Ricominciare a vivere... ma si può?
Inviato: domenica 8 settembre 2013, 16:08
Ciao a tutti,
e per prima cosa complimenti, questo forum è fatto molto bene, l’ho letto molto in questi giorni e lo trovo serio, equilibrato e intelligente.
Purtroppo anch’io ora ne faccio parte.
Avrei alcune domande da porvi e vorrei iniziare a condividere con voi la mia (la nostra) esperienza, se volete. Scusatemi se ciò che vi chiederò vi è stato chiesto già 1.000 volte.
LA DIAGNOSI E LA TERAPIA
La mia diagnosi è molto recente, risale ai primi di giugno ed è avvenuta in fase di infezione acuta. Mi è venuta una strana febbre con una strana eruzione cutanea: all’inizio era molto piccola, limitata alla fronte, poi dopo una settimana è esplosa in tutto il corpo, praticamente sembrava morbillo. Ve la faccio breve, esito degli esami: CD4 226; ratio CD4\CD8 1,13; Viremia: 1.690.000 e WB indeterminato.
Considerata la precocità della diagnosi, la dottoressa mi ha proposto di iniziare immediatamente la terapia, non appena disponibili i risultati delle resistenze ai farmaci del virus. Io in ogni caso non potevo curarmi nella mia città: è troppo piccola, i pericoli per la privacy sono troppo alti e poi, sinceramente, preferivo rivolgermi ad un ospedale più grande e più rinomato.
Così, in pochi giorni – appena guarito dalla febbre e distrutto nel morale e nel fisico – mi sono ritrovato a girare per 3 ospedali di tre città diverse e sono riuscito a parlare con 5 medici.
Nel frattempo avevo letto con attenzione le linee-guida ministeriali in tema di HIV e avevo assunto informazioni da conoscenti: avevo letto chiaramente che la terapia in fase di infezione acuta non è consigliata e sapevo di altre persone, la cui diagnosi però non era avvenuta in fase di sieroconversione, che avevano atteso anni prima di iniziare a curarsi. E invece i medici con cui ho parlato mi hanno TUTTI concordemente consigliato di cominciare subito, seppure con motivazioni diverse.
In sintesi, mi hanno detto che i vantaggi derivanti dallo spegnere l’infezione subito erano comunque molto maggiori dei danni derivanti dall’avvio immediato della terapia. Due di loro (i più giovani) hanno anche sostenuto che – visti i valori degli esami – l’avvio immediato della cura era consigliato anche secondo le linee-guida ministeriali.
In particolare, il primo medico a cui mi sono rivolto, e che ora è diventato il mio medico, mi ha tenuto per un’ora e mezza nel suo ambulatorio (era cmq una visita a pagamento) per illustrarmi nel dettaglio i pericoli derivanti dall’HIV (oltre all’evoluzione in AIDS) e per convincermi – nonostante tutte le mie resistenze – a curarmi da subito. Poi, come ho detto, le sue affermazioni sono state confermate da altri 4 medici (con cui ho parlato in realtà molto brevemente).
A quel punto mi è sembrato di non avere scelta, non curarmi mi pareva un comportamento irresponsabile e così l’11 luglio ho iniziato la terapia.
Tuttavia, ho ancora il dubbio che aver scoperto la mia s+ così precocemente sia stata una condanna e non un vantaggio.
I MIEI DUBBI ATTUALI
La terapia sembra aver avuto effetti immediati: il prelievo effettuato il 31 luglio mostra una “situazione immunologica ottima”, emocromo con valori normali, CD4 superiori a 600, viremia 177, rapporto CD4\CD8 “prossimo alla normalità” (questo è il referto, l’esito dell’esame riesco ad interpretarlo solo in parte). Qualche giorno fa ho eseguito un nuovo prelievo e ora sono in attesa dei risultati.
L’infettivologo che mi ha in cura è molto disponibile: di persona è sempre di corsa, però mi ha dato la sua mail, io gli ho scritto molte volte e lui mi ha sempre risposto nel giro di 24 ore.
Nonostante questo, ho alcuni dubbi e alcuni problemi sanitari ora che mi assillano e su cui vorrei sapere, se volete, qual è la vostra esperienza. La mia impressione, infatti, è che l’infettivologo cerchi di rassicurarmi, minimizzando gli effetti collaterali della terapia e i rischi a lungo termine della malattia.
PESO CORPOREO: già prima di iniziare la terapia, a seguito dell’infezione e dello stress, avevo perso circa 4 kg. Ho iniziato a controllare ossessivamente il mio peso e non riesco più a riprenderli, anzi forse negli ultimi giorni ho perso ancora qualcosa. Il medico dice di non preoccuparmi, che non mi fa male aver perso qualche kg (sono già leggermente in sovrappeso, infatti) ma la risposta mi sembra evasiva, non riesco a tranquillizzarmi: lui all’inizio mi aveva avvisato che l’avvio della terapia mi avrebbe provocato appetito e che correvo il rischio di ingrassare, ma ora sta accadendo il contrario e forse c’è un motivo perché questo succede…
MAL DI PANCIA: purtroppo ancor prima di contrarre il virus soffrivo di gastrite (senza helicobacter, per fortuna) e di colon irritabile. Ovviamente lo shock e lo stress dovuto alla diagnosi hanno avuto ripercussioni negative sulla situazione gastro-intestinale, ma cmq erano effetti abbastanza gestibili.
Dopo circa 20 giorni dall’inizio della terapia, invece, ho cominciato ad avvertire un continuo mal di pancia: all’inizio avevo anche diarrea, che poi si è ridotta; ora vado in bagno 2 o 3 volte al giorno (ma andare in bagno 1-2 volte al giorno per me era normale prima), le feci sono a volte normali a volte poco formate (raramente liquide) ma spesso avverto bruciore e gonfiore addominale durante la giornata.
L’infettivologo all’inizio sosteneva che si trattava dei miei disturbi cronici, amplificati dal grave stato di ansia in cui mi trovavo (e mi trovo tuttora).
Dopo Ferragosto ho però contattato il mio gastroenterologo, secondo il quale invece le mie attuali condizioni potrebbero essere un effetto, anche permanente, della terapia antiretrovirale.
Ho subito chiesto l’opinione dell’infettivologo, sperando che ribadisse quello che mi aveva scritto fino a quel momento e invece purtroppo in modo del tutto inaspettato ha concordato con il gastroenterologo. Ha detto in particolare che la causa potrebbe essere il lattosio contenuto in un farmaco, il TRUVADA, e me l’ha cambiato: invece di TRUVADA da qualche giorno prendo VIREAD e EMTRIVA.
Questa cosa mi preoccupa moltissimo, la prospettiva di vivere tutta la vita con il mal di pancia mi terrorizza: che vita sarebbe??? Poi non capisco: non ho mai avuto problemi di intolleranza al lattosio – o almeno non l’ho mai saputo – come mai improvvisamente sarei diventato allergico? Devo eliminare tutti i latticini dalla dieta per sempre? Su questo l’infettivologo non è stato chiaro, ha solo detto che il test di intolleranza al lattosio in HIV non è attendibile. Ma cosa significa?
Cmq sono davvero preoccupato e questa ansia mi impedisce di provare a ricominciare a vivere dopo lo shock subito. Sotto la guida del gastroenterologo voglio comunque eseguire delle analisi, esame delle feci e colonscopia, per escludere almeno che non ci siano altre problematiche gravi che si intersecano ora con la mia sieropositività.
Ho tanti altri pensieri e dubbi da condividere, e domande da farvi. Soprattutto sul contagio e sull’impatto psicologico della malattia, che è davvero devastante.
Ma questo post è già lunghissimo; se vorrete, ve li illustrerò in altri messaggi.
Ciao e grazie.
e per prima cosa complimenti, questo forum è fatto molto bene, l’ho letto molto in questi giorni e lo trovo serio, equilibrato e intelligente.
Purtroppo anch’io ora ne faccio parte.
Avrei alcune domande da porvi e vorrei iniziare a condividere con voi la mia (la nostra) esperienza, se volete. Scusatemi se ciò che vi chiederò vi è stato chiesto già 1.000 volte.
LA DIAGNOSI E LA TERAPIA
La mia diagnosi è molto recente, risale ai primi di giugno ed è avvenuta in fase di infezione acuta. Mi è venuta una strana febbre con una strana eruzione cutanea: all’inizio era molto piccola, limitata alla fronte, poi dopo una settimana è esplosa in tutto il corpo, praticamente sembrava morbillo. Ve la faccio breve, esito degli esami: CD4 226; ratio CD4\CD8 1,13; Viremia: 1.690.000 e WB indeterminato.
Considerata la precocità della diagnosi, la dottoressa mi ha proposto di iniziare immediatamente la terapia, non appena disponibili i risultati delle resistenze ai farmaci del virus. Io in ogni caso non potevo curarmi nella mia città: è troppo piccola, i pericoli per la privacy sono troppo alti e poi, sinceramente, preferivo rivolgermi ad un ospedale più grande e più rinomato.
Così, in pochi giorni – appena guarito dalla febbre e distrutto nel morale e nel fisico – mi sono ritrovato a girare per 3 ospedali di tre città diverse e sono riuscito a parlare con 5 medici.
Nel frattempo avevo letto con attenzione le linee-guida ministeriali in tema di HIV e avevo assunto informazioni da conoscenti: avevo letto chiaramente che la terapia in fase di infezione acuta non è consigliata e sapevo di altre persone, la cui diagnosi però non era avvenuta in fase di sieroconversione, che avevano atteso anni prima di iniziare a curarsi. E invece i medici con cui ho parlato mi hanno TUTTI concordemente consigliato di cominciare subito, seppure con motivazioni diverse.
In sintesi, mi hanno detto che i vantaggi derivanti dallo spegnere l’infezione subito erano comunque molto maggiori dei danni derivanti dall’avvio immediato della terapia. Due di loro (i più giovani) hanno anche sostenuto che – visti i valori degli esami – l’avvio immediato della cura era consigliato anche secondo le linee-guida ministeriali.
In particolare, il primo medico a cui mi sono rivolto, e che ora è diventato il mio medico, mi ha tenuto per un’ora e mezza nel suo ambulatorio (era cmq una visita a pagamento) per illustrarmi nel dettaglio i pericoli derivanti dall’HIV (oltre all’evoluzione in AIDS) e per convincermi – nonostante tutte le mie resistenze – a curarmi da subito. Poi, come ho detto, le sue affermazioni sono state confermate da altri 4 medici (con cui ho parlato in realtà molto brevemente).
A quel punto mi è sembrato di non avere scelta, non curarmi mi pareva un comportamento irresponsabile e così l’11 luglio ho iniziato la terapia.
Tuttavia, ho ancora il dubbio che aver scoperto la mia s+ così precocemente sia stata una condanna e non un vantaggio.
I MIEI DUBBI ATTUALI
La terapia sembra aver avuto effetti immediati: il prelievo effettuato il 31 luglio mostra una “situazione immunologica ottima”, emocromo con valori normali, CD4 superiori a 600, viremia 177, rapporto CD4\CD8 “prossimo alla normalità” (questo è il referto, l’esito dell’esame riesco ad interpretarlo solo in parte). Qualche giorno fa ho eseguito un nuovo prelievo e ora sono in attesa dei risultati.
L’infettivologo che mi ha in cura è molto disponibile: di persona è sempre di corsa, però mi ha dato la sua mail, io gli ho scritto molte volte e lui mi ha sempre risposto nel giro di 24 ore.
Nonostante questo, ho alcuni dubbi e alcuni problemi sanitari ora che mi assillano e su cui vorrei sapere, se volete, qual è la vostra esperienza. La mia impressione, infatti, è che l’infettivologo cerchi di rassicurarmi, minimizzando gli effetti collaterali della terapia e i rischi a lungo termine della malattia.
PESO CORPOREO: già prima di iniziare la terapia, a seguito dell’infezione e dello stress, avevo perso circa 4 kg. Ho iniziato a controllare ossessivamente il mio peso e non riesco più a riprenderli, anzi forse negli ultimi giorni ho perso ancora qualcosa. Il medico dice di non preoccuparmi, che non mi fa male aver perso qualche kg (sono già leggermente in sovrappeso, infatti) ma la risposta mi sembra evasiva, non riesco a tranquillizzarmi: lui all’inizio mi aveva avvisato che l’avvio della terapia mi avrebbe provocato appetito e che correvo il rischio di ingrassare, ma ora sta accadendo il contrario e forse c’è un motivo perché questo succede…
MAL DI PANCIA: purtroppo ancor prima di contrarre il virus soffrivo di gastrite (senza helicobacter, per fortuna) e di colon irritabile. Ovviamente lo shock e lo stress dovuto alla diagnosi hanno avuto ripercussioni negative sulla situazione gastro-intestinale, ma cmq erano effetti abbastanza gestibili.
Dopo circa 20 giorni dall’inizio della terapia, invece, ho cominciato ad avvertire un continuo mal di pancia: all’inizio avevo anche diarrea, che poi si è ridotta; ora vado in bagno 2 o 3 volte al giorno (ma andare in bagno 1-2 volte al giorno per me era normale prima), le feci sono a volte normali a volte poco formate (raramente liquide) ma spesso avverto bruciore e gonfiore addominale durante la giornata.
L’infettivologo all’inizio sosteneva che si trattava dei miei disturbi cronici, amplificati dal grave stato di ansia in cui mi trovavo (e mi trovo tuttora).
Dopo Ferragosto ho però contattato il mio gastroenterologo, secondo il quale invece le mie attuali condizioni potrebbero essere un effetto, anche permanente, della terapia antiretrovirale.
Ho subito chiesto l’opinione dell’infettivologo, sperando che ribadisse quello che mi aveva scritto fino a quel momento e invece purtroppo in modo del tutto inaspettato ha concordato con il gastroenterologo. Ha detto in particolare che la causa potrebbe essere il lattosio contenuto in un farmaco, il TRUVADA, e me l’ha cambiato: invece di TRUVADA da qualche giorno prendo VIREAD e EMTRIVA.
Questa cosa mi preoccupa moltissimo, la prospettiva di vivere tutta la vita con il mal di pancia mi terrorizza: che vita sarebbe??? Poi non capisco: non ho mai avuto problemi di intolleranza al lattosio – o almeno non l’ho mai saputo – come mai improvvisamente sarei diventato allergico? Devo eliminare tutti i latticini dalla dieta per sempre? Su questo l’infettivologo non è stato chiaro, ha solo detto che il test di intolleranza al lattosio in HIV non è attendibile. Ma cosa significa?
Cmq sono davvero preoccupato e questa ansia mi impedisce di provare a ricominciare a vivere dopo lo shock subito. Sotto la guida del gastroenterologo voglio comunque eseguire delle analisi, esame delle feci e colonscopia, per escludere almeno che non ci siano altre problematiche gravi che si intersecano ora con la mia sieropositività.
Ho tanti altri pensieri e dubbi da condividere, e domande da farvi. Soprattutto sul contagio e sull’impatto psicologico della malattia, che è davvero devastante.
Ma questo post è già lunghissimo; se vorrete, ve li illustrerò in altri messaggi.
Ciao e grazie.