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da stealthy » domenica 8 settembre 2013, 10:07
Da applauso!
PIERO OSTELLINO "I principi del '700 ancora ci salvano"
Il presidente di Magistratura democratica, Luigi Marini, se la prende con un mio articolo accusandolo di cultura settecentesca. Caro presidente, si dà il caso che la cultura settecentesca sia quella che ci consente oggi di vivere liberamente nelle democrazie liberali, mentre quella di Magistratura democratica assomiglia molto alla cultura novecentesca dei bolscevichi. Come possano non essere «politicizzati» dei magistrati che fanno «politicità del fare giustizia» poteva venire in mente solo a un apprendista leninista in ritardo con i tempi...
Guardi, presidente, che a connotarvi come partito (rivoluzionario), non sono io, ma siete voi stessi. Marco Ramat, fondatore del movimento, aveva detto al congresso del 1975: «Il nostro compito consiste nella ricerca di una politica della magistratura e per la magistratura che sia capace di inserirsi utilmente nella lotta difensiva e offensiva condotta dal movimento democratico nel suo complesso». La «lotta difensiva e offensiva condotta dal movimento democratico» era, poi, il tentativo del Pci di sostituire, all'ombra della retorica resistenziale, l'autoritarismo fascista col totalitarismo comunista. Se, per voi, «la certezza del diritto, la neutralità dell'interpretazione, il ruolo tecnico del giudice» — che, in democrazia, sono i principi ispiratori della Giustizia — sono disvalori; se un vostro esponente, Elena Paciotti, si chiede — anche di fronte alla legge? — se «vanno considerati uguali un imprenditore e un lavoratore»; se per un altro, Antonio Bevere — persino contro Marx, che associava la nascita del capitalismo a quella delle istituzioni democratico-liberali — «il capitalismo è il vero nemico della democrazia»; se Scarpinato e Ingroia auspicano «la creazione di interventi extra-istituzionali qualora le elezioni vengano vinte da gente non democraticamente affidabile» (leggi: non la sinistra); sono io che vi accuso o siete voi a essere politicizzati? Siete una minoranza dentro la stessa magistratura; volete fare la rivoluzione stipendiati dallo Stato che intendete sovvertire. Un ridicolo paradosso.
La rivoluzione non è un fatto giuridico, legittimato dall'Ordinamento esistente — la pasticciata Costituzione della quale citate, parzialmente, le parti di «socialismo reale» e non quelle di garanzia liberale — ma normativo, cioè, un tentativo di modificare l'Ordinamento esistente; che, da noi, bene o male, è ancora democratico, e sostituirlo con un altro (che dubito lo sarebbe). Siete degli aspiranti rivoluzionari con lo stipendio, la mutua, la pensione garantiti... Parlare da leninisti non è un reato, né è illegittimo esserlo. Ciascuno risponde — solo moralmente e politicamente — di ciò che dice. Parecchio discutibile è, piuttosto, che cerchiate di fare la rivoluzione a colpi di sentenze, interpretando in modo assai soggettivo la stessa Costituzione, e ritenendovi promanazione della sovranità popolare — una sorta di impropria appendice sovra-ordinata del legislativo — perché, e come, più vi fa comodo. Ma — dato che ve la cuocete e ve la mangiate tutta da soli — almeno risparmiateci certe lettere ipocritamente indignate….