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Quest'anno AIDS 2024, the 25th International AIDS Conference sbarca in Germania e mai come quest'anno il programma del congresso pare un immenso circo per un esorbitante numero di 18 mila partecipanti, esibito sotto tanti tendoni colorati, un variopinto assemblaggio di attivismo, diritti, popolazioni criminalizzate, prevenzione.

Alcune sessioni saranno dedicate alla gestione di HIV in situazioni di emergenza climatica, umanitaria o di guerra

- Resilience amid conflict: AHF Ukraine's continuity and expansion of medical services
- Resilience in a time of polycrises: How HIV programmes are adapting to climate, humanitarian, political and social crises

Qualche sessione sulla cART, qualcosa sulle comorbidità le coinfezioni e l'infiammazione, poco - davvero molto poco - sulla ricerca di una cura.
Vedere in particolare le sessioni:

- "I once had HIV" - The story of a cure

- The different flavours of gene therapy for HIV cure

- Cracking the code of the tissue reservoir

- Immune control of viral reservoirs

- Immune dysfunction and residual viremia

Qui l'elenco degli abstract.

Il tradizionale seminario che precede l'inizio del congresso, Towards an HIV Cure, ora si chiama Towards a truly global HIV cure - un titolo che sembra mettere il carro davanti ai buoi, perché se una cura ancora non c'è pensare a come renderla davvero globale forse è correre troppo e ci sarebbe da concentrare le forze sulla ricerca biomedica più che sulle - legittime e sacrosante - esigenze sociali. Si terrà domenica 21 e quel che ne so è pochissimo, solo che saranno presenti tre "pazienti" famosi e di successo (il London Patient, il City of Hope Patient, e il Düsseldorf Patient):




Ieri è arrivata la triste notizia della conclusione della esperienza di NAM - AIDSMAP, che dopo 37 anni di lavoro chiude per mancanza di fondi. Questo renderà sempre più difficile seguire i congressi, che sono ormai quasi esclusivamente a pagamento.

Qualche titolo di abstract, tra quelli che hanno attirato la mia attenzione:

- il "nuovo" vaccino di Picker: Phase 1 first-in-human study of VIR-1111, a prototype CMV-HIV vaccine vector

- non c'è solo Susana Valente a studiare gli approcci che promuovono (anziché invertire) la latenza di HIV: Suppression of HIV transcription via LNP-delivered mRNA-encoded CRISPR-Cas13: a novel latency promoting agent

- un vaccino terapeutico cinese: A novel PD1-enhanced DNA vaccine in PLWH under cART: a Phase 1, randomized, double-blinded, placebo-controlled, and dose-escalation study

- il leronlimab (già PRO 140), come uno zombie, torna alla casella degli studi su scimmie: Delivery and long-term expression of CCR5-blocking monoclonal antibody Leronlimab with AAV for ART-free remission from SHIV viremia

- bNAb PGT121 long acting: A first-in-human phase 1 trial of PGT121.414.LS administered alone and in combination with VRC07-523LS: safety, tolerability, pharmacokinetics, and neutralization activity (HVTN 136/HPTN 092)

- cART in nanoformulazione contro i reservoir intestinali: Development of a novel approach to treat HIV reservoirs in gut associated lymphoid tissues using nanoformulation of cART drugs

- anti-PD-1 più vaccino terapeutico: PD-1 blockade combined with therapeutic vaccination leads to sustained suppression of SIV following anti-retroviral therapy discontinuation in macaques

- un nuovo "Berlin Patient" con qualche differenza nel tipo di staminali che gli sono state trapiantate: The next Berlin patient: sustained HIV remission surpassing five years without antiretroviral therapy after heterozygous CCR5 WT/Δ32 allogeneic hematopoietic stem cell transplantation

- quando è il momento migliore per interrompere la cART dopo trapianto di staminali CCR5Δ32/Δ32 ? CCR5Δ32/Δ32 Allogeneic hematopoietic stem cell graft: time to analytical antiretroviral interruption?

- progressi nella distruzione di HIV dalle cellule entro cui è integrato: Excision of HIV proviral DNA - From bench to bedside

- sotto la categoria "A4 - Understanding and targeting persistet HIV reservoir" ci sono molti abstract estremamente tecnici, che non mi pare il caso di menzionare qui. Uno però pare un poco meno tecnico: Factors influencing time to viral rebound during analytical treatment interruptions in HIV cure trials



- questo l'ho tenuto per ultimo, perché è solo per gli appassionati di cold cases: The HIV-1 Tat-based therapeutic vaccine to intensify or replace antiretroviral therapy: results of extended (8-years) follow.up of Phase-II clinical trials in Italy and South Africa

Il vaccino di Barbarona È proprio come la peperonata: non importa quanto tempo passa, proprio non vuole farsi dimenticare…

uffa2 ha scritto: ↑

mercoledì 3 luglio 2024, 14:14

Il vaccino di Barbarona È proprio come la peperonata: non importa quanto tempo passa, proprio non vuole farsi dimenticare…

8 anni di follow up ... e siamo ancora qui, ancora qui, ancora qui.

Nella sclerosi multipla ci sono studi con 10-15 anni di follow-up: sono su farmaci utilizzati dai pazienti, e servono a valutare solo la durata della risposta al farmaco, una fase due di otto anni è oltre ogni imbarazzo...

Come da tradizione, a inizio AIDS 2024, il 22 luglio, UNAIDS presenterà un report su nuovi dati, che dovrebbero dimostrare la possibilità di raggiungere l'obiettivo della "fine dell'AIDS" entro il 2030 - da intendersi come "la fine dell'AIDS come minaccia alla salute pubblica": The Urgency of Now: AIDS at a Crossroads.

Naturalmente questo è subordinato alle decisioni che i leader mondiali prenderanno quest'anno riguardo ai finanziamenti e alle restrizioni dei diritti umani.

Sul numero di luglio di Lancet HIV, Chris Beyrer, Georgia D Tomaras, Huub C Gelderblom, Glenda E Gray, Holly E Janes, Linda-Gail Bekker, Gregorio Millett, Giuseppe Pantaleo, Susan Buchbinder e Lawrence Corey pubblicano Is HIV epidemic control by 2030 realistic?




Bisogna tuttavia notare che questo "Viewpoint" è stato scritto e approvato per la pubblicazione prima che il 20 giugno scorso Gilead rendesse noti gli straordinari risultati del lenacapavir come PrEP iniettabile due sole volte all'anno nello studio Purpose 1, che hanno visto un 100% di successo nella prevenzione dell'infezione in 5300 donne cisgender adolescenti o giovani in Sud Africa e Uganda.
Con una PrEP che funziona in questo modo, un vaccino diventa molto meno necessario. Sempre che i leader mondiali cui UNAIDS fa riferimento siano disponibili a trovare le risorse per far arrivare il lenacapavir in ogni megalopoli dell'Asia e in ogni sperduto villaggio dell'Africa.

Con tutte le altre crisi mondiali che funestano questi anni, un'ipotesi che pare destinata a rimanere un wishful thinking.

UPDATE:

A seguito dell'annuncio di Gilead, AVAC ha pubblicato ieri una scheda - un advocates’ primer - sul lenacapavir come PrEP:

Proprio in questi giorni, c'è un contenuto sponsorizzato da Gilead* su Politico.eu.

Si tratta di una intervista a Mario Cascio, attivista che vie con HIV da 40 anni, sulla possibilità di cancellare l'epidemia da HIV entro il 2030 almeno nell'Europa Occidentale e su quali passi sono necessari per raggiungere questo risultato.




(*ebbene sì, si tratta di un contenuto promosso dall'industria farmaceutica, che ha un interesse diretto ovviamente, ma questo interesse coincide, guarda caso, con quello pubblico: spazzare via l'infezione da HIV dall'attualità)

Proprio su Politico, ma questa volta politico.com, la settimana scorsa ho letto una notizia che rende ancora più un wishful thinking l'obiettivo del 2030: l'amministrazione Biden ha in animo di tagliare di più del 6% i finanziamenti a PEPFAR nel 2025.
Forse in Europa si potrà arrivare a una distribuzione a pioggia del Lenacapavir, anche se dubito che i nostri sistemi sanitari in sofferenza si faranno carico della prevenzione delle infezioni firmata Gilead (basta vedere la lentezza con cui si sta diffondendo il Truvada).
Ma il resto del mondo, soprattutto l'Africa, conta sul President’s Emergency Plan for AIDS Relief.

Di che cosa parla, quindi, UNAIDS? Sembra che inseguano farfalle.

UNAIDS è fuori dal tempo.
Solo noi europei potremmo in qualche raggiungere quell'obiettivo, perché siamo gli unici, assieme a giapponesi e australiani, ad avere un sistema sanitario decente, il resto è terzo mondo...

Dora ha scritto: ↑

martedì 2 luglio 2024, 15:05

Il tradizionale seminario che precede l'inizio del congresso, Towards an HIV Cure, ora si chiama Towards a truly global HIV cure - un titolo che sembra mettere il carro davanti ai buoi, perché se una cura ancora non c'è pensare a come renderla davvero globale forse è correre troppo e ci sarebbe da concentrare le forze sulla ricerca biomedica più che sulle - legittime e sacrosante - esigenze sociali. Si terrà domenica 21 e quel che ne so è pochissimo, solo che saranno presenti tre "pazienti" famosi e di successo (il London Patient, il City of Hope Patient, e il Düsseldorf Patient)

A conferma della sensazione di "tanto contorno, poca sostanza", questo il programma di Towards a truly global HIV cure, da reperire all'interno del grande programma generale del congresso (h/t Richard Jefferys):

Towards a truly global HIV cure
Pre-conference session
Hall B0b/Channel 5
July 21, 8:00am-4:30pm local time (US Eastern time: 2:00-10:30am)

Session 1: Opening and setting the scene
Session 2: Opportunities and challenges in reservoir and persistence measurement
Session 3: Creating an enabling environment for research and advocacy
Session 4: Communicating cure
Session 5: The changing landscape for cure – Gene therapy and long-acting antivirals