Nella pace dell'abbazia francese della Trappe, vicino al paese di Soligny, nell'Orne, in un paesaggio di campagna popolato da foreste, stagni e silenzio, Philippe Harrouard, importante giornalista di France Television, ha incontrato Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina e padre Michel Niaussat, monaco cistercense, cappellano per lunghi anni nelle carceri e difensore della dignità dei detenuti. Ne è nata una garbata intervista a due voci, intitolata Il Nobel e il monaco. Dialoghi sul nostro tempo (Giunti Editore, 191 pagine, 14,50 euro), che fa emergere alcuni dei più importanti temi filosofici, etici e scientifici del nostro tempo e che accomuna due uomini distanti per vocazione ma preoccupati per le sorti del mondo. IL PROFESSORE e il monaco sostengono e condividono l'impegno per la dignità dell'uomo in un dialogo che spazia dall'origine dell'universo e della vita al progresso scientifico e alla fede, fino ai temi di attualità posti oggi dalla bioetica: clonazione, eutanasia, procreazione assistita. «Da ieri a oggi» è il titolo del primo capitolo, che apre il dibattito sulla ricerca, per continuare con «L'universo e noi»: gli interrogativi esistenziali sulla sofferenza umana, sulla morte, sino alla sorprendente analisi dei segni e dei miracoli enunciata da Montagnier: «Quando un fenomeno è inspiegabile, se esso esiste veramente, non serve a nulla negarlo. Molti scienziati fanno l'errore di rifiutare ciò che non comprendono. Non mi piace questo atteggiamento. Come dice l'astrofisico Carl Sagan, “L'assenza di evidenza non è l'evidenza dell'assenza”. Io non mi spiego i miracoli, ma riconosco che vi sono guarigioni non comprese allo stato attuale della scienza». Nel capitolo terzo, «L'eterna ricerca», Montagnier — virologo dell'Istituto Pasteur di Parigi, che ha meritato il premio Nobel per aver identificato e isolato nel 1983 il virus Hiv dell'Aids — spiega la messa a punto di un vaccino terapeutico, la lotta contro lo stress ossidante che favorisce le malattie croniche tra cui l'Aids, e ci informa sulle nuove frontiere della scienza, ovvero gli studi sulle onde elettromagnetiche, che potrebbero rivelarsi preziose complici per sbarazzarsi dei virus. Niaussat segue con partecipazione, avendo per lunghi anni assistito, impotente, alla morte di molti detenuti colpiti dall'Aids. Si prosegue parlando di «Etica e bioetica», dove si spiega perché la Chiesa continua a opporsi all'aborto, all'eutanasia e alle manipolazioni genetiche di qualsiasi genere, rivendicando uno status giuridico dell'embrione, per poi passare in rassegna «Epidemie e altri disagi», comprese le malattie portatrici di allarmi sociali, quali l'influenza suina (o messicana). VENGONO poi descritte le malattie neurodegenerative come l'Alzheimer, per chiudere con l'ultimo capitolo, «La nostra epoca e l'ambiente», con amare riflessioni sugli attentati al benessere dell'uomo e alla natura da parte della società contemporanea. Lo stile colloquiale che pervade l'intervista e la coinvolgente carica umana documentano quanto bene nasca dall'incontro tra scienza e fede. Commenta il Nobel: «Credo che l'uomo abbia bisogno di riti. Lo spirito monastico è un rito sublimato. Io non ne sarei capace, ma anch'io ho i miei riti quotidiani. C'è una ripetizione che ritrovo dovunque, in biologia, nelle sequenze del Dna come pure nella musica, una successione di note con temi e variazioni».
Fonte: BresciaOggi
Ultimo aggiornamento Giovedì 15 Marzo 2012 09:01
MAMA STO QUA STA FUORI COME UN COPPO ORMAI









