Pagina 1 di 1

B. Traven o per meglio dire ''l'arte dell'inganno''

Inviato: martedì 24 luglio 2012, 21:45
da Eilan
Tempo fa mi avevano consigliato questo film; Il tesoro della Sierra Madre :?

Immagine

non è ovviamente il mio genere, per cui, pur leggendo che fu diretto da Houston, che vinse molti premi, e con un Bogart ad altissimi livelli, non mi sono decisa a guardarlo. In giorni di reclusione forzata, ho più volte pensato - ecco ora lo guardo - così cercando di vincere le mie resistenze al genere cinematografico, navigando ho scoperto l'autore del libro da cui poi Houston si ispirò per il film.

B. Traven chi era costui?

Prima fonte a cui mi sono rivolta - mia madre - lettrice variegata e appassionata anche di mattoni incredibili, ma non mi ha aiutata, non ricorda, o proprio non lo ha mai sentito nominare (chi lo sa?), in ogni caso ho cercato in giro e ho trovato questo L'arte dell'inganno e solo a scopo divulgativo mi accingo ad aprire un topic per coloro, che come me, non sanno chi fosse e in fondo ripensando al film mi son detta che anche il cinema o la letteratura cosa sono se non per certi versi arte dell'inganno?


Ma questo B. Traven fino ad ora a me sconosciuto, leggo che difese a spada tratta, e per motivi sconosciuti la sua privacy, che fosse o meno il figlio del Kaiser poco me ne cala, ma qualcosa deve averlo indotto a difendersi così - e non sto parlando di un contemporaneo - i suoi primi scritti risalgono all'inzio del 900 ma di una persona che fece una scelta estrema, rinunciando alla sua vera identità, e assumendone via via negli anni altre. Pseudomini o nickname poco importa, ma poter rinunciare a qualcosa come la nostra reale identità, che ci appartiene dalla nascita ineluttabilmente, è un lusso e un privilegio per pochi, e che per certi verso invidio, che bello potersi permettere di rinunciare a sè (almeno ogni tanto).


Immagine

di Carlo Mazza Galanti

Pochi oggi ricordano B. Traven, ma tra gli anni quaranta e i sessanta fu una misteriosa celebrità. Considerato all’epoca uno dei massimi narratori americani, i suoi libri furono tradotti un po’ ovunque, uno di questi trasformato in successo cinematografico da John Houston. Praticamente nessuno tuttavia, neanche il grande regista, ebbe modo di conoscerlo. La sua identità divenne oggetto di infiniti gossip, inchieste sparse per il globo alla ricerca di una soluzione che, fino a oggi, è rimasta sconosciuta. Vittorio Giacopini s’immerge a sua volta nel mistero, e lo fa nell’unico modo possibile: confondendo immaginazione e realtà, congetture e fantasia, dati oggettivi e molto soggettive ossessioni. Ormai specialista nella rianimazione letteraria di esseri in fuga, di vite dove «c’è un fondo di silenzio che non passa» (come quella del Ladro di suoni Dean Benedetti, o come il Bobby Fischer di Il re in fuga) Giacopini si sporge sull’esistenza fantasmatica di B.Traven rispettando quel silenzio che lo scrittore ha gelosamente protetto fino alla fine. «Per diventare nessuno, ci vuol metodo» dice il narratore dell’Arte dell’inganno, e quello di B.Traven, tra tutti i metodi per sparire, fu certamente il più meticoloso, il più complesso, il più radicale: diventare Proteo, seguire mille percorsi, dissolversi a furia di mutazioni imprevedibili.
La lista dei nomi assunti da Traven nel corso della sua vita leggendaria basterebbe a convincere chiunque della sua straordinarietà. O l’iperbolica proliferazione di ipotesi basate sui pochi indizi da lui seminati in giro per il mondo prima di scomparire in Messico, dove scriverà la gran parte dei suoi libri (non si sa neppure se in inglese o in tedesco), nascondendosi dietro (probabilmente) l’identità del proprio agente e traduttore. Che fosse Jack London redivivo, o Arthur Cravan, lo scrittore amico di Breton, sono quasi certamente suggestive sciocchezze. Che fosse il figlio di una cantante finlandese e del nipote dell’ultimo Kaiser di Prussia è un’ipotesi priva di riscontri ma non sprovvista di una certa verosimiglianza. Quasi sicuramente, prima di diventare l’archetipo novecentesco dello scrittore invisibile, Traven fu Ret Marut, agitatore anarchico, pubblicista e politico durante la breve parentesi della Repubblica Bavarese dei Consigli (1919). La storia del Marut rivoluzionario finisce rapidamente (e tristemente), ma prima della Repubblica ci fu il giornalismo, il cabaret, la satira, e tutto un sottobosco artistico-militante che Giacopini ci restituisce con vivacità e un tocco di nostalgica ammirazione. B.Traven – rivoluzionario, avventuriero, artista e molto altro – attraversò “emblematicamente” il suo secolo: cercò di fare la Storia e finì a raccontare storie, in incognito. C’è dietro questo avvincente, appassionante romanzo biografico l’intenzione neanche troppo velata di offrirci, attraverso la ricostruzione di un destino mirabolante, una sorta di interpretazione storica e metafisica del nostro presente.

Re: B. Traven o per meglio dire ''l'arte dell'inganno''

Inviato: mercoledì 25 luglio 2012, 13:53
da isabeau
speta ke leggo :D ....MA COME SI FA' A FUGGIRE DA SE?? "sè" sei te stesso ...al limite non vuoi farti scoprire o riconoscere dagli altri... :roll: cmnq il tipo avra' avuto i sui xche',per me sarebbe un casino,con la memoria corta ke ho :ugeek: :? :?