Nuovi studi dal Congresso AASLD

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Nuovi studi dal Congresso AASLD

Messaggio da thelondonsuede » lunedì 14 novembre 2011, 13:41

n occasione del Congresso annuale dell'American Association for the Study of Liver Diseases (AASLD) appena conclusosi a San Francisco sono stati presentati i risultati finali dello studio di fase II ATLAS condotto per valutare l'efficacia e la sicurezza di danoprevir nel trattamento delle infezioni da HCV di genotipo 1. Nello studio, il farmaco è risultato efficace ma ha mostrato alcuni problemi di safety e anche una certa resistenza al virus.

Attivo per via orale, danoprevir è un potente inibitore della proteasi NS3/4A dell'HCV, sviluppato in modo congiunto dalla biotech americana InterMune e da Roche. Circa un anno fa, sborsando 175 milioni di dollari in cash, Roche ha comprato da InterMune i diritti mondiali per questo antivirale.

Nello studio i partecipanti con infezione da HCV-1, naive, sono stati randomizzati a ricevere 300 mg di danoprevir ogni 8 ore, 600 mg ogni 12 ore, 900 mg ogni 12 ore o placebo in aggiunta a interverone e ribavirina per un periodo di 12 settimane. Tutti i partecipanti hanno continuato il trattamento per ulteriori 12 settimane ma solamente con interferone e ribavirina. I pazienti che non avevano raggiunto una risposta virologica precoce e rapida e una carica virale inosservabile (HCV-RNA<15IU/ml) tra la settimana 4 e la 20 hanno continuato a ricevere interferone e ribavirina fino alla settimana 48.

Il trattamento con la dose più alta (900mg) di danoprevir è stato interrotto prematuramente a causa dell’aumento dei livelli di alanina amino transferasi (ALT). I livelli di ALT sono ritornati nella norma dopo l’interruzione del trattamento. I partecipanti che hanno interrotto la terapia con 900 mg di danoprevir hanno continuato la terapia con interferone e ribavirina.

L’87-96% dei pazienti trattati con danoprevir ha ottenuto una risposta virologica sostenuta, in particolare con la dose da 600 mg del farmaco. Il tasso di risposta era elevato per i pazienti trattati con danoprevir per qualsiasi genotipo di Il28B (81-95% per il genotipo CC, 63-79% per i non CC). La risposta era superiore per i pazienti con infezione da HCV di genotipo 1b (67-93%), rispetto al genotipo 1a (57-79%).

Tre pazienti presentavano una mutazione di resistenza a danoprevir (D168E, R155R/K o D168D/E) al basale. Tutti e tre i pazienti hanno risposto comunque alla terapia e due hanno raggiunto una risposta virologica sostenuta.

Il breakthrough virologico legato alla resistenza e una risposta parziale sono stati osservati nel 4% (8 pazienti) dei partecipanti, 5 nel gruppo assegnato a 300 mg del farmaco e 3 in quello da 600 mg. Questi pazienti presentavano un’infezione da HCV-1a e la mutazione R155R/K.
Il breakthrough virologico è stato presentato dal 3,6% dei pazienti che avevano terminato la terapia con il farmaco, durante il trattamento con interferone e ribavirina. Anche questi pazienti presentavano un’infezione da HCV-1a e la mutazione R155R/K.

La riacutizzazione virale è stata osservata nel 12% dei pazienti che avevano ricevuto danoprevir che avevano ottenuto una carica virale inosservabile entro la fine della terapia.



PSI-7977


Dopo 12 settimane di terapia con il nuovo farmaco sperimentale PSI-7977, la totalità dei pazienti con infezione da HCV di genotipo 2 o 3 è in grado di ottenere una risposta virologica sostenuta, indipendentemente dall’aggiunta o meno di interferone. E’ quanto affermato dai ricercatori dell’Ospedale di Auckland, in Nuova Zelanda, in occasione del Congresso annuale dell’American Association for the Study of Liver Diseases (AASLD) appena conclusosi a San Francisco.

Nello studio di fase II ELECTRON gli esperti hanno arruolato 40 pazienti con infezione da HCV di genotipo 2 e 3, assegnati a ricevere PSI-7977 più ribavirina per 12 settimane, più interferone per 0, 4, 8 o 12 settimane.

Visto i risultati positivi di alcuni studi precedenti condotti per valutare l’efficacia del farmaco, questo trial è stato disegnato per verificare se l’efficacia di PSI-7977 rimaneva invariata anche senza l’aggiunta di interferone alla terapia.

Dopo 2 settimane di terapia, la percentuale di pazienti che presentavano una carica virale inosservabile era dell’82, 88, 89 e 80% rispettivamente per i gruppi che avevano ricevuto interferone per 12, 8, 4 e 0 settimane. Dopo 4 settimane di terapia, il 100% dei partecipanti ha ottenuto una risposta virologica sostenuta che è stata mantenuta per tutte le 12 settimane dello studio.

Gli eventi avversi i sono presentati più frequentemente nel gruppo di pazienti che aveva ricevuto l’interferone per 12 settimane (70%), rispetto a quelli che non avevano ricevuto l’interferone (40%). In generale il farmaco è stato ben tollerato e nessun paziente ha abbandonato lo studio a causa di eventi avversi.
Successivamente gli esperti hanno trattato ulteriori 10 soggetti solo con il nuovo farmaco e dopo 4 settimane 6 di questi pazienti hanno ottenuto una risposta virologica sostenuta.

PSI-7977 è un analogo nucleosidico dell’uridina che agisce direttamente sulla polimerasi virale. Il farmaco è stato sviluppato dalla casa farmaceutica Pharmasset.



FONTE: quotidianosanità