siero+ da una settimana

La condizione di sieropositività, la malattia da HIV e relativi problemi, di salute e no.
Dora
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Re: siero+ da una settimana

Messaggio da Dora » sabato 16 febbraio 2013, 16:20

Rewind, non so se ti è di conforto sapere che il protocollo in cui hai deciso di entrare trova conferma nelle nuove linee guida americane. Immagine

Sono infatti appena state pubblicate e la novità più importante è che si consiglia agli infettivologi di proporre di entrare in terapia subito a chiunque sia diagnosticato in fase acuta, di sieroconversione o comunque entro 6 mesi dal contagio (più che un consiglio, direi che è un invito pressante; infatti si cambia espressione: da “should be considered optional” a “should be offered.”)
Credo che anche le prossime linee guida italiane seguiranno questa tendenza, perché le ricerche che confermano che iniziare in quel momento offre grandi opportunità sono sempre più consistenti.

Qui le nuove linee guida: Guidelines for the Use of Antiretroviral Agents in HIV-1-Infected Adults and Adolescents - febbraio 2013.

Qui una sintesi delle novità: What's New in the Guidelines?



rewind
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Re: siero+ da una settimana

Messaggio da rewind » sabato 16 febbraio 2013, 19:16

Molto interessante e di conforto ma, mi chiedo, non avendolo trovato da nessuna parte, il genotipo virale quanto conta nell'influenzare la riuscita della STAART?

Considera che io ho iniziato la terapia la settima settimana dal contagio...il mio WB non aveva ancora tutte le bande!.....incrocio le dita.

Grazie per i thread ora me li studio per bene. :-)



Dora
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Re: siero+ da una settimana

Messaggio da Dora » domenica 17 febbraio 2013, 7:59

rewind ha scritto:mi chiedo, non avendolo trovato da nessuna parte, il genotipo virale quanto conta nell'influenzare la riuscita della STAART?
Non so dirti, anche perché gli studi su persone che hanno iniziato la terapia in fase acuta sono pochi e fatti su troppe poche persone perché le statistiche possano aiutarti a predire una risposta. Se vedi qui, nello SPARTAC hanno arruolato persone con HIV-1 sottotipo B o C, ma poi non hanno fatto distinzioni nei risultati; invece i pazienti dello studio svolto a San Diego avevano tutti sottotipo B, che è nettamente il più diffuso da noi e in tutto il mondo occidentale.
Della coorte Visconti, inoltre, mi pare non si dica niente del tipo di virus e si sottolinei piuttosto il fatto che nulla, nei geni HLA dei post-treatment controllers, fa pensare che sarebbero diventati degli elite (anzi, la metà di loro ha un gene - l'HLA B*35 - che è associato a una progressione più rapida, se l'infezione non viene trattata). Tieni conto che è uno studio osservazionale retrospettivo, in cui hanno scelto con il lanternino il meglio del meglio fra moltissimi pazienti.
Stesso discorso per il CASCADE, di cui si parla nello stesso post sulla VISCONTI che ti ho linkato: anche qui non vedo distinzioni su sottotipi virali.

Dal poco che ne so, per esempio con il sottotipo C si arriva un po' più lentamente alla soppressione virologica, ma questo non pregiudica poi il corso della terapia. Insomma, mi pare che con l'HIV-1 le cose funzionino in modo molto diverso rispetto all'HCV, in cui il genotipo influenza in modo determinante il successo della terapia.



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