Leon ha scritto:Dora ha scritto:Inoltre, dispone di strumenti di controllo così sofisticati che nessun fascismo storico, neppure quello sudamericano degli anni '70, si sarebbe mai potuto sognare.
E non intendo solo la tracciabilità del denaro o dei rifiuti, l'incrociabilità di tutti i dati personali dei cittadini, l'onnipresenza di telecamere in giro per le città e cose del genere. Penso anche a una sorta di controllo delle menti, alla sempre maggior diffusione di mode come quella della ortoressia, del mito del corpo perfetto, di manie igieniche che stanno portando i bambini a sviluppare sempre più allergie, o alle ossessioni per la sicurezza.
OHHH, ECCOCI!!! Già mesi fa, anche se saltando tutta una serie di "passaggi", avevo affermato, a proposito dell'HIV, che LE COSE *NON* SONO NEUTRALI e mi avevi dato contro di brutto. Dopo un paio di tentativi, avevo lasciato perdere perché mi ero reso conto che si era creato un equivoco proprio di fondo e che era meglio tagliarla lì.
Ora che parli di "strumenti", e ne parli in un certo modo, invece, mi pare facile riprendere il filo: gli "strumenti", i mezzi, insomma LE COSE esistenti in una certa epoca (dall'HIV alla diffusione della telematica, che si presta anche al capillare e incessante condizionamento dei media, più o meno "babelico") - insisto - *NON* SONO NEUTRALI, non si prestano indifferentemente a qualunque uso, ma hanno già IN SE' un orientamento, se non addirittura una specie di "volontà".
Poi questa "volontà" può essere artefatta in tutti i modi, come nel caso di quella povera stronza dell'Espresso che si è permessa di scrivere spiritosaggini snobistiche in elogio alla miseria (ma infibulatela, Cristo!) o, a proposito dell'HIV e con altrettanto "spirito", quelli che hanno parlato del valore della "riscoperta della fedeltà", ma i fatti restano i fatti, e di positivo, nella castrazione da HIV così come nella dittatura del Big Brother, mi spiace ma NON C'E' PROPRIO NULLA DI NULLA.
Non vorrei riaprire un contenzioso che già allora non riuscimmo a risolvere, quindi la farò molto breve, pur consapevole che stiamo toccando una delle questioni filosofiche (metafisiche) più complesse che esistano.
Lasciamo perdere la "volontà", che immagino tu abbia richiamato in modo provocatorio, perché non credo tu voglia addentrarti nell'intricatissimo mondo della magia e degli oggetti dotati di volontà propria e passiamo ai fatti e al modo in cui noi li interpretiamo.
I fatti neutri non esistono, per la semplice ragione che - per individuarli come tali, appunto come "fatti" - abbiamo bisogno di teorie che ce li spieghino: proprio teorie "basic", da una teoria fisica della visione che ci dice come vediamo quel che vediamo, a che cos'è quel che vediamo, in su.
È per questo che un epistemologo da me molto amato - Paul Feyerabend, un "allievo" ribelle di Popper - era solito dire che "i fatti sono carichi di teoria".
Detto questo, rimane che di un *fatto*, soprattutto se si tratti non di un semplice "fatto" della fisica, ma di un complesso "fenomeno" sociale, è possibile dare interpretazioni diverse, financo contradditorie. Per la semplice ragione che SIAMO NOI ad interpretarlo; e noi siamo diversi, utilizziamo griglie concettuali diverse per leggere il mondo, o semplicemente un giorno ci svegliamo di buon umore e disposti a vedere le cose rosa, il giorno dopo abbiamo mal di pancia e le stesse cose le vediamo nere. Così si spiega, per esempio, l'esistenza di teorie scientifiche, fra loro in conflitto, che spiegano i medesimi fenomeni. Così procede la storia della scienza, con teorie rivali che si fronteggiano e una che prevale sull'altra perché spiega meglio gli stessi fatti, ne spiega un numero maggiore, li correla meglio fra loro, ha al suo interno meno anomalie e fa previsioni più corrette.
L'oggettività delle nostre interpretazioni (delle teorie con cui leggiamo i fenomeni) è una specie di mito o di utopia. Quello cui possiamo però legittimamente aspirare è di costruire una sorta di intersoggettività, per cui tu, io e chiunque altro voglia aggregarsi alle nostre discussioni, raggiungiamo una visione condivisa di un determinato fenomeno. A partire dalla definizione che diamo delle parole basilari, salendo poi alla definizione del fenomeno stesso, per arrivare alle implicazioni che questo fenomeno può avere per le nostre vite o addirittura per i destini del mondo.
Tanto meno determinato e deterministico, poi, è l'uso che facciamo di questi fatti/fenomeni, sia a livello personale, sia a livello sociale. Sulla base della struttura delle nostre preferenze (che può, quella sì, essere malvagia), decidiamo come utilizzare un determinato fenomeno (che in questo senso, in quella famosa discussione, definivo improvvidamente "neutro"). È qui, a mio parere, che entra in gioco l'uso malvagio/moralistico/repressivo/distruttivo/regressivo o semplicemente stupido di un qualcosa che, in sé, non è necessariamente dotato di quelle caratteristiche.
Non so se sono riuscita ad essere abbastanza chiara. Sono molto stanca e meglio di così, al momento, non riesco a fare. Conto però di riprendere la questione degli "strumenti", perché c'è in gioco la libertà della scienza e della ricerca, che non è cosa su cui possa passar sopra tanto facilmente, e del modo in cui vengono utilizzate le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche (pensa solo a quelli che hanno decodificato il genoma del virus dell'aviaria e al governo americano che gli ha chiesto di non renderlo pubblico per evitare rischi di bioterrorismo).
Non mi addentro sul "discorso HIV", perché il ricordo di quella lite mi fa ancora male (
e anche perché mai, neppure in un momento di follia, ho sostenuto che possa esserci qualcosa di positivo).