Cambio terapia
Inviato: mercoledì 7 settembre 2016, 16:33
Ciao!
Oggi ho concordato con il mio medico il cambio della terapia, e volevo un vostro parere. Abbandono Eviplera per la marcata osteoporosi che il tenofovir ha (con)causato. La viremia è ampiamente irrilevabile da tempo, e i CD4 a ottimi livelli.
In un primo momento, la dottoressa mi aveva paventato la possibilità di entrare nel programma di uso compassionevole del Genvoya, per godere degli effetti positivi che il tenofovir-TAF comporta sull'osteoporosi. Oggi, tuttavia, in un lungo colloquio, mi ha proposto alcune alternative farmacologiche, che principalmente tengono conto del fatto che sia il Genvoya, sia anche eventualmente il Triumeq (che pure abbiamo preso in considerazione), hanno un effetto meramente palliativo sull'osteoporosi, senza però essere in grado di evitare completamente questo effetto collaterale. Le alternative proposte sono state due. La prima è stata Tivicay + Edurant, alternativa che però ho scartato perché restio all'idea di abbandonare la monopillola (che mi facilita grandemente l'assunzione, come a tutti credo). La seconda alternativa - quella che alla fine abbiamo deciso di intraprendere - è il REZOLSTA IN MONOTERAPIA, ossia in combinazione con nessun altro farmaco. La dottoressa mi ha spiegato che si tratta di una strategia farmacologica - quella di ridure la HAART solo ad un inibitore della proteasi "boosterato" - non così frequente, eppure efficace nei pazienti che abbiano una storia di controllo della viremia lunga e stabile e che abbiano dimostrato una significativa aderenza alla terapia. Si è riferita in particolar modo a degli studi spagnoli che hanno dimostrato l'efficacia di questa strategia almeno nel 70% dei casi. Inizialmente ero un po' scettico, tuttavia l'idea di ridurre al minimo indispensabile i farmaci assunti non mi dispiace affatto. Il medico mi ha segnalato che, con questa terapia, è possibili blip viremici oltre la soglia della rilevabilità, tali però sia da essere tenuti sotto controllo dal darunavir, che pare essere un antiretrovirale molto "solido", sia da non comportare probabili mutazioni genetiche del virus.
Ora, scrivo sia per chiedervi in generale che cosa ne pensate, sia per chiedervi un parere su un elemento che ho dimenticato di chiedere al medico, ossia: la nuova terapia, più debole, è in grado quanto quella vecchia di essere efficace contro l'eventualità di "incontrare" il virus per via sessuale? Provo a spiegarmi meglio: spero di non sbagliare nel dire che una terapia efficace come Eviplera comporta che, nell'eventualità in cui si venga a contatto con il virus in rapporti non protetti (e salva la possibilità di incontrare ceppi resistenti a quella terapia), la terapia è efficace contro questo virus. La stessa cosa si può dire anche per questo nuovo modello di terapia? Non so se la domanda è chiara e non so se ha senso.
Oggi ho concordato con il mio medico il cambio della terapia, e volevo un vostro parere. Abbandono Eviplera per la marcata osteoporosi che il tenofovir ha (con)causato. La viremia è ampiamente irrilevabile da tempo, e i CD4 a ottimi livelli.
In un primo momento, la dottoressa mi aveva paventato la possibilità di entrare nel programma di uso compassionevole del Genvoya, per godere degli effetti positivi che il tenofovir-TAF comporta sull'osteoporosi. Oggi, tuttavia, in un lungo colloquio, mi ha proposto alcune alternative farmacologiche, che principalmente tengono conto del fatto che sia il Genvoya, sia anche eventualmente il Triumeq (che pure abbiamo preso in considerazione), hanno un effetto meramente palliativo sull'osteoporosi, senza però essere in grado di evitare completamente questo effetto collaterale. Le alternative proposte sono state due. La prima è stata Tivicay + Edurant, alternativa che però ho scartato perché restio all'idea di abbandonare la monopillola (che mi facilita grandemente l'assunzione, come a tutti credo). La seconda alternativa - quella che alla fine abbiamo deciso di intraprendere - è il REZOLSTA IN MONOTERAPIA, ossia in combinazione con nessun altro farmaco. La dottoressa mi ha spiegato che si tratta di una strategia farmacologica - quella di ridure la HAART solo ad un inibitore della proteasi "boosterato" - non così frequente, eppure efficace nei pazienti che abbiano una storia di controllo della viremia lunga e stabile e che abbiano dimostrato una significativa aderenza alla terapia. Si è riferita in particolar modo a degli studi spagnoli che hanno dimostrato l'efficacia di questa strategia almeno nel 70% dei casi. Inizialmente ero un po' scettico, tuttavia l'idea di ridurre al minimo indispensabile i farmaci assunti non mi dispiace affatto. Il medico mi ha segnalato che, con questa terapia, è possibili blip viremici oltre la soglia della rilevabilità, tali però sia da essere tenuti sotto controllo dal darunavir, che pare essere un antiretrovirale molto "solido", sia da non comportare probabili mutazioni genetiche del virus.
Ora, scrivo sia per chiedervi in generale che cosa ne pensate, sia per chiedervi un parere su un elemento che ho dimenticato di chiedere al medico, ossia: la nuova terapia, più debole, è in grado quanto quella vecchia di essere efficace contro l'eventualità di "incontrare" il virus per via sessuale? Provo a spiegarmi meglio: spero di non sbagliare nel dire che una terapia efficace come Eviplera comporta che, nell'eventualità in cui si venga a contatto con il virus in rapporti non protetti (e salva la possibilità di incontrare ceppi resistenti a quella terapia), la terapia è efficace contro questo virus. La stessa cosa si può dire anche per questo nuovo modello di terapia? Non so se la domanda è chiara e non so se ha senso.