Segnalo questo articolo, dal titolo piuttosto significativo. In parte spiega perché non è mai possibile arrivare al 100% nella cura o nel controllo di certe malattie.
Il fenomeno è quello della mancata aderenza alle terapie, che non si riesce ad arginare. Lo dice anche l'ultimo rapporto Osmed sul consumo farmaceutico nel nostro Paese stilato da Aifa. "L'efficacia delle terapie - ha scritto una decina di giorni fa l'agenzia del farmaco - dipende anche dal rispetto di tutte le indicazioni, a partire dalle dosi, dalla frequenza e dalla durata del trattamento. Troppo spesso, però, queste indicazioni vengono disattese".
Articolo al link: http://www.repubblica.it/salute/prevenz ... ef=HREC1-6
"Sono malato ma non mi curo" (articolo su Repubblica)
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Re: "Sono malato ma non mi curo" (articolo su Repubblica)
Proprio stamattina ho letto un articolo che parla un po' di questo argomento in relazione all'hiv: "The Silent Struggle of HIV Treatment Adherence", http://www.thebody.com/content/76250/th ... ml?ic=7001
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Re: "Sono malato ma non mi curo" (articolo su Repubblica)
Anni fa avevo un grafico, se non sbaglio fatto da dei ricercatori udinesi, in cui si mostrava un dato abbastanza costante nelle terapie croniche: dopo sei mesi, il 50% dei pazienti ha già abbandonato la terapia, che invece dovrebbe essere cronica.
È un problema pesante: sono soldi gettati nel cesso per percorsi terapeutici i cui risultati sono necessariamente non produttivi e comunque interrotti, con malati che peggioreranno con ulteriori costi umani, sociali ed economici.
Certo, è molto più facile abbandonare una terapia per una patologia non palesemente mortale o percepita come controllabile con lo stile di vita (in realtà se ti prescrivono la terapia è perché non sei uno di quelli che riescono a controllare la malattia altrimenti), malattie come la nostra dovrebbero avere un driver motivazionale “più intenso”…
Però, da un lato il lungo decorso dall’altro la straordinaria efficacia della HAART nel recuperare i malati anche in cattive condizioni danno l’illusione di potersela prendere comoda, e abbiamo conosciuto casi di colleghi di sventura che si sono bruciati più d’una opzione terapeutica per scarsa aderenza…
È un problema pesante: sono soldi gettati nel cesso per percorsi terapeutici i cui risultati sono necessariamente non produttivi e comunque interrotti, con malati che peggioreranno con ulteriori costi umani, sociali ed economici.
Certo, è molto più facile abbandonare una terapia per una patologia non palesemente mortale o percepita come controllabile con lo stile di vita (in realtà se ti prescrivono la terapia è perché non sei uno di quelli che riescono a controllare la malattia altrimenti), malattie come la nostra dovrebbero avere un driver motivazionale “più intenso”…
Però, da un lato il lungo decorso dall’altro la straordinaria efficacia della HAART nel recuperare i malati anche in cattive condizioni danno l’illusione di potersela prendere comoda, e abbiamo conosciuto casi di colleghi di sventura che si sono bruciati più d’una opzione terapeutica per scarsa aderenza…
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Re: "Sono malato ma non mi curo" (articolo su Repubblica)
Da qualche parte nei nella mia raccolta link avevo uno studio mirato a valutare la discordanza tra quanto dichiarato dai pazienti e quanto erano effettivamente aderenti.
In tale studio (non mi ricordo come era formato la coorte dei pazienti reclutati) lasciavano l'assunzione della terapia cometamente ai pazienti, ma avevano la possibilità di fare alcuni esami, sempre presto e sempre prima delle assunzioni.
I pazienti però non sapevano che tra gli esami c'era la misura della densità plasmatica degli antiretrovirali, così riuscivano a capire se il giorno prima erano stati aderenti o no.
E test mi pare che un 80% (mi pare) dichiarava di essere sempre stato perfettamente aderente anche su lungo periodo. Nella realtà lo era stato un 20% (mi pare) in meno.
In tale studio (non mi ricordo come era formato la coorte dei pazienti reclutati) lasciavano l'assunzione della terapia cometamente ai pazienti, ma avevano la possibilità di fare alcuni esami, sempre presto e sempre prima delle assunzioni.
I pazienti però non sapevano che tra gli esami c'era la misura della densità plasmatica degli antiretrovirali, così riuscivano a capire se il giorno prima erano stati aderenti o no.
E test mi pare che un 80% (mi pare) dichiarava di essere sempre stato perfettamente aderente anche su lungo periodo. Nella realtà lo era stato un 20% (mi pare) in meno.