
Neanche questa mattina, quando ho letto qualche thread sul forum e risposto a un paio di utenti. Solo un caso, in particolare la notifica di Facebook del compleanno di una mia conoscenza, me ne ha fatto ricordare.
Non posso scrivere un post triste, perché da tempo ho messo da parte rabbia, rancore, tristezza, vergogna, senso di sconfitta e quei sentimenti negativi che per lungo tempo contraddistinguono il modo di "sentire" la vita di una persona sieropositiva. E parlando della vita non uso il verbo "vedere" di proposito: perché "sentire" è un'altra storia. Avere un buon punto di vista è certamente importante: senza quello, e senza le buone intenzioni, non avrei mai potuto cominciare quel difficile percorso di accettazione di me stesso che mi avrebbe portato un giorno alla serenità e al superamento dei sentimenti negativi con cui ero certo di dover convivere per sempre. Quindi "affrontare" la vita nel modo giusto è stato il primo passo, ma probabilmente avrei continuato a "sentirla", a percepirla con molte fumature di.. viola.
Non è così, e già per questo mi ritengo fortunato. Il fatto poi che io stessi ignorando quella che fino a neppure un anno fa mi pareva una data indelebile, una data che, per quanto mi ha fatto stare male, mi ricorda una delle più brutte giornate della mia vita (seguita a ruota da tante altre pessime giornate), è certamente qualcosa ancor più importante e significativo, molto più di quanto si possa immaginare. Da persona un tempo debole e fragile, spesso in balìa del mio umore ballerino, un po' sono orgoglioso del percorso che ho fatto nell'arco di soli due anni, soprattutto quando parlo col mio compagno, che ancora si porta dentro troppi "perché" e troppi demoni, e che, dopo mesi di silenzi e di difficilissimi tentativi di aiutarlo a superare il senso di colpa per avermi trasmesso il virus, seppur del tutto inconsapevolmente, mi sto impegnando ad aiutare proprio perché possa provare a fare il percorso che ho fatto io. Cosa certamente non facile, perché se è vero che in due si possono affrontare meglio certe situazioni, rimangono disequilibri e divergenze che a volte dubiti potranno mai appianarsi.
Naturalmente non è tutto rose e fiori, non è tutto candidamente meraviglioso ogni giorno che vivo (come ogni persona che ritengo "normale"), ma so godermelo appieno, so esattamente cosa mi fa stare bene e come fare per averlo. Mi mette tristezza, in particolare, il fatto che l'opinione che le persone hanno ancora oggi in Italia dell'Hiv sia sempre saldamente ancorata alla sua visione "anni Ottanta", nonostante i progressi della scienza e della medicina che oggi mi permettono di pensare al mio futuro senza avere timori di sorta. Questo non dipende da me, lo so bene, eppure sento più pressante la spinta per provare a impegnarmi in qualche modo per dare un mio contributo. Pura illusione? Il tempo lo dirà, intanto è lo spirito che conta.
P.S. Chi volesse leggere la "puntata precedente", trova il thread qui: http://hivforum.info/forum/viewtopic.php?f=2&t=3706