Ruolo degli anticorpi monoclonali in una strategia di cura
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Re: Ruolo degli anticorpi monoclonali in una strategia di cura
https://www.aidsmap.com/news/nov-2022/d ... eating-hiv
Questo articolo ridimensiona ulteriormente le prospettive:
https://academic.oup.com/cid/advance-ar ... 35/6776109
probabilmente siamo ancora molto lontani dagli anticorpi, la terapia iniettabile è ancora un miraggio per moltissimi. Forse tra un decennio
Questo articolo ridimensiona ulteriormente le prospettive:
https://academic.oup.com/cid/advance-ar ... 35/6776109
probabilmente siamo ancora molto lontani dagli anticorpi, la terapia iniettabile è ancora un miraggio per moltissimi. Forse tra un decennio
Re: Ruolo degli anticorpi monoclonali in una strategia di cura
Di certo tutte queste lamentele non fermeranno la ricerca.giovane888 ha scritto: ↑lunedì 21 novembre 2022, 19:55https://www.aidsmap.com/news/nov-2022/d ... eating-hiv
Le principali lamentele sono riassunte in questa frase:
“technically difficult, time-consuming, costly, and impractical for widespread implementation.”
Ebbene, lo erano anche gli antiretrovirali attuali e lo sono tuttora nel terzo mondo.
Se negli anni ottanta la ricerca si fosse fermata a fronte di queste difficolta (certamente era più semplice allora lasciare morire sieropositivi), ora non ci sarebbero delle terapie antiretrovirali che ci permettono di restare in vita.
Semmai, una critica seria è il confronto con le nuove terapie antiretrovirali long-acting, più che promettenti (iniezioni fino ogni 6 mesi, già approvate dall'EMA, piuttosto efficaci):
https://www.poz.com/article/lenacapavir ... istant-hiv
Più superabili ancora sono le lamentele minori in quell'articolo, come ""The authors also argue that antibody therapies could become more relevant to populations typically excluded from clinical trails, such as pregnant people, children and adolescents, and trans populations"
Anzi, sul fatto che non vengono inizialmente sperimentate su persone transessuali (come se se fossero degli extraterrestri per i quali non funziona la medicina per gli umani) più che lamentela superabile, mi pare una lamentela risibile....
Re: Ruolo degli anticorpi monoclonali in una strategia di cura
A quanto scritto da Skydrake nel post precedente aggiungo solo che nei due link si fa riferimento a bNAbs o altri anticorpi da usarsi come terapia antiretrovirale, in sostituzione della cART. Invece, in questo thread si parla di bNAbs che dovrebbero un giorno entrare in qualche protocollo di cura dell'infezione. Nel primo caso, la concorrenza degli antiretrovirali è spietata, perché sono farmaci eccezionalmente efficaci e sempre meno tossici, la cui produzione, distribuzione e scalabilità è un problema politico e non scientifico; nel secondo, al momento non ci sono sostanze che facciano ombra al possibile ruolo degli anticorpi. Hanno tante criticità, che metto in evidenza ogni volta che ne scrivo. Ma sempre meno che i trapianti, le terapie geniche, gli HDACi, etc.giovane888 ha scritto: ↑lunedì 21 novembre 2022, 19:55https://www.aidsmap.com/news/nov-2022/d ... eating-hiv
Questo articolo ridimensiona ulteriormente le prospettive:
https://academic.oup.com/cid/advance-ar ... 35/6776109
probabilmente siamo ancora molto lontani dagli anticorpi, la terapia iniettabile è ancora un miraggio per moltissimi. Forse tra un decennio
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Re: Ruolo degli anticorpi monoclonali in una strategia di cura
Dora ha scritto: ↑martedì 22 novembre 2022, 6:33A quanto scritto da Skydrake nel post precedente aggiungo solo che nei due link si fa riferimento a bNAbs o altri anticorpi da usarsi come terapia antiretrovirale, in sostituzione della cART. Invece, in questo thread si parla di bNAbs che dovrebbero un giorno entrare in qualche protocollo di cura dell'infezione. Nel primo caso, la concorrenza degli antiretrovirali è spietata, perché sono farmaci eccezionalmente efficaci e sempre meno tossici, la cui produzione, distribuzione e scalabilità è un problema politico e non scientifico; nel secondo, al momento non ci sono sostanze che facciano ombra al possibile ruolo degli anticorpi. Hanno tante criticità, che metto in evidenza ogni volta che ne scrivo. Ma sempre meno che i trapianti, le terapie geniche, gli HDACi, etc.giovane888 ha scritto: ↑lunedì 21 novembre 2022, 19:55https://www.aidsmap.com/news/nov-2022/d ... eating-hiv
Questo articolo ridimensiona ulteriormente le prospettive:
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probabilmente siamo ancora molto lontani dagli anticorpi, la terapia iniettabile è ancora un miraggio per moltissimi. Forse tra un decennio
Sul fatto che siano meno tossici quali? Ci sono farmaci come lamivudina da trent'anni, darunavir, che sono stati molti meno tossici di ritonavir, lopinavir. iL Kaletra che da quanto ho letto era ed è spaventoso.
Come dicevano su questo stesso sito, non è detto che il farmaco più vecchio sia migliore. Anzi per esperienza, il biktarvy (che sapevo fosse tra i migliori per risalita dei cd4) mi stava facendo uscire fuori di testa. Il peggiore fino ad ora.
Inoltre non ci sono abbastanza dati neanche per biktarvy.
La tossicità, credimi, è molto, molto pesante ed è anche per questo che la ricerca di una cura, è così martellante per alcuni: non vedono e sperano che questa tortura abbia fine, e cercano ossessivamente metodi omeopatici, medicina alternativa, informazioni sulle nuove sperimentazioni.
Perché te lo dico senza mezzi termini, è una vera e propria tortura, un avvelenamento, una sofferenza enorme che rovina la tua vita dal punto di vista sociale, fisico e psicologico. Tutti quelli che dicono di no, mentono sapendo di mentire, per non spaventare troppo gli altri.
Re: Ruolo degli anticorpi monoclonali in una strategia di cura
Secondo me hai un modo di vedere le cure ed i farmaci totalmente condizionato in senso negativo, nella stessa misura di chi si condiziona vedendoli come caramelle composte di zucchero.
Dovresti (come consiglio personale) guardare l’insieme di effetti (e suggestioni) con un occhio più critico e meno annebbiato da tutta questa pesantezza.
La vita di tutti, sieropositivi e non, è inevitabilmente colpita da tanti eventi/fattori/casualità che portano a condizioni più o meno patologiche e gravi. Il punto è che per noi grazie ai farmaci la probabilità di vivere le medesime cose non è poi così diversa, magari non uguale, ma non con un divario inabissale.
Te lo dice uno che è in cura ormai da qualche anno e ha provato varie terapie anche in fase di sperimentazione.
Dovresti (come consiglio personale) guardare l’insieme di effetti (e suggestioni) con un occhio più critico e meno annebbiato da tutta questa pesantezza.
La vita di tutti, sieropositivi e non, è inevitabilmente colpita da tanti eventi/fattori/casualità che portano a condizioni più o meno patologiche e gravi. Il punto è che per noi grazie ai farmaci la probabilità di vivere le medesime cose non è poi così diversa, magari non uguale, ma non con un divario inabissale.
Te lo dice uno che è in cura ormai da qualche anno e ha provato varie terapie anche in fase di sperimentazione.
Una pianificazione attenta non sostituirà mai una bella botta di culo!
Re: Ruolo degli anticorpi monoclonali in una strategia di cura
Mamma mia <edit dell'amministrazione>,giovane888 ha scritto: ↑lunedì 21 novembre 2022, 19:55https://www.aidsmap.com/news/nov-2022/d ... eating-hiv
Questo articolo ridimensiona ulteriormente le prospettive:
https://academic.oup.com/cid/advance-ar ... 35/6776109
probabilmente siamo ancora molto lontani dagli anticorpi, la terapia iniettabile è ancora un miraggio per moltissimi. Forse tra un decennio
mazza uno piu' NEGATIVO DI TE....................... si buono vivi la vida diverititi...................................................
finira' e tutti guariremo !!! con le nuove cure ce ne saranno x tutti.................... <edit dell'amministrazione> -.

Re: Ruolo degli anticorpi monoclonali in una strategia di cura
Ciao @punto62,
lo so che il tuo voleva essere un intervento leggero, ma ti ho editato lo stesso.
Alcuni nostri amici qui hanno meno "fortuna" di noi con i farmaci.
Sarà la genetica dell'ospite, sarà la storia personale o un generico effetto nocebo, ma per alcuni il rapporto con i farmaci non è così facile, e potrebbe essere persino difficile percepire il tentativo di fare un poco di umorismo.
Tutto qui, buona serata
lo so che il tuo voleva essere un intervento leggero, ma ti ho editato lo stesso.
Alcuni nostri amici qui hanno meno "fortuna" di noi con i farmaci.
Sarà la genetica dell'ospite, sarà la storia personale o un generico effetto nocebo, ma per alcuni il rapporto con i farmaci non è così facile, e potrebbe essere persino difficile percepire il tentativo di fare un poco di umorismo.
Tutto qui, buona serata

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Re: Ruolo degli anticorpi monoclonali in una strategia di cura
Questa comunicazione, appena uscita su AIDS, è molto interessante, perché conferma quello che, empiricamente, sembrava emergere da tanti studi fatti sugli anticorpi ad ampio spettro nei trial sulla cura - e cioè che molte persone stabilmente in terapia sono poco o per nulla suscettibili a determinati bNAbs ancor prima che vengano loro somministrati. E quindi, se si vuole in qualche modo aggirare il problema delle resistenze, è necessario combinare due, o meglio tre anticorpi.
Susceptibility to 3BNC117 and 10-1074 in ART suppressed chronically infected persons

Susceptibility to 3BNC117 and 10-1074 in ART suppressed chronically infected persons

Re: Ruolo degli anticorpi monoclonali in una strategia di cura
Scusate se mi introduco a gamba tesa: ho un gatto che da giovane è stato investito da una macchina. Quando l'ho adottato gli avevano praticamente ricostruito tutto il posteriore. Ha funzionato per anni, infatti si arrampicava sugli alberi senza problemi. Ora a 11 anni lamenta difficoltà e forse dolore, ma i gatti sono ostici, non lo fanno vedere. Ora si arrampica solo con le zampe anteriori, tanto che lascio il cancello di casa sempre aperto perché ha molte difficoltà a salire sul muretto di recinzione. E qui ci arrivo: il veterinario mi ha proposto una cura "rivoluzionaria" con iniezioni mensili (dal costo di 80 euro) a base di anticorpi monoclonali. Ho provato la prima iniezione e dai risultati, non è servita a nulla. Non vorrei che gli anticorpi monoclonali diventassero la prossima inutile illusione, perché con 38 anni di sieropositività alle spalle, sono diventato scettico a tutto.
Re: Ruolo degli anticorpi monoclonali in una strategia di cura
Sai, dire "anticorpi monoclonali" in sé significa poco. Dipende da quali anticorpi, contro che cosa. Per il tuo micio, non so che dire e spero che il tuo veterinario sappia quel che fa e non sia vittima della mania degli anticorpi che è dilagata negli ultimi anni.Puzzle ha scritto: ↑mercoledì 19 aprile 2023, 10:55Scusate se mi introduco a gamba tesa: ho un gatto che da giovane è stato investito da una macchina. Quando l'ho adottato gli avevano praticamente ricostruito tutto il posteriore. Ha funzionato per anni, infatti si arrampicava sugli alberi senza problemi. Ora a 11 anni lamenta difficoltà e forse dolore, ma i gatti sono ostici, non lo fanno vedere. Ora si arrampica solo con le zampe anteriori, tanto che lascio il cancello di casa sempre aperto perché ha molte difficoltà a salire sul muretto di recinzione. E qui ci arrivo: il veterinario mi ha proposto una cura "rivoluzionaria" con iniezioni mensili (dal costo di 80 euro) a base di anticorpi monoclonali. Ho provato la prima iniezione e dai risultati, non è servita a nulla. Non vorrei che gli anticorpi monoclonali diventassero la prossima inutile illusione, perché con 38 anni di sieropositività alle spalle, sono diventato scettico a tutto.
Invece qui si parla di anticorpi molto potenti e ad amplissimo spettro. Se funzionano, quando funzionano, mettendone insieme due o tre, hanno la capacità di contenere la viremia in assenza di antiretrovirali e con fastidi irrisori. Non sono ancora una cura, saranno sicuramente da aggiungere ad altro, ma per adesso sono una delle linee di ricerca più promettenti che siano emerse nell'ultimo decennio. A fronte delle innumerevoli delusioni, i bNAbs ancora resistono.
Però l'hype in generale sugli anticorpi è insopportabile.
Tanti auguri per il micio!