SIROLIMUS: immunosoppressore contro la persistenza dell'HIV
Inviato: venerdì 4 aprile 2014, 8:33
Quando un mese e mezzo fa ho scritto il post riportato qui sotto, mi ero ripromessa di scrivere più diffusamente del Sirolimus (rapamicina) non appena si fosse saputo che stava per iniziare il trial clinico ACTG promesso da Steven Deeks. Del trial non so ancora nulla, ma è uscito sull'American Journal of Transplantation un articolo che amplia la breve presentazione fatta da Deeks a Miami lo scorso dicembre ed è contestualmente stato annunciato che il trial sarà sponsorizzato dagli NIH.
Do quindi inizio a un nuovo thread e segnalerò la partenza della sperimentazione clinica appena ne avrò notizia.
Do quindi inizio a un nuovo thread e segnalerò la partenza della sperimentazione clinica appena ne avrò notizia.
Dora ha scritto:(...) L’idea da cui parte Deeks è che l’attivazione dei linfociti T e la proliferazione cellulare indotta da questa attivazione contribuiscano in vivo alla persistenza dell’HIV.
È vero, infatti, che si è trovata una associazione abbastanza debole fra persistenza dell’HIV associato a cellule e attivazione dei linfociti T nel sangue.
Ma è anche vero che un'analisi comparativa di differenti tipi di misurazione dei reservoir virali ha mostrato come la frequenza di cellule memoria quiescenti che contengono DNA virale sia fortemente correlata con la frequenza dei CD4 attivati. E l’associazione fra questi fattori è particolarmente stretta nella mucosa intestinale.
Inoltre, l’RNA (ma non il DNA) virale associato alle cellule è più basso nelle persone che sono eterozigoti CCR5Δ32 e si correla con la frequenza di cellule che esprimono il recettore CCR5.
Abbiamo poi che la frequenza di proliferazione delle cellule, così come l’espressione di alcune importanti proteine infiammatorie (PD-1, LAG-3, TIGIT), che aumenta quando aumenta la proliferazione/attivazione delle cellule, predicono le dimensioni del reservoir di DNA virale integrato.
Deeks mostra dunque come esista una implicazione reciproca fra la persistenza e la replicazione dell’HIV e l’attivazione e l’infiammazione dei linfociti T.
I meccanismi causali dell’associazione fra persistenza dell’HIV e attivazione/proliferazione immunitaria sono complessi, probabilmente multi-direzionali e possono essere diversi in gruppi di pazienti differenti (definiti in base ad età, genere e risposta immunologica).
In questo schema si vede chiaramente come un problema causi e implichi l’altro:
La questione diventa dunque questa: L’INIBIZIONE DELLA ATTIVAZIONE E/O DELLA PROLIFERAZIONE DEI LINFOCITI T PUÒ CONTRIBUIRE A DISTRUGGERE IL RESERVOIR?
Deeks parla del Sirolimus (rapamicina), un antibiotico usato come farmaco immunosoppressore nei trapianti d’organo per evitare il rigetto. Il Sirolimus, al momento, è sperimentato in fase clinica su persone con HIV e tumori HIV-correlati (KS, linfomi).
Ma Deeks racconta che lo si è visto associato a una riduzione del reservoir dell’HIV in persone che avevano avuto un trapianto di reni, perché ha tre caratteristiche molto interessanti:
Ecco quindi che l’ACTG ha in programma un trial clinico pilota sul Sirolimus per indagarne la sicurezza e l’efficacia nella riduzione del reservoir dell’HIV. L’idea è di fare un trial di questo tipo:
- 1. riduce l’espressione del CCR5;
2. riduce l’attivazione dei linfociti T;
3. riduce la proliferazione dei linfociti T.
Quando questo trial partirà, ne farò un thread separato.
- - Impostazione dello studio: studio pilota randomizzato (3 a 1) in aperto sulla terapia con o senza Sirolimus per 3 mesi.
- Soggetti: 40 persone con HIV che siano in terapia antiretrovirale priva di inibitori della proteasi e che abbiano HIV RNA < 40 copie e CD4 > 350 cellule.
- Obiettivi primari:
- 1. farmacocinetica, sicurezza e tollerabilità;
2. valutazione della capacità di replicazione dell’HIV;
3. funzionalità dei linfociti T.
A parere di Deeks, servono comunque studi rigorosi e controllati, che uniscano terapie antiretrovirali più potenti ad immunoterapie per arrivare a determinare quanto, di fatto, l’ambiente immune contribuisca alla persistenza del virus.