nuova ricetta elettronica e privacy

La condizione di sieropositività, la malattia da HIV e relativi problemi, di salute e no.
guy16
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Re: nuova ricetta elettronica e privacy

Messaggio da guy16 » martedì 1 marzo 2016, 23:11

Sembra si possa richiedere di oscurare il nome e l'indirizzo per quanto serva ... punti 3 e successivi della allegato

http://sistemats1.sanita.finanze.it/wps ... ddbb94ad78



rosso80
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Re: nuova ricetta elettronica e privacy

Messaggio da rosso80 » martedì 1 marzo 2016, 23:41

Comunque è allucinante che uno non solo è malato ma in più deve preoccuparsi anche di nascondersi. Cioè io sono più preoccupato che la gente lo scopra e non della malattia in sè. :-(


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segugio82
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Re: nuova ricetta elettronica e privacy

Messaggio da segugio82 » mercoledì 2 marzo 2016, 21:19

A volte mi chiedo cosa vi terrorizza così tanto in relazione alla privacy.
Non capisco cosa mi dovrebbe importare se un farmacista di Frascati, faccio un esempio, riesca a capire che sono sieropositivo perché vede i dati dal mio tesserino sanitario.
Per carità, capisco che il proprio stato sierologico non si comunichi a chiunque, ma dovete anche capire che sarà, forse, eventualmente leggibile solo da addetti ai lavoro, ovvero farmacisti e medici che vi devono fornire una prestazione o un farmaco. Punto. Finisce lì.
Cerchiamo di essere meno malati di protagonismo e meno ossessionati, quindi, senza arrivare a pensare che chiunque al mondo sia interessato al nostro stato e diffonda la notizia su Novella 2000 il giorno dopo.
Fidati, alla maggior parte delle persone non frega un ca*zo della nostra/vostra vita.
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skydrake
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Re: nuova ricetta elettronica e privacy

Messaggio da skydrake » mercoledì 2 marzo 2016, 22:14

Ad esempio,
conosco un farmacista gay che frequenta i miei stessi locali e che non sa che sono sieropositivo.
Fra massimo 2 anni, se rimedia il mio codice fiscale sono fregato. Da li a poco lo sapranno tutti.

Tuttavia, tutta questa pantomima della ricetta elettronica versus privacy non ci sarebbe se avessero il buon senso di lasciare i codici di esenzione "parlanti" (come lo 020) nel PC del medico curante e di far apparire sulla ricetta, nella casella di esenzione, solo due tipi di diciture: ESENTE e NON ESENTE.

È solo questione di buon senso.



rosso80
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Re: nuova ricetta elettronica e privacy

Messaggio da rosso80 » mercoledì 2 marzo 2016, 22:38

skydrake ha scritto:Ad esempio,
conosco un farmacista gay che frequenta i miei stessi locali e che non sa che sono sieropositivo.
Fra massimo 2 anni, se rimedia il mio codice fiscale sono fregato. Da li a poco lo sapranno tutti.
Stai confermando una mia credenza e cioè che basta una checca dalla bocca larga e tutto l'ambiente gay sa di te...


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skydrake
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Re: nuova ricetta elettronica e privacy

Messaggio da skydrake » mercoledì 2 marzo 2016, 22:45

rocco80 ha scritto:
skydrake ha scritto:Ad esempio,
conosco un farmacista gay che frequenta i miei stessi locali e che non sa che sono sieropositivo.
Fra massimo 2 anni, se rimedia il mio codice fiscale sono fregato. Da li a poco lo sapranno tutti.
Stai confermando una mia credenza e cioè che basta una checca dalla bocca larga e tutto l'ambiente gay sa di te...


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...è quello ce l'ha. Modaiola persa, pensa che normalmente ho sempre sentito riferirsi a quella farmacista sempre in femminile.

Ho un'idea. Da adesso mi toglierò un paio di anni. Così da rendere più difficoltoso il risalire al mio codice fiscale.



segugio82
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Re: nuova ricetta elettronica e privacy

Messaggio da segugio82 » giovedì 3 marzo 2016, 0:03

skydrake ha scritto:Ad esempio,
conosco un farmacista gay che frequenta i miei stessi locali e che non sa che sono sieropositivo.
Fra massimo 2 anni, se rimedia il mio codice fiscale sono fregato. Da li a poco lo sapranno tutti.

Tuttavia, tutta questa pantomima della ricetta elettronica versus privacy non ci sarebbe se avessero il buon senso di lasciare i codici di esenzione "parlanti" (come lo 020) nel PC del medico curante e di far apparire sulla ricetta, nella casella di esenzione, solo due tipi di diciture: ESENTE e NON ESENTE.

È solo questione di buon senso.

Ma perché pensi che a quel farmacista interessi il tuo status e soprattuto perché dovrebbe interessargli diffonderlo agli altri?
Questo non capisco



georg.frideric
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Re: nuova ricetta elettronica e privacy

Messaggio da georg.frideric » giovedì 3 marzo 2016, 0:12

Che interrogarsi se ed eventualmente come l'innovazione della ricetta elettronica possa interferire con il sacrosanto diritto alla tutela della privacy relativamente a un dato sensibilissimo come l'essere portatori del virus dell'HIV venga bollato come protagonismo o ossessione mi irrita sommamente. Premesso che non riesco e non voglio credere che il semplice possesso del codice fiscale di una persona potrà permettere al primo farmacista venuto di accedere poco meno che al mio fascicolo sanitario, quindi voglio capire bene e meglio come funzionerà il tutto, qui il protagonismo o l'ossessione non centrano una benemerita mazza; si tratta di diritto alla privacy, un diritto sui cui si è un attimino riflettuto e legiferato da un po' di anni e decenni a questa parte, magari la cosa è sfuggita, e il fatto che a qualcuno di questo diritto non importi un fico secco non rende di uno iota meno rilevante tutta questa faccenda.
segugio82 ha scritto:A volte mi chiedo cosa vi terrorizza così tanto in relazione alla privacy.
Non capisco cosa mi dovrebbe importare se un farmacista di Frascati, faccio un esempio, riesca a capire che sono sieropositivo perché vede i dati dal mio tesserino sanitario.
Per carità, capisco che il proprio stato sierologico non si comunichi a chiunque, ma dovete anche capire che sarà, forse, eventualmente leggibile solo da addetti ai lavoro, ovvero farmacisti e medici che vi devono fornire una prestazione o un farmaco. Punto. Finisce lì.
Cerchiamo di essere meno malati di protagonismo e meno ossessionati, quindi, senza arrivare a pensare che chiunque al mondo sia interessato al nostro stato e diffonda la notizia su Novella 2000 il giorno dopo.
Fidati, alla maggior parte delle persone non frega un ca*zo della nostra/vostra vita.
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skydrake
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Re: nuova ricetta elettronica e privacy

Messaggio da skydrake » giovedì 3 marzo 2016, 1:09

segugio82 ha scritto:
skydrake ha scritto:Ad esempio,
conosco un farmacista gay che frequenta i miei stessi locali e che non sa che sono sieropositivo.
Fra massimo 2 anni, se rimedia il mio codice fiscale sono fregato. Da li a poco lo sapranno tutti.

Tuttavia, tutta questa pantomima della ricetta elettronica versus privacy non ci sarebbe se avessero il buon senso di lasciare i codici di esenzione "parlanti" (come lo 020) nel PC del medico curante e di far apparire sulla ricetta, nella casella di esenzione, solo due tipi di diciture: ESENTE e NON ESENTE.

È solo questione di buon senso.

Ma perché pensi che a quel farmacista interessi il tuo status e soprattuto perché dovrebbe interessargli diffonderlo agli altri?
Questo non capisco
Ho già visto capitare cose simili.
Un paio di volte nel solito bar gay, senza che avessi chiesto minimamente nulla, qualche amico (che non sa del mio stato) subito mi ha avvertito che il tizio all'angolo/con ma maglietta verde era sieropositivo perché lo aveva saputo da Tizio/Caio/Sempronio.

Poi, ti ricordi le testimonianze su questo forum come quella di 1-2 anni fa di un utente che lavorava in un ambulatorio? La collega si è accorta dagli appuntamenti che stava per venire un sieropositivo e ha avvertito TUTTI, come se la sieropositività si trasmettesse a metri di distanza, semplicemente passando in un corridoio.

Ci sono persone con grande senso di responsabilità, persone che non hanno interessi dei fatti altrui ed altre che vivono dei fatti altrui.
Preferirei evitare di testare il livello di riservatezza per i fatti altrui di tutti i farmacisti che frequentano i miei stessi locali.



segugio82
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Re: nuova ricetta elettronica e privacy

Messaggio da segugio82 » giovedì 3 marzo 2016, 9:03

Le mele marce ci sono dovunque e sono pettegole su qualsiasi tema, non ho dubbi.
Ma continuo a credere che non si possa vivere nel terrore continuo che qualcuno possa diffondere il nostro status, soprattutto se si tratta di persone con cui veniamo in contatto proprio per ragioni mediche.
Non possiamo continuamente credere e sospettare che per qualche strana ragione medici, infermieri e farmacisti vivano con la voglia di urlare al mondo lo stato sierologico dei pazienti.

E, oltre a questo, sono fermamente convinto di un'altra cosa: un fatto molto brutto che riguarda i sieropositivi è proprio lo stigma sociale ma nasconderci sempre, cambiare addirittura città o regione per privacy, vivere nel terrore che qualche sconosciuto conosca il nostro status, non aiuta per nulla a combattere lo stigma, anzi.

Lo stigma per qualsiasi cosa (vedi anche per l'omosessualità) esiste e si rafforza proprio quando le persone stigmatizzate sono le prime a vergognarsi e a nascondersi.
Questo non significa che sia necessario urlare il nostro stato al mondo ma, a mio avviso, significa anche guardare dritto negli occhi chi ne viene a conoscenza (vedi "il farmacista") con un sorriso e la testa alta.
Siamo "semplicemente" sieropositivi, non siamo untori, non siamo assassini, non siamo illegali, non siamo killer, non siamo nulla di tutto questo.
Nasconderci, avere paura, terrorizzarci perché qualcuno possa "sapere di noi", ci rende come dei topi di fogna, ci mostra agli altri come dei colpevoli, acuisce la loro ignoranza.
Secondo me, da un certo punto di vista, abbiamo anche il dovere sociale di lottare piano piano, non dico per un coming out ma, quantomeno, per portare addosso il nostro status con serenità e "fierezza". E questo non perché si debba essere orgogliosi di ospitare un virus, ma perché si deve essere orgogliosi delle persone che siamo e del percorso che abbiamo fatto fin qui, si deve far capire agli altri ( e sì, anche alle persone più becere e ignoranti) cosa davvero significhi e non significhi essere sieropositivi.

Certo, ognuno ha la propria sensibilità e il proprio vissuto, ma credo davvero che, facendoci forza l'un l'altro, nel 2016 si debba iniziare a nasconderci di meno, ad avere meno timore, meno paura, meno vergogna.
Perché non c'è nulla di cui sia necessario vergognarsi. E se non lo capiamo noi profondamente, non lo capiranno nemmeno gli altri.



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