celafaccio ha scritto:hiv verra' sconfitto (con dubbi che esista gia' la cura) quando , purtroppo , tireranno fuori un male assai piu' brutto ..lo dico da quando ero sieronegativo , spero di sbagliarmi perchè peggio di hiv dubito esista altro .
Uno si gira un attimo e i thread prendono subito una brutta piega... devo ritrovare il battipanni di moplen dei bei tempi...
Battute a parte questo thread può offrire una riflessione veramente interessante sui tempi della scienza.
Vedete, Soul78 ha aperto il thread citando una notizia su un anticorpo monoclonale, di dieci anni fa, cui non è seguito più nulla.
Gli anticorpi monoclonali oggi sembrano essere il dado per insaporire tutte le ricette: vanno alla grande in oncologia, galoppano in ematologia, promettono risultatoni in neurologia e cardiologia... ma non è stato sempre così.
Ho purtroppo l'età per ricordarmi l'entusiasmo che circondava gli anticorpi monoclonali nei lontani anni '80 del secolo scorso (qualcuno di voi non era neanche nato...), sembrava che finalmente il futuro fosse nelle nostre mani, che presto avremmo addestrato questi anticorpi e spazzato via le malattie... qualche anno dopo c'era chi sospettava che fossero una bella illusione e nulla più, perché per almeno un decennio non si è visto un risultato degno di nota.
Poi, il tempo, le conoscenze si accumulano, le tecnologie avanzano, e a un certo punto succede qualcosa: tutto questo fa massa critica e, come quando spingi i gas sotto a un pistone, il motore si sveglia finalmente, inizia a far girare i suoi meccanismi, sempre più veloci, e la macchina inizia a correre...
È quello che è successo con gli anticorpi monoclonali, ma prima è quello che è successo con i nostri farmaci: ci sono voluti oltre dieci anni circa perché si passasse dalla strage senza rimedi ai primi antiretrovirali, e da lì alle tante opportunità terapeutiche che abbiamo.
«la natura non fa salti» dicevano gli antichi, la tecnologia li fa, ma per farli ha bisogno appunto di raggiungere concentrazioni di conoscenze e di risorse che sono il trampolino per quei salti.
Non è detto che il prossimo salto sarà esattamente nella nostra area terapeutica, ma ogni salto porta avanti tutti, perché le conoscenze sono condivise e una buona idea viene provata ovunque sembri promettente.
Per esempio, e torniamo agli anticorpi monoclonali, la disperata ricerca di target inequivoci per gli anticorpi in oncologia è qualcosa che prima o poi ci tornerà utile: mentre noi siamo sostanzialmente al sicuro, e pur nella spiacevole condizione di ospitare un virus mortale sappiamo che non ci ucciderà domani e che non possiamo contagiare il prossimo, in oncologia le cose non vanno così bene, i tumori sono più furbi del nostro virus, fermarli è molto più complicato: ogni tecnologia che sarà sviluppata per riconoscere e aggredire i marker tumorali avrà delle ricadute su tutta la medicina.
Lo so che sembra un discorso molto distante dalla nostra quotidianità e dai nostri desideri, forse lo è anche, ma in tutta onestà credo che la nostra legittima attesa di vedere un altro salto nelle nostre terapie non è in contraddizione con il fatto che la ricerca ha i suoi tempi, che la strada che porta a un nuovo farmaco è lastricata di “promettenti molecole” o di “geniali nuovi meccanismi di azione” che non ce l’hanno fatta: stiamo di nuovo accumulando gas nei cilindri, in attesa di far muovere il motore. Prima o poi lo sentiremo risvegliarsi.