mmmmm… ma che dibattito affascinante

essendo io oggettivamente un gretto materialista (
non nel senso filosofico-politico del termine, eh…) che non riesce a vedere mai troppo lontano dalle cose concrete, devo dire che, in tutta onestà, non riesco mica a farmi coinvolgere dalla filosofia…
Scrive correttamente Dora che
Dora ha scritto:skydrake ha scritto:
Non sto affatto difendendo Derrida, mi sono ben chiare le sue responsabilità. Sue e di quella genia di filosofi post-modernisti che si sono espressi prevalentemente in lingua francese, ma che avevano imparato tutti la lezione di Heidegger.
Ho frequentato abbastanza la storia della filosofia per farmi l'idea che molti filosofi, nel corso di diversi millenni, abbiano fatto un onesto lavoro e che dal loro lavoro non si possa prescindere: hanno cercato di capire come funziona il mondo e come funziona il nostro modo di capire e spiegare il mondo. Chi ha lavorato in quella direzione ha contribuito a formare il pensiero e il metodo scientifico, che sono gli strumenti che ci consentono di capire chi siamo, che cosa è l'ambiente che ci circonda e come facciamo a orientarci in esso.
Ecco, il problema, almeno per me, è che se lo sforzo è stato cercare di
di capire come funziona il mondo e come funziona il nostro modo di capire e spiegare il mondo direi che il fallimento è su tutta la linea.
Sicuramente qualche filosofo ha capito come funziona il mondo, questa però come tutte le illuminazioni è di difficile trasmissione, perché il resto del mondo non vive nelle categorie della filosofia (
e del resto neppure in quelle del diritto o della scienza, sennò non si leggerebbero tante castronerie), e ancor di più è spesso non condivisa tra gli stessi illuminati, ognuno dei quali portatore d’una diversa illuminazione, e già iniziano i problemi.
Va poi osservato che in taluni casi non sono mica così sicuro che lo scopo della riflessione filosofica fosse la comprensione del mondo, quanto più un’elaborazione fine a se stessa, dalle forme elegantissime e sofisticatissime (la “lettura profonda, attenta e tuttavia trasformativa dei testi” è a dir poco affascinante)… ma completamente “diverse” dalla realtà, fini a se stesse, elaborate e declamate per mostrare quanto è abile il loro genitore…
Fuori di metafora: l’approccio decostruttivo non è malvagio “in sé” anzi è a mio avviso scientifico se significa “vediamo se questo articolo è coerente oppure se dietro alla bella costruzione sintattica c’è qualcosa che stona”… peccato che la cosa si presti allegramente pure a dire “vediamo se in questo articolo così coerente possiamo trovare dietro alla bella costruzione sintattica qualcosa di insignificante che utilizzeremo come un maglio per demolirlo”, nulla di male, finché si tratta di un divertissement per filosofi alle prese con la tazza del tè… peccato che il tè presto finisca e il divertissement diventi materiale per la pubblicazione sull’Italian Journal of Svaccology, da cui partire per costruire le carriere negazioniste di venditori di fumo.
E, siccome al peggio non c’è mai fine, così come dopo Marx vengono i marxisti, dopo Derrida vengono i derridiani, e ogni livello aggiunto è una degradazione del pensiero originale, o perché ristretto in un’interpretazione teologica letterale o perché esploso in una “espansione di significato” che finisce per comprendere tutto e il suo contrario…
Insomma, per non fare il derridiano pure io: Marx non era un segaiolo ma uno stro
.nzo che ha mescolato un’interessante analisi delle condizioni del proletariato del suo tempo a un disegno salvifico da cui sono nate generazioni di teologi e talebani che ancora oggi si masturbano su quel vangelo; Derrida non era un segaiolo, ma uno discutibile <edit automatico> che ha generato uno strumento sofisticato e pericolosissimo lasciandolo andare libero per i prati senza guinzaglio… e generazioni di fannulloni che “hanno trovato la sponda intellettuale per fingersi persone di cultura” se ne sono appropriati, tirandolo di qua e di là, insomma: masturbandocisi con voluttà e costringendoci ad assistere al disgustoso spettacolo.