decisione: LA o terapia ridotta?
Inviato: sabato 13 agosto 2022, 10:44
Ciao a tutti, non mi sono mai iscritto ma leggo il forum da molti anni, ricordo ancora quello vecchio
Perció vi conosco tutti anche se voi non conoscete me. Le ultime novitá farmacologiche, combinate agli eventi che stanno accadendo nella mia vita al momento, mi hanno spinto a cercare un vostro parere per aiutarmi a prendere una decisione.
Intanto un po’ di informazioni generiche: ho trentadue anni, paziente HIV da dodici. Vivo a Londra ma sono in cura a Verona perché il rapporto di fiducia e stima con l’infettivologo che mi prese in carico dodici anni fa valeva fare avanti e indietro per i controlli e farsi spedire le medicine.
Poco dopo l’inizio della terapia, nel lontano 2012, questo infettivologo mi inserí in uno studio riguardo l’assunzione di terapia antiretrovirale a dose ridotta. Perció io tutt’ora assumo ogni giorno 2 x isentress 400 + 1 x nevirapina 200, che credo siano la metá del dosaggio stabilito dalle linee guida internazionali. Negli anni é sempre andato tutto bene, mai avuto problemi di viremia o effetti collaterali ai farmaci. Per cui sono molto soddisfatto.
Ora peró l’infettivologo ha cambiato ospedale. L’altro giorno, durante una visita con la nuova dottoressa (che mi permette di continuare a prendere la terapia attuale pur storcendo il naso) ho appreso della nuova terapia inniettiva che partirá a breve a Verona e che dovrebbe essere giá partita a Londra. La cosa mi fa parecchia gola per tutta una serie di ragioni pratiche e dato che il mio infettivologo di fiducia se ne é andato da Verona, potrei trasferirmi con le cure in UK, cominciare l’inniettivo e semplificarmi la vita. Peró mi sembra di aver capito che assumerei farmaci nuovi nella dose stabilita dalle linee guida, e non l’equivalente ridotto di quello che giá prendo. Questo mi frena un po’ perché sono sinceramente contento di assumere una dose ridotta di farmaci non proprio leggerissimi e ho timore di passare ad un farmaco nuovo. Insomma, squadra che vince non si cambia, no?
Quindi ho chiamato il vecchio infettivologo, con cui sono rimasto in contatto, che mi ha detto non essere proprio fan del long acting e che a suo parere la via maestra dovrebbe essere la riduzione della terapia. Mi ha anche mezzo proposto di trasferirmi con le cure a Trento, dove si potrebbe pensare di ridurre ulteriormente l’assunzione dei farmaci e assumere lo stesso dosaggio di ora ma solo 5 giorni su 7. Anche questo mi fa gola, perché, nonostante capisca ci siano delle linee guida e che tutta la situazione sia un po’ fuori dai binari, se si puó stare bene con meno farmaci, perché no?
Quindi, in breve, la scelta é:
opzione 1) mi trasferisco in un ospedale di Londra e inizio l’inniettivo, semplificandomi molto la vita ma rischiando potenziali effetti collaterali a nuovi farmaci ed un potenziale maggiore impatto sull’organismo a lungo termine dovuto alla dose piú elevata.
Opzione 2) mi trasferisco a Trento, ancora piú sbatti tra avanti e indietro e spedizione dei farmaci ma terapia ancora piú leggera.
Opzione 3) resto a Verona, mantengo l’attuale livello di sbatti e l’attuale dosaggio di terapia, che finora ha sempre funzionato e che ha sempre fatto andare tutto bene.
Sono tutte opzioni positive, si tratta di capire in che modo andrei effettivamente in meglio e a cosa é giusto dare prioritá.
Voi che ne pensate?

Intanto un po’ di informazioni generiche: ho trentadue anni, paziente HIV da dodici. Vivo a Londra ma sono in cura a Verona perché il rapporto di fiducia e stima con l’infettivologo che mi prese in carico dodici anni fa valeva fare avanti e indietro per i controlli e farsi spedire le medicine.
Poco dopo l’inizio della terapia, nel lontano 2012, questo infettivologo mi inserí in uno studio riguardo l’assunzione di terapia antiretrovirale a dose ridotta. Perció io tutt’ora assumo ogni giorno 2 x isentress 400 + 1 x nevirapina 200, che credo siano la metá del dosaggio stabilito dalle linee guida internazionali. Negli anni é sempre andato tutto bene, mai avuto problemi di viremia o effetti collaterali ai farmaci. Per cui sono molto soddisfatto.
Ora peró l’infettivologo ha cambiato ospedale. L’altro giorno, durante una visita con la nuova dottoressa (che mi permette di continuare a prendere la terapia attuale pur storcendo il naso) ho appreso della nuova terapia inniettiva che partirá a breve a Verona e che dovrebbe essere giá partita a Londra. La cosa mi fa parecchia gola per tutta una serie di ragioni pratiche e dato che il mio infettivologo di fiducia se ne é andato da Verona, potrei trasferirmi con le cure in UK, cominciare l’inniettivo e semplificarmi la vita. Peró mi sembra di aver capito che assumerei farmaci nuovi nella dose stabilita dalle linee guida, e non l’equivalente ridotto di quello che giá prendo. Questo mi frena un po’ perché sono sinceramente contento di assumere una dose ridotta di farmaci non proprio leggerissimi e ho timore di passare ad un farmaco nuovo. Insomma, squadra che vince non si cambia, no?
Quindi ho chiamato il vecchio infettivologo, con cui sono rimasto in contatto, che mi ha detto non essere proprio fan del long acting e che a suo parere la via maestra dovrebbe essere la riduzione della terapia. Mi ha anche mezzo proposto di trasferirmi con le cure a Trento, dove si potrebbe pensare di ridurre ulteriormente l’assunzione dei farmaci e assumere lo stesso dosaggio di ora ma solo 5 giorni su 7. Anche questo mi fa gola, perché, nonostante capisca ci siano delle linee guida e che tutta la situazione sia un po’ fuori dai binari, se si puó stare bene con meno farmaci, perché no?
Quindi, in breve, la scelta é:
opzione 1) mi trasferisco in un ospedale di Londra e inizio l’inniettivo, semplificandomi molto la vita ma rischiando potenziali effetti collaterali a nuovi farmaci ed un potenziale maggiore impatto sull’organismo a lungo termine dovuto alla dose piú elevata.
Opzione 2) mi trasferisco a Trento, ancora piú sbatti tra avanti e indietro e spedizione dei farmaci ma terapia ancora piú leggera.
Opzione 3) resto a Verona, mantengo l’attuale livello di sbatti e l’attuale dosaggio di terapia, che finora ha sempre funzionato e che ha sempre fatto andare tutto bene.
Sono tutte opzioni positive, si tratta di capire in che modo andrei effettivamente in meglio e a cosa é giusto dare prioritá.
Voi che ne pensate?