Ex governo Berlusconi - Ex Governo Monti e UE

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cd4lover
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Re: Ex governo Berlusconi - Governo Monti e UE

Messaggio da cd4lover » giovedì 23 febbraio 2012, 23:52

Io ho venduto tutto...non investirò più in bancari per qualche settimana...troppa volatilità.
Molto meglio stare sulle valute con leve basse.


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isabeau
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Re: Ex governo Berlusconi - Governo Monti e UE

Messaggio da isabeau » venerdì 24 febbraio 2012, 9:51

io sto' cercando di vendere le due biciclette :roll: anzi meglio ke venda l'auto alle bici nn devo fare il pieno :roll: :geek:



skydrake
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Re: Ex governo Berlusconi - Governo Monti e UE

Messaggio da skydrake » venerdì 24 febbraio 2012, 15:09

Leon ha scritto:Immagine
[...]
Immagine
( http://www3.lastampa.it/economia/sezion ... tp/443751/ )

E via, grazie al giochino dei blocchi/sblocchi degli short "a sorpresa" (ovviamente non per le mani forti - banche in primis - gentilmente preavvisate per tempo affinché non rimangano mai col cerino acceso in mano), verso nuove, eccitanti inculate di massa del "parco buoi" (= piccoli risparmiatori)!
Quasi quasi la considero una buona notizia. Le vendite allo scoperto sono uno strumento essenziale per gli speculatori. In generale, se TUTTE le borse vietassero questa possibilità sarebbe cosa positiva, in quanto tendono ad aumentare le oscillazioni delle azioni in entrambe le direzioni. Nei periodi di recessione possono dare ai movimenti ribassisti delle dinamiche "da panico" (spingono ad fuggire da certe azioni/obbligazioni). Ma nei momenti di crescita forniscono quella dinamica alla borsa che la rende agli investitori "più interessante"(=più possibilità di guadagno). Se alcune borse consentono tale strumento e altre borse no, quest'ultime finirebbero con l'attirare più investitori (tutti quelli che preferiscono rischiare).

Se tale strumento viene riammesso, per quanto negativo in se, potrebbe essere considerato come un segno della fine (momentanea, direi io) della crisi.



HLAB5701
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Re: Ex governo Berlusconi - Governo Monti e UE

Messaggio da HLAB5701 » sabato 25 febbraio 2012, 2:19

AN BEDNARZ
Health After Oil

In questo saggio andrò ad affrontare il rapido declino del servizio sanitario greco e le condizioni socioeconomiche in tutta la nazione, evidenziando come la conseguenza sia da ricercarsi in una crisi economica e fiscale che i dirigenti politici e finanziari hanno deciso di portare avanti attraverso l'imposizione di misure draconiane di austerità sopra la maggioranza del popolo greco, così da: a) proteggere l'opulenza, lo status e il potere delle élite dominanti, e b) proteggere e risuscitare un sistema finanziario moribondo. La causa ultima del deterioramento del servizio sanitario greco, tuttavia, si individua nel raggiungimento dei limiti fisici della Terra nei confronti di una crescita economica perpetua (1).

Dunque, il tentativo di far ripartire la crescita, da molti considerata la sicura panacea, non sta dando i risultati voluti e il caso della Grecia dimostra che l'"austerity" porta con sé un costo fatale. (Lo stimolo è una possibilità dai vari aspetti, che non verranno sviluppati nel presente articolo)(2). Infine, politici, grandi aziende e governi nazionali assai difficilmente riconosceranno che siamo prossimi ai limiti della nostra crescita, mentre le amministrazioni locali e i movimenti popolari alla fine inizieranno a rimodellare sistemi sanitari sostenibili (e tutte le istituzioni socioeconomiche) come mezzo di sopravvivenza, pur non sapendo di fare ingresso in una nuova era post-crescita.

Prima di passare in rassegna i segnali che attestano il deterioramento del sistema sanitario greco, è necessaria un’introduzione. Io e i miei colleghi per diversi anni abbiamo sostenuto che, nel momento in cui si fosse verificato un calo nella disponibilità energetica (in gergo "peak oil"), pressioni su altre risorse naturali, oppure ancora una crisi ecologica, le economie industriali si sarebbero scontrate con i limiti della crescita. Dunque, l'economia fondata sul debito e il sistema finanziario non avrebbe più funzionato nella maniera corretta e l'attività socioeconomica avrebbe iniziato a contrarsi e a mostrare segni di collasso. Ora che questo accade, la medicina moderna e il servizio pubblico sanitario e assistenziale saranno insufficienti nel tutelare la salute della popolazione e nel fornire cure mediche, a meno che non si riorganizzino per essere sostenibili in una situazione post-crescita. Il caso della Grecia avvalora questo ragionamento. Siamo giunti a questo pensiero passando per il peak oil, sebbene potessimo arrivarvi attraverso una moltitudine di strade (3).

Questa definizione dell'attuale situazione non è ovvia, in quanto le società moderne funzionano secondo un paradigma (dimensione cognitiva) e una mitologia (4) (dimensione affettiva), le cui metafore cardinali sono: la naturalezza di una crescita economica perpetua e il dominio supremo dell'uomo sulla natura e su tutto ciò che è non umano. Queste metafore non stanno più dando soluzione ai problemi, così come non forniscono più un opportuno significato e senso di riconoscimento per le persone dal momento che l'economia mondiale non ha più accesso a una base energetica a basso costo con cui operare, mantenere sé stessa ed espandersi.

Van Egmond e De Vries raccontano come i limiti alla crescita sono prossimi a manifestarsi e, in conseguenza di ciò, ad essere compresi (5)(6).

Così come suggerirebbe qualsiasi approccio sistematico, il presentarsi della crisi non avviene in modo palese e chiaro; viceversa, si manifesta con una lenta erosione delle capacità di gestire adeguatamente una realtà complessa e interdipendente. Prenderà la forma di una moltitudine di crisi collegate: ecologica, finanziario-economica e sociale.(7)

Questa prospettiva è inintelligibile per i leader istituzionali. Viceversa, questi si sono gettati con solerzia/disperazione sull'austerity per ripristinare il cosmos economico e finanziario nel quale erano inseriti e da cui avevano avuto potere e possibilità di far denaro. Peter Orszag, un tempo facente parte del team economico di Obama, ha di recente rivelato il fallimento intellettuale del governo statunitense: “La verità è che noi non sappiamo come risistemare il mercato del lavoro statunitense, è come se ci trovassimo in una zona non tracciata nelle mappe.” (8) Ciò che il governo statunitense sa risistemare sono i dati dei tassi di disoccupazione del Bureau of Labor Statistics (9).

Dopo questa panoramica, passiamo alla crisi che affligge la salute dei greci, dove le persone hanno davvero difficoltà a procurarsi un'aspirina (10), proprio mentre si trovano a combattere contro un "superbatterio" che può essere resistente alla maggior parte degli antibiotici (11). Nell'ottobre del 2011 la rivista The Lancet ha pubblicato un articolo in cui si esaminavano gli effetti sulla salute provocati dai tagli al bilancio del servizio sanitario nazionale (12). Le seguenti citazioni sono tratte da quell'articolo. Gli autori scrivono:

[…] c’è stato circa il 40% di tagli nei bilanci ospedalieri, carenze di personale, occasionali insufficienze nelle forniture mediche, e mazzette ricevute dal personale medico per saltare la coda negli ospedali sovraffollati.

Anche se è stato meno semplice accedere ai medici generici e ai servizi ambulatoriali, nel 2010 c'è stato un incremento dei ricoveri negli ospedali pubblici pari al 24% rispetto al 2009 e dell'8% nella prima metà del 2011 se confrontato con lo stesso periodo del 2010. I maggiori istituti privati, anche se svolgono una quota ridotta delle cure sanitarie rispetto alle strutture pubbliche, sono stati anch'essi colpiti dalle forti pressioni sui bilanci interni e hanno registrato perdite dopo l'insorgere della crisi. Uno studio del 2010 ha riportato un calo del 25-30% negli accessi agli ospedali privati.

Ci sono segnali che le conseguenze sulla salute vedranno un peggioramento, specialmente per le categorie più sensibili. Abbiamo inoltre registrato un aumento significativo delle persone che giudicano la propria salute come "cattiva" o "molto cattiva". I suicidi hanno visto un incremento del 17% dal 2007 al 2009, e i dati non ufficiali riferiti al 2010 che sono stati discussi in parlamento parlano di un 25% di aumento rispetto al rapporto del 2009. Il Ministero della Salute riporta ancora un incremento del 40% nella prima metà del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010. Il servizio nazionale di supporto telefonico che fornisce ascolto in tema di suicidio riporta che il 25% delle persone che si sono rivolte ad esso hanno incontrato difficoltà finanziarie nel 2010 e altri resoconti sui mezzi d'informazione indicano che l’impossibilità di ripagare gli elevati livelli di indebitamento potrebbe essere un fattore chiave nell'aumento dei suicidi. Un altro aspetto ad aver visto un aumento è la violenza, con i tassi di omicidio e di furto che sono quasi raddoppiati tra il 2007 e il 2009. […]

Complessivamente, il quadro della situazione sanitaria in Grecia è preoccupante […] Una maggiore attenzione sulla salute e sull'accesso alle cure è fondamentale per assicurare che la crisi greca non vada a insidiare la fonte ultima della ricchezza del paese: il suo popolo.

Gli autori non forniscono raccomandazioni politiche, e ciò mi porta a pensare che essi non vedano alternativa all'attesa di un recupero del sistema finanziario ed economico globale.

Per completare questo studio del Lancet, trovo che sia significativo parlare di una Diaspora economica greca (13), di persone che sono così disperate e impotenti da abbandonare (14) i propri bambini nelle chiese perché possano essere nutriti, vestiti e sistemati in un orfanotrofio. Un articolo del gennaio 2012 del Washington Post riporta:

“Le condizioni sono peggiorate in maniera così drammatica che i dottori in questo paese ora iniziano a pensare che la crisi greca non sia più soltanto una crisi finanziaria, quanto una crisi umanitaria”, afferma Dimitris Varnavas, presidente della Federazione dei Dottori Ospedalieri Greci. (15)

Allo scopo di focalizzare l'attenzione del lettore sull'aspetto morale, il giornalista che ha scritto questo articolo cita le usuali "fonti anonime":

[…] [C]oloro che propongono l'austerity dicono che il paese non ha nessuno da incolpare, se non sé stesso […] Affermano che l'abbattimento del deficit dovrà essere rapido per poter aprire la strada a un futuro sostenibile, e che le sofferenze sociali che ne conseguono sono necessarie perché la politica e la società greca possano comprendere che simili eccessi non dovranno più ripetersi.

Mi piacerebbe se questi "alfieri dell'austerità" venissero arrestati con l’accusa di offesa alla morale e di condotta spregevole e disonesta. Si giustifica il “dolore sociale” con l'attuale convinzione culturale che la restituzione del debito sia sacrosanta; non lo è (16). Questo dolore è volutamente didattico, a garanzia che le altre nazioni che si dovessero trovare nella situazione greca sappiano già quale è la strada che verrà seguita (17). Si omette di dire che Germania e Francia, tra le altre, incoraggiarono la lievitazione del debito greco allo scopo di mantenere in salute le loro economie mercantiliste. Inoltre, le nazioni destinate a venire dopo la Grecia non hanno una maggiore capacità di ripagare i propri debiti.

Da un punto di vista che si basi sulla teoria dei limiti alla crescita, la Grecia è il presagio di quella contrazione economica e del disinvestimento sul debito che sono le logiche conseguenze del definitivo esaurirsi dell'energia, o del raggiungimento di un prezzo dell'energia ingestibile per le società industriali (18). Se si osserva lo status energetico di Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia - tutte profondamente indebitate -, si nota come in tutte la produzione interna di idrocarburi sia povera se non nulla. Detto francamente: l'indebitamento di queste nazioni è in larga parte dovuto alla necessità di acquisto di un petrolio sempre più costoso, e ora il costo (il petrolio costava 10$ al barile nel 1998, ora si aggira attorno a 100$ al barile, e potrebbe pericolosamente salire se la crisi dovesse peggiorare) oltrepassa il potenziale di benessere e valore economico che potrebbe generarsi dal suo utilizzo nel sistema manifatturiero o nei trasporti. La Grecia, essendo una delle nazioni con minor disponibilità energetica al mondo, è il campanello d'allarme di un incoercibile declino energetico (19)(20) e, a seguire, del raggiungimento dei limiti di crescita.

Diversamente da Euripide (21), non riesco ad immaginare un deus ex machina che riesca a plasmare un mondo socialmente sostenibile. La situazione è dura, e lo diventerà ancor di più nei giorni a venire. Ma permettetemi in chiusura qualche pensiero, che svilupperò in un prossimo saggio, su come immaginare e implementare un servizio sanitario sostenibile.

Per prima cosa, a oggi tutto ci indica che i governi nazionali, anche se hanno avuto accesso a sobrie informazioni sui limiti della crescita (22), si sono gettati in un’imponente attività propagandistica all’insegna del “come se nulla fosse” (23), nella speranza che queste parole rassicuranti e un effetto placebo miracoloso potessero alla fine rigenerare la crescita economica in un pianeta dalle dimensioni finite.

Secondo, a livello amministrativo locale potremmo vedere uno sviluppo positivo nella fondazione di un Dipartimento della Decrescita Economica (24) in città come Detroit e Flint dove non esiste altra alternativa se non quella di una contrazione, verosimilmente per ragioni economiche.

Terzo, anche se negli Stati Uniti una quota cospicua delle risorse operative viene indirizzata verso la medicina, i servizi di cura e l’assistenza pubblica, i leader, anche se non costituiscono un blocco assoluto (25) – sembrano sicuri di poter continuare a inventarsi delle soluzioni di ripiego fintanto che le contraddizioni e i rompicapi a livello sistemico non esploderanno in numero e gravità. Questo è un esempio classico di fallimento di comprensione e di adattamento alle circostanze ambientali in mutazione (26). Comunque, ci troviamo al di là di un semplice concetto di gestione strategica del problema. Si tratta più di non riuscire a riconoscere la differenza tra due visioni del mondo. Questo fallimento della leadership burocraticamente gerarchica, anche se pericoloso perché colpisce il settore pubblico, aprirà degli spazi per la comparsa di nuove forme di servizi sanitari sostenibili.

Quarto, il futuro dei moderni servizi sanitari non può essere soltanto visto attraverso un processo di contrazione, me anche essendo consapevoli che sta per emergere un mondo in cui "il piccolo è bello" (27). Per esempio, i servizi sanitari moderni hanno marginalizzato, se non escluso, le conoscenze acquisite sul ruolo del cibo, della nutrizione e dei fattori ambientali (28) in ambito sanitario.

Quinto, la creazione di un sistema sanitario sostenibile potrà avvenire solo se prenderanno iniziative il sistema sanitario pubblico e l'assistenza infermieristica. La medicina è troppo compromessa (troppa corruzione in un sistema for-profit) e legata al paradigma/mitologia dominante per essere una fonte di cambiamento. Il testo di Donella Meadows “Leverage Points” (29) e quello di E.F. Schumacher “Small Is Beautiful” (30) sono ottimi supporti per iniziare a ragionare su come rendere il servizio infermieristico e il settore pubblico le colonne portanti di un servizio sanitario nazionale sostenibile.

Note:

1. Meadows, Donella et al, The Limits to Growth: the 30-Year Update, White Junction, VT: Chelsea Green Publishing.

2. I lettori potrebbero lamentare il fatto che non ho approfondito il concetto di stimolo. Per questioni di spazio non è possibile, ma è chiaramente preferibile ed etico definire l'economia come un mezzo per garantire ai cittadini un lavoro che sia produttivo, costruttivo e che dia sostentamento alla propria vita. Tuttavia, lo stimolo verso una ripartenza della crescita non è questo, quanto un richiamo verso una definitiva rovina della disponibilità di risorse naturali. Ciò di cui si ha bisogno è una riprogettazione dell'economia verso il concetto di "piccolo è bello".

3. Per esempio attraverso: carenza d'acqua, cambiamenti climatici, erosione del suolo, "picco di qualsiasi cosa", studi demografici, economia ecologica, il concetto di sorpasso ecologico e dei limiti alla crescita, e persino eventi non ecologici quali la crisi finanziaria del 2008 e la recessione economica, le critiche al neoliberismo o la presa in esame della corruzione sistemica "legale" e illegale, lo sfruttamento socioeconomico e i fallimenti istituzionali nei governi e nella politica/economia delle società industriali.

4. Per Kuhn i paradigmi non sono interamente fondati su criteri obiettivi; essi hanno una dimensione soggettiva, irrazionale, o non-intellettuale, di sudditanza psicologica e metafisica verso il potere e verso i benefici ottenuti dai vantaggi acquisiti, che rendono gli "slittamenti di paradigma" possibili solo quando il paradigma dominante è in crisi profonda e non può più "risolvere i problemi". Nondimeno, i paradigmi possono assurgere a status di realtà empirica; essi riconfigurano nuovi dati empirici. La mitologia tratta di problemi spirituali più che di realtà empirica, di domande quali chi siamo, da dove veniamo e a qual luogo siamo destinati. La crisi di sostenibilità in cui ci troviamo dovrebbe essere compresa attraverso entrambi queste concezioni.

5. Percorsi simili sono descritti nel libro di Jared Diamond, Collapse: How Societies Choose to Fail or Succeed, New York, Penguin 2005.

6. Joseph Tainter riferisce: “Alla fine il punto sarà raggiunto quando tutte le energie e tutte le risorse disponibili ad una società saranno indispensabili per mantenere il livello di complessità in essere.” The Collapse of Complex Societies, Cambridge University Press, 1988.

7. N.D. Van Egmond e H.J.M. de Vries, “Sustainability: The search for the integral worldview”, Futures 43 (2011), 853–867.

8. Luce, Edward. “Can America regain its most dynamic labour market mantle?” Financial Times, 11 dicembre 2011.

9. Tyler Durden, “Record 1.2 Million People Fall Out Of Labor Force In One Month, Labor Force Participation Rate Tumbles To Fresh 30 Year Low”, Zero Hedge, 3 febbraio 2012; Karl Denninger, “Employment Report: Blatant And Outrageous Lies”, Market Ticker, 3 febbraio 2012; Paul Craig Roberts, “Do the Job Numbers Really Add Up?” Counterpunch, 5 febbraio 2012.

10. Naomi Kresge, “Greek Crisis Has Pharmacists Pleading for Aspirin as Drug Supply Dries Up”, Bloomberg News, 10 gennaio 2012.

11. Naomi Kresge e Jason Gale, “Greek Doctors Battle Superbug Amid Crisis”, Bloomberg News, 9 febbraio 2012.

12. “Health effects of financial crisis: omens of a Greek tragedy”, The Lancet, Volume 378, pp. 1457-1458, 22 ottobre 2011.

13. Bruce Krasting, “Greece, China and the US: On Greece”.

14. Staff Reporter, “Poor parents abandon children in Greece”, The West Australian, 12 gennaio 2012.

15. Anthony Faiola, “In Greece, fears that austerity is killing the economy”, Washington Post, 10 gennaio 2012.

16. Per una discussione che apre gli occhi sulla storia del debito e sulla semplicemente perniciosa follia della politica pubblica a tal riguardo, si veda David Graeber, Debt: The First 5,000 Years, Brooklyn, Melville House 2011.

17. Vedi Eleni Chrepa e Tom Stoukas, “Greek Talks Stuck as Euro Ministers Met”, Bloomberg News, 9 febbraio 2012.

18. Vedi il sito web di Gail the Actuary, Our Finite World.

19. Tom Whipple, “The peak oil crisis: contagion” Post-Carbon Institute, 13 ottobre 2011.

20. Steve Ludlum, “Dead Money…” Economic Undertow, 27 giugno 2011.

21. Wikipedia, “Deus ex machina”.

22. Si veda, ad esempio, “Prosperity without Growth: Economics for a Finite Planet”, Londra, Earthscan 2009, di Tim Jackson, Commissario all’Economia della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile del Regno Unito. Rick Munroe, “Peak Oil: The Implications for Planning Policy”, Energy Bulletin, 3 gennaio 2012.

23. Joe Bageant affronta “l'ologramma (dei media)” in questo saggio: “Lost on the Fearless Plain.”

24. Raymond De Young sostiene: "Nel momento in cui diventerà più normale parlare apertamente del bisogno di passare a un tenore di aspettative materiali più sobrio, qualche punto geografico (ad esempio Flint, Detroit) si renderà conto che questo stesso bisogno esiste a livello di comunità. Nel 2012, in qualche località, appariranno nuove istituzioni governative (ad esempio, il Dipartimento della Decrescita) […]Questa transizione volontaria non sarà inizialmente condotta a causa di una consapevolezza dei limiti imposti dal ridursi conclusivo dell'energia; la sola motivazione saranno le ristrettezze economiche. […] E la reale esistenza di queste nuove istituzioni potrebbe ridurre la nostra fede psicologica nel ruolo e la capacità di pianificare della economia centralizzata e dei sistemi politici nei nostri eventi futuri.” Citato da Energy Bulletin Staff , “ASPO Commentary: 2012 Predictions”, 2 gennaio 2010.

25. Fatto salvo si abbia un improvviso collasso socioeconomico, mi attendo tra i professionisti del settore della salute la consapevolezza nel seguire una curva virtuosa ad S, un 1% di persone consapevoli oggi per un imponente apertura al cambiamento.

26. Il fulcro dell'adattamento consiste nell'utilizzare meno energia e altre risorse; ciò si può tradurre non solo nel conservare lo status attuale, ma anche in una riduzione della complessità sociale e tecnologica, un anatema dalle scienze mediche. I profitti nell'efficienza sono insufficienti o, riprendendo la Legge di Jevons, controproducenti. (Si veda: Gail Tverberg, “Jevons’ Law: Enforcing the Age of Energy Decline – Part 1”, The Oil Drum, 11 gennaio 2010.)

27. Vedi Dan Bednarz e Don Spady, “Sustainable Medicine: An Issue Brief on Medical School Reform”, Health after Oil, 25 maggio 2010.

28. Linda Nash, Inescapable Ecologies, Berkeley, University of California Press 2007.

29. Donella Meadows, “Leverage Points: Places to Intervene in a System”, The Sustainability Institute, 1999.

30. E.F. Schumacher, “Small Is Beautiful: Economics as if People Mattered”, Harper Perenniel, 1989.

**********************************************

Fonte: Rx for Greece: A Dose of Thanatos

14.02.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICHELE GARAU



Scared
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Re: Ex governo Berlusconi - Governo Monti e UE

Messaggio da Scared » sabato 25 febbraio 2012, 14:11

Comunque di tagli alle tasse non sene vedono ancora da questo governo! :evil:



Leon
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Re: Ex governo Berlusconi - Governo Monti e UE

Messaggio da Leon » sabato 25 febbraio 2012, 19:52

HLAB5701 ha scritto:AN BEDNARZ
Health After Oil

In questo saggio [...]
Dubito che l'attuale situazione sanitaria greca, ancorché presa qui a spunto per osservazioni più generali, sia in ultima analisi legata a filo doppio al petrolio e al suo prezzo (anch'esso oggetto di speculazioni pazzesche, per inciso). Il povero petrolio è solo il carburante (letteralmente!) di una "macchina" che perde i colpi ed è destinata a perderne sempre di più e più rapidamente fino a grippare, e questo succederebbe anche se domani stesso si trovasse il modo di produrre energia in quantità inesauribile, con impatto ambientale nullo e a costo zero.

Dico che è destinata a grippare sia perché, seppur gradita a grandissima parte del genere umano in quanto molto "a sua misura", è in sé una trappoletta da due soldi, sia perché si è ormai giunti a pretendere che, ciononostante, vada come una Ferrari.

Ma non ho voglia né di ripetermi (questa cosa, in salse varie, mi pare di averla già detta mille volte), né di stare al gioco, sia pur "antagonisticamente", magari caldeggiando, come fa l'autore del saggetto, ridicoli "Dipartimenti della Decrescita Economica" (e pure su scala municipale! :lol: ).

Piuttosto, richiamerei l'attenzione sul bell'articolo segnalato, molto sottovoce, un paio di giorni fa da Flavio ( http://hivforum.info/forum/viewtopic.php?p=14295#p14295 ) e che dà centralità al fattore morale. Credo infatti che, piaccia o no, ogni possibile salvezza e futuro stiano lì, e non certo nelle miserie contabili del ragionier Monti (anche se mi sembra che lui si ritenga un mezzo padreterno solo perché è riuscito - forse - a schivare un muretto dopo il quale ce ne saranno di sempre peggiori).

Certo non penso sia facile cambiare le teste e le coscienze, soprattutto quando ormai paiono essere stati riscritti, al contrario, perfino i Dieci Comandamenti, e fior di peccati mortali come rubare e uccidere vengono esibiti con fierezza e addirittura predicati (non è questo che, in definitiva, fanno Draghi, Monti e compagnia?). Anzi, forse questa eventualità è fin più utopistica di quella della "fantaenergia" di cui dicevo all'inizio, ma altre idee non me ne sovvengono.


P.S. Del suddetto articolo segnalato da Flavio, riporto qui, per chi ha poco tempo (l'articolo è bello lunghetto), un estratto che, pur non essendo "centrale", mi è parso molto acuto.

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"C'è ancora un'altra ragione per cui i poveri di oggi — gli utenti dei servizi sociali — sono diventati, da oggetto di pietà e compassione, oggetto di rabbia e risentimento. Tutti noi, in una qualche misura, sperimentiamo il mondo che abitiamo come carico di rischi, incertezza e insicurezza. La posizione sociale, il lavoro, il valore di mercato delle nostre competenze, i rapporti, le relazioni di vicinato e di amicizia di cui disponiamo sono tutti instabili e vulnerabili: rifugi poco sicuri, per ancorare la nostra fiducia. Né offre maggiore tranquillità la vita, fatta di scelte continue, del consumatore: che dire dell'ansia delle scelte che ogni giorno ci tocca fare; degli oggetti del desiderio che perdono subito attrattiva, delle fonti di orgoglio che si trasformano — dall'oggi al domani — in motivo di stigma e vergogna; dell'identità che tutti cerchiamo in modo disperato, e che ha l'orribile abitudine di andare fuori moda, «nel dimenticatoio», ancora prima che la raggiungiamo? In realtà, la vita è piena di ansia e paure, e ben pochi direbbero che non ne cambierebbero nulla, se potessero. La nostra Risikogesellschaft (società del rischio) ha davanti a sé un compito terribile, quando si tratta di riconciliare i suoi membri con le insidie e i timori della vita di ogni giorno. È questo il compito che i poveri, un tempo rappresentati come sottoclasse di esclusi, rendono un po' più agevole. Se il loro genere di vita rappresenta l'unica alternativa al «rimanere dentro il gioco», allora i rischi e gli orrori del mondo flessibile e dell'incertezza di tutta la vita «normale» appaiono un po' meno repellenti e insostenibili: ossia, sono meglio di ogni altra alternativa concepibile. Si potrebbe quasi dire, con un certo cinismo, che la pace della nostra mente, il riconciliarsi con la vita e qualsiasi gioia che da questo può derivare, tutto ciò dipende — a livello psicologico — dall'abiezione e la miseria dei poveri e degli esclusi.

E così, rendere il destino dei poveri ancora peggiore di quanto già non sia fa apparire migliori le sorti di tutti gli altri. Non è una buona notizia per le prospettive della solidarietà con i poveri — quella che nasceva quasi spontaneamente ai tempi in cui, per la maggior parte della popolazione, la fonte di oppressione più grande era rappresentata dalla spossante routine del lavoro di tutti i giorni e dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza. Tra la situazione di chi lavorava e quella di chi era povero e disoccupato c'era una stretta, intima correlazione: per gli insiders del mercato del lavoro, guardare alla condizione degli outsiders non presentava alcuna difficoltà. Se gli uni e gli altri erano poveri, lo erano, sostanzialmente, per le stesse ragioni: le loro sofferenze si distinguevano per grado, più che per qualità. Oggi, al contrario, è ben difficile che nasca empatia con chi «sta sulla strada», da parte di chi non vive tale condizione. Gli outsider possono essere infelici, proprio come noi, ma ovviamente noi lo siamo per ragioni diverse: la nostra «povertà» ha caratteri del tutto diversi, e non si presta a una traduzione simultanea nella loro condizione.

I timori che perseguitano, quotidianamente, la maggior parte di noi scaturiscono dall'insufficiente certezza del nostro benessere; loro — i poveri veri — sono, per contro, anche troppo sicuri nella loro miseria. Se noi soffriamo, ciò dipende dalla flessibilità e dall'instabilità della nostra condizione di vita; tuttavia, l'instabilità è l'ultima cosa di cui persone condannate a una vita di miseria si lamenterebbero. Loro soffrono a causa delle modeste opportunità di cui godono, nel mondo che si vanta di offrire a chiunque altro opportunità senza precedenti; noi, nondimeno, tendiamo a leggere nella loro mancanza di opportunità una libertà dai rischi che ci tormentano, e nel fondo del nostro cuore arriviamo persino a provare invidia per il loro destino, che non sembrerebbe poi così sgradevole. Il loro reddito sarà anche esiguo, ma per lo meno è garantito; gli assegni sociali, comunque vada, arrivano regolarmente, sicché «costoro» non hanno bisogno di dare prova di se stessi ogni giorno, per essere sicuri dell'indomani. Senza fare assolutamente nulla, riescono a ottenere quella condizione di certezza per cui noi continuiamo a faticare, senza peraltro raggiungerla. Ecco il motivo per cui gli schemi «dal welfare al workfare» possono contare sul sostegno, dichiarato o meno, della maggioranza degli «occupati con flessibilità»: che si lascino travolgere anche loro, come tutti noi, dalle onde mutevoli del mercato del lavoro. Che si facciano inseguire anche loro dall'incertezza che ci perseguita tutti."



Scared
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Re: Ex governo Berlusconi - Governo Monti e UE

Messaggio da Scared » domenica 26 febbraio 2012, 18:50

LE CIFRE DI EUROSTAT
Stipendi italiani: metà di quelli tedeschi
Anche in Grecia e Cipro sono più alti

I dati sui redditi lordi: solo Malta, Portogallo, Slovenia e Slovacchia hanno buste paga più magre
http://www.corriere.it/economia/12_febb ... d5f0.shtml



Madonna come sta andando indietro questo Paese. :(



silence

Re: Ex governo Berlusconi - Governo Monti e UE

Messaggio da silence » domenica 26 febbraio 2012, 19:09

secondo me non s'è mai mosso dal punto di partenza.... :? :?



Leon
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Re: Ex governo Berlusconi - Governo Monti e UE

Messaggio da Leon » domenica 26 febbraio 2012, 20:09

silence ha scritto:secondo me non s'è mai mosso dal punto di partenza.... :? :?
Dal punto di vista "nazione e popolo", concordo sostanzialmente con te, nel senso che quel poco di buono che c'era, vale a dire il Regno di Sardegna e, in parte, il Lombardo-Veneto austroungarico, è stato ben presto (e paradossalmente, visto che il primo è stato l'artefice della famosa "Unità d'Italia"!) fagocitato da tutta la fogna rimanente (Stato Pontificio in testa, per i miei gusti).

Però, mettendosi nella prospettiva di Scared (che al di là del quattrino mi sembra non riesca a andare - perdona la franchezza, Scared!), mi sembra innegabile che, per esempio, lo stramaledetto Euro sia stato una mazzata pazzesca: gli stipendi tedeschi "doppi" sono in realtà uguali a prima (tempi del marco, intendo); sono i nostri ad essersi di fatto dimezzati (e davvero, vedendo quanto spendo io per una vita che - vizi a parte - rasenta ormai quella di un frate francescano, molte volte mi chiedo come faccia tanta gente a tirare ancora avanti).



Scared
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Re: Ex governo Berlusconi - Governo Monti e UE

Messaggio da Scared » domenica 26 febbraio 2012, 20:27

Leon ha scritto:
silence ha scritto:secondo me non s'è mai mosso dal punto di partenza.... :? :?
Dal punto di vista "nazione e popolo", concordo sostanzialmente con te, nel senso che quel poco di buono che c'era, vale a dire il Regno di Sardegna e, in parte, il Lombardo-Veneto austroungarico, è stato ben presto (e paradossalmente, visto che il primo è stato l'artefice della famosa "Unità d'Italia"!) fagocitato da tutta la fogna rimanente (Stato Pontificio in testa, per i miei gusti).

Però, mettendosi nella prospettiva di Scared (che al di là del quattrino mi sembra non riesca a andare - perdona la franchezza, Scared!), mi sembra innegabile che, per esempio, lo stramaledetto Euro sia stato una mazzata pazzesca: gli stipendi tedeschi "doppi" sono in realtà uguali a prima (tempi del marco, intendo); sono i nostri ad essersi di fatto dimezzati (e davvero, vedendo quanto spendo io per una vita che - vizi a parte - rasenta ormai quella di un frate francescano, molte volte mi chiedo come faccia tanta gente a tirare ancora avanti).

E' chiaro che l'Euro è stata una grande fregata.
E' dalla sua introduzione che il PIl pro capite italiano è in costante calo.
Prima dell'Euro,a parità di potere d'acquisto,era simile a quello tedesco.
Dall'Euro in poi,il tracollo.


Il punto è che con la moneta locale ( la Lira ),tutte le classiche magagne italiane del tipo burocrazia eccessiva,tasse,aziende concentrate in settori a basso valore aggiunto,attrraverso la svalutazione,si tenevano a bada.
Ora con l'Euro non si può.
Chi ci ha guadagnato con l'Euro son stati solo i tedeschi.


L'adozione dell'Euro andava bene per economie GIA' convergenti,non per tentare di farle convergere ( è capitato l'opposto ).

E' come se domani mi raccontassero che facendo entrare il Congo nell'Euro,questo mi diventa come la Germania.
Non è così.



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