Violazione della privacy su caso hiv
Inviato: lunedì 4 novembre 2013, 23:57
Ciao a tutti.
Scrivo dopo parecchio tempo ma comincio adesso dopo 5 mesi, dalla scoperta della mia malattia, a farci i conti e forse piano piano ad accettare questa condizione.
Ho scoperto di essere sieropositivo a giugno di quest'anno e diciamo che è stata una vera e propria tragedia sia per la malattia in se che aimè dovrò conviverci (spero nell'uscita del vaccino), sia per l'atteggiamento delle persone (quello si sa, non tutte sono AFFIDABILI) ma cosa più sconvolgente è stato l'atteggiamento di un medico che lavora in un laboratorio di analisi.
Scrivo in maniera sintetica quello che è successo: a maggio ho cominciato ad avere sintomi influenzali, con il passare dei giorni la febbre continuava ad aumentare poi di colpa passava e poi ritornava. Arrivato alla fine di maggio ho cominciato a manifestare uno sfogo cutaneo, viene chiamato subito il medico di famiglia che a vista insinua un morbillo ma per maggiore sicurezza mi prescrive delle analisi del sangue per avere conferma. Io stavo sempre peggio, lo sfogo cutaneo non accennava a diminuire e finalmente arrivano le analisi. Negli ultimi giorni di maggio avevo febbre che arrivava a 39° e non riuscivo a muovermi, non mangiavo, non bevevo e avevo disturbi intestinali.
Arrivano i risultati delle analisi. Mio padre si reca a prendere i risultati perchè io non potevo muovermi dal letto, non avevo assolutamente il dubbio di averla contratta e non avevo nemmeno il pensiero che un medico potesse violare la mia privacy: al laboratorio hanno dato la notizia della mia "possibile" (non data certa poichè ero risultato positivo alla mononucleosi, e questo poteva "sballare" la risposta) sieropositività a mio padre. Ora mi chiedo. Un medico, che dovrebbe tutelare un paziente, per di più maggiorenne come può non informare il diretto interessato e informare ANCHE DELLA PROBABILE SIEROPOSITIVITA' un terzo che nonostante sia un familiare, non lo riguarda??
Ho avuto la conferma dal reparto di malattie infettive della mia città ma ormai i miei erano entrati nel dramma, dovevamo scoprire insieme cosa era successo e il mio star male è normale che non potevo nasconderlo. Da un punto di vista legale io so che questo medico ha sbagliato, però cercherei il parere di qualcuno e chiedervi se questo è un atteggiamento giusto e umano oppure una vera e propria mancanza di rispetto.
Grazie!
Scrivo dopo parecchio tempo ma comincio adesso dopo 5 mesi, dalla scoperta della mia malattia, a farci i conti e forse piano piano ad accettare questa condizione.
Ho scoperto di essere sieropositivo a giugno di quest'anno e diciamo che è stata una vera e propria tragedia sia per la malattia in se che aimè dovrò conviverci (spero nell'uscita del vaccino), sia per l'atteggiamento delle persone (quello si sa, non tutte sono AFFIDABILI) ma cosa più sconvolgente è stato l'atteggiamento di un medico che lavora in un laboratorio di analisi.
Scrivo in maniera sintetica quello che è successo: a maggio ho cominciato ad avere sintomi influenzali, con il passare dei giorni la febbre continuava ad aumentare poi di colpa passava e poi ritornava. Arrivato alla fine di maggio ho cominciato a manifestare uno sfogo cutaneo, viene chiamato subito il medico di famiglia che a vista insinua un morbillo ma per maggiore sicurezza mi prescrive delle analisi del sangue per avere conferma. Io stavo sempre peggio, lo sfogo cutaneo non accennava a diminuire e finalmente arrivano le analisi. Negli ultimi giorni di maggio avevo febbre che arrivava a 39° e non riuscivo a muovermi, non mangiavo, non bevevo e avevo disturbi intestinali.
Arrivano i risultati delle analisi. Mio padre si reca a prendere i risultati perchè io non potevo muovermi dal letto, non avevo assolutamente il dubbio di averla contratta e non avevo nemmeno il pensiero che un medico potesse violare la mia privacy: al laboratorio hanno dato la notizia della mia "possibile" (non data certa poichè ero risultato positivo alla mononucleosi, e questo poteva "sballare" la risposta) sieropositività a mio padre. Ora mi chiedo. Un medico, che dovrebbe tutelare un paziente, per di più maggiorenne come può non informare il diretto interessato e informare ANCHE DELLA PROBABILE SIEROPOSITIVITA' un terzo che nonostante sia un familiare, non lo riguarda??
Ho avuto la conferma dal reparto di malattie infettive della mia città ma ormai i miei erano entrati nel dramma, dovevamo scoprire insieme cosa era successo e il mio star male è normale che non potevo nasconderlo. Da un punto di vista legale io so che questo medico ha sbagliato, però cercherei il parere di qualcuno e chiedervi se questo è un atteggiamento giusto e umano oppure una vera e propria mancanza di rispetto.
Grazie!