( http://www.corriere.it/esteri/12_ottobr ... 6b97.shtml)
Nella storia dei premi Nobel (e povero Alfred Nobel - che non capisco perché mai si sia sentito così in colpa per un'invenzione meravigliosa come la dinamite, capace di cancellare sciagure, come le montagne, e orrori, come i "mostri architettonici", che ammorbano questa terra - il quale chissà quante volte si sarà rivoltato nella tomba!), certo ce ne sono stati di mal destinati, ma mai nemmeno lontanamente quanto quelli, in ordine crescente, per l'economia (e che è???), per la letteratura e, soprattutto, per la pace (che, personalmente, abolirei senz'altro).
Però una cosa è assegnare un Nobel a vanvera, un'altra è assegnarlo sistematicamente in modo "peloso", falsificando sfacciatamente la realtà e il peso delle cose e dei fatti, se non addirittura la storia (e alludo a una storia che molti di noi, anche senza avere ottanta o novant'anni, possono perfettamente ricordare perché C'ERANO).
Si voleva veramente conferire (e non a sproposito) un Nobel per la pace in Europa? E allora, che lo si fosse conferito non certo a quel nulla che fu (e a quel disastro che è) l'Unione Europea (o a una di quelle cagate, pur minori, che la precedettero), bensì ai discendenti di coloro che davvero furono gli artefici di tale pace, cioè della mai troppo benedetta e rimpianta "Guerra Fredda".
Intendo con ciò dire che anche il più antibolscevico degli europei occidentali (sì, l'"UE" *vera* è quella del Patto Atlantico - tutto il resto è stato appiccicato in fretta e furia con lo sputo alla bell'e meglio e a festa finita con l'intento di celebrare non so quale trionfo) dovrebbe tenersi in casa un ritratto, fra gli altri, di quel delinquente di Stalin e metterci davanti fiori freschi ogni giorno? Sì, intendo dire ESATTAMENTE questo.