Sempre sulla privacy
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- Iscritto il: lunedì 9 novembre 2015, 15:43
Sempre sulla privacy
Salve a tutti,
ormai sono quasi una veter-ANAL del gruppo ma ho sempre un grosso dubbio che stasera mi farà dormire poco...
Se qualcuno che, magari, lavora nell'ambito potesse dare una risposta gradirei moltissimo..
Il punto e questo:
Ho avuto un rapporto assolutamente NON a rischio (pompinelli con eiaculazione fuori) con un ragazzo nuovo, appena arrivato qui nei paraggi.
Al di là del sesso, è molto simpatico quindi penso che possa nascere una bella amicizia insieme al mio compagno (e parlo solo di amicizia... non credo ci sia molta voglia di ripetere sesso - almeno da parte mia.)
Sono venuto a sapere peró che si trasferirà da queste parti proprio perché ha avuto un trasferimento all'ospedale qui nei paraggi come infermiere...
Non è l'ospedale dove vado per immunologia e non è l'ospedale dove vivo, peró è molto vicino.
Ora....la domanda....
C'è la possibilità che possa interrogare il sistema ed informarsi sul mio stato sierologico?
Cioè, che livelli di privacy ci sono su questi sitemi? Ci puó accedere chiunque???
Se magari c'è qualcuno del "mestiere"
che ha questa info, mi faccia sapere... comunque ne parleró con il mio infettivologo per chiedere come funziona...
Grazie a chi mi risponderà
baci
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ormai sono quasi una veter-ANAL del gruppo ma ho sempre un grosso dubbio che stasera mi farà dormire poco...
Se qualcuno che, magari, lavora nell'ambito potesse dare una risposta gradirei moltissimo..
Il punto e questo:
Ho avuto un rapporto assolutamente NON a rischio (pompinelli con eiaculazione fuori) con un ragazzo nuovo, appena arrivato qui nei paraggi.
Al di là del sesso, è molto simpatico quindi penso che possa nascere una bella amicizia insieme al mio compagno (e parlo solo di amicizia... non credo ci sia molta voglia di ripetere sesso - almeno da parte mia.)
Sono venuto a sapere peró che si trasferirà da queste parti proprio perché ha avuto un trasferimento all'ospedale qui nei paraggi come infermiere...
Non è l'ospedale dove vado per immunologia e non è l'ospedale dove vivo, peró è molto vicino.
Ora....la domanda....
C'è la possibilità che possa interrogare il sistema ed informarsi sul mio stato sierologico?
Cioè, che livelli di privacy ci sono su questi sitemi? Ci puó accedere chiunque???
Se magari c'è qualcuno del "mestiere"
che ha questa info, mi faccia sapere... comunque ne parleró con il mio infettivologo per chiedere come funziona...
Grazie a chi mi risponderà
baci
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Re: Sempre sulla privacy
Guarda ti dico quello che so io, leggendo qui sul forum e chiedendo al mio medico di base.
So per certo che un farmacista, sia dal tuo codice fiscale, sia dalle ricette con il fatidico codice 020, riesce a capire la tua patologia.
E poi chiesi alla mia nuova dottoressa se il mio vecchio medico curante poteva vedere i miei dati. Lei disse di no.
Sembrano cozzare come cosa. Ma a me questo è stato detto e questo so.
La tua domanda, però, è legittima e quindi seguo.
---------------
Don't give up!
So per certo che un farmacista, sia dal tuo codice fiscale, sia dalle ricette con il fatidico codice 020, riesce a capire la tua patologia.
E poi chiesi alla mia nuova dottoressa se il mio vecchio medico curante poteva vedere i miei dati. Lei disse di no.
Sembrano cozzare come cosa. Ma a me questo è stato detto e questo so.
La tua domanda, però, è legittima e quindi seguo.

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Don't give up!
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Re: Sempre sulla privacy
Se lavora in una struttura diversa da quella in cui sei seguito è molto difficile che venga a contatto con la tua cartella clinica e le tue informazioni (a meno che non lavora proprio in malattie infettive, magari nell'ambito della ricerca, e in qualche modo non ci sia una convenzione tra i vostri ospedali tale da permettergli l'accesso). Gli infermieri hanno molto di meglio da fare che cercare informazioni su persone che non sono i loro pazienti.
Resta il fatto che, come ogni addetto al mestiere, è obbligato al segreto professionale quindi, anche nella remotissima possibilità che abbia accesso alle tue informazioni, non può rivelarle a nessuno.
Resta il fatto che, come ogni addetto al mestiere, è obbligato al segreto professionale quindi, anche nella remotissima possibilità che abbia accesso alle tue informazioni, non può rivelarle a nessuno.
CIAO GIOIE
Re: Sempre sulla privacy
Per accedere alle cartelle cliniche i medici hanno bisogno di una password, che varia da struttura a struttura. Non è che chiunque accenda un PC all'ospedale possa vedere i dati di tutti. E non sono certo che gli infermieri siano autorizzati.
Detto questo sono d'accordo con Flavio
Detto questo sono d'accordo con Flavio

Re: Sempre sulla privacy
State parlando delle cartelle elettroniche. Esistono anche delle cartelle cliniche cartacee, a cui ha accesso qualunque operatore medico/sanitario, purchè autorizzato (che lavori in quel reparto o che abbia a che fare in qualche modo con quel reparto), compresi i tirocinanti, sia medici che professionisti sanitari (io ho avuto accesso per tutto il mio corso di laurea a tutte le cartelle di tutto l'ospedale, basta entrare in reparto, prendere la cartella e leggersela).
Detto questo, mi pare abbastanza inverosimile che un infermiere vada in un ospedale in cui non lavora, e apra la cartella clinica dei pazienti, in quanto non è autorizzato a farlo (ma nemmeno ad entrare col camice o in casacca). Fin quando si tratta di persone che non lavorano nell'ospedale in cui sei curato, non si corre nessun pericolo. Il problema nasce quando la persona in questione lavora nell'ospedale in cui sei curato: a quel punto non c'è legge sulla privacy che tenga (e anche a buon diritto dato che ci lavorano in quell'ospedale e hanno tutto il diritto di accedere ai dati dei pazienti, è il loro lavoro).
Detto questo, mi pare abbastanza inverosimile che un infermiere vada in un ospedale in cui non lavora, e apra la cartella clinica dei pazienti, in quanto non è autorizzato a farlo (ma nemmeno ad entrare col camice o in casacca). Fin quando si tratta di persone che non lavorano nell'ospedale in cui sei curato, non si corre nessun pericolo. Il problema nasce quando la persona in questione lavora nell'ospedale in cui sei curato: a quel punto non c'è legge sulla privacy che tenga (e anche a buon diritto dato che ci lavorano in quell'ospedale e hanno tutto il diritto di accedere ai dati dei pazienti, è il loro lavoro).
CIAO GIOIE
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Re: Sempre sulla privacy
Vi ringrazio per quello che avete scritto dato che mi mette un bel po l'anima in pace... anche se io più che altro mi riferivo non tanto alla mia cartella clinica.
La prima visita che ho fatto dopo la "notiziona" mi è stato chiesto dal mio infettivologo di dare il consenso affinché i miei dati venissero utilizzati per fini statistici e di "caso" (metti che n'altro giorno per miracolo mi negativizzo....credici)e messi in un database specifico dell'hiv su scala nazionale di cui non ricordo il nome.
Ecco più che altro mi riferivo a chi puo avere informazioni in merito a quel tipo di accesso.
chi ci puó accedere a quel database? e nel caso, si vede il mio nome e cognome?
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La prima visita che ho fatto dopo la "notiziona" mi è stato chiesto dal mio infettivologo di dare il consenso affinché i miei dati venissero utilizzati per fini statistici e di "caso" (metti che n'altro giorno per miracolo mi negativizzo....credici)e messi in un database specifico dell'hiv su scala nazionale di cui non ricordo il nome.
Ecco più che altro mi riferivo a chi puo avere informazioni in merito a quel tipo di accesso.
chi ci puó accedere a quel database? e nel caso, si vede il mio nome e cognome?
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Re: Sempre sulla privacy
sicuramente è lo studio ICONA.
In quello rientrano solo i pazienti naive, e dato che sei in terapia, non ci sei più.
Le statistiche su questi studi riguardano età alla diagnosi,parametri ematochimici ecc, non certo nome e cognome.
In quello rientrano solo i pazienti naive, e dato che sei in terapia, non ci sei più.
Le statistiche su questi studi riguardano età alla diagnosi,parametri ematochimici ecc, non certo nome e cognome.
CIAO GIOIE
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Re: Sempre sulla privacy
UUHHHH.... Sapevo di essere già ICONA!!
Poi dopo tot anni entri nel progetto DIVINA? [emoji23][emoji23][emoji23]
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Poi dopo tot anni entri nel progetto DIVINA? [emoji23][emoji23][emoji23]
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Re: Sempre sulla privacy
Uno dei motivi per cui sono sempre stato perplesso riguardo alla italica "privacy" è che le informazioni possono arrivare da dove non te lo aspetteresti mai. Nel 1985 rientrai dall'Africa con l'hiv, si conosceva assai poco sull'infezione, tantomeno da dove era stata originata e il medico che mi prese in cura pensò bene di pubblicare uno studio sul mio caso in una rivista scientifica (era l'epoca in cui si cercavano le categorie a rischio e lo studio riguardava italiani che vivevano all'estero). Casualmente, la cugina di un mio grande amico si stava laureando in medicina e lesse tale studio. Conoscevo bene entrambi e loro conoscevano me (vivevano in famiglia assieme) e dopo letto l'articolo lei lo chiamò e gli chiese se quello descritto potessi essere io, tanto era particolareggiato lo studio. Quando dopo anni gli dissi che ero sieropositivo, mi rispose che lo sapeva già. Non aveva mai avuto dubbi che quel paziente esposto su quella rivista scientifica fossi stato io. Fu molto corretto, una persona rara, finché non gli parlai della mia sieropositività, non accennò mai a niente e penso non ne parlò con nessuno.
Al contrario, informando altre persone, mi sono reso conto che la "chiacchiera" gira, fino ai posti più impensabili.
Ma tornando alla istituzionalità, io ho firmato con la Sanità Regionale un impegno di privacy rispondendo "sì" alle domande che chiedevano se le varie strutture regionali avessero potuto avere accesso ai miei dati sensibili, "sì" che il mio medico di famiglia ne potesse accedere, "no" per tutti gli altri medici. Il mio "sì" per l'accesso a tutte le strutture regionali non vale niente, dato che ogni struttura usa una password diversa, quindi se dovessi rivolgermi in un'altra città regionale (una a caso: Aviano) dovrei sempre avere la cartella clinica cartacea da portarmi appresso. Che il mio medico di famiglia lo sappia non mi pone problemi, ma mi chiedo a cosa serva la privacy riguardo ai precedenti medici di famiglia, che per ragioni personali e ai cambiamenti di residenza, sono e restano al corrente di tutte le mie patologie. Forse ci vorrebbe una fleshata tipo "Men in Black" perché la privacy sia rispettata?
Ultima cosa, che trovo etremamente stupida nella mia Regione, come io non posso avere le mie analisi hiv via internet per problemi di privacy (di chi?) neppure il mio infettivologo può accedervi tramite PC. Eppure mi vengono recapitate a casa con posta celere (sulla posta celere le Poste Italiane declinano ogni responsabilità che la corrispondenza possa essere letta da altri) anche se mi obbligano a pagare la raccomandata, e tempo fa, quando mi presentai all'appuntamento senza le analisi perché il laboratorio ebbe dei problemi tecnici nel rispettare i tempi, all'affermazione del medico: "ma almeno la carica virale!", l'infermiera telefonò subito in laboratorio dove si scusarono per l'inconveniente e le dettarono telefonicamente tutti i dati, compresi quelli che mi impediscono di ricevere via email (solo via posta) e che impediscono al medico di accedervi con il PC.
La privacy italiana somiglia a quella vecchissima barzelletta dove un agente segreto inglese cercava a Napoli il suo referente e dopo tante difficoltà e peripezie usando parole in codice, finalmente si sentì rispondere: "ah, ma sta cercando Peppino o'spione, lo conoscono tutti, poteva chiederlo subito".
Al contrario, informando altre persone, mi sono reso conto che la "chiacchiera" gira, fino ai posti più impensabili.
Ma tornando alla istituzionalità, io ho firmato con la Sanità Regionale un impegno di privacy rispondendo "sì" alle domande che chiedevano se le varie strutture regionali avessero potuto avere accesso ai miei dati sensibili, "sì" che il mio medico di famiglia ne potesse accedere, "no" per tutti gli altri medici. Il mio "sì" per l'accesso a tutte le strutture regionali non vale niente, dato che ogni struttura usa una password diversa, quindi se dovessi rivolgermi in un'altra città regionale (una a caso: Aviano) dovrei sempre avere la cartella clinica cartacea da portarmi appresso. Che il mio medico di famiglia lo sappia non mi pone problemi, ma mi chiedo a cosa serva la privacy riguardo ai precedenti medici di famiglia, che per ragioni personali e ai cambiamenti di residenza, sono e restano al corrente di tutte le mie patologie. Forse ci vorrebbe una fleshata tipo "Men in Black" perché la privacy sia rispettata?
Ultima cosa, che trovo etremamente stupida nella mia Regione, come io non posso avere le mie analisi hiv via internet per problemi di privacy (di chi?) neppure il mio infettivologo può accedervi tramite PC. Eppure mi vengono recapitate a casa con posta celere (sulla posta celere le Poste Italiane declinano ogni responsabilità che la corrispondenza possa essere letta da altri) anche se mi obbligano a pagare la raccomandata, e tempo fa, quando mi presentai all'appuntamento senza le analisi perché il laboratorio ebbe dei problemi tecnici nel rispettare i tempi, all'affermazione del medico: "ma almeno la carica virale!", l'infermiera telefonò subito in laboratorio dove si scusarono per l'inconveniente e le dettarono telefonicamente tutti i dati, compresi quelli che mi impediscono di ricevere via email (solo via posta) e che impediscono al medico di accedervi con il PC.
La privacy italiana somiglia a quella vecchissima barzelletta dove un agente segreto inglese cercava a Napoli il suo referente e dopo tante difficoltà e peripezie usando parole in codice, finalmente si sentì rispondere: "ah, ma sta cercando Peppino o'spione, lo conoscono tutti, poteva chiederlo subito".