Dora,io sono d'accordissimo sul fatto che le sperimentazioni debbano essere fatte con tutti i crismi,seguendo rigidissime regole,per tutelare la vita di chi ha il coraggio di sottoporvisi a beneficio della collettività in primis e poi affinché i fondi vengano spesi bene,non dico per trovare una soluzione,ma per fare progressi,anche se piccoli.Non è solo questione di reclutare volontari: passare dalle fasi di ricerca precliniche alla sperimentazione su esseri umani è un processo con tante componenti diverse, che vanno dalla volontà "politica" di investire una quantità di denaro considerevole (a coronamento di tanto altro denaro speso negli anni che hanno portato in vista della sperimentazione clinica) alle tantissime regole, che sono state create dalla comunità scientifica per tutelare le persone che partecipano alle sperimentazioni e per fare in modo che i dati raccolti siano gestiti e interpretati correttamente. Nel nostro Paese forse intervengono anche dei blocchi burocratici in fasi diverse di questo processo, ma non credere che negli Stati Uniti siano meno minuziosi nel valutare e accettare il protocollo di un trial clinico. E per fortuna - mi viene da dire - perché di apprendisti stregoni o ciarlatani ce ne sono già troppi in circolazione e chi fa le spese delle lacune nel sistema di regole a tutela dei malati sono, appunto, regolarmente i malati.
Per quanto riguarda la questione dei finanziamenti, certamente hai ragione a ricordare tutte le altre infinite malattie che hanno bisogno di cure e dunque di ricerca, ma la ricerca diretta all'HIV/AIDS, e ancor di più quella indirizzata a trovare una cura dell'infezione, in Italia, in questi anni, è gravemente sottofinanziata e quando un centinaio di ricercatori hanno provato a ricordarlo al nostro governo non sono neppure stati degnati di una risposta (cfr. il thread G.Poli e i ricercatori italiani: SALVATE LA RICERCA SULL'HIV). Tieni anche conto del pozzo senza fondo che è (stato?) il vaccino Tat, che ha divorato la maggior parte dei finanziamenti pubblici lasciando agli altri soltanto le briciole.
Per quello che sono riuscita a capire in questi anni, credo siano ben pochi i "lupi famelici" fra i coloro che fanno (seriamente) ricerca sull'HIV/AIDS e ancor di meno quelli che si arricchiscono personalmente. Anzi, forse qualcuno ci deve mettere del suo per comprare i reagenti o pagare le borse di studio a collaboratori che, appena se ne vanno all'estero, ricevono denaro, responsabilità e onori che qui possono soltanto sognarsi.
Ma non è questo che mi lascia perplesso.Io sono nuovo di questo"mondo",ho conoscenze limitate per ora,ma mi sto studiando e analizzando tutti gli aspetti della malattia. In Italia la ricerca su HIV/AIDS sarà stata un po' abbandonata,dopo il disastro del vaccino Tat,la crisi economica e forse anche per lo stigma che c'è attorno alla malattia:forse,e sottolineo forse, il burocrate che"concede", crede che il virus colpisca sempre le stesse persone drogati,omosessuali,prostitute e i loro clienti,insomma categorie di persone che i perbenisti considerano feccia sociale.Solo chi lavora nei reparti delle malattie infettive sa che non è così.
Ho letto i vostri post,ma leggo anche le notizie in rete. Solo la fondazione Gates ha donato miliardi di dollari (cifre esorbitanti!)alla ricerca sull'AIDS a 16 centri sparsi in 19 paesi,non solo negli USA. A Cannes,quest'anno l'amfAR ha raccolto più di 25,6mln di euro in una serata.E in ogni paese,periodicamente,si raccolgono fondi nelle piazze,vendendo bonsai,fiori e fiorellini. In Giappone fanno toccare le tette per raccogliere fondi(e li raccolgono). Botta,come dicevo ha ricevuto un finanziamento europeo di 6mln di euro. Senza contare che molte ricerche si svolgono presso enti pubblici e università,che di finanziamenti pubblici e privati ne ricevono eccome. Solo per fare alcuni esempi.
Ora lasciamo il caso Ensoli,che ancora chiede finanziamenti dopo che il suo fallimento è lapalissiano agli occhi di tutto il mondo. Savarino dice che non ci sono fondi in Italia per la sua ricerca e per tale motivo è andato negli Usa.Ma il problema dei fondi non è italiano, bensì globale. Hauber e Buchholz in Germania dicono"c'è poco interesse da parte delle case farmaceutiche per la ricerca sull’Aids" e nessuno gli finanzia la ricerca sull'enzima"forbice".L'ONU dice che basterebbe un 20% in più di finanziamenti per porre fine alla pandemia.Leggo delle ricerche su hiv da internet e troppo spesso le interviste ai ricercatori si concludono così:"non ci sono fondi".
