
Da https://www.biotron.com.au/technology/clinical-trials/
AGGIORNAMENTO SUL BIT225
I risultati della fase II della sperimentazione di BIT225 sono stati presentati a marzo al CROI. Eravamo nel marasma del lockdown e non ne ho scritto.
Faccio ammenda oggi, in occasione della pubblicazione sul Journal of Infectious Diseases di
Human immunodeficiency virus type-1 Vpu inhibitor, BIT225, in combination with 3-drug antiretroviral therapy modulates inflammation and immune cells functions.
Poiché è da due anni che non ne parliamo, l'arrivo di questo articolo è anche l'occasione per riepilogare brevemente le caratteristiche di questo farmaco e la storia della sua sperimentazione.
Come raccontano Carolyn Luscombe e colleghi, equamente divisi fra ricercatori di Biotron e medici thailandesi che hanno condotto il trial clinico, e come rivela il suo stesso nome, la Vpu (viral protein unknown), è una proteina "accessoria" di HIV, molto meno studiata rispetto alle proteine principali contro le quali agiscono gli antiretrovirali classici, nonostante sia stata descritta già nel 1988. Si ritiene abbia la funzione di stimolare l'infettività del virus e al contempo diminuire la capacità del sistema immunitario di riconoscerne la presenza; e si ritiene che faciliti la persistenza di HIV soprattutto nelle cellule della linea mieloide, e fra queste in particolare i macrofagi e le cellule dendritiche.
È una proteina codificata soltanto da HIV-1 e BIT225, il farmaco di cui parliamo in questo thread, è il primo inibitore giunto in avanzata fase di sperimentazione clinica con l'obiettivo di essere associato alla cART tradizionale, completandone l'azione mediante il blocco della sottoregolazione che la Vpu induce nella reazione immune.
Nel corso delle sperimentazioni sull'uomo, prima su volontari sani, poi su persone con HIV in monoterapia, sono stati definiti sia il profilo di sicurezza, sia il massimo dosaggio che abbia efficacia clinica sulla base di informazioni farmacocinetiche che ci dicono che il BIT225, in monoterapia, ha un'emivita di 16,7 ore.
In questo articolo sono presentati i risultati di una sperimentazione di fase II: uno studio randomizzato, controllato con placebo e in doppio cieco, che si è svolto in Thailandia per 12 settimane e ha visto la somministrazione di BIT225 in combinazione con Atripla (efavirenz, emtricitabina, tenofovir disoproxil fumarato) in pazienti naive. Un farmaco che a noi oggi appare superato, ma che era ancora lo standard of care in Thailandia nel 2017 quando il trial è stato concepito.
Si trattava in sostanza di capire se l'aggiunta per 3 mesi del BIT225 alla cART, oltre ad essere sicura e ben tollerata, apportava qualche beneficio e, più che in termini di controllo della viremia (cosa egregiamente ottenibile da Atripla), i benefici si è andati a cercarli nei principali marker di attivazione immunitaria e di infiammazione espressi dai linfociti T e dalle cellule NK (sCD163, IFN-γ, IL-1β, IL-6, IL-10, IL-17A, IL-17E/IL-25, IL-17F, IL-21, IL-22, TNF-α).
Sono stati arruolati 36 uomini e donne con HIV e che non avevano mai preso antiretrovirali, con almeno 100 CD4 e viremia nel sangue di almeno 5000 copie/mL e sono stati randomizzati in due coorti: una, composta da 9 persone, che ha ricevuto oltre ad Atripla 100 mg di BIT225 al giorno o un placebo; e una, composta da 27 persone, che alla cART ha aggiunto 200 mg di BIT225 al giorno o un placebo. In entrambi i gruppi la randomizzazione fra farmaco in studio e placebo è stata di 2 : 1.
All'inizio, tutti hanno ricevuto Atripla per 24 settimane, poi sono stati aggiunti il BIT225 o il placebo. Nella coorte che ha ricevuto il dosaggio inferiore dell'inibitore della viroporina è stata indagata la farmacocinetica; invece nella coorte dei 200 mg sono state fatte le analisi sul virus e sui parametri immunologici.
Queste le caratteristiche demografiche dei 36 partecipanti: età media 26,9 anni; HIV RNA medio all'inizio del trial 4,82 log; CD4 medi 401; CD8 medi 1077; rapporto CD4/CD8 medio 0,41.
6 partecipanti partivano da viremie superiori alle 100 mila copie, 5 nel gruppo BIT225, 1 nel gruppo sola cART.

E questi i risultati del trial:
1. la diminuzione della viremia si è avuta in tutti i partecipanti indipendentemente dall'assunzione del BIT225. Alla 12° settimana, l'83% dei partecipanti del gruppo BIT225 aveva meno di 200 copie, il 100% nel gruppo di controllo; il 50% e il 67% rispettivamente avevano viremia sotto le 50 copie. Secondo i ricercatori, queste differenze dipendono dal fatto che nel gruppo BIT225 c'era un maggior numero di persone con viremie molto alte.
2. Il BIT225 è stato in genere sicuro e ben tollerato ad entrambi i dosaggi. Tutti i partecipanti hanno sofferto di almeno un evento avverso, ma in genere si è trattato di eventi non gravi, che si sono risolti durante il trial (capogiri, mal di testa, nausea, febbre, vomito). 2 del gruppo BIT225 a dosaggio più basso hanno abbandonato lo studio, uno per tachicardia, l'altro per disturbi del ritmo cardiaco - non è chiaro se a causa di Atripla o di BIT225.

3. Le informazioni più interessanti arrivano dai dati sugli obiettivi secondari, che indagavano i possibili effetti immunomodulanti e anti-infiammatori del BIT225. Nel gruppo che ha ricevuto 200 mg del farmaco, infatti, si sono osservate le maggiori diminuzioni dell'attivazione dei monociti/macrofagi (sCD163), così come dell'attivazione di CD4 (HLD-DR e CD38). L'attivazione dei CD8 è diminuita in tutti con l'inizio della cART, ma è rimasta più alta in chi ha anche ricevuto il BIT225. Il numero di cellule NK, che nei partecipanti solo cART è diminuito, in chi ha preso l'inibitore della Vpu è aumentato sia immediatamente dopo le prime assunzioni del farmaco, sia nel tempo. Parimenti è aumentata l'IL-21.
Tutto questo sembra indicare che l'inibizione della Vpu, e quindi della sua capacità di favorire l'infezione produttiva delle cellule e la persistenza di HIV sia nelle cellule linfoidi sia, soprattutto, in quelle della linea mieloide, abbia contribuito a diminuire l'infiammazione che permane anche quando la viremia è soppressa dalla cART.
Questo, unito al buon profilo di sicurezza che è emerso finora dalla sperimentazioni, apre a un uso del BIT225 in combinazione con la cART.
Naturalmente, questi risultati dovranno adesso essere confermati in una sperimentazione che sia rivolta a studiare in modo specifico le caratteristiche immunomodulanti e anti-infiammatorie del BIT225, quindi attendiamo un nuovo trial.
Lo scorso luglio, Biotron ha presentato a AIDS2020 virtuale altri risultati in vitro, che sembrano delineare anche altre caratteristiche del BIT225 che, migliorando la capacità dei macrofagi di riconoscere le cellule infettate da HIV e distruggerle, lo renderebbero utile in una strategia di cura. Anche per questo attendiamo approfondimenti.