La singolarità dell'hiv
La singolarità dell'hiv
Nell'altro forum stavo leggendo l'ennesima e sfiancante polemica sulle responsabilità in caso di contagio e mi è venuto da pensare che, oltre a tutti i problemi che l'hiv comporta, i sieropositivi trasportano nei rapporti tra loro una dose di aggressività e di giudizio sui comportamenti che non si riscontrano nelle altre malattie. Quando un malato di cancro o di diabete o di sla incontra e si confronta con un altro malato di cancro, diabete o sla, al netto delle antipatie personali, sulla malattia si empatizza e ci si sostiene. Invece nell'hiv sia che si parli di contagio, di responsabilità, oppure delle cure oppure della questione del "dirlo o non dirlo" ci si trova sempre di fronte ad un'aggressività e a un "tasso di giudizio" e a una rabbia che non trova confronti negli altri ambiti. L'avete notato anche voi? Come la vedete la faccenda? Siamo proprio degli irrecuperabili squilibrati o è la percezione della malattia che ci rende così "singolari"? Mi viene anche da pensare però che lo stigma ce lo meritiamo tutto!
Re: La singolarità dell'hiv
Diciamocela tutta: sembra una malattia nata proprio per rovinare le sue vittime.
Ci sono quelli che si sono beccati l’HIV con le siringhe, a cui spesso si sono associate esperienze di vita “non proprio piacevoli”, e un percorso di “riedificazione spirituale” spesso fondato su un sotteso di condanna verso ciò che si era che riemerge sempre e condiziona la tua vita e ti fa sentire colpevole anche quando, dopo esserti liberato dalla droga, ti sei ricostruito una vita, ottenendo magari risultati che altri –senza quell’handicap- non otterranno mai…
Per i gay vale qualcosa di simile.
Anche chi ha la fortuna di non essere schiacciato da senso del peccato e cose del genere, deve comunque accettarsi e accettare il fatto di far parte di una minoranza e che la sua vita sarà un coming out perpetuo e/o un perpetuo mandare giù fiele, e che in qualche modo si sentirà sempre sotto esame; non a caso ci sono studi che mostrano come talune patologie psichiatriche siano più frequenti nella comunità gay.
Su questa “bella” base si schianta una delle peggiori porcherie inventata dalla natura, un virus la cui diffusione s’è storicamente legata alla diffusione della libertà sessuale (e giù altra condanna), e che essendo conosciuto da pochissimo non è stato ancora culturalmente accettato come altre MTS, sicché paura, senso del peccato, associazione a condotte di minoranza mettono chi ne è colpito ancora più sotto stress.
In altre parole: se ti becchi una “malattia brutta”, è pieno di gente pronto a dirti «oh, poverino!», e magari la tua battaglia per sopravvivere finisce pure per fare di te una sorta d’eroe. Se ti becchi l’HIV ti guardano come un maiale che se l’è cercata, un mezzo delinquente e/o un depravato, un pericolo per la salute pubblica e un attentatore alle disastrate casse dello Stato… se consideriamo la storia di ognuno di noi prima di beccarsi st’accidente, è già tanto che non giriamo per strada con un piccone.
Ci sono quelli che si sono beccati l’HIV con le siringhe, a cui spesso si sono associate esperienze di vita “non proprio piacevoli”, e un percorso di “riedificazione spirituale” spesso fondato su un sotteso di condanna verso ciò che si era che riemerge sempre e condiziona la tua vita e ti fa sentire colpevole anche quando, dopo esserti liberato dalla droga, ti sei ricostruito una vita, ottenendo magari risultati che altri –senza quell’handicap- non otterranno mai…
Per i gay vale qualcosa di simile.
Anche chi ha la fortuna di non essere schiacciato da senso del peccato e cose del genere, deve comunque accettarsi e accettare il fatto di far parte di una minoranza e che la sua vita sarà un coming out perpetuo e/o un perpetuo mandare giù fiele, e che in qualche modo si sentirà sempre sotto esame; non a caso ci sono studi che mostrano come talune patologie psichiatriche siano più frequenti nella comunità gay.
Su questa “bella” base si schianta una delle peggiori porcherie inventata dalla natura, un virus la cui diffusione s’è storicamente legata alla diffusione della libertà sessuale (e giù altra condanna), e che essendo conosciuto da pochissimo non è stato ancora culturalmente accettato come altre MTS, sicché paura, senso del peccato, associazione a condotte di minoranza mettono chi ne è colpito ancora più sotto stress.
In altre parole: se ti becchi una “malattia brutta”, è pieno di gente pronto a dirti «oh, poverino!», e magari la tua battaglia per sopravvivere finisce pure per fare di te una sorta d’eroe. Se ti becchi l’HIV ti guardano come un maiale che se l’è cercata, un mezzo delinquente e/o un depravato, un pericolo per la salute pubblica e un attentatore alle disastrate casse dello Stato… se consideriamo la storia di ognuno di noi prima di beccarsi st’accidente, è già tanto che non giriamo per strada con un piccone.
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Re: La singolarità dell'hiv
Come dice la mia amica fiore, è gente che sta male ... ma PARTICOLARMENTE male! sta di fatto che gli ammalati delle altre patologie non si azzuffano come i sieropositivi e questa cosa andrebbe indagata sul serio secondo me, non è folklore, è un tratto importante della malattia.
Re: La singolarità dell'hiv
Secondo me sia lo stigma che riceviamo che le risse tra di noi derivano dal fatto che sono messe in gioco le questioni morali, ma una buona volta bisognerebbe venirne fuori, anche solo smettendo di frequentarli a un certo punto: forse la soluzione è quella, chiudere con questo mondo o con una buona parte di questo mondo, ecco.
Re: La singolarità dell'hiv
Sapete qual è un'altra questione? l'hiv è la malattia in assoluto più difficile da gestire, per le implicazioni sociali, e non è, perciò, una malattia per ignoranti (ignorante non nel senso di persona che ha poca cultura, ma che è particolarmente impreparata e inetta rispetto alle questioni pratiche della vita) per cui quando un ignorante diventa sieropositivo, apriti cielo, se non è oggi è domani, la frittata è fatta.
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Re: La singolarità dell'hiv
Concordo con Uffa. Sembra proprio che questo virus rovini le sue vittime.
Lo stigma e la paura di non essere accettati dagli altri sicuramente rende i sieropositivi 'aggressivi' e forse l'unico modo per poter sfogare questa rabbia diventa proprio il forum.
Sembra che soffrano di sdoppiamento di personalità perché ti rendi conto che sui forum hanno un comportamento e altrove un comportamento completamente diverso al punto da domandarsi se si tratta della stessa persona o meno.
Lo stigma e la paura di non essere accettati dagli altri sicuramente rende i sieropositivi 'aggressivi' e forse l'unico modo per poter sfogare questa rabbia diventa proprio il forum.
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Re: La singolarità dell'hiv
Per mia sfortuna conoscevo già parecchie persone sieropositive prima di esserlo anch'io, non rilevo nel gruppetto nessuna aggressività particolare , la cosa che invece mi colpisce molto è la tendenza a non parlare dell'argomento e di aver paura di chiedere come vanno le cose a meno che qualcuno non sta male in modo evidente, mi pare una chiusura verso se stessi molta più pericolosa di una aggressività manifesta , una specie di "espiazione" del proprio presunto peccato ma nessun indice puntato verso gli altri.
Re: La singolarità dell'hiv
...e puntiamoli pure questi indici per non supportare altre sofferenze; basta ipocrisia buonista!

Per mia sfortuna conoscevo già parecchie persone sieropositive
