Boston Patients: successo in riduzione del reservoir nei CD4
Inviato: martedì 21 maggio 2013, 9:20
Ricordate il caso dei due pazienti trattati a Boston da Daniel Kuriztkes e Timothy Heinrich con un trapianto di cellule staminali normali (non CCR5Δ32/Δ32 - come Timothy Brown) e rimasti in terapia antiretrovirale dopo il trapianto (a differenza di Timothy), che a distanza di 8-17 mesi dal trapianto non mostravano tracce di DNA virale nei CD4 del sangue periferico (mentre 2 mesi dopo il trapianto, sì)?
La loro storia fece molto scalpore lo scorso luglio, ad AIDS 2012, ed ora, a quasi un anno di distanza, esce sul Journal of Infectious Diseases un major article che ce la racconta con tanti particolari che allora ci sfuggirono.
Ed è certamente un successo, una storia così incoraggiante che mi sembra giusto dedicarle un thread tutto suo, riprendendo qualche intervento che scrivemmo allora nel thread dedicato al "paziente tedesco" per poi vedere l'articolo nei dettagli.
PERCHÉ QUESTO SUCCESSO SIA COMPLETO E POSSIAMO PENSARE CHE ALTRE DUE PERSONE SIANO DAVVERO GUARITE MANCA ANCORA QUALCHE PASSO. BISOGNA DIMOSTRARE CHE ANCHE ALTRI RESERVOIR, PIÙ DIFFICILI DA RAGGIUNGERE, SI SONO RIDOTTI E SOPRATTUTTO BISOGNA OTTENERE LA PROVA REGINA: NESSUN REBOUND DELLA VIREMIA ALLA SOSPENSIONE DELLA ART.
Per inquadrare rapidamente la situazione e capire dove eravamo rimasti, riprendo dunque qualche citazione sparsa da questo post in poi e il prossimo messaggio sarà dedicato all'articolo.
La loro storia fece molto scalpore lo scorso luglio, ad AIDS 2012, ed ora, a quasi un anno di distanza, esce sul Journal of Infectious Diseases un major article che ce la racconta con tanti particolari che allora ci sfuggirono.
Ed è certamente un successo, una storia così incoraggiante che mi sembra giusto dedicarle un thread tutto suo, riprendendo qualche intervento che scrivemmo allora nel thread dedicato al "paziente tedesco" per poi vedere l'articolo nei dettagli.
PERCHÉ QUESTO SUCCESSO SIA COMPLETO E POSSIAMO PENSARE CHE ALTRE DUE PERSONE SIANO DAVVERO GUARITE MANCA ANCORA QUALCHE PASSO. BISOGNA DIMOSTRARE CHE ANCHE ALTRI RESERVOIR, PIÙ DIFFICILI DA RAGGIUNGERE, SI SONO RIDOTTI E SOPRATTUTTO BISOGNA OTTENERE LA PROVA REGINA: NESSUN REBOUND DELLA VIREMIA ALLA SOSPENSIONE DELLA ART.
Per inquadrare rapidamente la situazione e capire dove eravamo rimasti, riprendo dunque qualche citazione sparsa da questo post in poi e il prossimo messaggio sarà dedicato all'articolo.
Dora ha scritto:Finalmente è stato tolto l'embargo all'abstract di Kuritzkes ad AIDS 2012.
- - È stato studiato l'effetto sui reservoir virali di un trapianto allogenico di staminali non CCR5-/- in due persone eterozigoti per la delezione Delta 32 del CCR5, con HIV e tumori ematologici, che in precedenza erano già state sottoposte a un trapianto autologo di staminali. Il trapianto di staminali non difettive è stato preceduto da un condizionamento leggero.
- Fra 8 e 17 mesi dopo il trapianto di staminali allogeniche, il DNA virale è diventato irrilevabile nei CD4 del sangue periferico di entrambi i pazienti, mentre se ne era rilevata la presenza - per quanto modesta - prima del trapianto e nei 2 o 3 mesi seguenti.
- Entrambi i pazienti hanno però continuato a prendere la ART. Inoltre, più o meno nel periodo in cui i reservoir provirali hanno cessato di essere rilevabili, entrambi stavano assumendo prednisone o farmaci anti-rigetto a causa di una GvHD cronica.
D.d.D.: non ho capito se tutt'oggi, a due anni dal trapianto, queste persone siano ancora in terapia antiretrovirale. In caso lo fossero, va bene dire che il reservoir dei CD4 è diventato così piccolo da essere irrilevabile, ma come possono sostenere che i pazienti sono presumibilmente curati?Deeks ha un bel dire che
Resta però da capire la questione della continuazione o meno della ART [se al momento è sospesa e si conferma che almeno una cura funzionale è stata raggiunta, questi due signori passeranno alla storia come "i Pazienti Bostoniani"].
Long-term reduction in peripheral blood HIV-1 reservoirs following reduced-intensity conditioning allogeneic stem cell transplantation in two HIV-positive individuals
T.J. Henrich1,2, G. Sciaranghella3, J.Z. Li1,2, S. Gallien4, V. Ho2,5, A.S. LaCasce2,5, D.R. Kuritzkes1,2
1Brigham and Women's Hospital, Boston, United States, 2Harvard Medical School, Boston, United States, 3Ragon Institute of MGH, MIT and Harvard, Boston, United States, 4Hopital Saint-Louis, Paris, France, 5Dana-Farber Cancer Institute, Boston, United States
Background: Functional HIV-1 cure has been described in the setting of myeloablative allogeneic stem cell transplant (alloSCT) with ccr5Δ32/ ccr5Δ32 donor cells, but the effects of alloSCT on viral reservoirs are largely unknown. We studied the longitudinal effects of reduced-intensity conditioning (RIC) alloSCT on HIV-1 peripheral blood reservoirs in two infected male patients with hematologic malignancies who previously underwent autologous SCT.
Methods: Analysis of peripheral HIV-1 reservoirs was performed on banked samples (1 pre- and 3 post-RIC-AlloSCT) for both patients, including: 1) quantification of HIV-1 DNA from peripheral blood mononuclear cells (PBMCs), 2) quantification of 2-LTR circles from PBMC episomal DNA, 3) full-length envelope amplification and phenotypic coreceptor usage prediction from proviral DNA, 4) quantification of plasma viremia by a single-copy assay, 5) flow cytometric characterization of lymphocyte subsets and coreceptor expression, and 6) CCR5 genotyping.
Results: No HIV-1 DNA was detected 8 to 17 months after alloSCT in PBMC from both patients despite presence of modest levels of total PBMC-associated HIV-1 DNA prior to and 2-3 months after SCT (87-271 copies/106 PBMCs). 2-LTR circles were not detected at any time-point despite excellent recovery of episomal mitochondrial DNA. Both patients were heterozygous for ccr5Δ32 mutation prior to transplant; a transient reduction in CXCR4 expression was observed following transplant. Pseudoviruses incorporating envelopes from early time-points used predominately CCR5 for entry. Both patients remained virologically suppressed on ART, but were either started on prednisone or continued on tacrolimus/sirolimus immunosuppressive therapy for chronic graft-versus-host disease (GVHD) near the time of loss of HIV-1 reservoir detection.
Conclusions: PBMC HIV-1 DNA became undetectable 8 months after RIC-alloSCT. This finding may be due to a dilutional effect of donor cell engraftment in the setting of protective ART, the additive effect of cytotoxic therapies, and/or GVHD. Confirmation of results by sampling large-volume blood collections and other tissue compartments is warranted.
Dora ha scritto:Aspettiamo l'articolo. In questo abstract le ambiguità sono enormi.skydrake ha scritto:Prima di fare i salti di gioia, mi potresti chiarire cosa si intende per:
"a transient reduction in CXCR4 expression was observed following transplant"
Però, certo che questa dichiarazione di Kuritzkes è interessante:
E questa, invece, spiega le mie perplessità del post precedente:
- "As far as we've been able to measure, we can't find evidence of HIV infection in the patients' blood or blood plasma, and their antibody levels against HIV are dropping," Dr. Daniel Kuritzkes of Brigham and Women's Hospital told Shots. "The antibody evidence tells us there is little if any persisting HIV protein to trigger an anti-HIV response."
Alcune delle ragioni di ulteriore interesse nel lavoro dei bostoniani sono elencate qui sotto, perché in qualche modo mettono in crisi l'idea che a curare Timothy sia stato il fatto che le staminali ricevute erano CCR5-/-:
- "We can't say we've replicated the Berlin patient's cure at this point because our patients remain on antiretroviral therapy," Kuritzkes says. Only if they stop therapy for months and years, without seeing a rebound of HIV in their blood, can these new bone marrow transplant patients be declared cured.
- It's been widely assumed that the magic in Brown's cure resides in the stem cells he got from a bone marrow donor. Those donor cells lack a receptor called CCR5 that HIV uses to enter immune cells.
Not necessarily, the Boston researchers say. That's because the donor cells their patients got did not lack the receptor. So what's happening with them must be different from the Berlin patient.
The Boston researchers think their might-be-cures are due to two factors:
- The patients got a milder form of pre-transplant chemotherapy. As a result, they were able to stay on their anti-HIV drugs. That protected the transplanted donor cells from becoming infected with any HIV that might have been hiding out in their bodies.
- The donor cells most likely killed off the patients' own HIV-infected immune cells as the bone marrow transplants took effect.
This second phenomenon is called graft-versus-host disease. The donor cells see the patients' native cells as foreigners and attack them. "The success of a bone marrow transplant depends on having the right amount of graft-versus-host disease," Kuritzkes says. "You need a little bit. You hope not to have so much that you get clinically sick from it."
The Berlin patient also had episodes of graft-versus-host disease. That could help explain why his HIV infection was extinguished – or driven to such low levels that his new immune system is able to control it.
It's possible that the lack of CCR5 receptors on the donor cells did contribute to the Berlin patient's cure. But scientists are excited by the possibility that a cure may not require donor cells lacking CCR5 receptors. That would widen the donor pool, since very few people are lucky enough to lack CCR5.
Leon ha scritto:Sì e no, e comunque, se proprio vogliamo parlare di "mettere in crisi", ben prima di questi qua l'aveva fatto (guarda caso) Siliciano, dichiarando che, secondo lui, se anche il paziente tedesco fosse stato trapiantato con un midollo normalissimo si sarebbe ottenuto lo stesso effetto (nel vecchio forum, dove avevo già parlato di questa cosa, c'era la citazione precisa con tanto di indirizzo - adesso non saprei dove ripescarla, ma ricordo con certezza che si trattava di un articolo comparso su POZ).Dora ha scritto:Quindi tutto il discorso sulla delezione via ZFN del CCR5 potrebbe sì essere messo in crisi.
Dicevo sopra "sì e no" perché potrebbe anche darsi che entrambe le vie, per motivi diversi, funzionassero e che ci si trovasse a dover fare un calcolo di costi/benefici (nonché di fattibilità).
In tale (fortunatissimo) caso, a favore del "metodo taglia-CCR5 nelle staminali ematopoietiche/Sangamo-Cannon", trattandosi di un trapianto autologo, direi che ci sarebbero:
- l'assenza di ogni rischio di rigetto e di graft;
- la certezza di trovare un donatore compatibile (sarebbe il paziente stesso!!!);
- (credo, ma quando si parla di cosette tipo condizionamenti, sul "leggero" bisogna intendersi mooolto bene, e dunque solo il nostro solito Professore, posto che gli fornissimo dei dati precisi, potrebbe aiutarci) un condizionamento più leggero di quello che va usato per i trapianti eterologhi.
A favore del trapianto eterologo da donatore sano "generico" (nel senso che non presenta necessariamente delezioni del gene CCR5) ci sarebbero invece:
- l'"effetto-pulizia di grosso" di un condizionamento più distruttivo (credo, come dicevo sopra);
- la *possibile* forza di una "graft nella misura giusta", che faccia "pulizia di fino" di ogni residuo del vecchio sistema immunitario infetto e rovinato dal virus (ma, siccome la graft è gestibile solo fino a un certo punto, ci sarebbe anche il rischio di graft rovinose, com'è accaduto, tra i tanti, pure al nostro Tim Brown);
- comunque, una maggior facilità (non rispetto al metodo Cannon, ma rispetto al metodo Hütter/paziente tedesco) a reperire un donatore adatto.
Detto questo, è molto faticoso, e soprattutto perfettamente inutile, stare a spaccarsi la testa su ipotesi che potrebbero essere confermate o smentite domani stesso (anzi, che avrebbero potuto esserlo già ieri) se solo:
- la Cannon non fosse ammanettata (o facesse finta di esserlo, perché a 'sto punto mi sembra si stia davvero esagerando);
- questi fanfaroni di "bostoniani", anziché presentare un "abstract a effetto", e a perfetta misura di media, a un congresso-baraccone, avessero molto semplicemente tolto gli antiretrovirali a 'sti due pazienti, prova del fuoco che non avrebbe bruciato niente e nessuno, tanto meno i pazienti, se non la possibilità per i suddetti fanfaroni di marciare su questa storia da qui all'infinito (di questo trucchetto ormai scopertissimo - ma evidentemente sempre efficace, almeno finché non cominceranno a partire sistematicamente uova marce dalle platee, e magari anche gran scariche di legnate nottetempo in qualche angolino buio da parte dei malati - abbiamo riparlato molto di recente).
Dora ha scritto:Certo che l'aveva detto Siliciano! E infatti ne discutemmo a lungo.Leon ha scritto:Sì e no, e comunque, se proprio vogliamo parlare di "mettere in crisi", ben prima di questi qua l'aveva fatto (guarda caso) Siliciano, dichiarando che, secondo lui, se anche il paziente tedesco fosse stato trapiantato con un midollo normalissimo si sarebbe ottenuto lo stesso effettoDora ha scritto:Quindi tutto il discorso sulla delezione via ZFN del CCR5 potrebbe sì essere messo in crisi.
Però una cosa è che lo si "dica", magari adducendo un "gut feeling" - anche se a dirlo è Siliciano e io sono pronta a credergli quasi sulla parola - altra cosa è che lo si "dimostri".
Apparentemente, questo è proprio quello che avrebbero fatto Kuritzkes e colleghi, che comunque si guardano bene - come già Hütter - dal pronunciare parole come "eradicazione" e mettono le mani avanti anche sulla possibilità che si sia raggiunta una cura "funzionale".
I resoconti giornalistici, poi, sono sempre un'altra cosa rispetto non dico agli articoli scientifici, ma perfino alle presentazioni ai congressi.
Fosse confermata, io la vedrei come un'opportunità in più rispetto al trapianto allogenico di staminali CCR5-/- e la saluterei con estremo favore.
Però mi chiedo la stessa cosa che mi chiedevo davanti alle affermazioni di Siliciano: come mai tutti gli altri trapianti di staminali "normali" che sono stati fatti in molti anni alle persone con HIV sono andati male? Nelle persone che sono sopravvissute al tumore ematologico che aveva portato al trapianto, il virus era comunque sempre rilevabile (ricordi la review di Huzicka? Mi pare che in un solo paziente la viremia fosse divenuta irrilevabile. Ma poi il poveretto morì, non ricordo se per il problema ematologico o per complicanze post-trapianto).
In attesa che esca un bell'articolo con ulteriori dettagli, questo è il video della presentazione tenuta da Timothy Henrich: una lezione molto chiara, per un terzo dedicata a rispondere alle domande del pubblico, e che, oltre a spiegare bene l'impostazione della loro ricerca (che è "in progress" e sta arruolando altri pazienti), il perché volessero *proprio* mantenere i pazienti sotto terapia antiretrovirale (volevano studiare i cambiamenti nel lungo periodo del reservoir nei CD4 del sangue periferico dopo un trapianto allogenico E in presenza di ART), ci dice anche che questi due pazienti (soprattutto il secondo) ne hanno passate tante, ma così tante, che anche in questo caso - come già in quello di Timothy - credo ci sia solo da augurarsi che le vie per arrivare a una cura diventino presto meno traumatiche.
Nella sintesi di Abbie Smith:
- l'idea era "that the radiation/chemo would kill most of the infected cells, antiretrovirals would inhibit viral release from the remaining reservoirs, and the donor cells– fresh, healthy, and a little pissed off immune cells– would clean up whatever was left over. It looks like this protocol worked.
(...) This might be GREAT news for some patients, and a functionally useless development for most. But no doubt about it, its pretty damn awesome for at least two people."
Le diapositive possono essere scaricate qui: http://pag.aids2012.org/Session.aspx?s=274#1.
A chi non avesse voglia di seguire la lezione di Henrich, suggerisco questo resoconto di Tim Horn su POZ: New Stem Cell Transplant Cases Encouraging, but Cure Buzz May be Premature.
Dora ha scritto:Ma infatti. Fin dalle conclusioni del loro intervento a Washington, Henrich, Kuritzkes e colleghi dicono che il lavoro fatto è preliminare e che c'è ancora da andare a cercare il virus nei tessuti, nei linfonodi etc. Cosa che hanno ribadito in tutte le interviste, insieme all'ammissione che il prossimo passo da fare prima di poter dichiarare *guariti* i due "pazienti bostoniani" è sospendere la ART.Leon ha scritto:Il DNA provirale l'hanno cercato solo nelle cellule del sangue periferico, mentre Nordsud, se non ho capito male, chiedeva di biopsie di roba tipo linfonodi, intestino, cervello.skydrake ha scritto:A memoria mi ricordo che sono andati a cercare il DNA virale. Quindi le hanno fatte. Non so dove esattamente
L'aspetto che questi ricercatori definiscono importante è che ritengono di avere dimostrato (cito dal transcript della conferenza stampa riportato su The Body, per l'intero intervento di Kuritzkes vedere http://www.hivforum.info/forum/viewtopi ... 575#p20575):
- "that continual administration of effective ART protected the donor cells from becoming HIV infected as those donor cells eliminated and replaced the patients' own immune cells, effectively clearing the virus from the patients' blood lymphocytes (...). The importance of our findings is that we have evidence now that we can protect uninfected cells from becoming infected when they're transplanted into an HIV-infected patient, a form of PrEP at the cellular level, if you will".