
Una subanalisi dello studio ACTG A5257, presentata a questo CROI 2016, mostra che solo una piccola percentuale di persone sieropositive si considerava come non-infettiva, dopo un massimo di tre anni in terapia antiretrovirale (ART), e un terzo dei partecipanti considerava la propria probabilità di infettare un partner come ancora "alta", anche se solo il 10% dei partecipanti in realtà aveva una carica virale rilevabile.
L’ACTG A5257 era uno studio di confronto di grandi dimensioni tra farmaci, in cui 1809 partecipanti sono stati randomizzati a ricevere atazanavir o darunavir potenziati con ritonavir (ATV/r, DRV/r), più tenofovir/emtricitabina o raltegravir più tenofovir/emtricitabina. I risultati a 96 settimane sono già stati presentati al CROI 2014. Lo studio ha arruolato partecipanti tra il 2009 e il 2011 e ai pazienti è stato chiesto di indicare quale credessero fosse la loro infettività uno, due e tre anni dopo l'inizio della ART, quindi questo studio comprende le risposte fino al 2014. ACTG A5257 was a large drug-comparison study in which 1809 participants were randomised to receive either raltegravir, boosted atazanavir or boosted darunavir, plus tenofovir/emtricitabine. The 96-week results were presented at the CROI 2014 conference. The trial enrolled participants between 2009 and 2011 and patients were asked about their infectiousness beliefs one, two and three years after starting ART, so this study includes responses up to 2014.
Un quarto della popolazione in studio era composta da donne, l'età media era di 37 anni, e l'etnia era distribuita abbastanza uniformemente, con il 34% bianco, 42% afro-americani e 22% ispanica. La carica virale media al basale era di 40.000 copie/ml, con il 30% con una carica virale superiore a 100.000 copie/ml.
Presentando i risultati, il dottor Raphael Landovitz della University of California di Los Angeles, ha detto che lo studio ha dimostrato che non vi era alcuna correlazione tra la carica virale reale di una persona e la convinzione di questa su quanto fosse infettiva.
Ai partecipanti era chiesto "Quanto sarebbe stato probabile infettare una persona con l'HIV se oggi avessi fatto sesso non protetto con questa persona?" The participants were asked the question “How likely would you be to give someone HIV if you had unprotected sex with them today?”
I partecipanti valutavano la propria percezione d’infettività su una scala analogica visiva, da "per niente infettiva" (zero) ad "altamente contagiosa" (100). Essi sono stati poi divisi in quattro categorie: quelli che pensavano non fossero infettivi, chi pensava che il rischio di infettare un'altra persona era "basso" (punteggio 1-33), "medio" (34-66) o "alto" ( 67-100).
All'inizio dello studio, il 58% pensava di essere altamente contagioso, e il 26% si collocava nella categoria "media". Il restante 16% pensava -a questo punto erroneamente- che il proprio rischio di infettare un'altra persona fosse "basso" (10%) o zero (6%).
Dopo un anno in ART poco meno di un terzo dei partecipanti pensava che il proprio rischio di infettare qualcuno fosse basso, ma il 38% credeva ancora che la propria infettività fosse elevata. La percentuale di chi pensava di non essere per niente infettivo era leggermente aumentata, al 10% (per inciso, l’8,1% di questo 10% - appena otto individui - effettivamente si sbagliava avendo una carica virale rilevabile, ed erano, almeno in una certa misura, infettivi),
Nei successivi due anni questo dato restava sostanzialmente stabile. Alla settimana 96, quando il 90% dei partecipanti allo studio erano in realtà in soppressione virale, il 36% pensava ancora di essere altamente infettivo e il 19% si posizionava nella categoria "media". La percentuale di quelli che pensavano che la loro possibilità di infettare fosse bassa era salita solo di un punto, al 33%, e la percentuale di quelli che pensavano non essere infettivi al 12%.
Alla settimana 144, dopo tre anni di ART, il 34% pensava ancora di essere altamente infettiva e la maggioranza (52%), pensava di essere molto o un po' contagiosa. La categoria "basso rischio" era aumentata di due punti al 35% e quella di chi si riteneva non infettivo di due punti, al 14%.
In altre parole, dopo tre anni di terapia antiretrovirale ampiamente soppressiva, la percentuale di chi pensava di essere altamente infettivo s’era all'incirca dimezzata e la percentuale di chi credeva non essere infettivo erano quasi raddoppiata, ma queste cifre in nessun modo riflettevano le reali proporzioni di infettività, e non avevano alcun rapporto con la carica virale effettiva delle persone.
Alla settimana 48, i giovani di età inferiore ai 30 anni erano un po' più propensi rispetto alla media a considerare ridotta la propria infettività. I neri, le persone con basso livello d’istruzione, e le persone entrate nello studio con un numero molto basso di CD4 erano meno propense.
Le donne e le persone ispaniche erano più propense a mettersi nella categoria "non infettiva" alla settimana 48, e gli utilizzatori di droghe ricreative e coloro che al basale vedevano se stessi come altamente infettivi erano meno propensi.
Il gruppo di studio analizzerà ulteriormente i dati per comprendere se le convinzioni delle persone circa la loro infettività abbiano avuto qualche impatto sui loro comportamenti sessuali e la scelta del partner.
Dato che le opinioni delle persone circa la loro infettività avevano poco a che fare con la loro reale infettività, è stato chiesto al dottor Landovitz se forse i pazienti avessero ricevuto messaggi eccessivamente prudenti da professionisti del settore sanitario, o sentissero, a causa dello stigma dell'HIV, che dovevano professare una sorta di “fede” nella loro infettività.
Il dottor Landovitz ha commentato che lo studio ACTG A5257 attraversava il periodo durante il quale, nel maggio 2011, sono stati annunciati i risultati dello studio HPTN 052, che ha confermato che le persone con HIV che erano in ART erano raramente infettive, questo risultato sembra però aver avuto scarso impatto sui partecipanti A5257 ACTG. Tuttavia lo studio è terminato nel periodo in cui sono stati presentati i risultati provvisori dell’ancora più persuasivo studio PARTNER, in cui non si sono registrate trasmissioni da chiunque avesse una carica virale non rilevabile; il dottor Landovitz ha commentato che se il sub-studio dell’A5257 ACTG fosse ripetuto oggi, le convinzioni delle persone circa la loro infettività potrebbero essere diverse.
Alla domanda su quale messaggio dovremmo dare ai pazienti circa carica virale e infettività, il dottor Landovitz ha commentato: "Non dare un messaggio semplicistico né parlare in assoluto. Nella mia esperienza, le persone vogliono informazioni graduate circa il loro rischio di infettare gli altri e vogliono essere in grado di decidere con la propria testa ".
Landovitz RJ et al. Perception of infectiousness in HIV-infected persons after initiating ART: ACTG A5257. Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections, Boston, abstract #55, 2016.
Articolo di AIDSmap: http://www.aidsmap.com/page/3038671
Abstract: http://www.croiconference.org/sessions/ ... actg-a5257
Webcast: http://www.croiwebcasts.org/console/pla ... Type=audio&