Cosa chiede alla terapia antiretrovirale la persona con HIV?

La condizione di sieropositività, la malattia da HIV e relativi problemi, di salute e no.
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Cosa chiede alla terapia antiretrovirale la persona con HIV?

Messaggio da stealthy » mercoledì 29 ottobre 2014, 11:40

Rapidità nell’azione, in modo da ottenere velocemente una drastica ripresa dei linfociti CD4, parametro chiave per valutare la risposta del sistema immunitario all’infezione. Precoce ed efficace riduzione della carica virale. Più attenzione agli effetti indesiderati, in particolare alla diarrea. Avere a disposizione una terapia che sia semplice da assumere, renda liberi e non pesi sulla vita di ogni giorno, sia in termini di effetti collaterali che di rapporto con l’alimentazione.

Sono queste, in sintesi, le principali richieste delle persone sieropositive che in Italia affrontano un trattamento per contrastare il virus HIV/Aids.

A dirlo sono i risultati della prima indagine direttamente sulle persone in terapia, condotta nell’ambito di una ricerca europea sostenuta da ViiV Healthcare. Lo studio paneuropeo, nel nostro Paese ha preso in esame 409 persone, reclutate in 10 Centri specialistici ed è stato presentato in anteprima al Congresso Nazionale SIMIT (Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali), in corso a Genova.


“La ricerca è unica nel suo genere anche per la metodologia, basata sulla tecnica DCE (Discrete Choice Experiment) e per la profondità: ogni soggetto ha impiegato decine di minuti per completare il percorso di opzioni che venivano poste e questo ha consentito di ottenere preziose informazioni su quelli che sono i “desiderata” delle persone con HIV in terapia – spiega Franco Maggiolo, dell’Unità operativa Malattie Infettive Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo - La prima analisi dei dati mette in luce alcuni aspetti che saranno di grande importanza nella gestione del soggetto con HIV, perché proprio seguendo le indicazioni che emergono sarà sempre più possibile definire un approccio terapeutico mirato sulla singola persona”.

Dall’indagine emerge chiaramente che la rapidità d’azione dei farmaci, indice della stessa efficacia delle cure, rappresenta l’elemento chiave per il successo della terapia. In particolare, i partecipanti allo studio hanno dichiarato che preferiscono terapie in grado di abbassare più velocemente la carica virale fino a renderla non rilevabile e che al contempo riescano a far alzare significativamente la conta dei linfociti CD4. Particolare attenzione viene prestata dai pazienti ai potenziali effetti collaterali dei farmaci disponibili. Preoccupa molto la diarrea, tanto che nella scelta dei farmaci si chiede che i trattamenti riducano ad una al giorno le eventuali scariche.

Sempre sul fronte della tossicità, trattandosi di una patologia ormai divenuta cronica, si punta a preservare reni ed altri organi dalla potenziale tossicità farmacologica. Oltre il 50 per cento dei partecipanti allo studio si dice propenso ad evitare trattamenti associati al 10 per cento di rischio di tossicità a lungo termine e più del 70 per cento punta ad evitare trattamenti associati al 20 per cento di rischio di tossicità a lungo termine. Nell’ambito di una conoscenza sempre più approfondita delle cure disponibili, poi, le persone sieropositive ritengono fondamentale evitare farmaci che influenzano l’efficacia di altri farmaci antiretrovirali, per non “perdere” altre possibili armi che potrebbero in futuro controllare il virus.

In particolare, l’impiego di farmaci antiretrovirali che potrebbero precludere l’utilizzo di altre terapie – magari per patologie concomitanti – è un fattore di grande preoccupazione per i malati. Infine, pur se questo non rappresenta un problema insormontabile, le persone sieropositive vorrebbero avere una maggior libertà nella gestione temporale dell’assunzione dei farmaci, preferendo evitare quei trattamenti che richiedono l’assunzione solo dopo i pasti.

“Lo studio conferma pienamente quello che noi stessi ricerchiamo e che i pazienti ci riportano – sostiene Silvia Nozza, dell’Ospedale San Raffaele di Milano - Alcuni aspetti, come ad esempio il desiderio di avere un azzeramento della carica virale nel sangue e la risalita dei valori dei linfociti CD4, rappresentano elementi chiave per l’approccio al trattamento. Sul fronte del timore per gli effetti collaterali e delle eventuali interazioni con altri medicinali impiegati per trattare patologie diverse, si tratta di un’attenzione del tutto giustificata. Oggi l’età media di inizio del trattamento è intorno ai 39 anni e l’infezione da virus HIV è ormai una malattia cronica. Per questo è evidente che le persone pongano grande attenzione alle possibilità di poter affrontare altre malattie in futuro, e quindi siano particolarmente attenti anche a questi aspetti”.

fonte: http://www.pharmastar.it/index.html?cat=7&id=16421



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Re: Cosa chiede alla terapia antiretrovirale la persona con

Messaggio da uffa2 » mercoledì 29 ottobre 2014, 13:15

direi che l'indagine riflette bene la condizione "lussuosa" delle nostre terapie, cui i pazienti giustamente si sono abituati e cui oramai chiedono essenzialmente "tranquillità".
Un po' m'ha ricordato la vignetta sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci, traslata nella nostra obesa società:
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Re: Cosa chiede alla terapia antiretrovirale la persona con

Messaggio da stealthy » mercoledì 29 ottobre 2014, 18:16

Intervista a Franco Maggiolo:



Intervista a Silvia Nozza:




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