Mentre un'affascinante ricerca di studiosi dell'Accademia delle Scienze Ceca, pubblicata una decina di giorni fa su Molecular Biology and Evolution, è riuscita a dimostrare che i lentivirus, la famiglia di retrovirus cui appartengono anche SIV e HIV, emersero non, come si pensava, fra i 3 e i 12 milioni di anni fa, ma addirittura 60 milioni di anni fa, esistono ancora delle persone convinte che HIV sia un virus creato in laboratorio da qualche scienziato pazzo al soldo di qualche Potere Forte.
Una delle varianti di questa teoria complottistica è quella inventata e diffusa dai servizi segreti dell'URSS e della DDR, che attribuiscono alla CIA la responsabilità della pandemia di AIDS che colpì il mondo fra fine anni '70 e inizio '80 del secolo scorso.
In un bell'articolo che ha scritto oggi per Wired, Stefano Dalla Casa ripercorre questo ramo della cospirazione sulla nascita dell'HIV/AIDS, facendoci vedere una volta di più i danni incalcolabili delle menzogne negazioniste e complottiste sull'infezione.
Ho pensato di riprenderlo in questo thread, e non in uno dei tanti thread dedicati al negazionismo dell'HIV/AIDS o al modo in cui le false credenze vengono create e permangono nel mondo per suggerire - a chi lo desidera - un percorso di rilfessione alternativo rispetto a quelli che siamo soliti seguire qui.
L’hiv creato dalla Cia? Una teoria del complotto suggerita dal Kgb
Furono i servizi segreti sovietici a creare la bufala entrata nel canone complottista, ma il meme dell’Aids creato dalla Cia ora vive di vita propria…
Fort Detrick, Maryland. Qui fino al 1969 gli Stati Uniti svilupparono le proprie armi biologiche, un fatto sfruttato dalla propaganda sovietica per attribuire agli americani la responsabilità dell’Aids emerso negli anni ’80. (Foto: Alex Wong/Getty Images)
Nel 1979 un fuga di
antrace da una struttura militare segreta nella città di
Sverdlovsk, in Unione sovietica, uccise almeno 66 persone.
Questa settimana un gruppo di genetisti ha rivelato che, fortunatamente, il ceppo del contagio non era stato
cucinato in laboratorio: i sovietici si erano
limitati a coltivare e a produrre in massa un
ceppo letale per l’uomo già presente in natura.
Forse non tutti sanno che, pochi anni dopo quell’incidente, il
Kgb creò il nucleo intorno al quale si cristallizzò una famosa teoria del complotto: il virus dell’
hiv creato dalla
Cia. Anche la disinformazione, infatti, può essere un’arma devastante, ma come quelle biologiche, è anche difficilmente controllabile.
Una misteriosa malattia
Tra gli anni ’60 e gli anni ’70, anche
a causa delle armi chimiche in uso in Vietnam, il pubblico americano aveva cominciato a conoscere il programma di ricerca sulle
armi biologiche che gli Stati Uniti sviluppavano dalla seconda guerra mondiale.
Molti cittadini era seriamente preoccupati dalle ricerche militari condotte dal proprio governo e anche la
comunità scientifica fece sentire la propria voce: 22 importanti scienziati americani nel 1966 avevano chiesto al presidente
Lindon Johnson di
riformare l’utilizzo di armi chimiche e biologiche, e l’anno seguente 5 mila colleghi si erano
uniti alla petizione.
Questo tipo di armi diventarono talmente impopolari che nel 1969 il presidente
Richard Nixon ordinò di interrompere il programma, portato avanti principalmente a
Fort Detrick (Maryland) dal dipartimento della difesa e dalla
Cia. Nel 1972 venne poi firmata la
convenzione per le armi biologiche, un trattato internazionale che vieta lo sviluppo, la produzione e lo stoccaggio di questo tipo di armi. Ma quando nei primi anni ’80 cominciarono a diffondersi
hiv e
Aids, di cui ancora si sapeva pochissimo, l’intelligence dell’Unione Sovietica capì che sarebbe bastata un
piccola spinta nella giusta direzione per attribuire la colpa della malattia agli
Stati Uniti, trasformando l’epidemia in un’arma di
propaganda.
Come creare una teoria del complotto
Il 17 luglio del 1983 il giornale indiano in lingua inglese
The Patriot pubblicò una
lettera anonima secondo cui l’Aids non era altro che un’
arma biologica per la quale bisognava ringraziare gli Stati Uniti, e in particolare la
Cia e
Fort Detrick. Non si trattava di un complottista dell’epoca, ma di un’operazione ideata dal Kgb, il servizio segreto dell’Unione Sovietica. Come spiega lo storico militare
Thomas Boghardt, la lettera era
molto raffinata: anche le bufale, infatti, devono avere
qualche elemento di verità per fare presa. In quel caso la maggior parte delle informazioni citate nell’articolo erano
assolutamente corrette: la descrizione della nuova malattia era piuttosto accurata, così come lo era quella degli esperimenti sulle armi biologiche condotti a Fort Detrick.
Naturalmente non esisteva nessuna prova della tesi centrale, cioè che l’Aids fosse un’arma della Cia, ma il
contesto rendeva la bufala sufficiente a instillare nei lettori il tarlo del
sospetto. Nonostante la bravura degli autori, la lettera uscita su
The Patriot, venne sostanzialmente ignorata, ma quando quasi tre anni l’
Aids era arrivata anche in Urss, il Kgb decise di fare un altro tentativo: il 30 ottobre 1985 uscì un articolo molto simile su
Literaturnaya Gazeta, che naturalmente citava come fonte anche la lettera anonima piazzata in India anni prima. Allo stesso tempo il Kgb si rivolse alla
Stasi, la polizia segreta di Berlino Est, per l’ingrediente mancante di ogni teoria del complotto che si rispetti: la
fonte autorevole.
I coniugi Segal
Il biofisico in pensione
Jakob Segal, assieme alla moglie
Lilli (biochimica) erano la coppia persona perfetta per imprimere lo
spin decisivo alla propaganda del Kgb. Gli scienziati erano fedelissimi alla Germania dell’Est, ma al tempo stesso erano dei civili e, almeno sulla carta, carta potevano essere considerati una
fonte indipendente. Inoltre, nonostante fossero privi di competenze specifiche sull’Aids, avevano tutte le carte in regola per presentarsi ai media come
esperti in materia.
I Segal abbracciarono pienamente la tesi dell’Aids come arma biologica disseminata dalla Cia e, come altri scienziati diventati ciarlatani, è molto probabile che fossero genuinamente convinti della bufala. Non potevano sapere di far parte di un’operazione della
Hva (
Hauptverwaltung Aufklärung, il servizio segreto estero della Stasi ) denominata in codice
Infektion, né che le informazioni che venivano date loro in pasto servivano a manipolarli.
Grazie alla propria fama, i Segal diedero una
parvenza di legittimità scientifica alla teoria del complotto, e nel 1987 pubblicarono un
pamphlet intitolato
Aids—its nature and origin nel quale dettagliavano l’
ipotesi dell’arma biologica: il virus dell’hiv che causa l’Aids poteva essere stato creato partendo dal dna di altri due retrovirus,
Visna e
Htlv-1.
Anche il lavoro dei Segal conteneva quella percentuale di verità sufficiente a rendere la
disinformazione plausibile. Jacob, per esempio, arrivò ad affermare che
Robert Gallo (uno degli scienziati che isolarono l’hiv) era il creatore del virus ricordando che lo scienziato guidava dal 1971 Laboratory of Tumor Cell Biology del National Cancer Institute, e lo stesso istituto aveva (e ha tutt’ora) una sede all’interno del famigerato Fort Detrick. La presenza di Gallo a
Fort Detrick non è neanche lontanamente una prova a supporto dell’ipotesi di Segal, ma all’interno della narrativa complottista ottiene l’
effetto desiderato.
La
comunità scientifica, compresa quella dell’Unione Sovietica, non prese mai seriamente in considerazione le tesi dei Segal, ma nella seconda metà degli anni ’80 anche i
media occidentali cominciarono a riportare la tesi della coppia di scienziati secondo cui l’hiv e l’Aids erano stati creati dalla Cia, e
la bufala cominciò a diffondersi sui giornali e sulle televisioni di tutto il mondo…
Fuori controllo
Una
teoria del complotto si evolve nel tempo, ma è difficile immaginare la sua morte definitiva. Dopo la fine della Guerra Fredda, infatti, la bufala dell’Aids creata dalla Cia cominciò a vivere di vita propria e nemmeno le ammissioni che arrivavano
dai più alti livelli del Kgb potevano incidere sulla sua diffusione. La professoressa
Nicoli Nattrass (Aids and Society Research Unit, University of Cape Town, Sud Africa) ha trattato a fondo questo aspetto nel suo libro
The Aids Conspiracy: Science Fights Back (Columbia University Press, 2012). Secondo l’economista sudafricana, che da tempo studia l’impatto delle
tesi complottiste sull’Aids, bisogna partire dallo scenario politico e sociale nel momento in la teoria del complotto venne costruita.
Il programma di armi biologiche degli Stati Uniti era una
realtà spaventosa e innegabile e, anche se avevano rinunciato allo sviluppo di armi offensive, a
Fort Detrick continuava ovviamente la ricerca sulle contromisure. Ora consideriamo che era appena spuntata una
misteriosa pandemia, che il mondo era in bilico tra due
superpotenze nucleari, le immagini della guerra in
Vietnam e le rivelazioni dell’
esperimento sulla sifilide di Tuskegee: possiamo ancora stupirci che la tesi dell’
Aids made in Fort Detrick non sia stata prontamente liquidata?
Allo stesso tempo era naturale che la teoria del complotto non scomparisse con la fine della Guerra Fredda, perché le
tensioni sociali non si sono certo risolte con la caduta del muro di Berlino. I complottisti di professione raccolsero rapidamente il testimone delle spie sovietiche, e tra la tanta spazzatura pubblicata nei primi anni ’90 spicca
Behold Pale Horse (1991) di
Milton William Cooper (riconosciuto tra gli ispiratori del terrorista
Timothy Mc Veigh). Nel libro la teoria del complotto sull’origine dell’Aids venne amalgamata con le altre del canone:
Kennedy, Illuminati, Ufo, Bilderberg, Savi di Sion, ecc…
La copertina del libro di Cooper.
Negli Stati Uniti si affermò in particolare tra gli
afroamericani: la loro dolorosa storia, a prescindere da Tuskegee, di certo giustificava un’ostilità nei confronti del governo in cui il meme
“Aids come arma biologica” poteva facilmente moltiplicarsi. Il prezzo più alto, però, lo ha probabilmente pagato lo stato del
Sud Africa.
Prevalenza di hiv e morti di Aids in Sud Africa, da Nattrass, N. (2013), Understanding the origins and prevalence of AIDS conspiracy beliefs in the United States and South Africa. Sociology of Health & Illness
La professoressa Nattrass racconta che alla fine degli anni ’80 in questo paese emerse una variante della teoria del complotto in cui la
Cia era sostituita da
scienziati israeliani in collaborazione con i
razzisti sudafricani. Finita l’apartheid questo complottismo non scomparve, e con la presidenza di
Thabo Mbeki (1999-2008) subì una pericolosa mutazione: la
Cia, oltre a essere di nuovo accusata di aver creato la malattia, diventò anche responsabile di cospirare assieme alle
case farmaceutiche per far credere che la
terapia antiretrovirale fosse l’unica efficace.
Tramite la ministra della salute
Manto Tshabalala-Msimang, Mbeki cominciò quindi a sostenere pubblicamente le tesi negazioniste ora
care ai complottisti occidentali, rifiutando di ammettere il
nesso causale tra hiv e Aids e arrivando a
ostacolare la distribuzione delle terapie antiretrovirali in favore di inutili rimedi alternativi a base di aglio,
barbabietola o limone.
Tshabalala-Msimang, spesso soprannominata
Dottoressa Barbabietola, aveva trovato una delle sue fonti di ispirazione proprio nei
deliri di Behold a Pale Horse, come ha ben riassunto il disegnatore sudafricano Zapiro in
questa vignetta: una dimostrazione da manuale di come le bufale attraversino facilmente i confini, siano essi culturali, politici o nazionali.
Si stima che tra il 2000 e il 2005 in Sud Africa
siano morte almeno 330mila persone che avrebbero potuto essere salvate dai farmaci che il governo boicottava, senza contare i
35mila bambini contagiati dalle madri sieropositive che non avevano ricevuto la necessaria profilassi.