Puzzle ha scritto:L'idea di una Russia democratica, sulla strada di uno sviluppo (sociale) simile ai paesi dell'Europa occidentale a mio avviso è stato, ed è tutt'ora, solo frutto della propaganda occidentale. La stessa che a suo tempo ha esaltato e glorificato Gorbaciov, premio Nobel per l'occidente e quasi traditore dello stato per i russi (…) i diritti civili in Russia sono solo la solita illusione degli occidentali che pensano il mondo fatto a loro somiglianza.
Puzzle, tu in che anni hai lavorato in Russia?
Sono d’accordo con quanto scrivi sul fatto che abbiamo qui un’idea completamente distorta e anche molto *ideologizzata* di quanto è accaduto in Russia negli ultimi decenni, ma mi chiedo una cosa, cui vorrei arrivare dopo un ragionamento.
Io ricordo molto bene gli anni ’80. Ricordo quando, con le organizzazioni ebraiche e collaborando anche con Amnesty International (che allora era molto diversa da adesso), aiutavamo i refusenik a scappare dall’Unione Sovietica. C’era chi voleva andare negli Stati Uniti, molti invece decidevano di fare l’aliah in Israele e noi, da qui, facevamo il possibile per organizzare il loro espatrio e sostenere i primi passi della loro nuova vita in Occidente. Ricordo che, al di là della “questione ebraica”, che aveva degli aspetti tutti suoi legati al profondo antisemitismo russo che rendevano assolutamente necessario l’espatrio, l’idea che guidava molte delle nostre azioni era che, aiutando i dissidenti nella loro azione interna, si sarebbero create le basi per il crollo del regime e, come in un domino, di tutto il blocco sovietico e questo avrebbe condotto alla democratizzazione del Paese.
Questa idea, per altro, alcuni (pochi) intellettuali neocon la sostenevano anche nei confronti della dissidenza nei Paesi arabi e musulmani, invece di un confronto diretto e di una guerra, oppure di una resa completa. Hanno prevalso da un lato i calabraghe e dall'altro i guerrafondai e questo ci ha portato a disastri come la guerra in Iraq e poi quella in Libia, nonché all'imposizione di fatto della sharia in alcune zone dei Paesi europei. Ma questo discorso ora ci porterebbe troppo lontani e mi fermo qui.
Tornando al blocco sovietico, io non so se aiutare Charta 77 e i pochissimi movimenti di dissenso più o meno organizzati, così come i singoli, che lavoravano al crollo dei regimi mettendo costantemente in pericolo le loro vite, abbia davvero contribuito al crollo del comunismo. Ma dal punto di vista dell’elaborazione intellettuale di quegli anni è stato un elemento fondamentale. Questo insieme alla *difesa dei diritti umani* sanciti dalla Dichiarazione (non a caso *universale*) dei diritti dell’uomo e all’idea che *le democrazie non si fanno la guerra fra di loro* e che solo se siamo circondati da democrazie abbiamo qualche speranza di sopravvivere.
Questa idea si è poi trasformata nell’*esportare la democrazia* e abbiamo visto che non ha funzionato. Ma che anche Paesi che nella loro storia hanno conosciuto quasi soltanto regimi tirannici o solo barlumi di democrazia possano diventare pienamente democratici ce lo dimostra la storia dell'ultimo secolo e l’abbiamo visto con la Germania, con il Giappone, con l’India, con l’Italia stessa … Quindi forse sperare che anche in Russia nascesse un regime rispettoso dei diritti civili non era a priori sbagliato, né frutto di un ragionamento di meschina convenienza, ma veniva da un lato dalla necessità di vivere in un mondo più pacifico (e ci è andata malissimo) e dall'altro dalle richieste di rispetto dei diritti che venivano dall'interno stesso del blocco sovietico.
Non teneva però conto delle lezioni che la letteratura russa era lì pronta a insegnarci sull’anima russa.
E poi era parziale, soggettivo come dici tu. Noi scontiamo sempre (e non possiamo farne a meno, possiamo soltanto saperlo) il fatto che la nostra prospettiva è, appunto, nostra.