Eccomi di nuovo qui, a un anno e mezzo dalla diagnosi. Questo messaggio vuole essere uno sprone a tutti quelli che (lecitamente) si sentono in difficoltà, e temono per il proprio futuro, e per chi teme il giudizio delle persone che gli stanno vicino.
Situazione a maggio 2016:
viremia: 214300
cd4: 132
rapporto cd4/cd8: 0,13
Situazione a novembre 2017, attualmente in terapia con Eviplera:
viremia: 0 (da 11 mesi)
cd4: 536
rapporto cd4/cd8: 0,73
La strada per il rapporto cd4/cd8 > 1 non è finita, ma la direzione è giusta.
Ho scoperto la mia sieropositività subito dopo la triste notizia ricevuta dalla mia compagna di allora. Ci siamo lasciati dopo 7 mesi (il motivo non è stato HIV), e ora ho una relazione felicemente e consapevolmente sierodiscordante (ho voluto che la mia attuale compagna venisse con me ad una visita). Il medico sostiene che se la situazione rimanesse stabile, potremmo addirittura pensare di avere figli via tradizionale, senza lavaggio dello sperma.
Subito dopo la fine della relazione precedente ho iniziato un percorso di psicoterapia, perchè avevo paura. Paura di morire, paura di non trovare mai più qualcuno che accettasse la sieropositività, paura di vedere i miei cari voltarmi le spalle.
Con la medicina, e grazie a una brava infettivologa, ho capito che il rischio di morte tocca me così come qualunque altra persona su questa terra. Ci sono persone che la rischiano molto più di noi, tutti i giorni.
Grazie alla psicoterapia (che consiglio vivamente a chiunque), ho capito che c'è sempre una speranza. Dobbiamo sempre mettere in discussione le nostre paure, perché con un po' di buona volontà possiamo facilmente dimostrare a noi stessi che esse NON sono sempre fondate. Almeno finchè non proviamo a "sfidarle": dobbiamo provare a dire a chi ci sta intorno, alle persone più importanti per noi, che siamo sieropositivi. Se non lo accettano, probabilmente non sono poi così importanti.
La mia compagna attuale, sieronegativa, ha accettato serenamente la mia sieropositività. E quando entro in crisi (sì, raramente... ma ci penso ancora anche io), mi dice sempre che IO NON SONO LA MIA MALATTIA. La paragona a una qualunque maglietta che indosso: magari bruttina, ma non cambia la mia PERSONA.
La mia migliore amica mi dice "se tu sei sereno nei confronti della tua condizione, perchè dovrei turbarmi io?".
Mio fratello mi ha detto di volermi ancora più bene di prima.
E' chiaro che non lo sbandiero ai quattro venti, sono pur sempre un professionista con una reputazione da difendere


A tutti quelli che hanno paura del giudizio degli altri: ricordatevi che non potete sapere quello che agli altri passa per la testa. Noi crediamo che i nostri amici possano voltarci le spalle, ma il motivo di questa credenza risiede nel giudizio negativo che diamo a noi stessi. E proiettiamo questa autovalutazione sugli altri, ovvero crediamo che gli altri pensino lo stesso di noi. Credetemi, lo ripeto: dal momento in cui non possiamo dimostrare che quello che pensiamo è una verità assoluta, probabilmente il nostro pensiero è falso.
Per me HIV (associata alla fine della mia relazione precedente) è stata un'occasione per chiedere aiuto. E dall'aiuto della psicoterapia sto riformulando il mio modo di vedere il mondo.
NON MOLLATE MAI. E se siete in difficoltà, FATEVI AIUTARE!
Con affetto
