Multinazionali contro l’India la guerra dei farmaci poveri

La condizione di sieropositività, la malattia da HIV e relativi problemi, di salute e no.
friendless

Re: Multinazionali contro l’India la guerra dei farmaci pove

Messaggio da friendless » venerdì 7 dicembre 2012, 17:26

Il "signor" brasile è uno stato di cacca, perché se può spendere 66 miliardi di dollari per organizzare le prossime olimpiadi e i prossimi mondiali

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=Abo2NHPG

dovrebbe pagare i farmaci per l'hiv come fanno i Paesi seri come quelli europei o stati uniti e canada. Altro discorso è il congo, ma per nei confronti del brasile la più ferma condanna.



Puzzle
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Re: Multinazionali contro l’India la guerra dei farmaci pove

Messaggio da Puzzle » sabato 8 dicembre 2012, 9:40

Dora ha scritto:
Puzzle ha scritto:Hiv. Janssen non farà valere nei Paesi poveri i diritti su brevetto farmaco

La decisione, spiega l’azienda, “è volta a consentire un’offerta sostenibile della molecola genericata di darunavir (Prezista), sicura ed efficace da un punto di vista medico, nell’Africa Sub-Sahariana e nei Paesi meno sviluppati, che hanno le più alte percentuali di infezione da HIV e sono economicamente fragili”.
Ho letto adesso su Lancet una notizia che dovrebbe spingere non solo Janssen e le altre case farmaceutiche, ma soprattutto indiani, brasiliani e tutti quelli che schifosamente lucrano sulle ricerche fatte e finanziate in Occidente a inondare l'Africa di antiretrovirali: pare che nella Repubblica Centrafricana l'epidemia stia andando completamente fuori controllo, con il 30% degli adulti e il 50% dei bambini in terapia che hanno sviluppato resistenze ai farmaci di prima linea.

HIV epidemic out of control in Central African Republic
In pratica nel prossimo futuro ci si dovrà aspettare un ceppo di hiv farmacoresistente alle terapie di prima generazione?



Dora
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Re: Multinazionali contro l’India la guerra dei farmaci pove

Messaggio da Dora » sabato 8 dicembre 2012, 10:47

Puzzle ha scritto:In pratica nel prossimo futuro ci si dovrà aspettare un ceppo di hiv farmacoresistente alle terapie di prima generazione?
Ah ecco, anche a te quell'articoletto su Lancet ha fatto venire i brividi.
Fallimenti virologici nel 30 e addirittura 50% delle persone che prendono ARV sono cifre mostruose, soprattutto se si pensa che solo una piccola minoranza di persone malate ha accesso ai farmaci in CAR e che quindi la trasmissione del virus dilaga senza neppure il freno delle terapie che controllano le viremie. E non sembra allarmistico parlare di epidemia fuori controllo, se si considera l'altissima prevalenza dell'infezione in CAR e la situazione letteralmente disastrosa della sanità in quel Paese (ho letto adesso sia l'articolo di Andrew Green, sia il report di MSF citati da Lancet e sono davvero scoraggianti).
Se conti che nel ricco mondo americano (e credo che l'Europa sia sullo stesso ordine di grandezza) già si hanno circa il 10% di nuove infezioni che presentano qualche resistenza, e ancora al CROI di quest'anno si sottolineava quanto questo possa essere pericoloso non solo per i singoli malati, ma dal punto di vista epidemiologico (vedi per esempio: Transmitted HIV Drug Resistance on the Rise in U.S.), figurati che cosa può accadere in Centro Africa.



P.S. Ho trovato questo report dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (non l'ho ancora letto): WHO HIV DRUG RESISTANCE REPORT 2012



Tarek
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Re: Multinazionali contro l’India la guerra dei farmaci pove

Messaggio da Tarek » sabato 8 dicembre 2012, 19:02

friendless ha scritto:Il "signor" brasile è uno stato di cacca, perché se può spendere 66 miliardi di dollari per organizzare le prossime olimpiadi e i prossimi mondiali

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=Abo2NHPG

dovrebbe pagare i farmaci per l'hiv come fanno i Paesi seri come quelli europei o stati uniti e canada. Altro discorso è il congo, ma per nei confronti del brasile la più ferma condanna.
Buongiorno, concordo sulla Pupú e, ricordandomi della tua onorevole 'invenzione', consiglierei di gettarla tra le pale del ventilarore che la sparge un po' dappertutto; in Italia credo siate sommersi.

Quei sessantasei miliardi finalmente mi fanno passeggiare coi tacchi alti su un marcipiede livellato; le ruote della mia bicicletta -dopo che gli scannafossi sono stati intelligentemente cementificati-, non finiscono più tra la sabbia o monnezza quando un automobilista super orgoglioso cerca di farsi notare. Ottanta milioni di Brasiliani sono entrati a pieno diritto nel mondo affascinante del consumo, e 11 milioni con la 'bolsa familia' sono usciti dalla eterna o congenita miseria. Capisco che la ricerca ha bisogno di soldini per far stare meglio, curare o guarire i sieropositivi ma, e lo scriveva anche Aristotele, il difetto o i difettosi sono da eliminare. Ma poi cos'ha il Congo che il Brasile non ha?



Dora
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Re: Multinazionali contro l’India la guerra dei farmaci pove

Messaggio da Dora » venerdì 22 febbraio 2013, 17:23

Non so se questo sia il thread giusto (in caso non lo sia, spostate pure il mio post) per parlare di Fire in the Blood, un documentario di Dylan Mohan Gray che è stato presentato al Sundance Film Festival quest'anno (una review qui).

Si tratta di un reportage sulle responsabilità che le industrie farmaceutiche e i governi occidentali ebbero nella morte per AIDS di milioni di africani negli anni '90 del secolo scorso.

Cliccando sull'immagine, si può vedere il trailer:

Immagine

Sul Guardian di oggi c'è un articolo del regista del film: HIV/Aids deaths: the culpability of the pharmaceutical industry e nel canale YouTube di DemocracyNow.org è possibile vedere un'intervista a Gray e all'infettivologo ugandese Peter Mugyeny, che fu arrestato per aver tentato di importare in Uganda antiretrovirali generici.




Puzzle
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Re: Multinazionali contro l’India la guerra dei farmaci pove

Messaggio da Puzzle » venerdì 22 febbraio 2013, 18:30

Dora ha scritto:Si tratta di un reportage sulle responsabilità che le industrie farmaceutiche e i governi occidentali ebbero nella morte per AIDS di milioni di africani negli anni '90 del secolo scorso.
Mah! Mi lasciano un po' perplesso queste accuse perché estendendo lo stesso discorso, qualcuno dovrebbe anche essere responsabile del fatto che muoiono migliaia di bambini di polmonite, di diarrea, di morbillo perché non sono stati distribuiti farmaci e vaccini. E lo stesso si potrebbe dire pure per i moderni antibiotici (ricordo che in Africa si usava ancora la penicellina, quella bianca iniettata con siringa) o per i farmaci contro la malaria, che è endemica quanto l'aids. E si potrebbe continuare con decine di problematiche più o meno grosse che si trovano in quei paesi. Poi in tutta sincerità, è facile sparare a raffica contro le case farmaceutiche brutte e cattive (che senza ombra di dubbio hanno lucrato, ma non sono istituti di beneficenza) quando in quel continente in particolare, le medicine sono solo uno degli immensi problemi che dovrebbero affrontare, visti con gli occhi di un occidentale. Si possono anche mandare container di farmaci, ma dove ci sono zone in cui esiste un medico ogni 50.000 abitanti, dove c'è gente che percorre anche una giornata a piedi per raggiungere un ospedale, (se si può chiamare ospedale) dove spesso ci sono anche forti carenze alimentari e altro ancora, penso sia più corretto cercare soluzioni di sostegno e di sviluppo di base, che inseguire ora presunti colpevoli.



Dora
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Re: Multinazionali contro l’India la guerra dei farmaci pove

Messaggio da Dora » venerdì 22 febbraio 2013, 18:52

Puzzle ha scritto:Poi in tutta sincerità, è facile sparare a raffica contro le case farmaceutiche brutte e cattive (che senza ombra di dubbio hanno lucrato, ma non sono istituti di beneficenza) quando in quel continente in particolare, le medicine sono solo uno degli immensi problemi che dovrebbero affrontare, visti con gli occhi di un occidentale.
Guarda, c'è una frase che mi ha colpito nell'articolo di Gray sul Guardian che ho linkato, perché non l'ho controllata, ma mi sembra una enorme fandonia:
  • The narrative the industry has been immensely successful in selling is that it spends vast sums of money on research and development, that this R&D is very high risk, and that monopolies and high prices are a "necessary evil" needed to finance innovation of new medicines. These arguments do not hold up under scrutiny. 84% of worldwide funding for drug discovery research comes from government and public sources, against just 12% from pharma companies, which on average spend 19 times more on marketing than they do on basic research (paywalled link).
Io credo che, per quanto riguarda la ricerca sui farmaci contro l'HIV, questo non sia per nulla vero. Proprio per niente. Però - ripeto - non ho controllato (e dato che c'è sempre qualche complottista pronto ad accusarmi di essere al soldo di Big Pharma, lascio che siano altri a confermare o smentire la mia impressione).

A parte questo, proprio ieri è uscito sul Los Angeles Times un articolo che parrebbe confermare che, se ci si impegna a mandare antiretrovirali in Africa (a un costo fra i 500 e i 900 $ pro capite), si aumenta l'aspettativa di vita delle persone con HIV in modo davvero consistente (oltre alla diminuzione del community viral load, con connessa diminuzione delle nuove infezioni): Anti-HIV drug effort in South Africa yields dramatic results (Two studies find that an expensive antiretroviral drug campaign in rural KwaZulu-Natal province has reduced risk and extended life expectancy by more than 11 years.). È uno studio della Harvard University a livello di popolazione e non un trial clinico, e dà dei risultati di vita reale.
Quindi, forse, anche se basato su un assunto non del tutto corretto, anche se magari retorico, questo film può essere una spinta all'impegno.


Infine, a parte tutto, si parla di Zackie Achmat, un attivista di TAC in Sud Africa che ha una storia meravigliosa. E questo su di me esercita un fascino che va al di là delle malefatte di Big Pharma.



Puzzle
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Re: Multinazionali contro l’India la guerra dei farmaci pove

Messaggio da Puzzle » domenica 24 febbraio 2013, 15:13

Questo è un vecchio articolo che mi ero conservato, perché persone come il Dott Brian Brink, in certi posti, sono quelli che fanno la differenza.

The business of fighting Aids

Per il responsabile medico di Anglo American, Brian Brink, la lotta contro l'Aids è un imperativo finanziario e morale

Brian Brink è una rarità nel mondo degli affari: un uomo d'azienda in prima linea nella lotta contro l'AIDS in Sud Africa.

Come capo ufficiale medico delle miniere del gruppo Anglo American, non c'è molto che non sappia su una malattia che ha decimato parte del continente. Anglo è il più grande datore di lavoro nel settore privato del Sud Africa e l'HIV colpisce 12.000 dei suoi dipendenti, pari al 16% delle sue 70.000 persone in forza permanente.

Le implicazioni sono enormi. Brink ricorda il senso di panico quando il livello della sfida divenne chiaro. "C'è stato un tempo in cui gli investitori stavano al telefono a chiedere se la malattia stava per far cadere l'organizzazione. Eravamo in formazione di due persone per lo stesso ruolo nel caso in cui uno fosse morto sul lavoro. E' stato terribile."

Brink ha un breve briefing, seduto assieme a una mezza dozzina di non-profit sudafricane e internazionali il cui mandato è quello di stroncare l'epidemia mondiale.

"Circa il 95% delle nostre attività sono nei paesi in via di sviluppo dove la malattia è più diffusa, quindi è nel nostro interesse finanziario contrastare l'Aids".

Ma il Sudafrica è al centro dell'impero globale Anglo, producendo circa il 51% del risultato operativo del gruppo e generando il 48% del fatturato. Che cosa succede qui conta più che altrove. Brink dice: "Non solo è un imperativo morale venire a capo del problema Aids, è anche un bene per il business, e in una visione più ampia l'economia sudafricana. La prevalenza di Aids e HIV (il virus che porta all'AIDS) probabilmente taglia l'1% sul PIL del Paese."

Brink è nato a Johannesburg nel 1952. Suo padre era un avvocato, ma ha deciso di studiare medicina presso l'Università di Witwatersrand a Johannesburg. Ha ottenuto da Anglo una borsa di studio parziale per i suoi studi. E 'diventato ufficiale medico della compagnia nel 1981, poco prima che l'Aids emergesse in California e più di un decennio prima della fine dell'apartheid.

Lui considera gli anni dell'apartheid con tristezza e rammarico. Ricorda la felicità di sua moglie quando il sistema è crollato e dopo aver letto l'autobiografia di Nelson Mandela, il senso di colpa di non aver fatto di più. Brink sente lo stesso sentimento.

"D'altra parte, ora posso viaggiare per il mondo senza provare vergogna o imbarazzo per il Sud Africa. Abbiamo una buona, vibrante democrazia e stiamo imparando mano a mano che andiamo avanti. Ma per quanto riguarda l'HIV, c'è molto da fare."

Disuguaglianza di genere
L'epidemia di Aids ha dominato la sua carriera e l'era post-apartheid del suo paese. Più di 300.000 persone muoiono di Aids ogni anno in Sud Africa e sei milioni di persone su una popolazione di 50 milioni vivono con l'HIV.

Non molto tempo fa, Brink ha combattuto per ottenere dal governo del Sud Africa di fare maggiormente per combattere la malattia. "Erano nel negazionismo assoluto", ricorda. Le cose sono diverse oggi sotto la presidenza di Jacob Zuma, che sta tentando di tracciare una linea in un periodo di inerzia politica, responsabile di centinaia di migliaia di morti premature. Zuma segue l'iniziativa che i farmaci antiretrovirali che prolungano la vita, siano a disposizione di più persone con l'HIV. Programmi di circoncisione maschile (che riduce significativamente il rischio di contrarre l'HIV negli uomini) vengono aumentati

L'approccio di Zuma è molto diverso da quello del suo predecessore, Thabo Mbeki, che ha messo in dubbio il legame tra Hiv e Aids, e il cui ministro della Salute, Manto Tshabalala-Msimang, ha suscitato scalpore internazionale quando ha consigliato l'aglio e barbabietole come trattamenti.

Brink dice: "Il Sud Africa è sempre stata la nazione reietta quando si trattava di avere a che fare con l'Aids, siamo stati lo zimbello del mondo Ma ora, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, siamo visti come leader della lotta contro la malattia."

Eppure, ci sono enormi problemi. In alcune regioni, il 40% delle donne in gravidanza con diagnosi di HIV, e le donne di età compresa tra 18 e 24 hanno otto volte più probabilità di avere il virus rispetto agli uomini.

La disuguaglianza di genere e i suoi collegamenti con l'HIV / AIDS è una cosa che Brink sente molto a cuore. "Ciò che è sbagliato è la mancanza di potere delle donne. Le donne sono esseri violentati e abusati. "Dobbiamo cambiare la società, ci deve essere l'educazione sessuale completa nelle scuole, gli adolescenti devono essere informati sui diritti umani e la parità tra i sessi, e noi dobbiamo insegnare le virtù del rispetto.

"Troppi di noi sono cresciuti accettando la disuguaglianza di genere. L'HIV espone qualcosa che è andata avanti per generazioni", dice.

Ad Anglo, un punto di svolta arrivò nel mese di agosto 2002, quando l'azienda ha offerto gratuitamente test HIV a tutti i suoi dipendenti e cure gratuite per i malati e loro familiari a carico. L'adozione di test HIV volontari in cliniche o ospedali Anglo vicino alle sue miniere è di circa il 94%.

"Abbiamo fatto in modo di togliere lo stigma che circonda l'HIV all'interno della forza lavoro", dice Brink. "Vogliamo mantenere la 'eccezionalità' fuori dall'Aids, perché il trattamento permette alle persone con HIV di condurre una vita quasi normale, e possono continuare a lavorare".

Per Anglo, una forza lavoro sana è una forza più leale e produttiva. La terapia anti-retrovirale (ART) libera, ha aiutato il morale tra i lavoratori Anglo e migliorato le relazioni con i sindacati. Il suo esborso di $10mln anno, fornendo personale con il supporto e farmaci, è visto come un buon investimento. In Sud Africa, l'impatto globale di HIV / AIDS per l'azienda è equivalente al 3,4% dei costi del personale.

Il costo del trattamento è di $ 126 (£ 79) per ogni dipendente HIV-positivo. Ma la gente in ART è in grado di lavorare, e diminuisce l'assenteismo di 1,9 giorni per ogni dipendente al mese. L'utilizzo dei servizi sanitari interni declina anche il turnover del personale. A livello individuale, il risparmio totale è di $ 219 per paziente al mese per circa 174% del costo della fornitura del trattamento.

Di economia sanitaria
Brink dice: "Abbiamo fatto l'economia della salute e dimostrato che per ogni dollaro che investiamo nelle nostre iniziative sull'Aids, si ottiene un ritorno economico che è superiore a quello dell'investimento iniziale."

Come sieropositivi i lavoratori vivono più a lungo, il costo dei programmi sanitari aumenterà - l'unico modo per contenerlo è quello di fermare le nuove infezioni. Gli sforzi di Brink per combattere l'HIV sia all'interno che all'esterno dell'azienda, attraverso la prevenzione e l'educazione, sono vitali per il bilancio di Anglo. Non c'è nessun dubbio sull'impegno di Brink per ridurre la sofferenza che porta l'AIDS: ci sono 1,9 milioni di orfani in Sudafrica, i cui genitori sono morti di Aids. Ma si rende conto che ci vorrà del tempo per raggiungere i suoi obiettivi - e lui è impaziente.

"Oggi, grazie a nuovi farmaci, le persone possono vivere con l'HIV in modo molto simile a qualsiasi altra malattia cronica."

"Dobbiamo raggiungere il punto zero di nuove infezioni negli adulti, che è una cosa enorme, cambiare una società, cambiare atteggiamenti, cambiando il modo di comportarsi, e ho visto così pochi progressi sulle cause dell'epidemia."

"So che il numero di nuovi casi supera il numero di persone che stanno morendo. Significa che il problema è sempre più grande. Fino a quando non fermiamo quelle nuove infezioni, non abbiamo vinto."

"Ma io sono ottimista, perché le persone contagiate dall'HIV non devono più ammalarsi e morire di Aids. Uno dei pezzi più incoraggianti della ricerca di quest'anno ha provato che il rischio di trasmettere il virus ad un partner non infetto è stato ridotto del 96% se il portatore ha aderito a un efficace regime di terapia anti-retrovirale".

Meno incoraggiante è il fatto che solo un lavoratore Anglo sieropositivo su tre si impegna nel trattamento. Molti hanno troppa vergogna a raccontarlo alle loro famiglie, in quanto la divulgazione è spesso un'ammissione di infedeltà. Ci sono preoccupazioni finanziarie, anche con dati recenti che dimostrano che i finanziamenti internazional per l'Aids sono scesi per la prima volta lo scorso anno. Vi è ora un buco stimato da UNAids di 6 miliardi di dollari l'anno tra ciò che è necessario e ciò che i donatori sono disposti a dare.

"Questo vi dà un'idea di quello che abbiamo di fronte", dice Brink. "Ma stiamo facendo progressi, passi da gigante. Ogni singola persona con HIV ha la sua storia, non dobbiamo mai dimenticare che siamo in grado di fare una grande differenza per ognuno, grazie alla scienza medica.

C'è speranza qui, dove un tempo ce n'era era molto poca."

http://www.guardian.co.uk/business/2011 ... -interview



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Re: Multinazionali contro l’India la guerra dei farmaci pove

Messaggio da Dora » domenica 24 febbraio 2013, 18:33

Puzzle ha scritto:Questo è un vecchio articolo che mi ero conservato, perché persone come il Dott Brian Brink, in certi posti, sono quelli che fanno la differenza.

The business of fighting Aids
È molto interessante, Puzzle, grazie!
Il costo del trattamento è di $ 126 (£ 79) per ogni dipendente HIV-positivo. Ma la gente in ART è in grado di lavorare, e diminuisce l'assenteismo di 1,9 giorni per ogni dipendente al mese. L'utilizzo dei servizi sanitari interni declina anche il turnover del personale. A livello individuale, il risparmio totale è di $ 219 per paziente al mese per circa 174% del costo della fornitura del trattamento.

Di economia sanitaria
Brink dice: "Abbiamo fatto l'economia della salute e dimostrato che per ogni dollaro che investiamo nelle nostre iniziative sull'Aids, si ottiene un ritorno economico che è superiore a quello dell'investimento iniziale."
Qualche mese fa ho seguito una suggestione e fatto il classico passo più lungo della gamba. Volevo capire come mai Bjørn Lomborg, che io conoscevo semplicemente come un ambientalista che prima non credeva alla responsabilità umana nel cambiamento climatico, ma poi aveva saggiamente cambiato idea e ci aveva scritto sopra un paio di libri, si fosse ritrovato a curare un libro che raccoglie i saggi di molti economisti dedicati all'HIV in Africa: Rethink HIV: Smarter Ways to Invest in Ending HIV in Sub-Saharan Africa.
Quando il libro mi è arrivato, ho capito che se non avessi avuto davanti almeno due settimane di tempo libero e disposizione mentale adatta, era meglio neppure iniziarlo, perché si tratta di 350 pagine su doppie colonne, dense di considerazioni tecniche, fitte di numeri e tabelle. Così ho finito con il leggere solo il saggio di Nicoli Nattrass - che fra tutti gli economisti presenti era l'unica che conoscessi - dedicato ai modi in cui è possibile rafforzare i sistemi sanitari dei Paesi africani.

Se qualcuno è interessato a leggerlo, me lo faccia sapere e glielo mando volentieri.



P.S. Qualche particolare in più sul libro e sulla ricerca che gli sta dietro, qui: Rethinking the Fight against HIV.



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Re: Multinazionali contro l’India la guerra dei farmaci pove

Messaggio da Puzzle » lunedì 1 aprile 2013, 9:18

Puzzle ha scritto:Due processi a New Delhi segneranno il destino dei generici a basso costo

Queste clausole sono al centro dei processi di Nuova Delhi, in cui sono impegnati due colossi farmaceutici europei: Novartis e Bayer. La svizzera Novartis contesta la sezione 3d, quella contro l’«evergreening», l’estensione di un brevetto ottenuta grazie a una leggera modificazione del principio attivo. Una pratica considerata da Msf «abusiva» ma assai diffusa, che permette di mantenere artificialmente alti i prezzi bloccando la concorrenza dei generici. Il processo, iniziato nel 2006, riguarda il Glivec, un farmaco antitumorale usato nella cura del leucoma che - secondo l’Ufficio brevetti indiano – sarebbe una semplice riformulazione in forma salina dell’imatinib, una medicina il cui brevetto è già scaduto.
India, Novartis perde la causa
La medicina anti-cancro sarà low cost
Secondo la Corte suprema indiana, l'industria locale ha diritto a produrre il medicinale Glivec come farmaco generico "per salvaguardare i diritti alla salute della popolazione".
E l'India si conferma come "farmacia dei poveri" mondiale

http://www.repubblica.it/salute/medicin ... ef=HRER2-1



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