Credo di aver bisogno di aiuto
Inviato: lunedì 13 luglio 2015, 0:38
Ciao a tutti,
scrivo poco da queste parti ma oggi sarò un po' più prolifico del solito.
Non so se quel che mi sta accadendo sia normale o meno, ma non sto un granché bene ultimamente. Diverse concause, la più grande delle quali è che si avvicina il primo anno da quando ritirai quel test maledetto. Sono in vacanza e invece di rallegrarmene preferirei stare al lavoro e distrarmi.
Non so che mi sia preso ma ho ripetuto il test la settimana scorsa: credo che sperassi sotto sotto in un falso positivo, invece niente. Prima di rifare questo test stavo discretamente, ormai da mesi; forse mi ero creato delle aspettative troppo elevate e lievemente deliranti rispetto a un possibile esito negativo.
Insomma, sto rivivendo - dopo mesi di relativa tranquillità - quell'atmosfera sinistra di un anno fa, come se non avessi fatto alcun passo in avanti.
A rincarare la dose:
1. non esco molto a causa del caldo e mi sento particolarmente solo
2. evito di dirlo alla maggior parte degli amici (solo tre persone lo sanno)
3. evito di frequentare un paio di amici sieropositivi perché non ho proprio voglia di pensarci
4. evito di andare a un gruppo di autoaiuto che esiste nella mia città.
5. Ripenso a quell'unica sbadataggine dopo anni e anni di attenzioni, sbadataggine che in teoria non doveva avere tutto questo pericolo (unico rapporto da attivo) e non riesco né a perdonarmi per essermi esposto alla vita che sto facendo ora, né a farmene una ragione. Non riesco ad accettare che per quei 5 minuti di piacere sarò schiavo di una terapia tossica per il resto della vita e avrò appiccicata questa etichetta piena di stigma.
6. ho letto che gli effetti a lungo termine della terapia sono brutti (problemi circolatori, renali, epatici...) e questo mi agita.
È normale a distanza di un anno fare questi passi indietro? Ero convinto di aver accettato la cosa ma rileggendomi mi rendo conto che non è così. Fino a prima di 12 mesi fa non avevo alcun problema a uscire e frequentare sieropositivi (parlo di relazioni), ora è come se fosse cambiato tutto. Come se lo riuscissi ad accettare negli altri ma non in me. E tra l'altro conosco dei ragazzi che ci convivono tranquillamente, che non ne fanno mistero con gli amici e che vanno all'ospedale sereni e tranquilli, mentre basta che si avvicini il giorno del prelievo perché mi innervosisca.
Per chi mi vuole consigliare una psicoterapia, la sto già facendo (altro motivo per la sensazione di regredire).
Insomma, accetto qualsiasi consiglio: un buon libro, un centro di meditazione, qualsiasi cosa che vi abbia aiutato e che potrebbe aiutare anche me.
Qualche tempo fa ho avuto la possibilità di frequentare un altro ragazzo che conoscevo da prima della diagnosi, anche lui positivizzatosi da poco, ma sul più bello non ce l'ho fatta. Insomma, proprio io che prima del contagio non avevo alcun problema. Questo mi sembra davvero paradossale.
Soprattutto, dubito della possibilità di costruire una relazione sana con queste premesse: i sieropositivi non li riesco a frequentare, ai negativi non ho il coraggio di dirlo (se penso alla facilità con cui fino a così poco tempo fa dicevo "sono sano, stai tranquillo", mi pare impossibile vivere in quest'incubo). Sono incartato.
Forse il problema è che nella mia mente mi sento ancora "negativo", di fatto sto bene fisicamente e non mi sento per nulla "malato".
Ho provato anche la modalità autoironica e deflettente (alla Blast, per intenderci) ma so che quella distoglie temporaneamente dagli altri pensieri e non mi dà alcun beneficio.
Scusate lo sfogo ma sento che da qualche parte avevo bisogno di far uscire queste cose.
scrivo poco da queste parti ma oggi sarò un po' più prolifico del solito.
Non so se quel che mi sta accadendo sia normale o meno, ma non sto un granché bene ultimamente. Diverse concause, la più grande delle quali è che si avvicina il primo anno da quando ritirai quel test maledetto. Sono in vacanza e invece di rallegrarmene preferirei stare al lavoro e distrarmi.
Non so che mi sia preso ma ho ripetuto il test la settimana scorsa: credo che sperassi sotto sotto in un falso positivo, invece niente. Prima di rifare questo test stavo discretamente, ormai da mesi; forse mi ero creato delle aspettative troppo elevate e lievemente deliranti rispetto a un possibile esito negativo.
Insomma, sto rivivendo - dopo mesi di relativa tranquillità - quell'atmosfera sinistra di un anno fa, come se non avessi fatto alcun passo in avanti.
A rincarare la dose:
1. non esco molto a causa del caldo e mi sento particolarmente solo
2. evito di dirlo alla maggior parte degli amici (solo tre persone lo sanno)
3. evito di frequentare un paio di amici sieropositivi perché non ho proprio voglia di pensarci
4. evito di andare a un gruppo di autoaiuto che esiste nella mia città.
5. Ripenso a quell'unica sbadataggine dopo anni e anni di attenzioni, sbadataggine che in teoria non doveva avere tutto questo pericolo (unico rapporto da attivo) e non riesco né a perdonarmi per essermi esposto alla vita che sto facendo ora, né a farmene una ragione. Non riesco ad accettare che per quei 5 minuti di piacere sarò schiavo di una terapia tossica per il resto della vita e avrò appiccicata questa etichetta piena di stigma.
6. ho letto che gli effetti a lungo termine della terapia sono brutti (problemi circolatori, renali, epatici...) e questo mi agita.
È normale a distanza di un anno fare questi passi indietro? Ero convinto di aver accettato la cosa ma rileggendomi mi rendo conto che non è così. Fino a prima di 12 mesi fa non avevo alcun problema a uscire e frequentare sieropositivi (parlo di relazioni), ora è come se fosse cambiato tutto. Come se lo riuscissi ad accettare negli altri ma non in me. E tra l'altro conosco dei ragazzi che ci convivono tranquillamente, che non ne fanno mistero con gli amici e che vanno all'ospedale sereni e tranquilli, mentre basta che si avvicini il giorno del prelievo perché mi innervosisca.
Per chi mi vuole consigliare una psicoterapia, la sto già facendo (altro motivo per la sensazione di regredire).
Insomma, accetto qualsiasi consiglio: un buon libro, un centro di meditazione, qualsiasi cosa che vi abbia aiutato e che potrebbe aiutare anche me.
Qualche tempo fa ho avuto la possibilità di frequentare un altro ragazzo che conoscevo da prima della diagnosi, anche lui positivizzatosi da poco, ma sul più bello non ce l'ho fatta. Insomma, proprio io che prima del contagio non avevo alcun problema. Questo mi sembra davvero paradossale.
Soprattutto, dubito della possibilità di costruire una relazione sana con queste premesse: i sieropositivi non li riesco a frequentare, ai negativi non ho il coraggio di dirlo (se penso alla facilità con cui fino a così poco tempo fa dicevo "sono sano, stai tranquillo", mi pare impossibile vivere in quest'incubo). Sono incartato.
Forse il problema è che nella mia mente mi sento ancora "negativo", di fatto sto bene fisicamente e non mi sento per nulla "malato".
Ho provato anche la modalità autoironica e deflettente (alla Blast, per intenderci) ma so che quella distoglie temporaneamente dagli altri pensieri e non mi dà alcun beneficio.
Scusate lo sfogo ma sento che da qualche parte avevo bisogno di far uscire queste cose.