Buone notizie da Calimmune: hanno reso pubblico oggi un comunicato stampa in cui annunciano che i risultati del primo gruppo dei partecipanti al trial sono stati analizzati dal Data Safety Monitoring Board (DSMB), che li ha giudicati tali da permettere di partire con una seconda coorte di pazienti.
Nessuno dei quattro partecipanti del primo gruppo, infatti, ha avuto effetti collaterali di rilievo o eventi avversi in seguito al trapianto di staminali e CD4 modificati.
Il prossimo gruppo di 3-4 pazienti, oltre alle cellule modificate, riceverà un condizionamento pre-trapianto, che ha l'obiettivo di rendere più efficace la terapia.
Ricordo che questo trial ha l'obiettivo di indagare sicurezza, eventuali tossicità e fattibilità di questo approccio.
Vedere anche un post del CIRM: Innovative stem cell therapy for HIV passes milestone.
*******
PER GLI APPASSIONATI DI MODELLI MATEMATICI:
Sul numero di giugno di
PLoS Computational Biology è stato pubblicato in open access un affascinante lavoro della University of New South Wales e di Geoff Symonds di Calimmune -
A Quantitative Comparison of Anti-HIV Gene Therapy Delivered to Hematopoietic Stem Cells versus CD4+ T Cells. Vi vengono valutati - separatamente e insieme - i benefici relativi della modificazione genetica di CD4 e CD34 (staminali/progenitrici ematopoietiche), distruggendo il gene che codifica per il CCR5 e inserendo un gene che codifica per un inibitore della fusione dell'HIV.
Mediante il loro modello, gli autori determinano l'impatto di ciascuno scenario sia sui numeri dei CD4 totali in un periodo di 10 anni, sia sull'inibizione di virus R5- e X4 tropici.
Come c'era da aspettarsi, il modello conferma che i migliori risultati si hanno con il trapianto delle CD34: nel caso di un unico trapianto di CD34, assumendo che il 20% delle CD34 che attecchiscono nel midollo siano modificate (G+), si è avuto un aumento totale di 180 o più CD4/mL dopo 10 anni.
Se i CD4 G+ non infetti (oltre ad avere meno probabilità di divenire produttivamente infetti) presentano anche livelli più bassi di apoptosi nelle cellule vicine rispetto ai CD4 G- (quelli non modificati), allora il totale dei CD4 osservati dopo 10 anni aumenta a 350 o più, anche se all'inizio le staminali CD34 modificate e attecchite nel midollo sono state solo il 10%.
Messi insieme, questi risultati dicono che
1. trapiantando le CD34 si hanno risultati migliori che trapiantando i CD4;
2. la terapia genica ha un impatto maggiore se i CD4 G+ presentano livelli di distruzione delle cellule circostanti più bassi dei CD4 G-.