Schinazi: JAK inibitori contro infiammazione e riattivazione

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Dora
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Re: Schinazi: JAK inibitori contro infiammazione e riattivazione

Messaggio da Dora » domenica 23 marzo 2025, 7:59

Tra le notizie emerse dall'ultimo CROI, alcune riguardanti la ricerca di una cura sono molto incoraggianti. In particolare, abbiamo due nuove persone guarite o in via di guarigione grazie a trapianto di cellule staminali CCR5Δ32/Δ32 - il paziente di Chicago è in remissione da 10 mesi e quindi è ancora presto per definirlo guarito, ma per il paziente di Oslo c'è qualche certezza in più. Ed è di lui che voglio parlare e voglio parlarne in questo thread e non in quello dedicato ai successi mediante trapianto, perché nel suo caso è stato utilizzato anche un inibitore della Janus chinasi (per il razionale all'interno della ricerca di una cura di HIV rimando al primo post di questo thread).

Il paziente di Oslo, seguito dai ricercatori dell'Oslo University Hospital, un uomo di 58 anni con una singola mutazione CCR5Δ32, con HIV da 14 anni e una diagnosi di sindrome mielodisplastica, che è un precursore della leucemia mieloide acuta, ha ricevuto un trapianto da un fratello le cui staminali presentavano la doppia mutazione CCR5Δ32/Δ32.
Dopo il trapianto, ha sviluppato una grave malattia del trapianto contro l’ospite (GVHD), trattata con diversi farmaci immunosoppressori, tra cui ruxolitinib (Jakafi), un JAK inibitore che, come raccontato in questo thread, modula l'attivazione del sistema immunitario.
I test fatti mostrano un completo chimerismo, a significare che le cellule del donatore hanno completamente sostituito quelle del ricevente.
La viremia è sempre rimasta irrilevabile e, a due anni dall’interruzione della ART, il virus continua a non essere rintracciabile nel suo organismo: sono state rintracciate tracce di DNA di HIV nel tessuto linfatico dell'intestino, ma non virus capace di replicarsi e così dare inizio a nuovi cicli di infezione.

Questo suggerisce un possibile ruolo del JAK inibitore nel ridurre i reservoir virali. E poiché il ruxolitinib è stato utilizzato anche nel trattamento del paziente di Ginevra, guarito senza che le staminali che gli sono state trapiantate fossero CCR5Δ32/Δ32, l'utilizzo dei JAK inibitori nella cura dell'infezione riceve un nuovo impulso.
Così l'università di Emory ha deciso di indagarlo meglio attraverso una sperimentazione clinica sul baricitinib, che è un JAK inibitore di seconda generazione, che verrà studiato senza trapianti di staminali, con tutti i rischi che si portano dietro.
Il trial sarà diretto da Christina Gavegnano, che è una pioniera della ricerca sugli inibitori della Janus chinasi contro HIV.

Ci sono già due trial clinici attivi (in fase di reclutamento, anche se appena protocollati) su baricitinib e HIV, entrambi della Emory:

Inflammation and Depression in People With HIV

e soprattutto

Baricitinib for Reduction of HIV - CNS

Spero che a breve troveremo anche quello della Gavegnano e quando sarà iscritto in ClinicalTrials.gov potremo vedere maggiori dettagli.



Trøseid M et al. HIV remission after allogeneic hematopoietic stem cell transplant from CCR5Δ32/Δ32 sibling donor. Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections, San Francisco 2025, abstract 532

Il poster è qui.

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