Leon ha scritto:non sottovalutiamo il fatto che l'Italietta, con la sua solita passione per lo Stato di polizia (anche le mafie SONO uno Stato di polizia!) e la sua NULLA considerazione per le libertà individuali, sta cavalcando questa tigre di cartone della "crisi del debito" per imporre misure illiberali di ogni genere (manca giusto il coprifuoco).
Eh già! Perché pare che siamo tutti così sconvolti dal peso economico delle misure prese da trascurare il fatto che sono tutte volte a chiudere ogni spazio residuo di libertà. Un esempio? Il decreto che mette fine al segreto bancario.
PERCHE' LA FINE DEL SEGRETO BANCARIO E' UN ATTACCO A LIBERTA' E PLURALITA'
di PIERO OSTELLINO
Con l`entrata in vigore, dal i° gennaio 2012, del decreto che pone fine al segreto bancario, lo Stato erode un altro spazio dell`autonomia individuale. Come un salame, del quale si tagli una fetta dopo l`altra, il patrimonio di libertà, ereditate dall`Illuminismo e dal liberalismo, si ridurrà ancora; per scomparire del tutto senza che neppure ce ne accorgiamo. Il moderno Leviatano avrà dimostrato che le libertà borghesi erano (solo) «formali» e ad esse avrà sostituito quelle «sostanziali» dello «Stato paternalista», che sono, poi, il fine di tutti i totalitarismi.
A tutt`oggi, il segreto bancario era legittimamente violato su disposizione dell`autorità giudiziaria nell`ipotesi di reato e nella lotta alla criminalità. In gioco era la sicurezza, senza la quale non c`è libertà. Dal 2012, con la trasmissione, da parte delle Banche, degli estratti conto individuali all`Agenzia delle entrate, ogni cittadino sarà considerato un potenziale criminale.
Il provvedimento governativo solleva problemi sia di ordine pratico, sia di ordine etico. Se c`è un eccesso di produzione legislativa, è probabile che le (troppe) leggi si sommino, si sovrappongano, si intreccino l`un l`altra come le piante di una jungla nella quale il viandante ha difficoltà a procedere.
Se, poi, il legislatore pretende di regolamentare sempre maggiori spazi di indipendenza della società civile è, altresì, probabile che le (troppe) leggi si contraddicano e si scontrino l`un l`altra, creando qualcosa di simile a un ingorgo in un crocevia mal disciplinato da quel vigile urbano pasticcione che è lo Stato. Sono, entrambi, casi emblematici dell`Italia democratica, come lo erano di quella autocratica. Terreno di esperimenti degli «stranamore» legislativi e di caccia degli azzeccagarbugli giudiziari; nel Seicento doveva farci i conti il contadino Lorenzo Tramaglino; oggi rischia di farceli l`evoluto cittadino del Terzo millennio.
L`esigenza di conciliare la legislazione sulla privacy - che tutela la riservatezza - e la legislazione fiscale, che entrerà nei conti correnti, pare, infatti, destinata ad accrescere la già imponente burocrazia pubblica e a complicarne le capacità di lavoro. Ciò che le casse dello Stato incasseranno da un Fisco più occhiuto se ne andrà nell`aumento dei costi della burocrazia. Con l`aumento della discrezionalità, aumenterà la corruzione. La fine del segreto bancario solleva, infatti, anche un problema di ordine etico. La segretezza del conto non è (solo) un istituto finanziario, magari per evadere il Fisco, bensì (anche e soprattutto) l`occasione per i cittadini di realizzare la pluralità dei propri stili di vita; la libertà di perseguire i propri gusti e persino i propri ideali senza esporli alla pelosa curiosità di nessuno. La «diversità», e la convivenza fra «diversi», è il terreno sul quale si sostanzia la democrazia liberale e si concreta la tolleranza pubblica e privata. Il controllo, cui lo Stato sottoporrà vite diverse, e l`omologazione pubblica che ne seguirà, minacciano di essere la negazione della diversità e della tolleranza.
In definitiva della libertà.
postellino@corriere.it
Dal Corriere di oggi (per ora, si può trovare qui: http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=73895642)