Analisi

La condizione di sieropositività, la malattia da HIV e relativi problemi, di salute e no.
Barney
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Re: Analisi

Messaggio da Barney » venerdì 31 ottobre 2014, 14:39

Ma quindi se pure ho la voce 'sensibile' a tutti gli altri farmaci, potrebbe comunque essere che non risponda ad alcuni di essi?
Io sono convinto che chi mi ha contagiato fosse infetto da molti anni e non aderente. Questo anche secondo il mio medico



skydrake
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Re: Analisi

Messaggio da skydrake » venerdì 31 ottobre 2014, 15:22

Barney ha scritto: Ne approfitto per segnalarti che è da pochissimo stato lanciato sul mercato un nuovo test genotipico, che funziona con HIV RNA non rilevabile, perché amplifica l'HIV DNA associato alle cellule
Ti ringrazio. L'avevo visto al volo l'annuncio e l'avevo salvato sotto i miei "da leggere" (tra altre decine di articoli).
Dal titolo avevo erroneamente pensato che si trattasse di un test genotipico simile agli attuali ma molto sensibile. Invece è proprio una cosa diversa. Ma soprattutto, è una di quelle poche novità che ha un'immediata applicazione nella pratica ambulatoriale.
Ne conosco più di uno che sono sotto terapia, ma hanno impiegato un anno o due ad azzerare la viremia, o tuttora hanno picchi poco sotto le 100 copie (e magari sono stati affatto aderenti), per cui gli è rimasto il dubbio se hanno sviluppato resistenze, ma al contempo stesso la loro terapia non si può considerare fallita e non se la sentono di cambiare.
Barney ha scritto:Ma quindi se pure ho la voce 'sensibile' a tutti gli altri farmaci, potrebbe comunque essere che non risponda ad alcuni di essi?
Prima quando scrivevo "viremie basse" riguardo alla difficoltà di individuare eventuali polimorfismi (o meglio, altri ceppi), intendevo sotto le 1000 copie. Ma come avevo scritto, riguarda principalmente chi ha infezioni datate.
Piuttosto, ci sarebbe anche un certo margine di incertezza per quanto riguarda l'individuazione, coi comuni test genotipici, di eventuali resistenze ad inibitori della proteasi dovuta a motivi epigenetici (c'erano alcuni post di Dora riguardo a Siliciano). E' un meccanismo che porta alle resistenze più complesso e comunque raro: ce ne vuole per sviluppare resistenze ai principali inibitori della proteasi.
rospino ha scritto: Penso che Barney volesse sapere se quella mutazione derivi da una precedente assunzione di farmaci
Barney ha scritto: Io sono convinto che chi mi ha contagiato fosse infetto da molti anni e non aderente. Questo anche secondo il mio medico
Mah, la rilpvirina è in commercio da troppo poco tempo (approvato dall'FDA nel 2011) e la diffusione di ceppi ad essa resistente è troppo elevata.
Stiamo parlando di qualcosa come un 5% dei ceppi del sottotipo C. Quest'ultimo sottotipo, sebbene in Europa sia raro, in Africa e in Asia è comunissimo, qualcosa come il 50% di tutte le infezioni mondiali. La rilpvirina, oltre ad essere nuovissima, è anche tra gli antiretrovirali più costosi in assoluto (mi pare che gareggi per il primo posto con il Dolutegravir) quindi non accessibile per pazienti delle zone dove sono maggiormenti diffusi i ceppi ad essa resistente (anzi, di solito nel terzo mondo trovano massima applicazione gli antiretrovirali più vecchi ed economici).
Quindi avanzo l'ipotesi che la mutazione E138A si sia verificata prima della messa a punto della rilpvirina, per quanto sia strano.
Qualche mese fa lessi una lunga disquisizione del dott. Maga sul fatto che una mutazione che porta all'insorgere una resistenza si può originare anche senza prendere quel dato antiretrovirale. Prendere gli antiretrovirali (male, sottodosati o saltando le dosi), porta invece a selezionare una data resistenza, che è una cosa differente, sarebbe far proliferare tale mutazione (avvenuta prima).
Riprendendo Darwin, una mutazione è casuale, ma se non apporta un vantaggio competitivo e anzi comporta uno svantaggio, regredisce e scompare rapidamente. Se non comporta un vantaggio nè svantaggio, può persistere in una porzione minoritaria, rimanere lì latente come sparire prima o poi.
Il vero vantaggio competitivo invece si manifesta quando il paziente inizia ad assumere quell'antiretrovirale pe rcui il ceppo ha una resistenza. Allora spariscono tutti gli altri ceppi e prolifera proprio quello.
Forse la mutazione E138A si sarà originata molti anni fa (e così si spiega la sua grande diffusione), ma a differenza della maggioranza delle mutazioni, non costituisce un svantaggio competitivo per l'HIV neanche nei pazienti che non hanno mai assunto (la nuova e costosa) rilpirivina, e quindi tale mutazione è sopravissuta negli anni senza regredire (interessando un 5% dei pazienti col il sottotipo C). E' una mia ipotesi.



rospino
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Re: Analisi

Messaggio da rospino » venerdì 31 ottobre 2014, 15:35

skydrake ha scritto:
Barney ha scritto: Io sono convinto che chi mi ha contagiato fosse infetto da molti anni e non aderente. Questo anche secondo il mio medico
Mah, la rilpvirina è in commercio da troppo poco tempo (approvato dall'FDA nel 2011) e la diffusione di ceppi ad essa resistente è troppo elevata.
Stiamo parlando di qualcosa come un 5% dei ceppi del sottotipo C. Quest'ultimo sottotipo, sebbene in Europa sia raro, in Africa e in Asia è comunissimo, qualcosa come il 50% di tutte le infezioni mondiali. La rilpvirina, oltre ad essere nuovissima, è anche tra gli antiretrovirali più costosi in assoluto (mi pare che gareggi per il primo posto con il Dolutegravir) quindi non accessibile per pazienti delle zone dove sono maggiormenti diffusi i ceppi ad essa resistente (anzi, di solito nel terzo mondo trovano massima applicazione gli antiretrovirali più vecchi ed economici).
Quindi avanzo l'ipotesi che la mutazione E138A si sia verificata prima della messa a punto della rilpvirina, per quanto sia strano.
Qualche mese fa lessi una lunga disquisizione del dott. Maga sul fatto che una mutazione che porta all'insorgere una resistenza si può originare anche senza prendere quel dato antiretrovirale. Prendere gli antiretrovirali (male, sottodosati o saltando le dosi), porta invece a selezionare una data resistenza, che è una cosa differente, sarebbe far proliferare tale mutazione (avvenuta prima).
Riprendendo Darwin, una mutazione è casuale, ma se non apporta un vantaggio competitivo e anzi comporta uno svantaggio, regredisce e scompare rapidamente. Se non comporta un vantaggio nè svantaggio, può persistere in una porzione minoritaria, rimanere lì latente come sparire prima o poi.
Il vero vantaggio competitivo invece si manifesta quando il paziente inizia ad assumere quell'antiretrovirale pe rcui il ceppo ha una resistenza. Allora spariscono tutti gli altri ceppi e prolifera proprio quello.
Forse la mutazione E138A si sarà originata molti anni fa (e così si spiega la sua grande diffusione), ma a differenza della maggioranza delle mutazioni, non costituisce un svantaggio competitivo per l'HIV neanche nei pazienti che non hanno mai assunto (la nuova e costosa) rilpirivina, e quindi tale mutazione è sopravissuta negli anni senza regredire (interessando un 5% dei pazienti col il sottotipo C). E' una mia ipotesi.
Anch'io avevo fatto un ragionamento del genere. Questione di logica. Trovarne conferma leggendo la tua ipotesi mi conforta. :)



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