Come no, e vedrai con quale potenza di fuoco partiranno le politiche di prevenzione italiane.Dora ha scritto: Vedremo lo stesso a Roma e Milano?

Come no, e vedrai con quale potenza di fuoco partiranno le politiche di prevenzione italiane.Dora ha scritto: Vedremo lo stesso a Roma e Milano?
Quello che mi angoscia di più è che a Milano e Roma si possa adeguare o addirittura superare la percentuale SPAVENTOSA di Londra di gay con HIV. E che questo accada in una situazione di TOTALE disinteresse da parte delle nostre autorità sanitarie.Puzzle ha scritto:Come no, e vedrai con quale potenza di fuoco partiranno le politiche di prevenzione italiane.Dora ha scritto: Vedremo lo stesso a Roma e Milano?
Vedo che le tue stime confermano le mie paure.rospino ha scritto:iniziato a guardarmi i dati di alcuni studi (SIALON 2009, EMIS 2010 e ECDC Project – CNAIDS/ISS 2011) che erano citate in queste slide: http://www.casserosalute.it/images/colf ... glieri.pdf . In realtà il progetto SIALON ha avuto un seguito (SIALON II) e mi sono da poco scaricato alcuni documenti interessanti relativi proprio a dati, credo preliminari, sulla prevalenza a Milano e a Roma.
(...) Non credo sia inverosimile attendersi quindi che la percentuale reale di persone sieropositive sia attorno 12% a Roma, al 14% a Milano e al 10,5% a Verona.
In effetti, anche io ho paura, nel senso che intendi tu. Penso che quello che sta accadendo sia allucinante, e mi riferisco soprattutto al silenzio a dir poco imbarazzante della politica e delle associazioni (ma forse queste ultime si stanno svegliando?). Il mio giudizio riguardo al ruolo delle associazioni è però fondamentalmente diverso da quello che altre persone sieropositive potrebbero avere. Io credo che l'informazione e la comunicazione su prevenzione, sensibilizazione e educazione su HIV e AIDS dovrebbero essere svolte in prima persona dallo Stato. Non a caso, la London Councils è una sorta di ente sovracomunale (una specie di "unione di comuni").Dora ha scritto: Vedo che le tue stime confermano le mie paure. (...)
La proiezione sui prossimi anni nelle grandi città è quindi terrorizzante, perché più le reti socio-sessuali sono interconnesse, più strettamente l'incidenza dipende dalla prevalenza: in parole povere, se in una città ci sono tanti gay HIV+, tante di più saranno le nuove infezioni fra i gay.
Certamente, sarà un piacere.Potresti, quando avrai elaborato il seguito dello studio SIALON, aggiornare il tuo post? Nel frattempo dovrebbero essere arrivati i dati del COA che, per quanto affidabili solo facendo un atto di fede, dovrebbero confermare la tendenza osservata negli ultimi 5-6 anni.
Rospino sì, certo, come non essere d'accordo sul semplice calcolo economico che, in assenza di un forte stimolo etico, dovrebbe comunque spingere le istituzioni a farsi carico della prevenzione?rospino ha scritto:Io credo che l'informazione e la comunicazione su prevenzione, sensibilizazione e educazione su HIV e AIDS dovrebbero essere svolte in prima persona dallo Stato. Non a caso, la London Councils è una sorta di ente sovracomunale (una specie di "unione di comuni").
E' lo Stato - o in senso più generale, le amministrazioni pubbliche preposte - infatti, (e la nostra Costituzione lo dice chiaramente: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività"), che deve farsi garante di queste attività di comunicazione e informazione: è il pubblico, d'altronde, che si accolla i costi per le cure delle persone sieropositive e che dovrebbe avere anche un interesse diretto al contenimento di questi costi. E' fuor di dubbio, secondo me, che le varie campagne e attività di cui parlavo sopra passino anche attraverso associazioni senza scopo di lucro, ma queste ultime necessitano di fondi e finanziamenti per il loro funzionamento. E si sa che in Italia le donazioni, soprattutto da parte di privati, scarseggiano.
Ora il problema è anche la completa assenza di lungimiranza da parte della nostra classe politica. Chiamiamola ignoranza, o troviamo pure dei sinonimi: la sostanza non cambia. Ed è il problema che da anni affligge l'Italia: risparmiamo oggi... chi se ne frega dei "costi" nel futuro. Guardate cosa sta accadendo in queste settimane per la tutela (dal dissesto idrogeologico) del territorio...
A noi è ben chiaro che con le somme equivalenti al costo di - diciamo - un migliaio di nuove persone sieropositive che entrano in terapia (ogni anno, sarebbero all'incirca 4mila i nuovi contagi), lo Stato sarebbe in grado di investire decentemente in informazione e prevenzione. Questo permetterebbe di evitare nuovi contagi e quindi, in concreto, di rientrare - entro un lasso di tempo ragionevole - di almeno una quota dei costi sostenuti.
Quello che io propongo è uno slogan davvero banale: Più informazione e prevenzione da parte dello Stato (adesso), minori costi per il Sistema sanitario nazionale (nel breve e medio periodo).
In realtà, mentre scrivevo, io mi riferivo esclusivamente alle associazioni che si occupano di HIV e AIDS e non tanto a quelle di persone omosessuali. Quindi capisco perfettamente il tuo punto di vista sull'argomento e, dopo avervi riflettuto, lo condivido, col beneficio del dubbio legato alla mia parziale ignoranza (diretta) delle attività svolte dalle associazioni. Mi chiedo infatti quale sia il livello di consapevolezza, da parte delle associazioni gay, sulla realtà dell'HIV nel 2014, e quali siano le iniziative intraprese al riguardo, a parte diramare comunicati stampa. Sono domande alle quali non so dare una risposta.Dora ha scritto:Io non so nulla di come si parla agli adolescenti, quindi d'istinto tenderei a dare più fiducia a un'associazione di persone omosessuali. Immagino che avrebbe una sensibilità che, invece, potrebbe mancare per esempio a un docente che si assumesse il compito di fare educazione sessuale a scuola. Non parliamo poi delle campagne fatte genericamente attraverso i mass media, che parlano a tutti in modo indiscriminato e che non consentono i feed back.
È per questo che insisto tanto sulle associazioni e che la mia polemica nei confronti di quelle che reputo le loro mancanze è sovente assai aspra.
Mattioli si è staccato da Arcigay per fondare PLUS proprio perché non trovava in Arcigay la necessaria attenzione nei confronti dell'infezione. Ha raccontato qualcosa qui: http://www.hivforum.info/forum/viewtopi ... =12&t=1363.rospino ha scritto:In realtà, mentre scrivevo, io mi riferivo esclusivamente alle associazioni che si occupano di HIV e AIDS e non tanto a quelle di persone omosessuali. Quindi capisco perfettamente il tuo punto di vista sull'argomento e, dopo avervi riflettuto, lo condivido, col beneficio del dubbio legato alla mia parziale ignoranza (diretta) delle attività svolte dalle associazioni. Mi chiedo infatti quale sia il livello di consapevolezza, da parte delle associazioni gay, sulla realtà dell'HIV nel 2014, e quali siano le iniziative intraprese al riguardo, a parte diramare comunicati stampa. Sono domande alle quali non so dare una risposta.Dora ha scritto:Io non so nulla di come si parla agli adolescenti, quindi d'istinto tenderei a dare più fiducia a un'associazione di persone omosessuali. Immagino che avrebbe una sensibilità che, invece, potrebbe mancare per esempio a un docente che si assumesse il compito di fare educazione sessuale a scuola. Non parliamo poi delle campagne fatte genericamente attraverso i mass media, che parlano a tutti in modo indiscriminato e che non consentono i feed back.
È per questo che insisto tanto sulle associazioni e che la mia polemica nei confronti di quelle che reputo le loro mancanze è sovente assai aspra.
Appunto. Ma anche se Mattioli si è staccato da Arcigay, fa comunque "comunella", mi chiedo? Mi riferisco a quello che definirei "comunicato stampa scandalo" di cui tu stessa avevi già parlato ( http://www.plus-onlus.it/vaccino-tat-di ... silvestri/ ). Non sarebbe più saggio smettere di attendersi "risultati in questa importante materia" e valutare in modo più obiettivo quale sia lo stato della ricerca scientifica sul tema, prendendo consapevolezza del fatto che, poiché di fatto non vi saranno novità concrete sul fronte "vaccini terapeutici" per i prossimi 5-8 anni (a voler essere ottimisti), è altamente auspicabile impegnarsi nella prevenzione?Dora ha scritto: Mattioli si è staccato da Arcigay per fondare PLUS proprio perché non trovava in Arcigay la necessaria attenzione nei confronti dell'infezione. Ha raccontato qualcosa qui: http://www.hivforum.info/forum/viewtopi ... =12&t=1363.
(...)
Che cosa facciano in concreto la maggior parte di questi attivisti, oltre a frignare sulle disattenzioni della politica e delle istituzioni e a sostenere un vaccino che non c'è, perpetuando fra i più giovani la falsa convinzione che un vaccino esista, me lo chiedo anch'io.