Infatti, l’Università di Berkeley fin dal 2009 ha sviluppato Dispute Finder, un’applicazione per browser che avverte gli utenti quando aprono una pagina web che contiene affermazioni contestate (DdD: l’hanno usata per segnalare le porcherie insegnate dal loro esimio docente Peter Duesberg? A quanto pare, no).
Tuttavia, uno studio di Kelly Garrett, docente di comunicazione alla Ohio State University dimostra che questa trovata difficilmente può funzionare nello sfatare credenze false o inesatte, in particolare con persone che già vogliono credere nelle menzogne: le correzioni in tempo reale hanno qualche effetto positivo solo su persone fin dall’inizio disposte a rifiutare le informazioni false.
Il problema, quando si vogliono correggere delle falsità, è che alcune persone vogliono proprio crederci e il dire loro semplicemente che si tratta di falsità non basta a convincerle.
Il rischio, così, è di mettere i lettori sulla difensiva e di farli irrigidire sulle loro false credenze.
Garrett ha fatto un esperimento su 547 partecipanti per confrontare diversi modi di correggere le menzogne. Alcuni partecipanti hanno letto un articolo impreciso in cui venivano incorporate le correzioni da parte di una credibile organizzazione deputata al controllo dei fatti. Altri hanno letto lo stesso materiale, ma le correzioni sono state fornite solo dopo che era stato completato un compito di tre minuti che li aveva distratti dal testo appena letto. A un gruppo di controllo le correzioni sono state fornite solo dopo che lo studio era stato completato.
I risultati hanno detto che la correzione istantanea può essere efficace: fra tutti i partecipanti, le credenze erano un poco più precise quando le correzioni erano state fornite insieme alle informazioni scorrette, rispetto a quando la correzione è stata presentata in seguito.
![Immagine](http://crowdresearch.org/blog/wp-content/uploads/2013/01/BeliefAccuracy1.jpg)
Ma si è visto anche che la correzione istantanea funziona solo in chi vuole credervi e in chi invece vuole fin dall’inizio credere nella falsità che è stata proposta crea sfiducia e irrigidimento sulle false credenze.
Lo vediamo ogni giorno, vero? Dalle menzogne assassine dei negazionisti dell’HIV/AIDS alle idiozie degli anti-vaccini, alle infinite bugie che qualcuno diffonde con un tweet e cui milioni di persone sono pronte a dar credito.
L’articolo di Kelly Garrett e Brian Weeks: The Promise and Peril of Real-Time Corrections to Political Misperceptions.
Il comunicato stampa: False Beliefs Persist, Even After Instant Online Corrections.