SILICIANO: caratterizzazione del reservoir, studi sulla cura

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Dora
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Re: [STUDI] Siliciano: chinoline, disulfiram, reazioni CTL

Messaggio da Dora » lunedì 12 marzo 2012, 10:42

Negli stessi giorni in cui Siliciano e il suo team presentavano al CROI la loro ricerca sull’utilità di stimolare reazioni citolitiche da parte dei linfociti T al fine di meglio eliminare le cellule in cui il virus è stato risvegliato dalla latenza, veniva pubblicato su Immunity l’articolo relativo a questo studio.
In buona parte ne ho già parlato dando conto dell’abstract e della relazione di Liang Shan, però credo che raccontare parti dell’articolo aiuti a capire meglio l’importanza di questa ricerca e dei suoi possibili sviluppi, anche perché pare riportare tutto il peso della reazione dell'ospite sull'immunità cellulare a scapito della reazione anticorpale (alla faccia dei vari Super-Anticorponi-Neutralizzanti, che un mese sì e uno no vengono spacciati come LA soluzione del problema).
Tralascio le figure e i dettagli dei risultati, perché sono quanto già raccontato al CROI e riportato nel mio messaggio precedente.


Stimulation of HIV-1-Specific Cytolytic T Lymphocytes Facilitates Elimination of Latent Viral Reservoir after Virus Reactivation

I tentativi di eradicare l’HIV si sono concentrati sulla riattivazione dei provirus latenti. Alcuni studi fatti in passato con l’IL-2 o l’IL-2 più anticorpi anti-CD3 per riattivare l’HIV-1 latente non sono riusciti ad eliminare il reservoir e hanno comportato una tossicità significativa, quale risultato dell’attivazione globale dei linfociti T. Studi più recenti si sono concentrati sulla identificazione di piccole molecole, che riattivino il virus latente senza però indurre l’attivazione della cellula ospite. Tre farmaci approvati dall’FDA – l’acido valproico, l’acido idrossamico suberoilanilide (SAHA) e il disulfiram – sono capaci di riattivare il virus latente in modelli di cellule primarie e/o in cellule estratte da individui infetti. Ma gli studi clinici sull’acido valproico, che ha un’attività di inibizione dell’iston-deacetilasi, non hanno dimostrato una diminuzione consistente del reservoir latente.

Questi studi hanno posto una questione cruciale: QUELLA DEL DESTINO DI QUESTO RESERVOIR DOPO LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS NEI CD4 QUIESCENTI.
In genere, si ritiene che le cellule infette moriranno dopo la riattivazione dell’espressione genetica del virus, come risultato degli effetti citopatici del virus (CPE), oppure delle risposte immuni dell’ospite, o di entrambi.
Dal momento che i nuovi approcci per riattivare l’HIV-1 latente utilizzano sostanze che NON inducono un’attivazione complessiva dei linfociti T, È IMPORTANTE DETERMINARE SE L’EFFETTO CITOPATICO DEL VIRUS O LE RISPOSTE DELL’OSPITE SONO IN GRADO DI ELIMINARE I CD4 QUIESCENTI LATENTEMENTE INFETTI DOPO LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS.

È stata osservata l’uccisione diretta di cellule infette attraverso meccanismi che dipendono, o non dipendono, dalle caspasi in CD4 attivati. Altri studi hanno mostrato che eventi che si verificano all’inizio di un’infezione abortiva da parte dell’HIV-1 inducono la morte dei CD4 quiescenti.
Tuttavia, non si è riusciti a dimostrare se l’inversione della latenza virale causi o meno la morte dei CD4 quiescenti.

Oltre agli effetti citopatici del virus, si ipotizza che anche l’immunità dell’ospite elimini i CD4 quiescenti latentemente infetti dopo la riattivazione del virus.
I linfociti T citolitici (CTL) sono una delle principali componenti della risposta dell’ospite all’HIV-1. I CTL limitano parzialmente la replicazione virale, ma mostrano dei difetti funzionali nei pazienti in fase progressiva della malattia, che non vengono migliorati grazie alla HAART. Non si sa se i CTL siano in grado di uccidere i CD4 quiescenti in cui la l’infezione latente è stata invertita.

In questo studio, Siliciano ha
  • 1. generato delle cellule latentemente infette a partire da CD4 primari;
    2. usato il SAHA (e in certi esperimenti anche il disulfiram) per riattivare l’HIV-1 latente nei CD4 quiescenti;
    3. scoperto che LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS NON COMPORTA DI PER SÉ LA MORTE DELLE CELLULE INFETTE: i CTL dei pazienti in HAART non sono riusciti ad uccidere i CD4 autologhi latentemente infetti dopo la riattivazione del virus latente;
    4. ipotizzato, quindi, che LA RIATTIVAZIONE DELL’HIV-1 LATENTE NON RIESCA A RIPULIRE IL RESERVOIR;
    5. dedotto che LA STIMOLAZIONE DI RISPOSTE CTL PRIMA DELLA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS POSSA ESSERE UN PASSO ESSENZIALE PER L’ERADICAZIONE.


Molto in breve, i risultati della sua ricerca hanno dimostrato che

  • 1. LA RIATTIVAZIONE DELL’HIV LATENTE IN VITRO SENZA L’ATTIVAZIONE GENERALIZZATA DEI LINFOCITI T NON INCIDE SUL RESERVOIR;
    2. ANCHE LA COMBINAZIONE DI DIVERSE SOSTANZE CHE SEGUONO VIE DIVERSE PER RIATTIVARE IL VIRUS LATENTE – AL FINE DI MASSIMIZZARNE L’AZIONE ANTI-LATENZA – NON COMPORTA LA MORTE DELLE CELLULE INFETTE RIATTIVATE;
    3. GLI EFFETTI CITOPATICI DEL VIRUS NON CAUSANO LA MORTE DEI CD4 QUIESCENTI INFETTI;
    4. I CD8 DEI PAZIENTI IN HAART NON UCCIDONO I CD4 INFETTI DOPO LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS;
    5. LE RISPOSTE CITOLITICHE AUMENTANO QUANDO IL RAPPORTO E:T (Effector cell to Target cell ratio) È PIÙ ALTO, QUINDI QUANDO AUMENTA GRANDEMENTE IL NUMERO DEI CD8 DOPO UNA STIMOLAZIONE ANTIGENE-SPECIFICA A SEGUITO DI UN PERIODO PROLUNGATO DI COLTURA IN VITRO;
    6. LA STIMOLAZIONE DEI CD8 DEL PAZIENTE PRIMA DI RIATTIVARE IL VIRUS LATENTE PORTA ALL’ELIMINAZIONE DELLE CELLULE LATENTEMENTE INFETTE;
    7. LE REAZIONI CITOLITICHE DEI LINFOCITI T RICHIEDONO UN CONTATTO FRA UNA CELLULA E L’ALTRA PER POTER UCCIDERE LE CELLULE INFETTE.


In sostanza, la riattivazione del virus latente è soltanto il primo passo verso l’eradicazione: bisogna anche riuscire ad eliminare le cellule in cui il virus è stato risvegliato dalla latenza. Ma quel che Siliciano ha scoperto è che queste non muoiono, dopo la riattivazione, né grazie agli effetti citopatici del virus, né grazie alla reazione dei CD8 dei pazienti in terapia antiretrovirale.

È possibile che i CD4 memoria siano resistenti agli effetti citopatici del virus per diverse ragioni:
  • • la trascrizione e la traduzione genetica virale sono molto meno efficienti nelle cellule in stato di quiescenza;
    • in genere, i CD4 memoria quiescenti sono meno soggetti alla morte cellulare rispetto ai CD4 attivati;
    • i CD4 memoria quiescenti restano in uno stato G0 di quiescenza dopo il trattamento con sostanze come il SAHA, e in questo stato è meno probabile che vengano colpite dalle proteine virali Vpr e Vif, che causano l’arresto del ciclo cellulare e la morte delle cellule attivate.


Ne segue che invertire la latenza con sostanze che non causano un’attivazione generalizzata dei linfociti T non può portare all’eliminazione del reservoir latente. Pertanto, TROVARE UN MODO PER ELIMINARE IL RESERVOIR CELLULARE DOPO LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS È UN PASSO IMPRESCINDIBILE PER ARRIVARE ALL’ERADICAZIONE.

Anche se si ipotizza che le reazioni citolitiche HIV-1-specifiche siano in grado di eliminare le cellule latentemente infette dopo la riattivazione del virus, Siliciano ha scoperto che i CD8 isolati da pazienti in HAART erano efficaci solo se sussisteva un rapporto E:T alto e dopo un lungo periodo in co-coltura.
Una possibile spiegazione di questo è che la frequenza di CD8 HIV-specifici nei pazienti in HAART diminuisce, perché viene a mancare la stimolazione antigenica. Inoltre, la disfunzione della reazione citolitica osservata nei pazienti con malattia in fase avanzata non è ristabilita completamente dalla HAART.

TUTTAVIA, SILICIANO DIMOSTRA CHE TALE REAZIONE CITOLITICA HA POTUTO ESSERE RISTABILITA NEI CD8 DI TUTTI I PAZIENTI IN HAART STUDIATI, GRAZIE A STIMOLAZIONE IN VITRO CON PEPTIDI GAG. Questo fa pensare che le risposte CTL HIV-specifiche imperfette nei pazienti in HAART possano essere migliorate in modo da renderle in grado di eliminare efficacemente i CD4 quiescenti latentemente infetti, dopo la riattivazione del virus.
RINFORZARE LE RISPOSTE CITOLITICHE E IN SEGUITO RIATTIVARE L’HIV LATENTE PUÒ ESSERE UNA STRATEGIA DI ERADICAZIONE EFFICACE.


La stimolazione con altre proteine virali potrebbe consentire in alcuni pazienti una più ampia risposta CTL.
Dal momento che è probabile che le strategie di eradicazione verranno implementate in presenza di HAART, cicli successivi di replicazione virale si troverebbero ad essere inibiti e dunque non potrebbero sorgere mutazioni che sfuggano alle reazioni CTL de novo. Le varianti pre-esistenti, archiviate nel reservoir latente, potrebbero essere sconfitte inducendo forti ed estese risposte CTL contro differenti epitopi virali e non costituiscono un ostacolo all’eliminazione.

Sono state proposte altre strategie per indurre la morte delle cellule infette. Per esempio, si è visto che le cellule che esprimono la proteina Env dell’HIV-1 potrebbero essere colpite da tossine batteriche unite ad anticorpi. Ma l’applicazione di questo approccio è limitata dalla alta variabilità della proteina Env , dalla biodisponibilità del farmaco e dai possibili effetti avvversi.

Per concludere, SE I CD4 QUIESCENTI LATENTEMENTE INFETTI DA HIV-1 NON VENGONO DISTRUTTI IN MODO EFFICACE DOPO LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS NÉ DAGLI EFFETTI CITOPATICI DEL VIRUS, NÉ DALLE REAZIONI CITOLITICHE, LA PROPOSTA DI SILICIANO PER ARRIVARE ALL’ERADICAZIONE È QUELLA DI RINFORZARE LE RISPOSTE CITOLITICHE MEDIANTE UNA VACCINAZIONE PRIMA DELLA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS.
Ultima modifica di Dora il mercoledì 14 marzo 2012, 8:52, modificato 1 volta in totale.



nordsud
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Re: [STUDI] Siliciano: tre chinoline per riattivare l’HIV

Messaggio da nordsud » lunedì 12 marzo 2012, 14:24

Dora ha scritto:

Per concludere, SE I CD4 QUIESCENTI LATENTEMENTE INFETTI DA HIV-1 NON VENGONO DISTRUTTI IN MODO EFFICACE DELL’OSPITE DOPO LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS NÉ DAGLI EFFETTI CITOPATICI DEL VIRUS, NÉ DALLE REAZIONI CITOLITICHE, LA PROPOSTA DI SILICIANO PER ARRIVARE ALL’ERADICAZIONE È QUELLA DI RINFORZARE LE RISPOSTE CITOLITICHE MEDIANTE UNA VACCINAZIONE PRIMA DELLA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS.

Oppure tentare con il Bavituximab.
Vaccino ( quale? ) + haart ( la solita ) + VOR ( già approvato ) + Bavituximab ( in fase clinica avanzata ) ..si aggiunge sale tanto quanto basta e si gira un pò...
I test clinicl del bavituximab per l'epatite C sono abbastanza promettenti e sono già in fase clinica da parecchio. Perchè non riescono ad unire tutte le sinergie terapeutiche senza aspettare tempi blbblici ?

http://ir.peregrineinc.com/releasedetai ... eID=636036

A comparison of the viral data indicated that the kinetics of antiviral activity were different between the interferon and bavituximab treatment groups with a high percentage of those patients achieving EVR in the interferon arm of the study doing so between week 4 and 8 and the majority of patients achieving EVR in the bavituximab groups doing so at the week 12 end of study timepoint. More patients had achieved EVR in the interferon-containing group by the end of the study, however based on the nature of late EVR development in the bavituximab containing arms at the very end of the 12 week trial, a longer-term evaluation is needed to adequately compare the effectiveness of bavituximab and interferon. The company plans to present full results from the study at a medical conference in 2012.

Acronimo EVR ( non sopporto l'uso esagerato degli acronimi in USA ) = early virologic response (EVR), an early predictor of which patients are likely to clear virus with continued treatment.


Mi sembra che vogliano centellinare i test ed i trial per avere sempre qualcosa da pubblicare ai vari meeting.( comunque non possiamo che essere entusiasti di questa "primavera" nella lotta per arrivare - MAGARI- ad una soluzione finale )



Leon
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Re: [STUDI] Siliciano: chinoline, disulfiram, reazioni CTL

Messaggio da Leon » giovedì 15 marzo 2012, 15:45

Mettendo insieme la storia della "replicazione criptica" di Fletcher, con la HAART che "fa quel che può" PERSINO in termini di replicazione attiva ( http://hivforum.info/forum/viewtopic.php?p=15339#p15339 ), e questa di Shan-Siliciano, che abbatte IL pilastro di tutto il discorso dell'eradicazione via stimolazione della trascrizione provirale nelle cellule latentemente infette, vale a dire l'azione citopatica del virus così prodotto, direi che c'è da spararsi (e davvero non capisco, caro Nordsud, dove trovi motivo per i tuoi entusiasmi).

In pratica, non sta più in piedi NIENTE, e quello che sembrava il Santo Graal, cioè la forzatura della trascrizione, si riduce a un possibile pezzetto del medesimo.



Dora
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Re: [STUDI] Siliciano: chinoline, disulfiram, reazioni CTL

Messaggio da Dora » giovedì 15 marzo 2012, 18:07

Leon ha scritto:Mettendo insieme la storia della "replicazione criptica" di Fletcher, con la HAART che "fa quel che può" PERSINO in termini di replicazione attiva ( http://hivforum.info/forum/viewtopic.php?p=15339#p15339 ), e questa di Shan-Siliciano, che abbatte IL pilastro di tutto il discorso dell'eradicazione via stimolazione della trascrizione provirale nelle cellule latentemente infette, vale a dire l'azione citopatica del virus così prodotto, direi che c'è da spararsi (...).

In pratica, non sta più in piedi NIENTE, e quello che sembrava il Santo Graal, cioè la forzatura della trascrizione, si riduce a un possibile pezzetto del medesimo.
Senti Leon, so di essere permeata di una sorta di "pregiudizio illuministico" e non posso farci molto, perché è proprio uno degli elementi costitutivi della mia cultura e del mio modo di vedere il mondo e buttarlo via mi richiederebbe di ricostruirmi dalle radici.
Fatta questa debita premessa, devo dirti che già l'avere abbattuto un mito - cioè l'aver fatto piazza pulita di quello che tu chiami "Santo Graal della forzata trasmissione come unica cosa da fare per eradicare, perché a far fuori le cellule malate attivate ci penserà il virus stesso" - e l'obbligare i ricercatori ad affrontare la sfida dell'eradicazione in termini meno metafisici e più razionali mi pare un altro degli ENORMI meriti di Siliciano.
Alla fine, quando questa tragedia sarà finita, qualcuno riconoscerà la genialità straordinaria di quest'uomo e gliene renderà merito. E a me sembra che un piccolo passo verso la fine di questa tragedia lui l'abbia fatto anche con questa ricerca.

L'ipotesi della trascrizione del provirus latente come unica cosa da fare non sta più in piedi: è stata falsificata sperimentalmente, quindi non resta che prenderne atto.
Ma a me non pare che Siliciano si sia fermato qui.

Le cose che ha fatto in quest'ultimo lavoro sono due e tu stai tenendo conto soltanto della pars destruens.
  • 1. PARS DESTRUENS: dimostra che gli effetti citopatici del virus riattivato non sono sufficienti ad uccidere le cellule infette e che anche gli effetti citolitici dei CD8, se lasciati a sé stessi, sono troppo deboli per uccidere i CD4 quiescenti latentemente infetti e riattivati. La riattivazione del reservoir latente, quindi, è solo il primo passo per la sua distruzione.

    2. PARS COSTRUENS: se, prima di intervenire con il SAHA e/o il disulfiram (che si è già DIMOSTRATO che sono in grado di riattivare il virus latente SENZA al contempo scatenare uno stato di attivazione generalizzato dei linfociti T), si riescono a stimolare i CD8 (per esempio mediante i peptidi Gag), perfino quelli "indeboliti" di pazienti in HAART da molti anni, è possibile aiutarli a svolgere la loro funzione e a distruggere i CD4 infetti. (Non vorrei ora tradurre tutta la parte del lavoro dedicata alla pre-stimolazione dei CD8, né riportare le figure 4, 5 e 6 e 7 + quelle dei materiali supplementari. Sono visibili nel full text, che Jules ha reso disponibile ed è linkato nel titolo dell’articolo nel mio messaggio precedente.)
Una via per venirne fuori Siliciano l'ha mostrata. Perché sembri non volerla vedere? Sono io che sto leggendo male l'articolo e ci vedo dentro una speranza che non c'è?



nordsud
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Re: [STUDI] Siliciano: chinoline, disulfiram, reazioni CTL

Messaggio da nordsud » venerdì 16 marzo 2012, 11:11

Leon ha scritto:Mettendo insieme la storia della "replicazione criptica" di Fletcher, con la HAART che "fa quel che può" PERSINO in termini di replicazione attiva ( http://hivforum.info/forum/viewtopic.php?p=15339#p15339 ), e questa di Shan-Siliciano, che abbatte IL pilastro di tutto il discorso dell'eradicazione via stimolazione della trascrizione provirale nelle cellule latentemente infette, vale a dire l'azione citopatica del virus così prodotto, direi che c'è da spararsi (e davvero non capisco, caro Nordsud, dove trovi motivo per i tuoi entusiasmi).

In pratica, non sta più in piedi NIENTE, e quello che sembrava il Santo Graal, cioè la forzatura della trascrizione, si riduce a un possibile pezzetto del medesimo.
L'entusiasmo per la ricerca è come la marea del mare che va e che viene. Dopo la notizia sulle staminali un pò di entusiasmo mi è venuto.
Sia chiaro che dal punto di vista clinico non esiste ancora niente all'orizzonte che possa far gridare al miracolo, anche se comincia delinearsi quale dovrà essere il percorso terapeutico. Che sia attuabile e percorribile entro termini non bibblici (all' orizzonte non c'è nulla ) a priori nessuno di noi lo sa.



Leon
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Re: [STUDI] Siliciano: chinoline, disulfiram, reazioni CTL

Messaggio da Leon » venerdì 16 marzo 2012, 17:50

nordsud ha scritto:L'entusiasmo per la ricerca [...]
[...]
dal punto di vista clinico [...]
Adesso ho colto il distinguo. Immagine



Leon
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Re: [STUDI] Siliciano: chinoline, disulfiram, reazioni CTL

Messaggio da Leon » venerdì 16 marzo 2012, 17:52

Dora ha scritto: [...]
Una via per venirne fuori Siliciano l'ha mostrata. Perché sembri non volerla vedere? Sono io che sto leggendo male l'articolo e ci vedo dentro una speranza che non c'è?
Sì, ecco, diciamo giusto che, dopo aver fatto crollare tutto, Shan-Siliciano hanno almeno ventilato una tendopoli (in vitro, occhio!), mentre Fletcher (circa il quale conterei di rispondere al tuo ultimo messaggio nel relativo thread) no. Continuo tuttavia a ritenere che sarebbe stato preferibile se non ci fosse stato questo, pur inevitabile, terremoto.



Dora
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Re: [STUDI] Siliciano: chinoline, disulfiram, reazioni CTL

Messaggio da Dora » martedì 24 luglio 2012, 22:01

DISULFIRAM: eravamo fermi ai risultati così così (moolto così così) del CROI.

Non ci sono dati nuovi sulla sperimentazione ma, spulciando fra i lavori appena presentati ad AIDS 2012, ho trovato un abstract di John Mellors e altri di Pittsburgh, in cui viene descritto il meccanismo attraverso il quale il disulfiram riesce a riattivare l'espressione del virus latente. [Ma non sarebbe stato un lavoro da fare PRIMA del trial clinico? :roll:]

Comunque stia andando il trial, a quanto pare ci credono ancora.
Anzi, avendo individuato il meccanismo di azione - la diminuzione nei CD4 memoria dell'espressione del gene PTEN (fosfatasi e omologo della tensina) che, grazie alla somministrazione di disulfiram, viene espresso a livello di proteine ma non di RNA, portando così alla riattivazione dell'HIV latente - Mellors e colleghi ritengono che questo apra una nuova strada per ridurre le dimensioni del reservoir: quella degli inibitori del PTEN.



Mechanism by which disulfiram reactivates latent HIV-1 expression

G. Doyon, J. Zerbato, J. Mellors, N. Sluis-Cremer

University of Pittsburgh School of Medicine, Infectious Diseases, Pittsburgh, United States


Background: Disulfiram, a drug used to treat chronic alcoholism, was shown to reactivate latent HIV-1 expression in a primary cell model of virus latency. Furthermore, an ongoing clinical trial is assessing whether a two-week course of this drug will reduce the HIV-1 latent reservoir in patients on highly active antiretroviral therapy. In this study, we investigated the mechanism by which disulfiram reactivates latent HIV-1 expression.

Methods: Disulfiram treatment was assessed in three different cell line models of HIV-1 latency (i.e., ACH-2 (derived from CEM), J89GFP Jurkat and U1 monocytic), and in CD4+ central memory T cells isolated from HIV-negative individuals.

Results: We found that disulfiram reactivated latent HIV-1 expression in the U1 cell line, but not in the J89GFP or ACH-2 cell lines. Since both Jurkat and CEM cells lines are known to be phosphatase and tensin homolog (PTEN)-null, we further investigated the impact of disulfiram treatment on PTEN expression and the PI3K/Akt signaling pathway in both CD4+ central memory T cells and U1 cells. We found that disulfiram significantly down-regulated PTEN expression at the protein, but not RNA, level. Decreased PTEN expression correlated with an increase in phosphorylated Akt and reactivation of latent HIV-1 expression.

Conclusions: Our data show that disulfiram down-regulates PTEN expression, which results in activation of the PI3K/Akt signaling pathway. These studies further highlight an important role for this signaling pathway in the establishment and maintenance of HIV-1 latency, and suggest that PTEN inhibitors may provide an avenue to reduce the size of the latent reservoir.



Dora
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Re: [STUDI] Siliciano: chinoline, disulfiram, reazioni CTL

Messaggio da Dora » lunedì 6 agosto 2012, 14:48

LATENZA: non so se e quando verranno pubblicati gli abstract di “TOWARDS AN HIV CURE”: AIDS 2012 PRE-CONFERENCE SYMPOSIUM - 20 & 21 JULY 2012. Ma nella prima di quelle due giornate Siliciano ha tenuto una lezione plenaria dedicata alla latenza dell'HIV, durante la quale ha anticipato i risultati di una sua ricerca non ancora pubblicata, in cui dimostra che non vi è correlazione fra DNA provirale e HIV residuo capace di replicazione. Infatti, l'HIV DNA è molto più frequente rispetto al virus capace di replicarsi.
Siliciano ha presentato una analisi clonale di questi provirus, in cui si vede che la maggior parte di essi è difettiva a causa di varie mutazioni, ma quasi il 20% presenta dei genomi intatti.
La ricerca non è ancora stata pubblicata; tuttavia, parrebbe dimostrare che il numero di cellule infette che possono avere rilevanza clinica potrebbe essere superiore rispetto a quanto è stato stimato.

Nell'attesa dell'articolo di Siliciano, posto la parte di un report di David Margolis dedicato al simposio e reperibile per intero in Natap.



(...) Bob Siliciano of Hopkins, [...] reviewed HIV latency, the state of HIV infection when the virus is silently integrated into the genome of rare, resting CD4+ T cells, and of recent results from studies in his laboratory. Siliciano pointed out that latent infection is favored in non-activated CD4 cells, as the silencing of HIV expression is enforced in cells that have low levels of cellular factors required for virus expression, such as NFkB.

To develop agents that might provide the kick needed for “kick and kill,” Siliciano described a model system developed in his laboratory. Here, primary CD4 T cells from an HIV-uninfected donor are stably transduced with the human survival gene called Bcl-2.
These cells can then grown in the lab for long periods of time. Cells can then be activated to allow infection with an HIV that also carries a marker gene, and then the activation signals withdrawn.
Over time, surviving cells lapse into latency, and one is left with a pool of cells that contain latent viral genomes that will express a marker gene if the virus is awakened.
This provides a system to perform screening of large numbers of compounds to discover ones able to reactivate latent HIV. Using this system, the lab found that a drug used to treat alcoholism, Antabuse or disulfiram, reactivated latent viral genomes. This drug is now undergoing clinical testing to see if it can reactivate latent virus in the patients for whom viremia is held in check by ART.

However, the kick-kill strategy rests on the hope that the few cells that contain latent, persistent virus will die or be cleared once the virus is re-induced. Siliciano reviewed a very influential paper published by his group (Shan et al., Immunity 2012). The sway of this work was evidenced by the fact that at least 4 other speakers at the meeting would later refer to this paper. Shan and co-workers showed that infected cells studied in the lab could be induced to express HIV in some situations, but that they would not reliably be killed in the process. This finding has reignited interest in approaches to kill infected cells as part of a curative strategy, either by upregulating the anti-HIV immune response with therapeutic vaccines, or devising ways to make infected cells selectively more susceptible to death following viral induction.

Finally, Siliciano discussed new and unpublished work from his laboratory.
An important issue in future attempts to cure HIV infection is the measurement of the size of the problem. The HIV genome, HIV DNA, can easily be measured in the cells of almost all HIV-infected patients, even those on ART for many years. However, in such patients, latent HIV is very rare, found in (often much) less than 1 in a million resting CD4+ T cells. Therefore most of these HIV DNA molecules are defective, “junk” DNA that cannot make virus and are not a threat. The problem is that hidden in the pile of junk are potentially deadly, functional genomes. As we move towards eradication therapies, we will need to know how much progress we are making.

So the Siliciano lab performed standard viral outgrowth assay of resting CD4 T cells, growing millions of cells in cultures of 1 million cells per dish. From some culture wells, replication competent HIV was recovered. But the lab looked for HIV DNA in the wells where virus was not recovered, and found viral DNA in some of these. Through exhaustive amplification and sequencing techniques, the lab tried to explain what was wrong with the DNA viral genomes that did not produce virus in culture. Most of these genomes were defective due to multiple and/or extensive mutations. But about 20% of the genomes appeared to be functional, at least on the level of the genetic sequence. When a few of these genomes were reintroduced in to cells in a way that they could produce viral particles, these viruses appeared to grow reasonably well. The take-home message of the work is that while simple measures of HIV DNA in cells wildly overestimate the size of the true latent reservoir, the precise and exhaustive viral culture assays that attempt to measure the latent reservoir may underestimate its size.

In my opinion is it not depressing to discover that the size of the latent reservoir may be two or even 5 times bigger than previously estimated, as in absolute numbers of infected cells, it is still pretty small. But if can we develop eradication therapies, we will need better tools to measure the size of the reservoir as we whittle it down. If we are successful, in the end we come to studies of treatment interruption as it is likely that there will always be some sort of HIV genetic material that can be detected in patients, as was recently reported with the only person likely cured so far, the Berlin patient Tim Brown.



Dora
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Re: [STUDI] Siliciano: tre chinoline per riattivare l’HIV

Messaggio da Dora » martedì 11 dicembre 2012, 7:54

Dora ha scritto:DISULFIRAM: eravamo fermi ai risultati così così (moolto così così) del CROI.

Non ci sono dati nuovi sulla sperimentazione ma, spulciando fra i lavori appena presentati ad AIDS 2012, ho trovato un abstract di John Mellors e altri di Pittsburgh, in cui viene descritto il meccanismo attraverso il quale il disulfiram riesce a riattivare l'espressione del virus latente. [Ma non sarebbe stato un lavoro da fare PRIMA del trial clinico? :roll:]

Comunque stia andando il trial, a quanto pare ci credono ancora.
Anzi, avendo individuato il meccanismo di azione - la diminuzione nei CD4 memoria dell'espressione del gene PTEN (fosfatasi e omologo della tensina) che, grazie alla somministrazione di disulfiram, viene espresso a livello di proteine ma non di RNA, portando così alla riattivazione dell'HIV latente - Mellors e colleghi ritengono che questo apra una nuova strada per ridurre le dimensioni del reservoir: quella degli inibitori del PTEN.
Un brevissimo aggiornamento da parte di Steven Deeks, in risposta a un'intervista sulle prospettive di cura fattagli da Oriol Gutierrez e appena pubblicata su POZ:


  • Please explain your disulfiram research.

    The primary barrier to a cure is the fact that the genetic information for HIV gets integrated into long-lived CD4 cells, so they basically exist for years and years and become silent. To cure people, we need drugs that activate this resting HIV, forcing it out of its hiding place. This in theory should result in the death of the infected cell.

    A few years ago, Bob Siliciano found that disulfiram—[better known as Antabuse, which is used to treat alcohol dependency]—reverses HIV latency in cell culture. Through mechanisms yet to be defined, the drug appears to activate HIV from resting cells. The level of drug exposure necessary to cause this effect is similar to that obtained when the drug is given to people with alcohol problems.

    Since this drug has actually been around for almost 60 years and is clearly safe, at least in people who don’t drink, we designed a series of clinical trials to advance this idea into patients.

    We first performed a pilot study to confirm its safety. We found in that study that the drug might increase HIV production. With funding from amfAR and now the NIH, we are about to launch a more definitive study to see if this drug actually might contribute to a cure.



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