
( http://www.corriere.it/esteri/12_agosto ... 8e55.shtml )
Confesso che non so chi sia il genio del scarcasmo più nero (e del male) che si è inventato le insegne “Il lavoro rende liberi” (“Arbeit macht frei”) che campeggiavano all'ingresso dei lager nazisti e che conservano tuttora il grande (e unico) merito di far venire i brividi solo a vederle.
Ora, che cosa ha fatto, in totale, la conduttrice radiofonica tedesca dell'articolo? Se non ho inteso male, ha semplicemente ripreso, "in tono minore" - e precisamente sostituendo al sarcasmo l'ironia e agli orrori estremi del nazismo un sovrappiù (lavoro anche nel fine settimana) dell'ordinario supplizio di una vita che già è tale per sua natura, e per giunta tocca pagare con il sudore della fronte (almeno cristiani e ebrei dovrebbero ricordarsi che si tratta di una tremenda maledizione inflitta da Dio Padre in persona, o mi sbaglio?) - il "motto" che dicevo. Un motto che non solo è così folle da poter essere pronunciato unicamente in senso appunto ironico (o più), ma - attenzione! - è anche pericolosissimo NON pronunciare (in tale, obbligato modo), perché altrimenti c'è il rischio che si finisca per prenderlo sul serio, e allora sì son guai, perché c'è sempre qualcuno pronto a approfittarne per portarlo (solo per quanto riguarda gli altri, ovvio) a certe più o meno estreme conseguenze.
Per quale motivo, anziché tributarle un riconoscimento, a questa intelligente conduttrice sia stata tappata la bocca, mettendola immediatamente alla porta e addirittura facendola oggetto di accuse veramente da manicomio ("incitamento all'odio razziale"






Non dimenticare (e attenzione alle contraffazioni!)
N.B. Mi rendo conto che quanto ho scritto è molto facile da fraintendere (anche perché è molto difficile da esprimere, almeno per me), ma me ne sono infischiato e, forse anche perché li temo/prevedo stupidi o capziosi, mi scuso fin d'ora se non risponderò a eventuali interventi al riguardo.