Oggi ho inviato una mail a Nadia Toffa (indirizzo trovato su facebook). Ecco il testo.
Gentile Nadia,
le scrivo in merito al caso di Valentino T. e intendo esprimere il mio totale sconcerto su come questa vicenda è stata affrontata dalla vostra trasmissione e dalla stampa in generale.
Premesso che qualsiasi azione a danno di qualcuno meriti una condanna decisa e severa, nella presente vicenda sono stati volutamente ignorati alcuni dettagli fondamentali.
Intanto è sbagliato presentare come vittime delle persone, che, fino a prova contraria erano consenzienti e consapevoli che un rapporto sessuale non protetto nel 2016 pone dei rischi. Non mi risulta che nessuna delle donne infettate sia stata costretta o violentata, nonchè obbligata a non usare nessun tipo di protezione. Come mai non hanno preteso l'uso del profilattico? Una delle tante domande non fatte era questa!
Vogliamo renderci conto che l'hiv è un problema di tutti e che non solo le persone sieropositive sono la parte responsabile del problema? Vogliamo iniziare a parlare di quelle persone che sono portatrici del virus senza saperlo e che continuano a trasmetterlo a loro insaputa?
Sarebbe anche il caso di dire che le persone in terapia antiretrovirale soppressiva, quella che tiene il virus sotto controllo per intenderci, non rappresentano più un veicolo di contagio se perfettamente aderenti alle cure e se queste sono efficaci.
Cito degli studi fatti in merito che ad oggi non hanno riportato nessun caso di trasmissione con il soggetto sieropositivo in terapia:
http://www.aidsmap.com/pdf/Mercoled%C3% ... e/2833218/
http://www.hptn.org/research_studies/hptn052.asp
L'ultimo articolo è solo in inglese ma suppongo, o meglio spero, che non sia un problema.
Le fonti sono attendibilli a differenza di molte informazioni divulgate nei vostri servizi, ad es. che le terapie anti hiv sono cancerogene o che hanno effetti peggori di certi chemioterapici (informarsi bene prima di dire certe cose è troppo impegnativo?).
Sono felice inoltre di apprendere che le maggiori associazione nella lotta all'hiv e all'aids hanno preso una posizione chiara e hanno ufficialmente denunciato la condotta giornalistica sul caso. E' oltretutto triste constatare che la vicenda è stata resa pubblica a partire dal 1 dicembre, una data dedicata al ricordo delle vittime dell'AIDS e alla speranza. In Italia questa data è diventata nel 2015 un sinomino di condanna e di stigma nei confronti delle persone sieropositive. In un qualsiasi paese civile una cosa del genere sarebbe stata inammissibile. Ma del resto siamo in Italia, un paese che ha smesso di versare fondi per il sostegno nella lotta alla malattia; un paese che vive nella totale ignoranza sull'argomento e conta un numero di sieropositivi impressionanti se confrontato con il resto dell'Europa; un paese che non investe in prevenzione e che lascia certe notizie allo sbaraglio di persone come voi che ne fanno un caso che invita le persone a non sottoporsi al test per paura di essere rese vittime di una caccia alle streghe che pare essere solo agli inizi. Preciso che oggi i casi di infezione sono dovuti a persone inconsapevoli del proprio stato, ignare di essere sieropositive e che paradossalmente non sono perseguibili legalmente. Questo dimostra tra l'altro quanto la criminalizzazione del contagio hiv sia efficace nel non (e sottolineo NON) prevenire nuove infezioni ma al contrario ad alimentarle.
Concludo invitandola a leggere le prese di posizione di alcuni siti come Gay.it, Lila e Anlaids.
http://www.gay.it/news/La-trappola-medi ... alentino-t
http://www.anlaidsonlus.it/basta-crimin ... e-con-hiv/
http://www.lila.it/it/notizie/739-valentino-news
Non mi aspetto una risposta, ne una svolta nel modo di gestire queste informazioni. Ho smesso di vedere la vostra trasmissione da tempo ma continuo a seguire questa vicenda e i modi in cui viene affrontata. Intendiamoci, Valentino T. è un irresponsabile, una persona che moralmente merita tutto il disprezzo del mondo, ma non è lui l'unico responsabile del problema purtroppo. La responsabilità ricade anche su coloro che vivono in una realtà in cui l'hiv sembra non esistere o non essere un problema. Coloro che pensano di non esserne parte e di non doversene preoccupare. Ricade su chi fa informazione (si fa per dire) omettendo fatti importanti e concentrandosi solo su una parte del problema.
Il suo non è giornalismo e non è nemmeno un atto a salvaguardia della salute pubblica o a sostegno di una causa. Non per nulla i premi e i riconoscimenti per il giornalismo serio, di un certo livello vanno da altre parti e, meritatamente.
La ringrazio per l'attenzione.