Caro Super,friendless ha scritto:Leon, spiegami questa. E' un argomento che un domani potrebbe venire utile e potrei aver bisogno di utilizzare ed è importante che sappia argomentarlo. GrazieLeon ha scritto: perché non siamo poi così diversi dai suoi leucemici, che sono anzi i nostri veri "cugini di disgrazia" - altro che diabetici
essendo anche tu "vecchio" (anzi, non so se possiamo ancora concederci le virgolette), molto probabilmente ricorderai che, prima che il Gatto-Montagnier e la Volpe-Gallo si mettessero d'accordo sulla scoperta del virus (e soprattutto sulla spartizione della torta gigantesca delle royalties derivanti dai relativi test diagnostici!) e lo ribattezzassero di comune accordo HIV, lo stesso virus si chiamava (in America) HTLV-III (perché l'HTLV-I e l'HTLV-II già erano noti, anche se non da molto).
Bene, questa sigla "HTLV" sta per "Human T-cell Leukemia Virus", cioè "virus della leucemia umana a cellule T", in quanto era già stato dimostrato che l'I e il II causavano leucemie e linfomi di tale natura, e il fatto che l'HIV fosse stato battezzato come "il terzo della serie" dipendeva dalle forti somiglianze che, dal punto di vista virologico, presentava con i precedenti due.
Facciamo finta di considerarla una semplice "curiosità", anche se tale ovviamente non è, e passiamo a qualcosa di più sostanzioso (e sostanziale).
Mi spiego con una storiella. Immaginiamo che io fossi in grado di eliminare dal tuo organismo:
- TUTTO l'HIV libero (cosa che, a meno che si creda veramente a mai ben precisati "santuari" dove i farmaci non arrivano e della cui produzione virale non si trova tuttavia la minima traccia nel sangue periferico - il famoso problema della "sottorappresentazione" - già riesce a fare la HAART)
- TUTTE le cellule PRODUTTIVAMENTE infettate dall'HIV
- TUTTE le cellule *MATURE* (occhio al trucco!!!) LATENTEMENTE infettate dall'HIV (cioè i famigerati "reservoirs").
Ti avrei guarito?
Purtroppo NO, perché rimarrebbero comunque le cellule staminali ematopoietiche (che NON sono cellule mature - ecco il trucco!) e che "nascono" GIA' INFETTE, perché si riproducono per clonazione e la loro "mamma" ha GIA', integrato nel suo genoma, il provirus dell'HIV, cioè l'"ordine", per le "figlie", una volta che si saranno differenziate verso certi tipi cellulari, di produrre appunto HIV.
Quindi, la più terribile delle "fabbriche di HIV" è DENTRO DI NOI che più dentro non si può, è ALLA RADICE che più alla radice non si può, proprio perché si trova in queste cellule staminali ematopoietiche, da cui derivano tutte le cellule del sangue, comprese quelle che "si accasano" nei tessuti: linfociti, monociti/macrofagi, globuli rossi, piastrine e chi più ne ha più ne metta.
E' questo il motivo per cui l'infezione da HIV mi pare in un certo senso assimilabile a una malattia genetica (ancorché acquisita a causa di un virus e non congenita): perché altera il genoma di alcune nostre (fondamentalissime e immortali) cellule. E questo genoma alterato in tali cellule (alludo sempre alle staminali ematopoietiche) è alla radice ANCHE della leucemia (anche se credo che lo sconquasso che si osserva nel genoma di una cellula leucemica sia ben superiore a quello che presenta una cellula infettata dall'HIV).
Se ancora non bastasse, passiamo all'argomento terapia (terapia VERA, mica la HAART!) della malattia da HIV. Come è stato trattato l'UNICO paziente con infezione da HIV che è mai stato guarito (alludo, ovviamente, al "paziente tedesco", alias Timothy Brown)? E' stato guarito praticandogli il trattamento di elezione per la cura delle leucemie, cioè un trapianto di midollo eterologo con annessi e connessi (lascia stare che poi lui la leucemia l'aveva davvero - questa è stata solo la fortunata coincidenza che ha permesso a Hütter di tentare il colpaccio, per fortuna facendo anche centro)!!!
Poi ci sono anche tutte le interviste al professor Lambertenghi, illustre ematologo clinico, alle quali giustamente ti rimandava Dora. Ora, è si vero che Dora, "in dote", ha portato lui e non, per esempio, anche qualche grande infettivologo o virologo, ma certo non saremmo andati a disturbarlo (e quante volte, ormai!) se avessimo ritenuto che qualcuno che si occupa di leucemie e affini avrebbe avuto ben poco di interessante da dirci. E invece, caso ha voluto che, per via del "paziente tedesco" e di tutto quel che ne è seguito (manipolazioni geniche Sangamo in testa), la vicenda prendesse una piega proprio prettamente ematologica, e trovassimo così nel Professore la figura più utile e appropriata che avremmo potuto desiderare.
E' sufficiente?

P.S. Mi auguro che la tua domanda, che era un pochino ambigua, si riferisse al perché delle analogie con le leucemie e non al perché del non entrarci niente con il diabete. In caso contrario, rimedio subito dicendoti che la favoletta del diabete, inventata dai clinici dopo l'avvento della HAART come atto di carità cristiana, o di semplice umana pietà, verso i neo-diagnosticati, sta in piedi solo sull'"analogia" che, così come i diabetici (insulino-dipendenti) devono farsi l'insulina tutti i giorni a vita, gli HIV+ devono prendere gli antiretrovirali tutti i giorni a vita (poi, volendo, credo si potrebbero trovare punti di contatto anche in termini di dismetabolismo, ma non sono certo questi che hanno in mente gli infettivologi quando raccontano la storiella).
Ora, io considero la carità e la pietà due virtù meravigliose, per chi le possiede e per chi ne è oggetto, e quindi approvo in pieno l'operato di questi infettivologi (tanto, se anche prospettassero panorami cupissimi, o semplicemente realistici, il paziente non potrebbe comunque fare niente di più o di diverso da quanto già farà). Tuttavia, se si vuole parlare SERIAMENTE delle cose, purtroppo a questi conforti è tassativo rinunciare.