNA plasmatico di basso livello abbia due fasi di decadimento, con la seconda fase che ha un’emivita lunghissima o addirittura potrebbe non decadere mai.
L’origine e il significato di questo HIV RNA plasmatico di basso livello rimangono controversi. Differenti studi di intensificazione della terapia, che hanno usato antiretrovirali aggiuntivi, di classi diverse, in pazienti in HAART non sono riusciti a dimostrare nessun cambiamento nell’HIV RNA di basso livello nel sangue.
Nei pazienti con viremia soppressa dalla HAART, questo è molto stabile, con una minima evoluzione delle sequenze e un unico clone chiaramente dominante persiste per molti anni.
Esistono dati in conflitto sulla relazione filogenetica fra l’HIV RNA di basso livello nel plasma e l’HIV presente nei CD4 quiescenti circolanti. Uno studio ha trovato scarsissima somiglianza fra le sequenze dell’HIV RNA di basso livello nel plasma e l’HIV DNA isolato sia dai CD4 sia dai monociti: questo fa pensare che l’HIV RNA di basso livello nel sangue possa derivare da una fonte differente.
Un altro studio, tuttavia, ha scoperto che le sequenze dell’HIV RNA di basso livello nel plasma e quelle di virus attivamente infettivo isolato da CD4 quiescenti erano identiche: questo, invece, fa pensare che una popolazione minoritaria di CD4 quiescenti latentemente infetti e circolanti possa essere la fonte dell’HIV RNA di basso livello nel plasma.
Un altro studio recente, ampio e trasversale, ha dimostrato che non c’era nessuna correlazione fra l’HIV RNA di basso livello nel plasma e l’HIV DNA nelle PBMC; così come non c’era nessuna correlazione fra l’HIV RNA di basso livello e i marker di attivazione dei linfociti T.
Servono dunque altri studi che confrontino la concentrazione relativa e le filogenetiche sia del DNA sia dell’RNA virale nei tessuti e nel sangue per capire qual è la fonte dell’HIV RNA di basso livello nel sangue.
Infine, è questione controversa anche se la viremia plasmatica di basso livello sia infettiva e se questo virus possa causare un rebound virale alla sospensione della HAART.
Anche l’’RNA di retrovirus endogeni umani (HERV) – per esempio l’HERV-K – è stato trovato in minime quantità nel sangue, soprattutto di persone con HIV e di altri pazienti immunodepressi. Sembra che queste particelle di RNA HERV-K non siano infettive, anche se contengono un genoma intero. Sarebbe quindi utile indagare se l’HIV RNA di basso livello nei pazienti in HAART si comporti allo stesso modo.


LA REPLICAZIONE VIRALE RESIDUA

È possibile che il virus persista in pazienti in terapia antiretrovirale a causa di una replicazione virale che continua, anche quando l’HIV RNA < 50 copie/ml. Prove di una replicazione persistente durante la HAART sono:
  • • la persistenza dei circoli 2-LTR (2-sequenze terminali ripetute lunghe) in pazienti in terapia soppressiva;
    • un aumento significativo dei circoli 2-LTR a seguito di intensificazione con l’inibitore dell’integrasi raltegravir;
    • la riduzione dell’HIV RNA nei tessuti a seguito di intensificazione con raltegravir;
    • la maggiore concentrazione di virus nei CD4 attivati rispetto ai CD4 quiescenti nel tratto gastrointestinale.
    • Le prove pro e contro la replicazione virale persistente in pazienti in HAART sono sintetizzate nella Tabella 1.
Immagine

La replicazione residua può verificarsi come risultato del trasferimento del virus da una cellula all’altra. Usando un modello in vitro e una modellizzazione matematica, è stato dimostrato di recente che l’inibizione della trasmissione dell’HIV da cellula a cellula mediante gli antiretrovirali è molto meno efficace rispetto all’inibizione dell’infezione di una cellula sana. Questi affascinanti risultati in vitro saranno difficili da confermare nei pazienti [NO! Cfr. http://www.hivforum.info/forum/viewtopi ... 8794#p8794], ma offrono un possibile meccanismo per spiegare come il virus possa persistere e replicarsi in presenza di HAART.
Ultima modifica di Dora il martedì 3 giugno 2014, 11:07, modificato 2 volte in totale.



Dora
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Re: Inizio 2012_il punto su reservoir, latenza ed eradicazio

Messaggio da Dora » sabato 28 gennaio 2012, 16:47

COME SI STABILISCE E SI MANTIENE LA LATENZA DELL’HIV?

LO STABILIRSI DELLA LATENZA

L’INFEZIONE DEI CD4 QUIESCENTI IN VITRO

L’infezione dei CD4 quiescenti è difficile da constatare in vitro a causa di alcuni blocchi nel ciclo vitale del virus, che sono diversi nei CD4 naïve e nei CD4 memoria quiescenti. Tuttavia, entrambi questi tipi di cellule vengono certamente infettati in vivo, così come nei tessuti ex vivo e contengono forme stabilmente integrate di HIV.
Esistono due teorie principali sul modo in cui si instaura la latenza nei Cd4 quiescenti.
Secondo la prima, i CD4 latentemente infetti hanno origine da un CD4 infetto attivato, che passa a uno stato di quiescenza.
Secondo l’altra, la latenza si stabilisce in seguito all’infezione diretta di CD4 quiescenti, in assenza di qualsiasi attivazione dei linfociti T.
Noi abbiamo dimostrato di recente che l’infezione diretta di CD4 quiescenti può essere potenziata a seguito di incubazione in specifiche chemochine. I nostri dati suggeriscono che l’infezione latente tragga origine da CD4 memoria quiescenti circolanti, nel momento in cui essi si trovano a passare in ambienti ricchi di chemochine, quali i linfonodi o il tratto gastrointestinale.

IL SITO DI INTEGRAZIONE E L’INTERFERENZA TRASCRIZIONALE

Il sito di integrazione del virus può determinare se l’infezione da HIV diverrà latente o produttiva. Nei CD4 quiescenti di pazienti con HIV in terapia si è visto che il virus si integra soprattutto entro geni attivi, pronti a trascriversi; e ciò è confermato da un modello in vitro della latenza dell’HIV in linfociti T primari.
L’analisi dell’orientamento del provirus integrato in questo modello di latenza ha mostrato che il virus preferisce integrarsi secondo lo stesso orientamento del gene che lo ospita. Questi dati fanno ipotizzare che l’interferenza trascrizionale e il sito di integrazione giochino entrambi un ruolo fondamentale nel mantenimento dello stato di latenza.

LA MODIFICAZIONE ISTONICA: ACETILAZIONE, METILAZIONE, UBIQUITILAZIONE

Lo stato trascrizionale dell’HIV integrato è in parte controllato dalla modificazione delle strutture della cromatina che circondano l’LTR. Gli istoni acetilati possono reclutare degli attivatori trascrizionali e la rimozione di gruppi acetilati mediante le deacetilasi istoniche (HDAC) consente la formazione di strutture che reprimono la cromatina. L’uso di inibitori degli HDAC per stimolare l’attivazione del virus è ormai ben caratterizzato in diversi modelli di latenza e nei CD4 quiescenti prelevati da pazienti in HAART.
Di recente, si è visto che le metiltrasferasi istoniche (HMT) agiscono in sinergia con gli HDAC, portando alla metilazione degli istoni e alla repressione della trascrizione negli LTR dell’HIV.
Con l’uso di un particolare modello cellulare di latenza, si è visto che la metilazione degli istoni insieme all’ubiquitilazione dell’istone H2A contribuisce al mantenimento della latenza del virus. (…)


IL MANTENERSI DELLA LATENZA

Inizialmente, l’emivita del reservoir latente fu stimata essere di 44 mesi, essendo ritenuta una conseguenza della lunga emivita dei linfociti T memoria quiescenti. Dati recenti, tuttavia, fanno ipotizzare che anche altri fattori possano contribuire alla persistenza delle cellule latentemente infette, fra cui la soppressione attiva dell’attivazione dei linfociti T, la proliferazione omeostatica e/o l’attivazione immunitaria.

REGOLATORI NEGATIVI DELL’ATTIVAZIONE DEI LINFOCITI T

Nei pazienti con viremia soppressa dalla HAART, i CD4 che esprimono la proteina PD-1 (programmed death-1), un regolatore negativo della attivazione dei linfociti T, presentano livelli notevolmente più alti di HIV DNA integrato rispetto alle cellule prive di PD-1. Inoltre, l’inibizione della PD-1, messa in incubazione con anti-PD-1 o con l’anticorpo anti-PDL-1 (il ligando che si lega con la PD-1), ha portato al rilascio di virus da parte di CD4 quiescenti di pazienti in HAART soppressiva. Questo fa pensare che la PD-1 sia in grado di sopprimere attivamente la produzione di virus da parte delle cellule latentemente infette.
Le cellule dendritiche o i monociti possono svolgere un ruolo cruciale, poiché esprimono i ligandi della PD-1 (PDL-1 e PDL-2), così come i ligandi di altri regolatori negativi.

LA PROLIFERAZIONE OMEOSTATICA

Le cellule latentemente infette possono mantenersi tali anche grazie alla proliferazione omeostatica indotta da citochine quali l’IL-7. I livelli di IL_7 sono elevati nell’infezione da HIV e si correlano con la frequenza di CD4 memoria proliferanti. Se l’IL-7 ha la stessa efficienza nell’indurre la proliferazione delle cellule infette e di quelle non infette, allora essa potrebbe portare a un’espansione del numero delle cellule latentemente infette, come è stato recentemente dimostrato da un aumento delle copie di HIV DNA per ml di sangue a seguito di somministrazione esogena di IL-7.

L’ATTIVAZIONE IMMUNITARIA

È infine plausibile che l’attivazione immunitaria contribuisca alla persistenza dell’HIV nei pazienti in HAART, facilitando il persistere di cicli di replicazione e di ricostituzione di cellule latentemente infette, anche se l’evidenza diretta di questo fenomeno è scarsa.
Nei pazienti co viremia soppressa dalla HAART, si è vista una associazione significativa fra la frequenza di CD8 attivati e il DNA virale in biopsie dal sigma. Coerentemente con questi risultati, altri hanno dimostrato una associazione significativa fra il rapporto di HIV RNA non processato connesso alle cellule e il DNA virale e la frequenza di CD4 attivati nel retto: quanto maggiore il rapporto fra RNA e DNA, tanto più attiva la replicazione virale in presenza di CD4 attivati.
Nel sangue, a differenza di quanto si è visto nei tessuti, i marker di attivazione dei linfociti T (definiti dall’espressione del CD38), così come i marker plasmatici di attivazione immunitaria (fra cui IL-6, D-dimero, CRP) non sono risultati correlati né con un basso livello di HIV RNA nel plasma, né con la concentrazione di HIV DNA nei CD4.
Altri tessuti, quali i linfonodi o il midollo osseo, devono ancora essere studiati per capire se l’associazione fra attivazione immunitaria e dimensione del reservoir dipende dal tipo di tessuto.



Dora
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Re: Inizio 2012_il punto su reservoir, latenza ed eradicazio

Messaggio da Dora » sabato 28 gennaio 2012, 16:50

STRATEGIE PER L’ELIMINAZIONE DELLA LATENZA

Le principali strategie per l’eradicazione consistono in approcci farmacologici volti ad eliminare le cellule latentemente infette, oppure in terapie geniche finalizzate a creare cellule resistenti al virus.

ATTIVATORI DELL’HIV LATENTE

INIBITORI DELL’ISTONE-DEACETILASI

Il primo HDACi approvato per il trattamento del linfoma cutaneo delle cellule t, il vorinostat (SAHA), è molto potente nell’attivare le cellule latentemente infette in vitro e i CD4 quiescenti prelevati ex vivo da pazienti in HAART soppressiva.
In questo momento, ci sono due sperimentazioni cliniche sul vorinostat in pazienti con viremia soppressa dalla HAART, per determinare se questa sostanza è in grado di attivare l’HIV anche in vivo.
Molti altri HDACi sono in fase II o III nel trattamento di diverse forme di cancro (panobinostat, entinostat, gavinostat).
Noi abbiamo confrontato l’attività del panobinostat, del vorinostat e dell’entinostat usando un modello di latenza dell’HIV in linfociti T primari e abbiamo visto che entrambi i pan-HDACi (vorinostat e panobinostat) e gli inibitori HDAC1-specifici (entinostat) sono in grado di riattivare l’HIV latente, con efficacia simile, ma il panobinostat con una tossicità di gran lunga maggiore. (…)


Per un elenco degli inibitori della metilazione, i modulatori della Protein Chinasi C (PKC – in particolare la briostatina), le citochine (soprattutto IL-7 e IL-15), vari altri attivatori (dal disulfiram all’auranofin), e alcune sostanze immunomodulanti (come l’anti-PD1 e l’antibiotico minocliclina) che vengono studiati in funzione eradicante, vedere la tabella 2:

Immagine


CONCLUSIONI

Nonostante i molti progressi fatti nella comprensione dei modi in cui l’HIV persiste nei pazienti in terapia antiretrovirale, la possibilità di riuscire ad eliminare tutte le cellule latentemente infette è ancora incerta. Conosciamo diverse sostanze che possono attivare in vitro le cellule latentemente infette, e molte di queste sostanze si sono già dimostrate sicure per gli esseri umani nel trattamento di altre patologie. Ma non abbiamo ancora dati che confermino l’idea che sia possibile attivare le cellule latentemente infette in vivo, né sappiamo se questo approccio possa sconvolgere la latenza dell’HIV. Anche se è molto probabile che sarà necessario combinare diversi approcci per eliminare tutte le cellule latentemente infette, dobbiamo iniziare con piccoli passi e in primo luogo riuscire a dimostrare che queste sostanze possono distruggere la latenza in vivo.
Nonostante le grandi sfide scientifiche che dobbiamo ancora affrontare per curare l’HIV, il riuscire a trovare un modo per permettere ai pazienti di sospendere la HAART avrebbe un grande significato clinico e notevoli implicazioni finanziarie ed è pertanto una via che dobbiamo continuare a seguire.



HLAB5701
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Re: Inizio 2012: il punto su reservoir, latenza ed eradicazi

Messaggio da HLAB5701 » martedì 31 gennaio 2012, 0:01

Dora ha scritto: LA PROLIFERAZIONE OMEOSTATICA

Le cellule latentemente infette possono mantenersi tali anche grazie alla proliferazione omeostatica indotta da citochine quali l’IL-7. I livelli di IL_7 sono elevati nell’infezione da HIV e si correlano con la frequenza di CD4 memoria proliferanti. Se l’IL-7 ha la stessa efficienza nell’indurre la proliferazione delle cellule infette e di quelle non infette, allora essa potrebbe portare a un’espansione del numero delle cellule latentemente infette, come è stato recentemente dimostrato da un aumento delle copie di HIV DNA per ml di sangue a seguito di somministrazione esogena di IL-7.
Intervengo limitatamente a questo aspetto colto da Dora nella sua elaborazione.
Mi pare dirimente questa asserzione. IL-7 sarebbe dunque da considerarsi citochina in grado di stimolare in maniera aspecifica la proliferazione di CD4+, a prescindere che essi siano [latentemente o meno] infetti, e per questo razionale, non indicata a livello terapeutico.

per me che ho seguito da presso da tempo gli studi su questa citochina, questa conclusione è di un certo peso.

Dora, tu che ne pensi?



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Re: Inizio 2012: il punto su reservoir, latenza ed eradicazi

Messaggio da Dora » martedì 31 gennaio 2012, 2:40

HLAB5701 ha scritto:
Dora ha scritto:Le cellule latentemente infette possono mantenersi tali anche grazie alla proliferazione omeostatica indotta da citochine quali l’IL-7. I livelli di IL_7 sono elevati nell’infezione da HIV e si correlano con la frequenza di CD4 memoria proliferanti. Se l’IL-7 ha la stessa efficienza nell’indurre la proliferazione delle cellule infette e di quelle non infette, allora essa potrebbe portare a un’espansione del numero delle cellule latentemente infette, come è stato recentemente dimostrato da un aumento delle copie di HIV DNA per ml di sangue a seguito di somministrazione esogena di IL-7.
(...) Mi pare dirimente questa asserzione. IL-7 sarebbe dunque da considerarsi citochina in grado di stimolare in maniera aspecifica la proliferazione di CD4+, a prescindere che essi siano [latentemente o meno] infetti, e per questo razionale, non indicata a livello terapeutico.

per me che ho seguito da presso da tempo gli studi su questa citochina, questa conclusione è di un certo peso.

Dora, tu che ne pensi?
Penso che la questione dell’IL-7 sia di estrema delicatezza e che chi sta facendo trial clinici su questa citochina stia rischiando grosso. Mentre per il SAHA, di cui si sapevano fin dall’inizio i rischi, Margolis e la Lewin hanno cominciato le loro sperimentazioni cliniche fra milioni di cautele, facendo una fatica enorme ad arruolare volontari (non dimentichiamo che ancora solo un anno fa c’era chi dava a loro e alla Merck dei “criminali” per quello che stavano per fare); chi sta lavorando con l’IL-7 direttamente su pazienti (e in numero ben maggiore) lo fa con una “sventatezza” che mi è incomprensibile. E lo è tanto di più, in quanto nella comprensione delle diverse citochine e dei loro ruoli SOFISTICATISSIMI nella malattia da HIV si è ancora ai balbettii iniziali, eppure di "sorprese" (brutte, vedi IL-10 e pure IL-2) ce ne sono già state molte.
Questa gente, invece, scherza col fuoco sulla pelle dei pazienti.

Pensa solo alla proposta avanzata dagli “allegri canadesi” (Chomont, Sékaly e compagnia bella) un paio d’anni fa: volevano attivare la trascrizione dell’HIV nei CD4 memoria mentre inibivano l’IL-7, perché avevano osservato che questa favorisce la proliferazione omeostatica (dei CD4 infetti, appunto - vedi http://hivforum.0sites.net/Lilanew/viewtopic.php?t=2640).
Invece, ci sono un paio di trial (ERAMUNE di Orvacs e Autran - http://hivforum.0sites.net/Lilanew/viewtopic.php?t=4968) che fanno esattamente il contrario: la danno, invece che inibirla.
Poi, da un lato abbiamo il lavoro di Imamici (http://hivforum.0sites.net/Lilanew/viewtopic.php?t=5105), che ha dimostrato l'altr'anno che l’IL-7 non eradica manco per niente - e basterebbe quello, a mio parere, per piantarla lì; dall’altro ci sono i soliti “allegri canadesi” e l'Inspire 2, sempre con l’IL-7 di Cyteris (http://hivforum.0sites.net/Lilanew/view ... 4043#74043), che sostengono che aiuterebbe la ripresa immunologica (aggiungi però che ormai Chomont si è innamorato dell'IL-15, quindi da un anno a questa parte pare che sia questa la nuova panacea universale).
Spero che tutta 'sta gente porti dei dati fra un mese al CROI, ma in ogni caso è un bel casino, non trovi?
Ci sarebbe quanto meno da andar cauti. E finalmente la Lewin lo dice, perché intervenire a pioggia con una sostanza che non soltanto si è dimostrato che non eradica, ma può farti esplodere la proliferazione di CD4 infetti, beh non mi sembra proprio una gran trovata: avrai pure aumentato il numero dei CD4, ma siamo sicuri che sia proprio quel che ti ci vuole? Tanti CD4 infetti in più?!



HLAB5701
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Re: Inizio 2012: il punto su reservoir, latenza ed eradicazi

Messaggio da HLAB5701 » mercoledì 1 febbraio 2012, 22:44

Dora ha scritto: Spero che tutta 'sta gente porti dei dati fra un mese al CROI, ma in ogni caso è un bel casino, non trovi?
Ci sarebbe quanto meno da andar cauti. E finalmente la Lewin lo dice, perché intervenire a pioggia con una sostanza che non soltanto si è dimostrato che non eradica, ma può farti esplodere la proliferazione di CD4 infetti, beh non mi sembra proprio una gran trovata: avrai pure aumentato il numero dei CD4, ma siamo sicuri che sia proprio quel che ti ci vuole? Tanti CD4 infetti in più?!
infatti. io nella mia testa l'ho archiviata come un vicolo cieco.



Dora
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Re: Inizio 2012: il punto su reservoir, latenza ed eradicazi

Messaggio da Dora » venerdì 3 febbraio 2012, 9:03

HLAB5701 ha scritto:
Dora ha scritto: Spero che tutta 'sta gente porti dei dati fra un mese al CROI, ma in ogni caso è un bel casino, non trovi?
Ci sarebbe quanto meno da andar cauti. E finalmente la Lewin lo dice, perché intervenire a pioggia con una sostanza che non soltanto si è dimostrato che non eradica, ma può farti esplodere la proliferazione di CD4 infetti, beh non mi sembra proprio una gran trovata: avrai pure aumentato il numero dei CD4, ma siamo sicuri che sia proprio quel che ti ci vuole? Tanti CD4 infetti in più?!
infatti. io nella mia testa l'ho archiviata come un vicolo cieco.
Non so se possa esserti di qualche consolazione, ma alla nostra stessa conclusione è arrivato anche Robert Siliciano che, in un lungo articolo sulla latenza dell’HIV scritto insieme a Warner Green (della University of California, San Francisco) e pubblicato lo scorso settembre sul Cold Springs Harbor Perspectives in Medicine (HIV Latency), sostiene che è vero che l’IL-7 è abbastanza efficace (per esempio, più efficace della IL-2) nel risvegliare il virus dalla latenza ma, sfortunatamente, è anche un attivatore della proliferazione omeostatica dei CD4 memoria e potrebbe portare all’espansione del reservoir latente.

L’articolo è molto più complesso di quello della Lewin, però anche molto più interessante. Mi limito a riportare i passi che Siliciano e Green dedicano alle strategie per l’eradicazione. Chi fosse interessato a leggere sui meccanismi che portano all’instaurarsi della latenza e sui diversi reservoir, trova tutto nel full text che ho linkato sopra.


ERADICATION STRATEGIES
  • There is now great interest in finding a way to eliminate the latent reservoir in resting CD4+ T cells (Richman et al. 2009). Some investigators have suggested that the stability of the latent reservoir is a reflection of continued reseeding of the reservoir by new rounds of infection despite the presence of potent antiviral drugs (Chun et al. 2005). If this were true, then intensification of HAART might reduce residual viremia and accelerate the decay of the latent reservoir. However, as discussed above, intensification does not affect residual viremia. The remarkable stability of the reservoir is more likely because of the fact that it resides in long-lived resting memory CD4+ T cells (Chun et al. 1997a). Recent results suggest that the low level of homeostatic proliferation that maintains the pool of memory T cells may contribute to the stability of the reservoir (Chomont et al. 2009).
    Because intensification of HAART is unlikely to lead to eradication, current efforts have focused on finding ways to reactivate latent HIV-1 in patients on HAART. The presumption is that infected cells in which latency is reversed will die from viral cytopathic effects or be killed by HIV-1-specific cytolytic T lymphocytes. It is also presumed that HAART will prevent new rounds of infections by virus released in the process. Initial efforts to reverse latency involved the cytokine IL-2. Although treated patients appeared to have reduced numbers of latently infected cells, rapid rebound in viremia was observed when treatment was interrupted (Davey et al. 1999). Attempts to induce global T-cell activation with anti-CD3 antibodies were also unsuccessful. There is now interest in the cytokine IL-7 that is more effective in reversing latency than IL-2 (Brooks et al. 2003). Unfortunately, IL-7 also drives homeostatic proliferation of memory T cells and could lead to expansion of the latent reservoir (Chomont et al. 2009). More recent efforts have taken advantage of advances in our understanding of the molecular mechanisms regulating HIV-1 latency. Agonists of protein kinase C (Kulkosky et al. 2001; Korin et al. 2002; Brooks et al. 2003; Williams et al. 2004) and inhibitors of histone deacetylases (Ylisastigui et al. 2004; Lehrman et al. 2005; Williams et al. 2006; Archin et al. 2009) have shown promise in in vitro models. These approaches are discussed more fully in Hoxie and June (2011). A major problem with all of these approaches is their lack of specificity for infected cells.
    Appropriate experimental models are likely to be critical to the development of approaches for eliminating the latent reservoir. Recently, several laboratories developed primary cell models for HIV-1 latency (reviewed in Gulick et al. 1997). These models appear to recapitulate the biology of the quiescent G0 cells [cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/G0_phase] that harbor latent HIV-1 in vivo better than models based on continuously proliferating cell lines. However, it is not yet clear what models most accurately reflect the behavior of latently infected cells in vivo. Another major advance has been the development of SIV/macaque models for HIV-1 latency. SIV establishes a state of latent infection in resting CD4+ T cells in the same way that HIV-1 does (Shen et al. 2003). Several groups recently developed SIV or SHIV models that are sensitive to HAART (Shen et al. 2003; Dinoso et al. 2009b; North et al. 2010). In these models, agents that might effectively purge virus from the latent reservoir can be evaluated.
CONCLUDING PERSPECTIVE
  • A subset of resting memory CD4+ T cells harboring integrated but transcriptionally silent HIV-1 proviruses currently poses an insurmountable barrier to viral eradication in infected subjects. Achieving the lofty goal of viral eradication will certainly not be easy because of both the intrinsic biological properties of latent proviruses and the nature of their cellular hosts. However, a better understanding of the mechanisms that underlie viral latency and a fuller appreciation for the range of cells participating in meaningful cellular reservoirs could result in a rational attack on latent HIV-1 reservoirs. Achieving the goal of complete viral eradication or alternatively a functional cure, in which subjects continue to harbor virus but do not require antiretroviral therapy, could be critical for the millions of infected individuals in the developing world where the availability of lifelong antiretroviral therapy is uncertain at best.



HLAB5701
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Re: Inizio 2012: il punto su reservoir, latenza ed eradicazi

Messaggio da HLAB5701 » venerdì 3 febbraio 2012, 19:42

Dora ha scritto:è vero che l’IL-7 è abbastanza efficace (per esempio, più efficace della IL-2) nel risvegliare il virus dalla latenza ma, sfortunatamente, è anche un attivatore della proliferazione omeostatica dei CD4 memoria e potrebbe portare all’espansione del reservoir latente.
d'altronde, il bellissimo grafico che accompagnava uno degli ultimi interventi in lilanew sulla piattaforma vecchia (Dora, se ce la fai, riesci a ripostare il link a quel BELLISSIMO schema?) faceva ben capire la non-selettività di IL-7.



Dora
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Re: Inizio 2012: il punto su reservoir, latenza ed eradicazi

Messaggio da Dora » venerdì 3 febbraio 2012, 23:37

HLAB5701 ha scritto:
Dora ha scritto:è vero che l’IL-7 è abbastanza efficace (per esempio, più efficace della IL-2) nel risvegliare il virus dalla latenza ma, sfortunatamente, è anche un attivatore della proliferazione omeostatica dei CD4 memoria e potrebbe portare all’espansione del reservoir latente.
d'altronde, il bellissimo grafico che accompagnava uno degli ultimi interventi in lilanew sulla piattaforma vecchia (Dora, se ce la fai, riesci a ripostare il link a quel BELLISSIMO schema?) faceva ben capire la non-selettività di IL-7.
Mi spiace, non ho assolutamente presente il grafico di cui parli.
Posso suggerirti di cercarlo nell’archivio salvato da Leon dove, a differenza che su ForumUp, il motore di ricerca svolge egregiamente la propria funzione?



P.S. Vorrei ricordare che dei danni dell'IL-7, che arriverebbe addirittura a favorire la conservazione del reservoir latente, abbiamo parlato ancora abbastanza di recente in questo thread: La proliferazione omeostatica non riattiva bene il reservoir.

E io continuo a chiedermi se i vari ricercatori che fanno sperimentazioni cliniche sull'IL-7, a partire da quelli del San Raffaele che hanno in atto sia l'Inspire sia l'Eramune 02, sappiano quello che stanno facendo. Oppure no.



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Re: Inizio 2012: il punto su reservoir, latenza ed eradicazi

Messaggio da HLAB5701 » sabato 4 febbraio 2012, 4:18

Dora ha scritto: E io continuo a chiedermi se i vari ricercatori che fanno sperimentazioni cliniche sull'IL-7, a partire da quelli del San Raffaele che hanno in atto sia l'Inspire sia l'Eramune 02, sappiano quello che stanno facendo. Oppure no.[/i]
secondo me, NO.

lo schema a cui mi riferivo, molto stilizzato ma decisamente chiaro, mostrava il vaglio timico che si allargava in seguito all'azione dell'interleuchina-7, ma al contempo lasciava allargare l'arricchimento del pool di linfociti cd4+ di unità latentemente infette. (Dora, possibile che non ti ricordi quel grafico? era di una chiarezza disarmante!!)

purtroppo non ho le capacità tecniche per recuperare quella specifica discussione (ahimè, magari avessi l'intuito di salvare tra i preferiti le discussioni/immagini a cui mi verrebbe da riferirmi mesi dopo... vabbè :cry: )

si trattava di uno schemino semplice semplice in cui si mostrava, in paragone, l'allargamento del vaglio timico indotto da IL-7, per cui tendeva a passare tendenzialmente di tutto, unito alla difficoltà del S.I. a smaltire il carico virale transitato per tale via.

all'epoca, mi era sembrato uno schema sia assolutamente dettagliato che dirimente la questione, e proprio da questa rappresentazione grafica avevo deciso di mettere una pietra sopra a IL-7, in quanto incapace di indurre una selezione dei CD4 non infetti latentemente, ma semplicemente fosse un regolatore 'grossolano' del timo, capace di far passare più o meno cellule cd4+ dal vaglio 'dell'autoimmunità', ma del tutto incapace addirittura di concepire un possibile filtro contro gli eventuali antigeni esposti da hiv.

le attuali considerazioni mi paiono andare nella stessa identica direzione in cui si andò (o ci si arenò, dipende dai punti di vista ;) ) all'epoca.

insomma, prendiamolo per un dato di fatto: IL-7 stimola il timo a lasciar transitare una maggior quantità di cd4+, ma non c'è nessun 'ENTE' (organo o pseudotale) che si sogni di verificare che i cd4 così creati siano 'puliti'.

questo mi pare il dato di fatto attuale, anche alla luce delle attuali emergenze.

vorrei (non sapete quanto) che qualcuno mi contraddicesse riguardo questo.



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